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Autore: Ya_mi    11/07/2014    3 recensioni
Dal capitolo 1:
-[...] Il fatto di non avere nessuno, di non avere radici mi rende diversa dagli altri. E questo è uno di quei posti dove la diversità viene odiata sopra ogni cosa.-
L’espressione in quegli occhi azzurri era forte, a dispetto della timidezza che aveva ostentato prima.
Lavi l’aveva ascoltata con attenzione e aveva sentito qualcosa scattare dentro di lui.
Quella ragazza non aveva origine, non sapeva da dove veniva. Era un’emarginata, era... diversa.
Come lui.
Dal capitolo 15:
Non avrebbero dovuto fargli effetto le piaghe sparse sul corpo di quella ragazza, né l’espressione triste sul suo viso. [...] Si stava dimostrando debole, aveva abbassato le sue difese e ora stava accadendo l’inevitabile.
Lui, che era il solo tra i più soli, lui che aveva fatto voto di una vita dedita alla pura conoscenza e all’assenza di ogni tipo di legame, proprio lui... stava facendo andare in malora tutto quanto per una ragazzina.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabi/Lavi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Allen: ripetilo se hai il coraggio!
Kanda: quando vuoi, mammoletta!
Angelica: ma insomma, voi due! Siete appena tornati dalle ferie e state già facendo a botte?
Kanda: ferie? Due mesi a far niente con voi scocciatori e a sopportare gli scleri da studio di quell'altra idiota li chiami ferie?!
Lavi: ssh, Yuu! Porta un po' di rispetto! Miss Yami ha appena finito gli esami, è normale che fosse un pochino alterata negli ultimi tempi...
Kanda: certo, e adesso molla tutto il lavoro a noi come suo solito e se ne va in giro a spassarsela! Ma sì, tanto noi non abbiamo una vita, vero?!
Angelica: tanto tu te ne staresti tutto il giorno ad esercitarti con la tua stupida spada, non ti costa niente spendere qualche minuto del tuo preziosissimo tempo per presentare il capitolo insieme a noi...
Allen: abbiamo anche due mesi di assenza da recuperare e i lettori aspettano, vuoi davvero deluderli?
Kanda: e che me ne frega?!
Angelica: lasciamo perdere, ragazzi, è un caso disperato. *sospira*
Kanda: umpf!
Lavi: bentornati nel mondo di "Velvet Ribbons & Fiery Hammers", cari lettori! Quest'oggi miss Yami non è qui con noi perchè impegni importantissimi la trattengono...
Kanda: certo, bighellonare con le amiche è un impegno importantissimo...
Angelica: comunque sarà per la prossima volta, vero Lavi?
Lavi: vero, Ann!
Allen: il capitolo lo ha scritto, l'importante è questo!
Lavi: senza perdere tempo esauriamo i ringraziamenti e vi lasciamo alla lettura, così da non farvi aspettare oltre!
Allen: ringraziamo Mitsuki no Kaze, NiyraV e GiulyRabePro per le loro recensioni sempre così gentili e gradite.
Angelica: in particolare grazie a Mitsuki e Giuly perchè sono gli immancabili avvolt--COFF gufetti sulla spalla di miss Yami, e grazie a Niyra perchè nonostante tutti i problemi che si fa sappiamo che sta dando il massimo!
Lavi: grazie inoltre a tutti gli amici che anche se non lasciano recensioni qui su EFP non mancano mai di farci sapere la loro opinione e di comunicarci il loro entusiasmo!
Allen: e grazie a tutti voi lettori che dopo la lunga assenza e gli scleri dell'autrice siete ancora qui con noi, la vostra perseveranza vi fa onore (?) e ci fa immensamente piacere!
Kanda: tsk, allora, abbiamo finito?
Angelica: sì, abbiamo finito!
Lavi: vi lasciamo al capitolo, buona lettura!

CAPITOLO 18 – Non avrai paura di nulla finché sarai con me

La nuova sede dell’Ordine Oscuro si presentava caotica e disordinata a causa del recente trasloco.
Dopo l’incursione dei Noah e del Livello 4 il Quartier Generale era ridotto un vero disastro e i “capoccioni”, i grandi capi rappresentanti diretti del Vaticano, avevano deliberato che la sede attuale non era più adeguata.
Quindi, dopo più di 100 anni, i membri del Quartier Generale avevano dovuto raccogliere armi e bagagli (letteralmente!) e spostarsi nella nuova struttura predisposta per loro, un antico castello che più che altro aveva l’aspetto di un’imponente cattedrale gotica. Un po’ inquietante, forse, ma aveva senz’altro il suo fascino.
Il trasferimento completo era avvenuto da poche ore e c’era un silenzioso fermento che invadeva tutto l’edificio. Silenzioso finché una voce furiosa non ruppe quel quieto equilibrio.
 
-E questa cos’è?!-
 
Angelica aveva appena fatto il suo ingresso nella nuova Sezione Scientifica facendo lo slalom tra scatole varie e scienziati affaccendati, e dal modo con cui si muoveva si capiva che era estremamente alterata.
Lavi e Johnny, che stavano chiacchierando tranquillamente fino ad un secondo prima, ammutolirono all’istante e si voltarono nella direzione da cui proveniva la giovane esorcista, che senza degnare (strano!) il rosso di uno sguardo si rivolse con una certa irritazione allo scienziato occhialuto.
 
-Allora, Johnny, sto aspettando.-
-Ehm... stai aspettando?-
-Sì, aspetto che tu mi dia spiegazioni!-
-Io... veramente non capisco...-
fu la risposta esitante del povero ragazzo.
-D’accordo, proviamoci di nuovo: ti ho chiesto che cos’è questa.-
Nel porre nuovamente quell’interrogativo fece oscillare le braccia in modo che indicassero la sua figura e i due giovani capirono che forse si stava riferendo a ciò che indossava:
una giacca nera dalle bordature rosse che le arrivava alla vita, dalla quale faceva capolino una semplice maglia scura, stivaletti al polpaccio e una gonna piuttosto corta, simile a quelle portate di solito da Lenalee, con l’orlo ornato da raffinate plissettature di stoffa cremisi.
-La nuova uniforme?-
azzardò lo scienziato, alla cui voce fece eco quella pimpante di Lavi.
-Devo farti i miei complimenti, Johnny! Hai davvero occhio per queste cose!-
-Tu dici?-
-Beh, guardala, le sta benissimo!-
Angelica non trattenne la sua irritazione crescente e sbottò:
-La volete piantare di fare comunella voi due?! Non parlavo dell’uniforme, parlavo di questa.-
Strinse i denti quando pronunciò l’ultima parte della frase e nello stesso momento prese gli orli della gonna tra due dita, come se anche solo l’idea di averla addosso le facesse ribrezzo.
-A me sembra una gonna...-
-Una gran bella gonna!-
commentò Lavi, guadagnandosi un’occhiata assassina da parte della fanciulla.
-Di te e delle tue osservazioni fuori luogo mi occuperò un’altra volta...-
-Non vedo l’ora!-
la prese in giro il rosso, cosa che lei scelse volutamente di ignorare, tornando a rivolgere la sua attenzione alla scienziato con gli occhiali.
-Esatto, è una gonna! Ora, mi hai mai fatto un’uniforme con la gonna?-
-Uhm... no, mai prima d’ora...-
-Perché cosa ti ho sempre detto riguardo alle gonne?-
-Ehm... che non le vuoi?-
Angelica allargò le braccia, fingendosi sorpresa.
-Incredibile, allora te lo ricordi! Quindi, se lo sai, perché questa volta hai pensato bene di farmi comunque un’uniforme con la gonna?-
Momento di silenzio.
-Perché, ehm... ci stava bene... e poi speravo che non ci facessi molto caso...-
-E’ un po’ difficile non farci caso...-
-Speravo che non avresti detto niente...-
-Già ho ignorato che tu abbia escluso i leggins a tua discrezione, mi dispiace ma sulla gonna non transigo: non la voglio.-
-Ma...-
-“Ma” un corno! Non posso combattere vestita così! E sei fortunato che al momento non abbia tempo di stare a discutere con te di questo, ma ti assicuro che al mio ritorno riprenderemo il discorso e a quel punto non ti aspettare che mi limiti alle parole: se non troveremo una soluzione ti giuro che questa gonna te la faccio mangiare, sono stata chiara?-
Il poveretto deglutì e annuì.
-Chiara, chiarissima...!-
-Bene, meglio così. Adesso devo andare...-
-E dove devi andare, Ann?-
la fermò Lavi.
-Vado in missione, il Gate dell’Arca che deve portarmi in Germania parte tra cinque minuti.-
-E con chi ci vai? Con Yuu? O con Allen?-
La ragazza scosse la testa.
-No, ci vado da sola.-
Il giovane fece una faccia strana.
-Da sola?-
-Beh sì, hanno detto che è una missione abbastanza semplice e che me la posso cavare da sola...-
-Sì certo, capisco.-
tagliò corto lui, superandola a grandi passi e dirigendosi verso l’uscita della Sezione Scientifica.
-Lavi, ma dove stai andando?-
-A parlare con Komui.-
Angelica lo seguì e dovette quasi correre per tenere dietro al suo ritmo frenetico.
-E a che proposito?-
-Affari miei, tu non avevi un Gate che ti aspettava?-
 
Lei si fermò in mezzo al corridoio, sorpresa per quella risposta così brusca.
Essendo già nervosa per i fatti suoi non mancò di rispondere per le rime.
 
-Ma certo, è proprio lì che sto andando, infatti! Ciao Lavi, divertiti in mia assenza!-
Girò sui tacchi e si allontanò verso la direzione opposta, mentre il ragazzo borbottava tra sé:
-Puoi giurarci...!-
 
* * *
 
Eppure era sicura che più leggeva il file della missione e più le sembrava che fosse abbastanza semplice perché potesse occuparsene da sola.
Invece qualche ora prima Lavi aveva attraversato al volo il Gate insieme a lei, insistendo in tutti i modi che nel file c’era un errore e che lo avevano mandato con lei perché c’era bisogno di entrambi.
Se lo diceva lui...
Fuori dal Gate si erano ritrovati nella città di Friburgo, nel sud della Germania, e da lì avevano preso un treno che li avrebbe portati alla loro destinazione.
Angelica alzò gli occhi dai documenti che stava consultando e lanciò uno sguardo fugace al ragazzo seduto davanti a lei nello scompartimento del treno.
Teneva la guancia appoggiata ad un mano e guardava fuori dal finestrino con aria assente.
Ma... era un effetto della luce o cosa? Prima era talmente presa dalla scenata che aveva fatto al povero Johnny che non se ne era accorta ma Lavi era pallido come un fantasma!
 
-Lavi?-
Lui mosse solo l’occhio, con fare piuttosto scocciato.
-Che c’è?-
-Ti senti bene? Mi sembri un po’ pallido...-
-Certo che sto bene! Se no non sarei venuto in missione, ti pare?-
 
sbottò lui.
Lei si imbronciò e tornò a leggere i suoi documenti. Non si parlarono per tutto il resto del viaggio.
Dopo qualche ora giunsero a destinazione, un piccolo paesino nel cuore della Schwarzwald, la grande foresta nella regione tedesca di Baden-Württemberg.
Scesero dal treno e trovarono subito il loro Finder, che li informò sui dettagli aggiuntivi della missione:
gli akuma avevano attaccato dei gruppetti di taglialegna avventuratisi nella foresta, più o meno sempre nella stessa zona, a qualche chilometro da lì.
Decisero di recarsi subito sul luogo e il Finder fece loro strada.
Mentre camminavano in mezzo alla selva di tronchi lunghi e sottili Angelica osservò Lavi.
Sembrava abbattuto, anzi esausto e nel suo caso non era difficile notarlo, visto che normalmente era sempre pieno di energia.
La ragazza allungò una mano per toccargli il braccio.
 
-Lavi...-
Lui si ritrasse con fare stizzito.
-Non toccarmi! Lasciami in pace!-
-Ma insomma! Si può sapere che diamine ti prende oggi?!-
-Umpf.-
 
Sbuffò e aumentò l’andatura, lasciandola leggermente indietro.
Angelica si affrettò a raggiungere lui e il Finder pestando i piedi.
Ah ma se credeva di cavarsela così si sbagliava di grosso!
Finita la missione ci sarebbe stato tutto il viaggio di ritorno fino in Gran Bretagna e allora avrebbero parlato, eccome se avrebbero parlato! E se avessero finito per litigare, benissimo! Avrebbero anche litigato! Se era questo l’atteggiamento che voleva tenere si sarebbe adeguata, non c’era alcun problema!
Ebbe tutto il tempo di concentrarsi su quelle riflessioni piene di rabbia durante le due o tre ore passate a camminare nei boschi.
Lavi sembrava sempre più stanco e corrucciato e appena lei cercava di avvicinarsi lui si scansava e si rabbuiava a maggior ragione.
All’improvviso un suono similare ad un colpo di cannone ruppe quel pesante silenzio e i tre compagni di comitiva fecero in tempo a guardarsi per una frazione di secondo prima che qualcosa entrasse in collisione con la testa del Finder spedendolo a qualche metro di distanza.
Gli esorcisti lo raggiunsero di corsa e lo videro coprirsi di pentacoli neri prima di ridursi in cenere.
Un proiettile di sangue di akuma!
Subito apparvero anche i possibili mittenti. C’erano un paio di livello 3 e cinque o sei livello 2.
Lavi e Angelica estrassero ed attivarono le loro Innocence e senza stare troppo a pensarci partirono all’attacco.
Non erano avversari particolarmente tenaci, Angelica distrusse i primi due con facilità, prima di accorgersi che il suo compagno si trovava invece in evidente difficoltà.
Scattò verso di lui e colpì alle spalle il livello 3 che gli stava dando delle grane, che si ricoprì di brina argentata ed esplose.
Durante lo scoppio il ragazzo si accasciò a terra aggrappandosi al manico del suo martello.
 
-Lavi!-
-Ann... mi dispiace... non ce la faccio...-
-Resta lì, non ti muovere! Io arriverò subito, d’accordo?-
 
Lo lasciò solo e tornò ad occuparsi degli akuma.
Alla fine era davvero una missione che avrebbe potuto tranquillamente affrontare da sola, impiegò poco a sbarazzarsi degli akuma rimanenti e uscì dal combattimento stanca ma incolume.
Corse dal compagno e gli si inginocchiò davanti.
Aveva appoggiato la schiena e la testa al tronco di un albero e aveva la fronte imperlata di sudore.
 
-Lavi, ma che...?-
Lasciò la frase a metà quando la punta delle sue dita gli sfiorarono una guancia. Era rovente.
Subito spostò la mano e gliela appoggiò sulla fronte.
-Ma... Lavi! Hai la febbre alta! Cosa ti è venuto in mente di uscire in missione?!-
Lui sbuffò.
-E’ che... non mi piaceva l’idea che non ci fosse nessuno con te, fino ad ora non sei mai stata in missione da sola e... volevo assicurarmi che ci fosse qualcuno che potesse aiutarti in caso di bisogno.-
-Prima o poi doveva pur succedere, no? E come pensi che possa imparare a cavarmela se ho sempre qualcuno che mi fa la guardia? Poi, scusa se te lo dico, ma davvero credevi di potermi essere molto d’aiuto in queste condizioni?-
-No, me ne rendo conto solo adesso. Mi dispiace.-
Lei sospirò, lanciando un’occhiata veloce al cielo arancione che faceva capolino tra il fogliame fitto.
-Dispiace di più a me. Si sta facendo buio e tu, messo come sei, non puoi certo camminare fino al paese. Oltre al fatto che non ho niente per far abbassare la febbre.-
-Io... io starò bene, davvero. Non preoccuparti per me. Mi basterà restare un po’ qui a riposare e poi starò sicuramente meglio.-
Lei si lasciò sfuggire una risatina.
-Scusa ma forse non ti rendi bene conto di dove ci troviamo. Siamo in mezzo alla Foresta Nera, in Germania, hai presente? E, non vorrei dirtelo, siamo ad ottobre, in pieno autunno, il che significa che qui fuori farà un freddo tremendo di notte. E te ne accorgerai soprattutto tu, per come sei messo.-
-Va bene, hai ragione. Adesso però puoi smetterla di parlarmi con quel tono di scherno, per favore?-
Lei rise, mentre si slacciava i primi bottoni della giacca.
-Scusa, ti assicuro che è stato involontario.-
 
Sfilò tutti i bottoni dalle asole e fece scivolare l’indumento lungo le spalle, rimanendo solo con la gonna e una maglia aderente nera a dolcevita con le maniche corte.
L’aria fresca del crepuscolo le provocò qualche brivido e un po’ di pelle d’oca sulle braccia scoperte.
Si affrettò a scrollare le spalle per liberarsi dal senso di freddo e avvicinò la giacca al corpo di Lavi, appoggiandogliela delicatamente sul petto.
Era piccola per lui, bastava a malapena per coprirgli la parte alta del busto, ma d’altro canto lei era mingherlina, che ci poteva fare?
Lui la guardò con aria interrogativa, stringendo l’orlo del suo giacchino con la punta delle dita.
 
-Cosa stai facendo?-
-Dobbiamo tenerti al caldo il più possibile. Guardo se trovo qualcosa tra le cose del Finder.-
Si alzò in piedi e si diresse verso ciò che restava del loro accompagnatore, mentre il ragazzo protestava.
-Ma almeno tieniti la tua giacca, no? E’ così piccola per me, cosa vuoi che faccia? E senza tu avrai freddo, quindi...-
Lei lo interruppe mentre frugava nello zaino del Finder.
-A qualcosa servirà pure, quanto a me non preoccuparti. Accenderò un fuoco, il carburante di certo non mi manca e ci sono anche dei fiammiferi qui, sarà ancora più facile. Oh! Guarda cos’ho trovato! Perfetta!-
Tornò verso di lui con una coperta tra le braccia e la sistemò in modo che lo coprisse fino al mento.
-Adesso tu te ne stai qui buono buonino, provi magari a dormire, mentre io vado a cercare un po' di legna per il fuoco, va bene?-
L'altro cercò di mettersi più comodo e borbottò:
-Come se fosse facile dormire con queste radici che mi si infilano nella schiena...-
 
Lei si alzò in piedi e lo lasciò lì, concentrandosi sulla sua ricerca.
Si concesse un raggio di circa venti metri, non voleva allontanarsi troppo per essere sicura di sentirlo in caso avesse avuto bisogno.
Per sua fortuna non mancavano foglie e rami secchi, così che non ebbe difficoltà a trovare ciò che le serviva.
Ad un certo punto riuscì a sentire lo scroscio di un torrente. Le avrebbe fatto sicuramente comodo dell'acqua fresca.
L'unico sostanziale problema era la mancanza di cibo. Doveva sperare che nello zaino del Finder ci fosse qualcosa da mangiare o avrebbero dovuto trascorrere la notte e probabilmente anche la mattinata del giorno dopo digiuni e di certo a Lavi non avrebbe fatto bene, debole com'era.
Oh beh, meglio controllare prima di pensare al peggio, no?
La ragazza raccolse un bel mucchio di rami secchi e li riportò alla loro base, ammassandoli tra le radici di un grosso albero.
Batté le mani tra loro per liberarle dalla terra e si girò per controllare come stesse Lavi.
Quando lo vide sorrise: si era addormentato come un bambino.
Le guance gli si erano leggermente arrossate e respirava un po' affannosamente.
Prima di mettersi a trafficare con il fuoco Angelica fece un giro al torrente e bagnò il suo fazzoletto per raffreddargli il viso.
Appena il tessuto bagnato entrò a contatto con la sua pelle bollente il ragazzo sussultò nel sonno, ma poi parve gradire quelle piccole attenzioni e sembrò più tranquillo.
Lei gli appoggiò la pezza bagnata sulla fronte e gli diede le spalle, cominciando ad armeggiare con l'occorrente per il fuoco.
Per prima cosa tolse parte del tappeto di foglie e sterpi di cui era costellato il terreno e posizionò nella zona libera un grosso ramo dalla corteccia rinsecchita.
Sopra vi mise dei legnetti e delle foglie che avrebbero dato vita alla fiamma.
Il processo si rivelò più lungo e macchinoso di quanto avesse previsto, le foglie bruciavano troppo in fretta e il vento freddo della sera estingueva le fiammelle dei fiammiferi prima che potessero toccare il legno.
Alla fine comunque riuscì ad accendere un timido focherello che si impegnò a ravvivare con un mucchietto di foglie secche prima di aggiungere gradualmente i rami più grossi.
Quando si curvò sul fuoco per sistemare un pezzo di legno sporgente, la sua lunga treccia bionda le scivolò oltre la spalla, finendo direttamente nelle fiamme rossastre.
La ragazza cacciò un urletto e si buttò all'indietro, presa alla sprovvista.
Cercò di rimediare dando dei colpetti alla treccia in fiamme ma l'unica cosa che si rivelò davvero efficace fu correre al torrente e tuffarla nell'acqua.
Angelica rimase immobile, accovacciata per terra con le punte dei capelli che ondeggiavano tra le correnti del fiumiciattolo, cercando di calmarsi e riprendere fiato.
Tutto bene, era stato solo un piccolo incidente, nessuno si era fatto male.
Beh, tranne i suoi poveri capelli, chiaro!
Trovò la forza di sollevarsi e controllare i danni:
anche da bagnati non era difficile vedere quanto si fossero rovinati, le punte erano annerite e irregolari e quando provò a strizzarle praticamente le si sfaldarono tra le mani.
Tornò al campo e si lasciò cadere seduta con un sospiro lanciando un'occhiata a Lavi, che per fortuna non si era svegliato a causa di tutto quel movimento.
Si rimise ad osservare quel che rimaneva della sua chioma danneggiata.
Alla fine era una la cosa da fare, non è che avesse molte alternative.
Recuperò la sua Innocence e la attivò.
Mise da parte una delle due spade e impugnò bene l'altra, mentre con la mano libera teneva in tensione la base della treccia mezza disfatta.
Appoggiò la lama ai capelli e, dopo qualche secondo di esitazione, diede un taglio netto.
Forse era stata anche troppo abbondante con le misure, diversi centimetri di cui si era liberata erano in buone condizioni, ma andando a occhio e senza vedere bene quello che stava facendo era già tanto che non si fosse fatta male.
Osservò la zazzera bruciacchiata e umidiccia che le pendeva dalla mano e scrollò la testa cercando di abituarsi a quella sensazione tanto nuova: non ricordava l'ultima volta che aveva portato i capelli così corti... sbuffò. Ne stava facendo una specie di dramma, per così poco!
Sarebbero ricresciuti, no? E poi non erano così corti, le arrivavano alle spalle, poteva ancora legarli, volendo.
Sarebbero tornati lunghi prima che si abituasse all'idea che fossero corti, sicuramente!
Incoraggiata un po' da quel pensiero aggiunse un ceppo al fuoco e si alzò per frugare ancora una volta nello zaino del Finder, sperando di trovarci del cibo.
Purtroppo tutto quello che trovò fu una scatola di gallette mezza vuota, insufficiente a sfamare anche uno solo di loro due.
Decise di conservarle tutte per Lavi, per quando si fosse svegliato.
Era lui quello che aveva più bisogno di mettersi in forze, in fin dei conti.
Si avvicinò al giovane, che ancora dormiva profondamente, gli tolse il fazzoletto ormai caldo dalla fronte e vi appoggiò la mano.
Sembrava che la pezza avesse fatto un po' effetto, anche se la temperatura era ancora molto alta.
Andò di nuovo al torrente, sciacquò il pezzo di stoffa nell'acqua fredda, lo strizzò e tornò indietro.
Quando raggiunse il loro piccolo falò trovò che Lavi si era svegliato e messo a sedere.
 
-Ehi! Sei sveglio.-
-Così pare. Quanto ho dormito?-
-Neanche un'ora, ha fatto giusto in tempo a diventare buio.-
Entrambi lanciarono un'occhiata distratta al cielo nero.
-Mi sembra di aver dormito un'eternità, ero così stanco...-
Angelica si chinò verso di lui e iniziò a bagnargli il viso.
-Puoi riposare ancora se ne hai bisogno.-
-Mmh...-
Lui fece un'espressione strana e la guardò meglio.
-Che cosa hai fatto ai capelli?-
Lei si imbronciò.
-Niente. Perché?-
-Mi sembrano diversi...-
 
Prima che potesse fermarlo allungò una mano e le tirò in avanti una delle ciocche più lunghe. Che tristezza, non le arrivava neanche alla clavicola.
Lavi si alterò e alzò la voce.
 
-Questo sarebbe "niente"?! Ann, che cosa hai fatto?-
Il suo tono la innervosì e gli rispose alzando la voce a sua volta. 
-Ma niente, ho avuto un imprevisto mentre accendevo il fuoco, non mi sembra il caso di farne una tragedia!-
Lui aprì la bocca per parlare ma dovette richiuderla a causa del fiume di parole che uscì dalle labbra della ragazza.
-Non si sono neanche rovinati tanto e poteva andare peggio, potevo farmi male o potevano bruciare di più e diventare più corti. Perché così non sono cortissimi, posso ancora legarli e andrà bene comunque. Non è la fine del mondo, sono solo dei capelli, santo cielo! E poi io sono un'esorcista, devo pensare a combattere, non dovrebbe importarmene di queste cose! E infatti non me ne importa! Avrei dovuto tagliarli di più, così sarebbero stati ancora più corti! Sì, perché tanto non me ne importa! Non me ne importa...-
 
Nonostante quello che stava dicendo aveva gli occhi lucidi e incespicava sulle parole.
Lavi sorrise e le passò una mano tra i capelli, fermandola nell'incavo tra la testa e il collo della ragazza.
 
-Ricresceranno, vedrai. Più in fretta di quanto credi.-
Lei arrossì e tirò su col naso.
-Sì... sì, lo so...!-
Rimasero così per un po', finché lei non si sottrasse alla presa dolce della sua mano.
-Ti va di mangiare qualcosa?-
-Uhm... sì, perché no?-
Gli diede le spalle per un attimo per poi tornare da lui con una scatola di latta tra le mani.
-Temo che abbiamo solo questo, purtroppo. Dovrai accontentarti.-
Gli mostrò il contenuto della scatola.
-Oh, non importa. Va benissimo così, davvero.-
 
disse lui, prendendo e addentando una galletta.
Lei si limitò ad annuire, mentre lo guardava mangiare.
Fu solo dopo aver attaccato la terza galletta che Lavi si rese conto che la ragazza non aveva toccato cibo.
 
-Non mangi, tu?-
Lei sussultò appena.
-No, io... ne ho già mangiata qualcuna prima che tu ti svegliassi...-
Come se la sua incertezza non fosse una prova sufficiente del fatto che stava mentendo, il suo stomaco emise un brontolio grave.
-Ann... sai di essere una pessima bugiarda, vero?-
-...-
-Perché non vuoi mangiare?-
Sospiro.
-Ti fa bene nutrirti, ti farà stare meglio.-
-Perché, a te invece fa male?-
-No, ma in questo momento ne hai più bisogno tu.-
-Qualche galletta in meno non mi farà differenza, sai?-
-Se ce le dividiamo non basteranno nemmeno a darci una vaga illusione di aver mangiato. E tu hai bisogno di metterti in forze quanto più possibile, non puoi permetterti di avere un pasto più scarso di questo.-
-Ma anche tu...-
A quel punto Angelica perse la pazienza.
-Tu adesso mangi tutto il contenuto di quella scatola, fino all'ultima briciola! O, Dio mi sia testimone, ne faccio zuppa e te la faccio andar su per il naso!-
 
Lavi strabuzzò l’occhio e si cacciò in bocca un’altra galletta per far vedere che aveva ricevuto il messaggio.
Diamine, aveva dimenticato che quella ragazza non si arrabbiava spesso, ma quando accadeva perdeva tutto il suo essere piccola e innocente. Meglio assecondarla, non sarebbe stato piacevole se avesse attuato le sue minacce.
Il giovane non si azzardò a proferire parola finché la scatola non fu vuota (e davvero non lasciò sul fondo nemmeno una briciola!). Si schiarì la voce.
 
-Io avrei finito...-
Come se gli avesse letto nel pensiero Angelica si sporse in avanti per controllare il contenitore, facendo un sorriso compiaciuto quando ebbe verificato che era vuoto per davvero.
-Vedo che sei stato bravo.-
-Avevi dubbi, forse?-
-No, so che non vorresti mai incappare nella mia ira...-
-Molto opinabile questa tua affermazione.-
Si guardarono negli occhi per qualche secondo prima di scoppiare a ridere allegramente.
-Se hai le forze per fare le tue solite battutacce significa che ti senti davvero meglio.-
-Te lo avevo detto, no? Un po’ di riposo e passa tutto.-
Lei lo osservò apprensiva.
-Hai comunque bisogno di riposare in un letto come si deve. Domani appena arrivati in paese chiamo Komui e lo avverto che prenderemo il primo treno per Friburgo.-
-Come vuoi...-
Ad interrompere la loro conversazione intervenne un sonoro sbadiglio da parte di Angelica, che arrossì e distolse lo sguardo quando Lavi ricominciò a ridere.
-Insomma, cos’hai da ridere?-
-Niente, è che sei tanto carina!-
Lei nascose il viso dietro le ciocche di capelli che le incorniciavano il viso, senza rispondere.
-Se hai sonno perché non vieni a dormire qui vicino a me? C’è un bel calduccio, sai?-
La giovane esitò.
-Io... non lo so. No, è meglio di no. Mi... mi metterò qui per terra vicino al fuoco...-
Lui sbuffò.
-Certo, a soffrire il freddo, così domani saremo in due ad avere la febbre! Se stiamo vicini almeno possiamo tenerci caldi a vicenda, ti pare? Ti assicuro che al momento di calore ne ho quanto ne vuoi!-
 
Sollevò un lembo della coperta per incoraggiarla.
Adesso era indecisa.
Certo, dormire per terra con il freddo che si faceva sempre più pungente non era una prospettiva particolarmente allettante, sempre che fosse riuscita ad addormentarsi.
Invece sotto quella coperta doveva esserci un piacevole tepore... oltre a Lavi, nondimeno.
Decise che in fin dei conti dormire insieme non poteva essere così imbarazzante da farle preferire il suolo duro e gelido.
 
-E va bene, fammi posto!-
Lui rise e spostò la coperta per darle modo di infilarcisi sotto.
-Felice che tu abbia cambiato idea!-
-Sì, certo, come vuoi. Non farti strane idee, ho accettato solo perché almeno da qui posso controllarti meglio nel caso la febbre peggiorasse, nient’altro.-
-Oh, non ho mai dubitato del tuo buon cuore, puoi stare tranquilla!-
 
Angelica gli si sdraiò vicino e con un po’ di incertezza appoggiò la testa sulla sua spalla, per poi rimanere immobile lì dove si trovava.
Lavi la guardò storto.
 
-Dubito che tu sia molto comoda...-
-No, sto bene...-
-Guarda che se anche stiamo un po’ più vicini non muore nessuno, sai?-
 
Detto tra noi non ci volle molto a convincerla a girarsi su un lato e a raggomitolarsi contro di lui, gli permise perfino di metterle un braccio intorno alla vita.
Dopo che si furono entrambi messi abbastanza comodi lei alzò il viso.
 
-Allora... se non ti senti bene o hai bisogno di qualcosa svegliami, d’accordo?-
-D’accordo. Ma non ce ne sarà bisogno, vedrai.-
-Uhm...-
Riabbassò la testa e si sistemò meglio contro la spalla del ragazzo.
-Buonanotte, Lavi.-
-Buonanotte, Ann.-
 
Adesso che era calato il silenzio Lavi era sicuro che quello che sentiva era il cuore di lei che batteva forte e gli venne da sorridere.
Appoggiò la testa al tronco dell’albero e si mise ad osservare i lembi di cielo appena visibili tra le fronde mentre i respiri leggermente irregolari di Angelica gli lambivano il collo e gli provocavano dei leggerissimi brividi.
Quando la guardò di nuovo non sapeva quanto tempo fosse passato ma trovò la sua compagna profondamente addormentata.
Aveva alzato un braccio e con la sua piccola mano chiusa a pugno gli stringeva un lembo della giacca.
Ogni tanto aveva degli scatti ed emetteva dei gemiti che soffocava nascondendo il viso contro il suo petto.
Il ragazzo la strinse a sé con entrambe le braccia e le diede un piccolo bacio sulla fronte.
 
-Ssh, dormi tranquilla, Ann. Ci sono io qui con te.-
le sussurrò in un orecchio.
-Non ti lascerò mai sola, non permetterò che tu abbia mai paura di nulla finché sarai con me. Te lo prometto.-
 
Buon per lui che la giovane fosse profondamente addormentata e incapace di udire le sue parole.
Incapace di udire quella promessa che sapeva non sarebbe mai stato in grado di mantenere.
Lei sembrò comunque più calma e gli si aggrappò con forza maggiore, mentre i sussulti e i gemiti lasciavano spazio ad un sonno più tranquillo.
Lavi appoggiò la guancia contro la sua testa e chiuse l’occhio.
Poteva sentire le sue costole che gli premevano contro le mani, se avesse voluto avrebbe potuto contarle una ad una.
Era così piccola, dall’aspetto talmente fragile da far credere che potesse bastare il minimo urto per ridurla in frantumi come se fosse fatta di vetro.
Quando quella mattina l’aveva sentita dire che sarebbe andata in missione da sola aveva sentito un’onda di urgenza e paura attraversargli la testa e aveva pensato che no, non poteva andare da sola, non doveva essere da sola.
Le sue angosce erano preoccupanti, soprattutto per il fatto che non avrebbe dovuto averle.
Con un sospiro si lasciò cullare dal rumore del respiro erratico di Angelica e si addormentò mentre gli ultimi tizzoni del fuoco che li aveva illuminati fino a poco prima si spegnevano in silenzio lasciando posto unicamente all’oscurità della notte.
 
* * *
 
Angelica fu la prima a svegliarsi alle prime luci dell’alba.
Sbatté le palpebre e impiegò qualche secondo ad orientarsi. Poi ricordò tutto: la missione nella Schwarzwald, Lavi con la febbre, i capelli che si erano bruciati.
E alla fine ancora Lavi, che l’aveva convinta a dormire al suo fianco.
Era ancora lì che si trovava, sotto la coperta, tra le braccia del ragazzo che la stringeva come se avesse paura che lei potesse sottrarsi al suo abbraccio mentre dormiva.
Anche se sapeva che era impossibile quell’idea la fece sorridere.
Si rimise in una posizione comoda, abbandonò la testa sul petto di lui e si riaddormentò.
Dopo un paio d’ore si destarono più o meno insieme. Si guardarono con occhi assonnati e si salutarono.
 
-Buongiorno.-
-Buongiorno. Come ti senti?-
-Meglio, mi sembra...-
Angelica sollevò una mano e gliela posò sulla fronte.
-Mi sembri ancora un po’ caldo ma mi pare che la febbre sia scesa...-
Lavi ridacchiò.
-Deve essere stata la tua vicinanza a migliorarmi la salute!-
-Non fare tanto il ruffiano, sono ancora arrabbiata per il fatto che tu sia venuto in missione nonostante fossi malato.-
Lui rise imbarazzato.
-Ti ho fatta preoccupare, eh?-
-Sì, mi hai fatta preoccupare.-
Sentì che l’abbraccio si faceva più stretto.
-Mi dispiace.-
 
Ovviamente la giovane non espresse ad alta voce il pensiero che le era appena passato per la testa. Non poteva certo dirgli che non sarebbe riuscita a rimanere arrabbiata a lungo se lui avesse continuato ad abbracciarla così.
Non disse nulla, rimase in silenzio godendosi la tenerezza di quel momento, mentre il suo cuore batteva come un tamburo.
 
* * *
 
Circa un’ora più tardi, dopo aver raccolto le loro cose e aver improvvisato una specie di funerale per quel che restava del loro povero Finder, i due ragazzi si prepararono per tornare verso il paese.
 
-Sei sicuro di sentirtela? Possiamo camminare, se preferisci.-
-Credo che mi affaticherei di più a farmela tutta a piedi che facendo così. E poi guadagneremo tempo, non ti pare?-
Angelica sospirò.
-Va bene, ma se ti senti stanco promettimi che scenderemo e ti riposerai un po’.-
Questa volta fu Lavi a sospirare.
-Te lo prometto. Adesso sali?-
Il giovane aveva già attivato il suo martello e vi si era messo a cavalcioni, ora aspettava solo che la sua compagna facesse lo stesso.
-Sì sì, arrivo...-
si arrese lei alla fine, salendo dietro di lui e abbracciandolo intorno alla vita per sostegno.
-Pronta.-
-Bene, allora vado.-
 
Lavi fece estendere il manico del martello e li portò in alto sopra le foglie rosse e arancioni che formavano il soffitto naturale della foresta.
Se il giorno prima avevano impiegato più di tre ore a percorrere quel tratto di strada, con l’Innocence di Lavi ci misero pochissimi minuti e in men che non si dica si ritrovarono all’entrata del paesino.
Appena toccarono terra Angelica si informò sulle condizioni di Lavi.
 
-Come ti senti? Stai bene? Hai bisogno di riposare?-
Lui fece una risatina esasperata.
-Ann, sto bene! Tu ti preoccupi troppo!-
-Sei tu che mi fai preoccupare, non lamentarti se poi divento apprensiva!-
 
Lo superò ed entrò nel villaggio, mentre lui la seguiva a qualche passo di distanza, sorridendo tra sé.
Trovarono la stazione senza difficoltà e vi entrarono per consultare gli orari dei treni, con i quali ebbero più problemi.
 
-Sono io o non si capisce niente?-
-No, infatti...-
Angelica individuò un uomo in divisa che rientrava dal binario e intuì che dovesse trattarsi del capotreno.
-Provo a chiedere, così facciamo prima.-
Lavi cercò di fermarla.
-Aspetta Ann, ci parlo io, non credo che qui troveremo qualcuno che capisca l’inglese...-
Ma non fece in tempo a completare quella frase perché la ragazza si era già rivolta all’individuo interessato in un tedesco pulito e corretto, lasciando il giovane di stucco.
-Entschuldigen Sie, wann fährt der Zug nach Freiburg ab?-
La pronuncia era un po’ tentennante e accademica, ma non vi era dubbio che la ragazza sapesse quel che stava dicendo, come non vi era dubbio che capiva ogni parola che il capotreno le diceva in risposta.
-Danke sehr.-
concluse quando ebbe ottenuto l’informazione che le serviva.
-Gern geschehen, meine Dame.-
rispose educatamente l’uomo, mentre lei tornava verso il compagno.
-Ha detto che c’è un treno per Friburgo oggi nel primo pomeriggio.-
-Sì, ho sentito... però sono sorpreso, non sapevo che tu parlassi il tedesco...-
La giovane si scostò i capelli dal viso con un gesto teatrale della mano.
-Beh, cosa ci vuoi fare? Sono una donna dalle mille sorprese, io!-
-Quella è la mia battuta, non mi copiare!-
Angelica spiegò:
-Sai, nonostante non vi fossi ben accetta ho studiato in una scuola per ragazzi di buona famiglia, e dalle signorine perbene ci si aspetta una perfetta padronanza delle lingue moderne più parlate in Europa al giorno d’oggi, per inserirsi al meglio nella società...-
Lavi rise per il tono e l’espressione che aveva usato.
-Quante volte vi hanno ripetuto questa manfrina, si può sapere?-
-Ah non lo so, credo che ce lo ricordassero più o meno tutti i giorni... non ti dico che gioia...-
-Mi fido sulla parola, si vede da come ne parli!-
 
Risero allegramente ma la risata morì da parte di entrambi quando i loro sguardi si incontrarono.
Come doveva sembrare semplice la loro situazione ad un osservatore esterno, nessuno poteva indovinare quanto in realtà fossero aggrovigliati i loro pensieri e quanto fosse dura la battaglia interiore che entrambi stavano combattendo.
Si studiavano, si sentivano trafitti da quegli sguardi intensi che però non riuscivano a fuggire, era quasi doloroso osservarsi reciprocamente a quel modo.
La prima a capitolare fu Angelica, che distolse gli occhi e si girò farfugliando:
 
-Devo chiamare il Quartier Generale per avvisare che stiamo tornando...-
-Ah, sì...-
 
sussurrò Lavi, quasi deluso per l’interruzione di quel contatto ideale che si era venuto a creare tra loro.
Si sedette su una panca mentre osservava di sottecchi la fanciulla che collegava il suo golem al telefono pubblico fissato sulla parete della sala d’aspetto della stazione per chiamare l’Ordine Oscuro.
 
-Pronto, Komui? Sono Angelica. Io e Lavi abbiamo finito in Germania, prendiamo un treno per Friburgo nel pomeriggio, puoi fare in modo che il Gate sia pronto per...?-
La voce dello scienziato dall’altro capo del filo la interruppe.
-Cosa? No, aspetta... no, non ci possiamo andare noi, Lavi non sta bene, ha dormito tutta la notte all’aperto con la febbre... non mi interessa, deve riposare, non può andarci qualcun altro?-
Lavi sentiva che Komui le spiegava qualcosa con fare paziente, ma da lì non riusciva a sentire di cosa si trattasse.
-Che cosa?! E da quando? Ma... insomma, non c’è proprio modo di... va bene, ho capito. Non importa, non ti preoccupare, vedremo di arrangiarci. Sì, a presto.-
Riattaccò il telefono con un gesto di stizza e si abbandonò sbuffando sulla panca dove era seduto il compagno, che le chiese:
-Qualche problema?-
-Sì, siamo stati riassegnati. Quando arriviamo a Friburgo dobbiamo partire subito per Firenze.-
-E perché dobbiamo andarci proprio noi?-
-Perché adesso i file delle missioni vengono esaminati dai dirigenti del Vaticano e sono loro a decidere chi deve andare dove. Komui praticamente non ha più voce in capitolo.-
L’espressione del ragazzo si fece seria quanto la sua.
-Sembra che le azioni di Komui diano fastidio ai piani alti, eh? Hanno deciso di limitare la sua autorità così che possa agire meno liberamente...-
-E quelli che ci vanno di mezzo ovviamente siamo noi...-
Sollevò la testa per guardare Lavi in viso.
-Mi dispiace, speravo che potessi riposare un po’, e invece...-
-Stai tranquilla, il viaggio fino in Italia è lungo, potrò riposarmi in treno.-
-Uhm...-
Lei non sembrava convinta e gli strappò un sospiro esasperato.
-Smettila di preoccuparti sempre per me e anzi, guarda il lato positivo: se non fossi venuto con te adesso dovresti andare a Firenze da sola.-
-Probabilmente mi avrebbero mandato qualcuno...-
-Probabilmente...-
Angelica si ritrasse istintivamente quando lo vide allungare una mano verso di lei, cosa che lo fece ridere.
-Stai ferma, non ti faccio niente!-
Lei arrossì e chiuse gli occhi quando sentì le sue dita che le sfioravano i capelli.
-Ecco, si era impigliata.-
Le mostrò la piccola foglia arancione e secca che aveva appena tolto dalla sua chioma dorata.
-Oh... grazie...-
farfugliò lei, guardando da un’altra parte.
-Comunque ti sta bene.-
Angelica gli riservò uno sguardo interrogativo.
-Come?-
-La gonna, intendo. Ti sta bene.-
 
E adesso da dove aveva tirato fuori quella questione?!
Si era quasi dimenticata quel che indossava, e lui invece aveva ripreso l’argomento del giorno prima come se ne avessero discusso fino a quel momento.
 
-Tu... tu credi?-
-Sì, certo. Sarebbe un peccato se te la facessi cambiare, è molto graziosa.-
La giovane abbassò lo sguardo, incerta.
-B-beh, se lo dici tu... magari potrei provare a vedere come mi ci trovo...-
Lui annuì entusiasta.
-Ottimo, è un sollievo che tu voglia fare questo favore all’umanità, ultimamente c’è carenza di panorami interessanti, almeno con te non ci saranno di questi problemi!-
Ebbe la prontezza di riflessi di schivare lo schiaffo che seguì quella sua affermazione.
-Lavi! Sei un maledetto...-
-Pervertito, lo so. E’ sempre un piacere farti arrabbiare, Ann.-
concluse il ragazzo con aria sorniona, alzandosi dalla panca e facendo qualche strategico passo all'indietro.
-Non sono sicura che la penserai allo stesso modo tra qualche minuto...-
lo minacciò lei, alzandosi a sua volta e seguendo i suoi movimenti.
-Mettimi alla prova.-
Lei prese il nastro dalla cintura e lo attivò.
-Non ci andrò leggera solo perché sei malato. Implorerai la mia pietà quando avrò finito con te...-
-Ti adoro quando parli così, tu sì che sai come far scatenare la fantasia di un uomo...!-
Finito che ebbe di pronunciare quella frase se la diede a gambe e Angelica lo inseguì lungo le stradine sterrate del paese brandendo le sue spade e urlando:
-Lavi, torna subito qui! Dovrai ritenerti fortunato se ti farò arrivare a Firenze tutto d’un pezzo!-
 

Author Characters corner:
Lavi: Ann, te l’ho mai detto che dovresti mettere più spesso le gonne corte?
Angelica: Lavi, te l’ho mai detto che se non ti dai una regolata le mie spade saranno l’ultima cosa che vedrai in vita tua?
Kanda: tsk, come se ci fosse qualcosa da guardare da quelle parti...
Angelica: e con questo cosa vorresti dire, frangina?!
Allen: niente, Angelica, non vuole dire assolutamente niente! Perché adesso non ci, ehm, calmiamo?
Lavi: sì, meglio non perdere tempo... *bracca Angelica*
Allen: anche perché miss Yami mi aveva lasciato una nota con scritta la prima canzone da inserire per questo libro, ma... no! Ho perso il foglietto!
Lavi: e non ti ricordi che canzone era?
Kanda: non servi a niente come al solito, mammoletta inutile...
Allen: no! Sei tu quello con la super memoria fotografica, Lavi! Tu te la ricordi?
Lavi: io? E perché dovrei ricordarmela io?
Angelica: lasciate stare, lo so io qual è: “Autumntales” dei Lyriel, è la canzone di accompagnamento all’episodio della foresta in particolare, ma secondo l’autrice è una delle diverse canzoni che riflettono la situazione della storia in generale...
Lavi: fiuu! Ann, sei fantastica!
Angelica: eh, se non ci fossi io...
Kanda: ... saremmo tutti più felici...
Angelica: hai detto qualcosa, forse?
Lavi: sì, ha detto che bisognerebbe inventarti!
Allen: ecco, esatto! Adesso andiamo prima che scoppi l’ennesima rissa? *suda freddo*
Angelica: bene, cari amici, ci auguriamo che il capitolo sia stato di vostro gradimento e speriamo che vorrete farci sapere il vostro parere!
Lavi: ci rivedremo nel 19 e sarà sicuramente presente anche miss Yami, visto che il prossimo è un capitolo che l’autrice predilige in maniera particolare.
Allen: tenete sempre d’occhio l’info point per tutte le informazioni su aggiornamenti e pubblicazioni... e speriamo che miss Yami faccia in fretta. Voi non siete ansiosi di sapere cosa accadrà?
Kanda: *ironico* ansiosissimo...
Angelica: lui ovviamente non fa testo...
Lavi: a presto e grazie a tutti per essere passati a trovarci!
   
 
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