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Autore: Ghost Writer TNCS    11/07/2014    2 recensioni
Hélene Castillon è la migliore assassina della città, della nazione e probabilmente del mondo intero. Ama le armi tanto quanto i vestiti eleganti, le scarpe, la biancheria intima costosa e i cosmetici, si ritiene una sicaria nobile e infallibile, e per questo non accetta mai incarichi che potrebbero minare la sua reputazione. Ma allora come potrà eseguire la missione che suo zio ha trovato per lei? Come può un’assassina proteggere qualcuno?
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6° posto al contest Le basi del fantasy: Guerriero, Mago o Ladro? indetto da Dragone 97
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Conoscere il nemico

«Tu non li uccidi!» sentenziò suo zio in tono perentorio.

«Ma se non lo faccio, dovrò tenermi quel tipo in casa per chissà quanto! E se gli venisse in mente di spifferare in giro che sono io la Contessa di Genseldur? Lo sai che sarebbe un casino!»

«Su questo puoi stare tranquilla, Etienne è una persona fidata e non rivelerà a nessuno della tua doppia identità. E per quanto riguarda l’altro problema, non ti devi preoccupare, entro un paio di settimane una squadra sarà qui e lo condurrà in un luogo sicuro.»

«Un paio di settimane?! Lo sai quanto sono un paio di settimane?! Io ho da fare!»

L’uomo barbuto sospirò. «Lo so che è un grosso sacrificio, ma non c’è altra scelta… Per favore, fai un piccolo sforzo.»

«Piccolo sforzo un corno! Perché non te lo tieni tu?!»

«Lo sai che non ho abbastanza spazio in casa mia…»

Hélene sorrise malignamente. «Puoi sempre mandare via la nanerottola…»

«La tua gelosia per Bloody è del tutto immotivata, e comunque lei non c’entra niente con il nostro discorso.»

«Allora dimmi chi è che vuole uccidere il tizio che sto nascondendo e quali sicari ha ingaggiato! Almeno questo!»

L’uomo si passò una mano sugli occhi con fare pensieroso. «Promettimi che non cercherai di ucciderli.»

«Sì, va bene, ora parla però!»

«Quello che ha commissionato l’omicidio è Senaire…»

Gli occhi verdi di Hélene si tinsero di stupore. «Quello delle fabbriche d’armi?»

Suo zio annuì. «A quanto pare ha chiesto a Etienne di lavorare per lui, ma lui non ha accettato… e Senaire non l’ha presa molto bene…»

«Tipico… E chi è che ha ingaggiato per l’uccisione?»

Di nuovo l’uomo prese qualche istante per rispondere. «I Tadarés.»

Hélene soffocò un’imprecazione. «Sei sicuro?»

«Per questo ti dicevo di non tentare di ucciderli.»

I Tadarés erano la famiglia che gestiva praticamente tutti gli affari illegali della vicina città di Hendo e la loro fama era piuttosto conosciuta anche al di fuori della loro zona di influenza. «È per questo che l’hai portato qui a Genseldur?»

«Esatto. Qui è Aubierre che controlla la maggior parte dei criminali, e quindi anche i Tadarés dovranno tenere un basso profilo. È anche possibile che non riescano nemmeno a trovare Etienne fintanto che rimane in casa tua. E poi ti ricordo che Aubierre non considera la Contessa una vera alleata, perciò, se ti metterai nei casini, non potrai contare sulla sua influenza.»

Hélene fece un verso di stizza. «Non mi serve la protezione di nessuno. Io sono la migliore.»

«Ciò non toglie che, se ti metti contro i Tadarés, non riuscirai ad uscirne tutta intera; quindi, per favore, non fare pazzie.»

«Sai zio, non ti facevo così sentimentale. E comunque non ti devi preoccupare, so badare a me stessa.»

L’uomo annuì. «Se noti qualcosa di strano, fammelo sapere subito. Ho chiesto a Bloody e ad altri miei…»

«Non mi serve l’aiuto della nanerottola, né di nessun altro!» lo interruppe la ragazza «Se vuoi che stia buona, devi promettermi che non mi metterai nessuno tra i piedi!»

«Ma Michelle…»

«Hélene!» lo corresse lei in un sibilo.

«Hélene… E va bene, farò come vuoi tu. Ma fai attenzione.»

«Ti ho già detto che starò attenta, devi smetterla di preoccuparti. E ora scusami, ma ho un paio di scarpe da comprare.»

Prima che suo zio potesse cominciare con un altro filotto di raccomandazioni, lei disattivò l’incantesimo di comunicazione e lo specchio tornò a riflettere la sua immagine. Il suo fisico attraente era facilmente intuibile attraverso la stoffa morbida della corta vestaglia, e le gambe slanciate facevano la loro figura anche senza bisogno di indossare i tacchi.

Si voltò leggermente. Il leggero taglietto riportato qualche giorno prima sulla coscia destra sembrava essere completamente guarito e non trovò nemmeno una cicatrice. Si passò la mano sul punto in questione e con sua grande soddisfazione trovò la pelle perfettamente morbida e liscia.

Studiò ancora per qualche secondo la sua immagine riflessa, quindi prese alcune ciocche di capelli per osservarle meglio. Arricciò il naso. Era proprio il caso di dare una spuntatina, se i Tadarés avessero mandato un sicario, non poteva certo affrontarlo con i capelli in quello stato…

***

Di notte la città di Genseldur sembrava sempre tranquilla. Le vie principali erano semideserte e i locali più rumorosi si trovavano quasi tutti in periferia, dunque nel centro della città regnava un clima di pace e serenità che poco aveva a che vedere con ciò che accadeva in certi edifici.

In quell’atmosfera silenziosa una porticina si aprì e una figura vestita di nero emerse al chiaro di luna. Gli abiti aderenti lasciavano chiaramente intendere le forme del suo corpo, e un ampio cappuccio ne avvolgeva il capo.

Con passo impercettibile la donna si avviò lungo una viuzza deserta e, seguendo un percorso familiare, si trovò davanti ad un massiccio edificio. L’ingresso principale dava accesso ad una locanda senza nessun segno particolare, ma non era quella la sua meta. Si infilò nello stretto passaggio che affiancava la costruzione e in questo modo raggiunse una robusta porta di legno. Sembrava a tutti gli effetti l’ingresso di servizio, ma lei bussò ugualmente.

Lo spioncino si aprì con uno scatto secco e due occhietti luccicarono dall’interno. «Chi è?»

La donna si tolse il cappuccio, rivelando così una morbida chioma bionda e una mascherina carnevalesca che celava la sua identità. Quest’ultima era stata decorata in modo da rappresentare un cielo notturno e nella parte sinistra aveva anche una luna piena parzialmente nascosta da alcune nuvole in corrispondenza del buco per l’occhio. «La Contessa.»

«Oh, buonasera Contessa.» Il chiavistello scattò un paio di volte e la porta si aprì. «È sempre una piacere averla qui.»

La ragazza concesse all’uomo un sorriso. «La ringrazio.»

Si avviò verso il bancone e chiese il solito. Il cameriere, un tipo alto e robusto con l’occhio destro reso cieco da una ferita, le preparò subito un boccale pieno fino all’orlo di un liquido ramato e spumoso.

La giovane bevve un lungo sorso e si sentì subito meglio. L’albièr[3] di quel posto era senza dubbio il migliore della città e avrebbe tanto voluto farlo provare anche alle sue amiche, purtroppo però la compagnia non era adatta alle ragazze normali. Bastava guardarsi intorno per capire che la metà dei presenti erano assassini e l’altra metà criminali di altro tipo. Ma lei non doveva preoccuparsi: fintanto che la pozione faceva effetto e fintanto che indossava quella maschera, lei sarebbe stata la Contessa di Genseldur, e nessuno si sarebbe azzardato a darle fastidio.

«Allora Sam, hai qualche notizia interessante?» Il filtro che aveva bevuto non aveva solo cambiato il colore dei suoi capelli, aveva anche modificato la sua voce e perfino i tratti del suo viso erano leggermente diversi – per esempio il neo sotto l’angolo sinistro delle labbra era sparito – quindi per circa tre ore nessuno sarebbe stato in grado di capire che lei in realtà era Hélene Castillon.

L’uomo al banco, che nel frattempo si era messo ad asciugare un boccale, ci pensò su. «Per il momento solo voci, ora come ora gli unici incarichi che ti posso proporre sarebbero ben al di sotto dei tuoi standard…»

La Contessa prese un altro sorso. «Allora parlami delle voci.» Chissà che non riusciva a scoprire qualcosa in più sui Tadarés e su come avessero intenzione di uccidere Etienne, l’ingegnere che nascondeva in casa sua…

«Sembrerebbe che la pazienza di Holbéin si sia esaurita e che voglia far uccidere suo padre per prendere possesso di tutte le sue proprietà, ma al momento non ha ancora inoltrato una richiesta. Un’altra cosa interessante che ho sentito riguarda la banda di Novik “Freccia Blu”: a quanto pare la sua influenza nei bassifondi sta aumentando sempre più e Aubierre sta cominciando a considerare l’idea di farlo fuori.»

La ragazza annuì. Erano incarichi senza dubbio interessanti, soprattutto il secondo, ma non era venuta fin lì per trovare un lavoro. «Fammi sapere se Aubierre inoltra una richiesta all’esterno della cerchia dei suoi uomini. Poi nient’altro?»

Sam ripose il boccale ormai asciutto e ne prese un altro bagnato. Si avvicinò a lei e parlò a bassa voce: «Questa è una notizia ancora da verificare e ti devo chiedere di non diffonderla, comunque un mio amico di Hendo mi ha detto che i Tadarés hanno mandato qui alcuni dei loro sicari per uccidere qualcuno. Non so chi sia, non credo Aubierre, ma non posso escluderlo a priori… Tu sei una solitaria quindi non credo ti verranno a seccare, comunque, se dovessi trovarteli davanti, ti consiglio di non metterti contro di loro. Sono pericolosi tanto quanto Aubierre e, da quel che ho sentito, non lasciano mai impunito l’assassinio dei loro uomini di alto rango.»

La Contessa mandò giù un lungo sorso di albièr. «Non ti preoccupare, non sono una che va in cerca di seccature. Comunque per il momento non hai nessun incarico interessante, dico bene?»

«Per il momento no. Ti tengo da parte l’assassinio di Freccia Blu se Aubierre rende pubblico l’incarico.»

«Ti ringrazio.» La ragazza finì di bere e appoggiò sul banco il boccale vuoto insieme ai soldi per la consumazione. «Ci vediamo.»

L’uomo la salutò e la ragazza uscì in strada. L’aria frizzante della notte si insinuò nei polmoni e si diffuse in tutto il corpo, restituendole energia. L’effetto della pozione sarebbe durato ancora per almeno due ore e non aveva nessuna voglia di andare a dormire, quindi decise di provare l’equipaggiamento che Etienne le aveva regalato come prima parte del compenso per la sua protezione. Aveva fatto un po’ di pratica in casa e quello le sembrava il momento ideale per provarlo in uno spazio più ampio.

Si tirò il cappuccio sul capo e raggiunse un punto più riparato da sguardi indiscreti. Non voleva correre il rischio che qualcuno la vedesse fare una brutta figura, aveva una reputazione da difendere!

Toccò il bracciale che aveva al polso sinistro e subito avvertì un sibilo di vento che annunciava l’attivarsi dell’equipaggiamento. Chiuse gli occhi e prese un bel respiro. Non aveva bevuto tanto, era abbastanza lucida per farlo. Portò le mani a pugno vicino al petto e poi le abbassò di colpo aprendole in contemporanea. Immediatamente avvertì una forte spinta e i congegni magici montati nella sua tuta la fecero schizzare verso l’alto. Con un movimento delle braccia aggiustò la traiettoria per evitare di andare a sbattere contro un muro, quindi si diede lo slancio con le gambe sfruttando un davanzale e con una piroetta all’indietro raggiunse il tetto dell’edificio opposto.

Sorrise. Non era poi così difficile.

Si mise a correre verso il palazzo dalla parte opposta della strada e saltò. La distanza era troppa per le sue gambe, ma questo ormai non costituiva più un problema: di nuovo si diede lo slancio con le braccia e i congegni la fecero schizzare verso l’alto, permettendole di raggiungere la sua meta.

Certo, non poteva davvero volare, però grazie a quell’equipaggiamento poteva saltare molto più in alto e poteva darsi lo slancio anche se stava cadendo nel vuoto. Etienne le aveva spiegato con dovizia di particolari il meccanismo che lo faceva funzionare – e nel farlo aveva sbagliato a chiamarla almeno una mezza dozzina di volte – lei però non gli aveva dato retta; tutto quello che aveva capito era che sfruttavano una magia del vento o qualcosa di simile. Ma del resto la cosa importante era che funzionasse, e, cavolo, funzionava eccome!

Tutto sommato era felice di nascondere in casa quel nano con la passione per le armi e i congegni innovativi…


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[3] Un tipo di alcolico.

   
 
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