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Autore: Lost on Mars    11/07/2014    5 recensioni
Lily Evans è Caposcuola, la prima della classe, la studentessa perfetta ed è convinta che la sola esistenza di James Potter potrebbe portarla lentamente verso la pazzia. James Potter, d’altro canto, capitano della squadra di Quidditch, Caposcuola e indiscusso secondo in classifica tra i ragazzi più appetibili di Hogwarts, sostiene che quello che Lily prova nei suoi confronti non sia odio, ma qualcosa di indefinito che lui porterà ad essere qualcosa di molto importante, e soprattutto, qualcosa che non includa il venir picchiato con un tomo di Storia della Magia.
DAL PROLOGO:
Il giorno in cui Lily aveva ricevuto la sua lettera, al compimento dei suoi undici anni, si era sentita la persona più felice del mondo, come se avesse potuto spostare una montagna con un solo dito.
A sei anni e otto mesi da quel giorno, Lily Evans era arrivata alla conclusione che se avesse mai avuto nuovamente quell’adrenalina a scorrerle nelle vene, la montagna l’avrebbe spostata, magari per farla cadere addosso a James Potter.
E come si diceva tra i babbani? Se la montagna si muove e tu non sei Maometto…
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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CAPITOLO 22 – PANICO A SAN VALENTINO
 


 
Il castello era buio e silenzioso, quella notte non c’erano ronde e i corridoi erano totalmente bui. Mary raggiunse i Sotterranei respirando così piano che non riusciva nemmeno a sentirsi, aveva camminato in punta dei piedi, lentamente, come solo chi ha tanta pazienza può fare. Non aveva paura di farsi scoprire perché sapeva che non sarebbe mai successo. Appoggiò la schiena alla parete di pietra, accanto all’ingresso della Sala Comune Serpeverde. Prese il ciondolo che portava legato al collo e mormorò una strana formula magica. La pietra azzurra si illuminò e divenne calda, poi si spense all’improvviso. Ebbe appena il tempo di rimettere la bacchetta nel mantello che qualcuno la raggiunse. La ragazza sobbalzò all’inizio, poi vide gli occhi del ragazzo brillare nell’oscurità e si rilassò, sciogliendosi in un sorriso.
«Sei venuta.» sussurrò il ragazzo, sfiorandole la guancia con il pollice, le loro fronti si toccarono appena, ma ciò bastò perché Mary sentisse come tante piccole scariche elettriche attraversarle il corpo. Era strano stare con lui. Era bello e pericoloso allo stesso tempo, ma lui la faceva sentire amata, lui le aveva dato tutto quando lei ne aveva avuto più bisogno. Era strano anche il modo in cui si erano parlati, perché si conoscevano ormai da sei anni, ma si erano sempre passati accanto senza mai vedersi veramente, senza mai cercarsi, senza mai avere il coraggio di fare quel primo passo.
Mary conosceva suo fratello, ma doveva ammettere che il detto babbano che le ripeteva sempre Lily era vero: non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace, perché lui era sempre vissuto nell’ombra, oscurato dalla luce di suo fratello, simile a quella di una stella. E lui chi era? Lui era un’ombra, un’ombra buona che aveva conquistato Mary nel più semplice dei modi.
«Sarebbe stato scortese non presentarsi il giorno di San Valentino.» sussurrò Mary sulle labbra di lui, scostandogli dalla fronte un ciuffo ribelle di capelli neri.
«Non è ancora San Valentino.» disse lui, accennando una risata divertita.
«Lo è da tredici minuti.» ribatté Mary divertita, sorrise prima di baciarlo dolcemente. Il ragazzo chiuse gli occhi e rispose al bacio. Si beò del profumo di Mary, immerse una mano nei suoi riccioli neri. Fu un bacio lento e silenzioso, nell’oscurità dei Sotterranei. Un bacio in cui Mary, dopo un po’, dimenticò per quanto tempo fossero rimasti così, attaccati a baciarsi lentamente e senza fare rumore.
«Non riesco a capire come abbia potuto lasciarti…» mormorò lui quando ritornarono a guardarsi negli occhi.
«Non importa, e poi sono stata io.» rispose Mary, affondò la testa nell’incavo del collo di lui, la sua mano andò a cercare il ciondolo uguale a quello che portava al collo, e sentì che, come il suo, era ancora caldo. Rimase così, lui l’avvolse in un abbraccio e avvicinò la bocca al suo orecchio.
«È meglio togliersi di qui, potrebbe passare qualcuno.»
Mary sciolse l’abbraccio e lo prese per mano. «Non possiamo andare nel mio dormitorio…»
«Non è lì che voglio portarti.» sussurrò Mary.
Allora lui non poté che stringere la mano di Mary e lasciarsi guidare, senza sapere dove stessero andando. Su per le scale, riconobbe l’ingresso. Mary, tuttavia, non optò per il portone principale: deviò per il corridoio che portava al campo di Quidditch. Quando uscirono l’aria fredda di Febbraio li fece rabbrividire, ma entrambi avevano il mantello con cui proteggersi dal gelo. Quella notte non c’erano stelle, nel cielo ‘era solo la luce opaca della luna, coperta da qualche nuvola sottile, da una nuvola di passaggio.
Girarono a destra, ritrovandosi a salire su per una collina che portava esattamente al cortile principale. Era stata ingegnosa, Mary, aveva preso la via più lunga, quella secondaria, così nessuno avrebbe potuto scoprirli.
Nessuno dei due disse niente, almeno finché non si ritrovarono sotto un salice, nei pressi del Lago Nero. Si misero seduti su una roccia liscia, nascosti dai rami dell’albero. E lì, lui scoppiò a ridere, baciandola ancora e ancora. «Mi dispiace non poter stare con te ad Hogsmeade, domani…. cioè, oggi.» le disse mentre erano sdraiati sull’erba.
«L’importante è che tu sia con me stanotte.» rispose Mary. Intrecciò le dita alle sue, e tutto divenne perfetto. Voleva congelare quel momento idilliaco e viverlo per il resto dei suoi giorni. Perché loro due, sdraiati sull’erba ai piedi del Lago Nero, con le mani intrecciate... Mary poté giurarlo, erano più luminosi di qualsiasi stella.
 

***

 
«Non ho niente da mettere!» annunciò Lily, in piedi di fronte all’armadio. Sabato 14 Febbraio era pericolosamente arrivato e l’uscita con James Potter era imminente: non poteva più sfuggire alla realtà. Quel giorno sarebbe andata con lui ad Hogsmeade e sarebbe andato tutto bene, ovvero, nessuno sarebbe andato dritto in infermeria.
«Dove devi andare?»  chiese Marlene, ancora in pigiama.
Ecco, c’era anche il problema “amiche”. Lily non l’aveva ancora detto a nessuno, né aveva intenzione di farlo, anche perché se tutto fosse andato bene, nessuno l’avrebbe mai saputo.
Però era già abbastanza nervosa per mettere in piedi una scusa, quindi «Devo uscire con James Potter» rispose, infilando la testa nell’armadio. «Nessuna battutina sessualmente esplicita, grazie.» si affrettò ad aggiungere.
«Ma per chi mi hai presa?» esclamò Marlene, incrociando le braccia al petto, poi sbuffò. «Uffa, oggi uscite tutte con qualcuno. Alice con Frank, tu con James, Emmeline con quel tipo di Corvonero. E Mary è su alla Voliera da questa mattina, io non vi capisco!»
«Hai provato a chiedere a Peter?» domandò Lily mentre esaminava attentamente una maglietta.
«Con quella sembri mia nonna» disse Marlene, togliendole l’indumento dalle mani. «E comunque, no.»
«Che aspetti?» esclamò Lily, cercando ancora nel baule.
 Marlene incrociò le braccia al petto. «Non lo so» sospirò, si alzò e si mise seduta per terra, accanto a Lily. «Questa può andare.» le disse ancora, tirando fuori una gonna nera, semplice e senza troppi fronzoli. Non avrebbe avuto bisogno di grandi vestiti per far colpo su James, Marlene lo sapeva, bastava che fosse semplicemente se stessa.
«Non sapevo di averla.» mormorò Lily.
«Pensavo che ti fossi trasformata in una persona alla moda.» scherzò Marlene.
Ci fu un momento di silenzio in cui Lily s’infilò le calze nere e la gonna, prendendo la camicetta già preparata sul letto. Erano rari i momenti in cui lei e Marlene rimanevano da sole, di solito con loro c’erano sempre Mary ed Alice, e in quel momento realizzò di non sapere cosa dire.
«Mary è davvero alla Voliera da questa mattina?» chiese Lily.
«Sì» rispose Marlene. «E non mi ha detto nulla.»
«Strano.» disse Lily.
«Molto. Ma adesso pensiamo a te e James, dove andrete?» schizzò Marlene, con un sorriso a trentadue senti.
«Non ne ho idea, spero solo di non schiantarlo.» sospirò Lily, cercando di ravvivarsi i capelli con le mani. Marlene scoppiò a ridere e le lanciò una spazzola, Lily l’afferrò al volo e filò in bagno a pettinarsi.
Quando uscì, il dormitorio era vuoto, Marlene non c’era più. Sospirò: erano le dieci, doveva scendere.
In Sala Comune, Lily vide Marlene appoggiata al muro, vestita con le prima cose che aveva trovato, ma comunque bella. Parlava con Peter e a Lily scappò un sorriso. Chissà se avrebbero mai trovato il coraggio di dirsi che si piacevano.
James lo trovò vicino al divano, indossava dei normali pantaloni e una camicia bianca, coperta da un maglione blu. Era il solito James.
Lui alzò lo sguardo e incontrò quello di Lily, le sorrise e si staccò dal muro.
Lily lo raggiunse saltellando come una bambina, e sorprendentemente lo abbracciò, alzandosi sulle punte: James era decisamente troppo alto.
«Salve, Lily.» esclamò lui una volta che Lily fu nuovamente con entrambi i talloni per terra.
«Ciao anche a te, James.» rispose lei sorridente.
«Pronta?»
«Sono nata pronta.»
«Questa è una frase da me.»
«In effetti, credo che cominci ad avere una cattiva influenza su di me.»
James rise e la prese sottobraccio, Lily fece finta di non accorgersene e non accennò a mollare la presa. Uscirono dalla Sala Comune e scesero le scale lentamente, parlando del più e del meno, ridendo ogni tanto. Quell’appuntamento non era nemmeno iniziato e a Lily già piaceva da morire.
Arrivarono ad Hogsmeade dopo circa mezz'ora di cammino, Lily non aveva idea di cosa avrebbero fatto, onestamente, ma decise di fidarsi di James che in materia doveva essere decisamente più ferrato di lei che, invece, era una vera e propria frana.
Si ritrovarono nel piazzale principale con idee completamente diverse, Lily si guardava intorno e James rifletteva: lui le ragazze le aveva sempre portate da Madama Piediburro, ma Lily non era una ragazza come le altre, Lily era particolare e se l’avesse portata da lì, lei lo avrebbe sicuramente preso a schiaffi, o peggio, l’avrebbe mollato davanti a tutti come un perfetto idiota.
«Dove andiamo?» chiese Lily.
Ecco, era arrivato il momento. «Io pensavo di fare una passeggiata e poi pranzare ai Tre Manici di Scopa» rispose James, infilando le mani in tasca. «Ma se non ti va possiamo sempre andare a Madam-»
«Va benissimo così, James.» lo interruppe Lily, sorridendo dolcemente. Lui allora annuì e incominciò ad incamminarsi per le vie di Hogsmeade, Lily al suo fianco. L’avventura era iniziata, e  nel migliore dei modi. Dopotutto, Lily gli aveva sorriso un paio di volte, senza lanciargli nessuna fattura in particolare.
Non era mai sentito così strano… non era nervoso e si rifiutava di accettare che fosse solo ansia. James Potter non andava nel pallone per uno stupidissimo appuntamento. Questo però non è un appuntamento normale, si ripeteva, questa è Lily Evans.
Camminavano senza una meta vera e propria, camminavano per parlare e basta, e gli argomenti erano i più disparati. Saltavano da una cosa all’altra senza una senso logico né un collegamento di alcun tipo. Lily vedeva qualcosa per strada e cominciava a parlare senza fermarsi, si mordeva la lingua, James rideva e lei gli si stringeva al braccio.
«Io e mia sorella una volta eravamo al lago con i nostri genitori, e mentre lei strepitava per farsi il bagno, io ho mangiato tutti i dolcetti.» Lily era all’ennesimo aneddoto sulla sua infanzia e sul mondo babbano, a James piaceva ascoltarla. «E alla fine, lei ha fatto il bagno e io no perché avevo mangiato troppo e ci avrei messo secoli a digerire.»
«Be’, mica volevi morire per…per… per cagastione, no?
«Congestione, Potter, si dice congestione.» lo prese in giro Lily.
«Mi metti in difficoltà con le parole babbane.» si giustificò James.
«Sì, ma cagastione non si può sentire!» esclamò Lily, rossa in volto. «Addirittura peggiore di pepsicologo.»
«Te lo ricordi ancora?» chiese James incredulo. Era una delle prime volte in avevano parlato civilmente, anche se la dinamica era stata quella di sempre.
«Ricordo tutto, James.» asserì Lily, fermandosi di colpo. James continuò per altri passi e poi si voltò a guardarla.
Solo allora la vide veramente, come non l’aveva mai vista prima. Era bela anche se avvolta dal mantello, le calze nere non del tutto coprenti, le scarpe che facevano rumore, i capelli lisci che ondeggiavano leggermente, mossi dal vento.
Le labbra pallide e le lentiggini sulla pelle altrettanto pallida. Gli zigomi arrotondati dal suo sorriso e quegli occhi verdi come smeraldi che sembravano pietre incastrati in una bellissima roccia. Lily era luminosa e bellissima, ma non appariva. Era una meraviglia nascosta, che si lasciava vedere solo da chi si impegnava veramente nel volerla scoprire fino in fondo.
«Te l’ho mai detto sei fantastica?» le parole uscirono di getto dalla bocca di James, che non ci pensò nemmeno sopra. Lo disse puntando gli occhi in quelli di lei.
Lily non riuscì a distogliere lo sguardo. Gli occhi di James erano una sorta di calamita, non la lasciavano andare, la tenevano stretta, e nei suoi occhi, James ci vide un sacco di cose: stupore, imbarazzo, un po’ di para, il solito velo di tristezza, bellezza. Lily era tutte queste cose.
Lily lo raggiunse senza dire niente. Tornarono nella via principale e «Ho fame.» disse lei, sembrava tornata normale. Sorrideva e non aveva più quell’aria fredda e distaccata.
«Allora entriamo.» James aprì la porta dei Tre Manici di Scopa ed entrò. Non sapeva se qualcuno se ne fosse accorto o meno, ma le sue dita erano intrecciate a quelle di Lily, ed era lei a tenere salda la presa.
 

***
 

Sembrava impossibile, ma Remus era davvero riuscito a dormire per undici ore di fila. Nessuno l’aveva svegliato né in piena notte né all’alba. Era sabato e il dormitorio era praticamente e completamente vuoto. Forse era per quello che era riuscito a dormire in pace, anche se faceva fatica a credere che James non avesse fatto casino mentre si preparava. Dopotutto, un appuntamento con Lily Evans era pur sempre un appuntamento con Lily Evans. Si alzò in a sedere sul letto e si stiracchiò, filando in bagno: aveva un colorito piuttosto giallastro, occhiaie profonde e si sentiva stanco anche se aveva dormito benissimo. La luna piena era vicina, anche quel mese.
Odiava quelle notti, ma più di tutto, odiava i giorni che le precedevano. Si sentiva davvero malissimo e, talvolta, aveva anche il permesso di saltare le lezioni.
Dopo essersi vestito un po’ come capitava, scese in Sala Comune e ci trovò solo quelli del secondo anno. In Sala Grande, invece, l’unico studente del settimo anno presente era Austin Krueger, e Remus, senza sapere nemmeno perché, si mise a sedere proprio vicino a lui.
Quando si dice scavarsi la fossa da soli…
Però Austin gli aveva chiesto scusa, anche se aveva combinato non pochi disastri, e ora Remus non aveva più motivi per avercela con lui.
«Hey, Krueger!» esclamò Remus, dandogli una pacca sulla spalla. Austin alzò la testa dal suo piatto di uova strapazzate, rivolse uno sguardo verso gli Auror di guardia alla porta e poi si girò verso Remus.
«Hey…» mormorò con scarso entusiasmo il ragazzo.
«Hai un’aria afflitta.» fece notare Remus, prendendo una tazza di succo di zucca.
«Mio zio è ad Hogwarts e sembra che stia controllando principalmente me.» sospirò Austin, spostando svogliatamente le uova da una parte all’altra del piatto.
«Tuo zio?» chiese Remus.
«È un Auror.» rispose Austin.
«Ho capito.»
«Non ho un bel rapporto con lui» disse ancora Austin. «Cioè, mio e padre e mio zio non hanno un bel rapporto, io ci ho provato, ma lui è scontroso e a tratti crudele.»
Remus annuiva svogliatamente.
«Ma perché ti sto raccontando tutte queste cose?» domandò Austin retorico, sbattendo la forchetta sul tavolo.
«Non ne ho idea, però se ti aiuta continua pure.» disse Remus gentilmente.
«Come mai sei qui e non ad Hogsmeade?»
«C’è una gita ad Hogsmeade, oggi?»
«Già…»
«Non lo sapevo.»
Austin rise divertito. «Il tuo ragazzo non ti ha invitato da nessuna parte?»
«Avrebbe dovuto?»
«È San Valentino.»
«San Valentino non ha senso.»
Austin lo guardò con le sopracciglia aggrottate per un momento, poi rilassò il viso e salì sul tavolo. «Aboliamo San Valentino!» urlò e attirò l’attenzione di tutti i presenti, i quali erano veramente pochi e quasi prevalentemente bambini del primo anno che, molto probabilmente non sapevano nemmeno cosa fosse San Valentino.
Remus lo osservò dal basso all’alto, con la fronte corrugata, poi sentì un rumore di scarpetta da donna, girò la testa e notò una chioma di capelli biondi venire verso di loro: occhiali sul naso, fascetta colorata tra i capelli, Rita Skeeter si avvicinava pericolosamente.
«Krueger, siediti composto, per Merlino!» esclamò la ragazza, mettendosi seduta accanto a loro.
«Cosa vuoi, Rita? Se non sei qui per unirti al club anti-San Valentino, togli il disturbo.» ribatté Austin.
«Vorrei, ma siete gli unici studenti con un po’ di barba sul mento in tutta la scuola, quindi mi aggrego» disse Rita, sospirando sconsolata. «E poi, non mi dispiacerebbe unirmi a questo club… sono l’unica a non avere un ragazzo.»
«Chissà perché…» buttò lì Remus, ironico.
Rita lo fulminò con lo sguardo solo perché tra di loro c’era Austin, che si era finalmente seduto, e non poteva dunque dargli una gomitata nelle costole come di deve.
«Presente.» mormorò Austin, alzando la mano.
«Suvvia Austin, troverai anche tu uno carino, almeno, lo troverai prima di me» disse Rita. «Oh, e se mai mi ruberai quello che mi piace, sei un uomo morto.»
Calò il silenzio.
Austin impallidì per poi assumere un colorito piuttosto verdognolo, Remus lo osservava e Rita guardava Remus, nessuno stava pensando la stessa cosa.
«Ops, non avrei dovuto dirlo.» mormorò Rita.
«No, io so tutto.» intervenne Remus, scrollando le spalle con sufficienza. Rita lo guardò confusa e poi sospirò, sbadigliò e si accasciò sul tavolo.
Austin, comunque, sembrava sudare freddo per un altro motivo: Rita e la sua maledetta lingua lunga! Suo zio era solamente a dieci metri di distanza e lei se ne usciva dicendo quelle cose pericolosa come mine vaganti, voleva semplicemente morire.
«Va tutto bene, Krueger?» chiese Rita.
Austin non disse niente, si limitò ad annuire e si alzò senza far rumore, poi se ne andò sotto gli occhi sbalorditi di Rita e Remus.
«Ah, l’ho sempre detto io che quel ragazzo è strano.» sospirò la ragazza, arricciandosi i capelli biondi attorno alle dita. Remus fissava il cibo sul tavolo sovrappensiero, senza riuscire a concentrarsi su un pensiero solo.
«Hai detto che siamo gli unici ad Hogwarts?» chiese Remus all’improvviso.
«Non l’ho mai detto.» rispose secca lei.
«Ma lo sai?» domandò ancora Remus.
«Sì, tranne quelli del primo e del secondo, una Tassorosso in Infermeria e Severus Piton di Serpeverde.» disse Rita, guardandosi le unghie. Come faceva ad essere sempre così informata su tutto e tutti?
«E Sirius è andato ad Hogsmeade?»
«Di certo nel castello non c’e… e poi, di grazia, è il tuo migliore amico, cosa ne dovrei sapere io?»
«Bene» disse Remus. «Buona giornata, Rita.»
 

 
***

James e Lily trovarono miracolosamente un angolo deserto di Hogsmeade. Quel giorno sembrava esserci il doppio dei ragazzi che c’erano normalmente durante le gite. Forse, il fatto che fosse San Valentino c’entrava qualcosa.
Lo spiazzo era ai margini del paese, vicino al bosco. Non c’era neve, non nevicava dalla fine di Gennaio e ormai si era sciolto tutto, faceva solamente tanto freddo, ma Lily non vi badava: guardare James negli occhi la mandava a fuoco. Non avrebbe mai creduto che un appuntamento con James Potter potesse essere così piacevole.
Ai Tre Manici di Scopa avevano pranzato e Lily aveva passato i trenta minuti più divertenti della sua vita, considerando le stupide battute di James. Tanto per fare un esempio, quando Madama Rosmerta era venuta a chiedere loro le ordinazioni, lui aveva risposto con «Una burrobirra al fico.»
«Ma di burrobirra ce n’è una sola, caro.» aveva replicato la donna, ridendo.
«No, no, non ha capito: qui il fico sono io.» E Lily era scoppiata a ridere così forte che tutti si erano girati a guardarla. Era pur vero che aveva passato più tempo a parlare e scherzare che a mangiare, e anche se adesso le brontolava lo stomaco, la sua mano sfiorava leggermente quella di James e la cosa non poteva che andarle bene. Non sentiva le solite farfalle che le facevano passare l’appetito, non sentiva niente, aspettava solo di essere riempita.
James, d’altra parte, non si sentiva completamente sicuro di sé, anzi, si sentiva nervoso, perché quella era l’occasione della sua vita, un appuntamento con Lily Evans. Aveva lottato anni per ottenerne uno, e adesso non se poteva farsi sfuggire di mano la situazione. Per di più, era San Valentino, e loro erano soli in qualche angolo di Hogsmeade che non era invaso da studenti, chissà per quale intercessione divina.
Lily si staccò un momento da James e si diresse velocemente verso l’unica panchina presente, si mise seduta e rivolse un sorriso radioso al ragazzo che la accelerò il passo per raggiungerla il più velocemente possibile. Quando le fu accanto, sospirò e decise di metterle il braccio intorno alle spalle, pensandoci meno di una volta. Agire d’istinto si rivelò la tattica fondamentale per non perdere la calma. Lily arrossì leggermente e si voltò a fissare James.
«Ti stai divertendo?» chiese James per avviare la conversazione.
«Molto, ti stai rivelando un perfetto gentiluomo.» scherzò lei.
«Visto, Lily? Sono pieno di sorprese.» disse lui, ridendo. La osservò e si perse un’ennesima volta nei suoi occhi luminosi e nel suo volto arrossato per il freddo.
«È bello stare con te.» mormorò Lily, abbassando lo sguardo e insieme la testa. James sorrise e le prese il mento tra le dita, costringendola a guardarlo negli occhi.
«Solo bello?» soffiò James in un sussurro.
«Meraviglioso.» si corresse allora Lily, con gli occhi socchiusi. Poi li chiuse definitivamente e cercò di ignorare il battito frenetico del suo cuore quando le labbra do James si appoggiarono delicatamente sulle sue. Erano sorprendentemente gentili e un po’ screpolate, Lily non credeva di star baciando sul serio James Potter, non riusciva a rendersi nemmeno conto che lui aveva appoggiato le mani sulle sue guance rosse e fredde e aveva approfondito il bacio, e soprattutto, Lily non riusciva a credere che tutto quello le stesse piacendo da morire, che tutto fosse svanito, che era come se si trovassero da tutt’altra parte, in un posto mistico e irreale dentro la sua testa.
E mentre James le catturava le labbra un’ennesima volta, lei si fece coraggio e allacciò le braccia dietro al collo di lui. Quasi automaticamente, James spostò le mani sulla sua schiena.
Era finalmente arrivato il momento che aspettava da tutta una vita: stava baciando Lily Evans, la ragazza di cui era innamorato da sempre senza essersene mai resto conto veramente; quella con cui aveva litigato dalla mattina alla sera per sette anni, sin da quando erano saliti sul treno per la prima volta; quella che James aveva scoperto e conosciuto, pezzo e dopo pezzo, e ne aveva trovato una persona fragile, che dava l’impressione di essere forte per non lasciarsi abbattere; quella per cui, James ne era certo, avrebbe lottato fino alla morte, ma non per averla, perché quel passo l’aveva compiuto già da tempo. Avrebbe lottato per lei, per non vederla più tremare e piangere di paura.
Credeva che tutto quello potesse essere amore, o forse no, sapeva però che sette anni, o cinque, o soltanto uno erano decisamente troppi per essere solo una cotta.
Quando tornarono a guardarsi negli occhi, entrambi avevano il respiro pesante e lo sguardo un po’ spaesato. Lily aveva i capelli scompigliati e un sorriso confuso sulle labbra rosse, scoppiò a ridere. Era una risata genuina, di gioia, causata non dal divertimento, sol o dalla spensieratezza di quel momento.
«Vorrei dirti che ti amo» iniziò James, superato ogni imbarazzo. «Però ho paura delle tue fatture.»
«Scemo.» scherzò Lily, tirandogli una sottospecie di pugno, ma James le bloccò il braccio e l’attirò a sé.
«Allora te lo posso dire?»
«Me lo devi dire.»
«Ti amo, Lils» disse James. «E ti amo da sempre, mi sembra di esser nato con questo pensiero inculcato nella testa, quando ti vedo mi annullo completamente e non so nemmeno come mi chiamo. Mi dispiace da morire di essermi comportato da stronzo in questi anni, ma solo adesso ho capito che non posso lasciarti andare. E, Merlino!, non riesco a credere di star dicendo tutte queste cose, non so nemmeno perché le sto dicendo, però che credo che ti possano far piacere, vedi, io…»
Lily si rialzò sulle punte lo baciò di nuovo: non aveva mai sentito James parlare a vanvera, ed era ancora peggio di quando parlava normalmente, allo stesso tempo, però, non poté nascondere quanto fosse stata felice di sentire quelle parole proprio da lui, dall’imperturbabile James Potter.
«Oh, bè… wow.» fu l’unica cosa che riuscì a dire lui dopo.
«Non ti sei mai dichiarato in vita tua, vero?»
«In effetti no, di solito sono le ragazze che. ..»
«Non cambierai mai.»
«È per questo che ti piaccio.»
«Non ho mai detto che mi piaci.»
«I tuoi baci dicono esattamente il contrario, Evans.»
Lily rise e si avvicinò a lui, che le passò un braccio attorno alle spalle e cominciarono a dirigersi verso le vie principali di Hogsmeade, ma più si avvicinavano, più quelle che sembravano grida si facevano più forti, più i loro sorrisi si spegnevano.
Era successo qualcosa mentre loro erano lì, ai margini del paese, lontani da tutto e da tutti.
«Che succede?» chiese Lily, senza aspettarsi una risposta vera e propria.
James assottigliò lo sguardo, avvicinandosi di qualche passo, erano vicino ai Tre Manici di Scopa e Madama Rosmerta era fuori dal locale con la bacchetta impugnata conto qualcosa che James non riusciva a vedere.
Poi tutto si fece freddo, la gioia e la felicità sembrarono sparire, faceva fatica respirare. Il tempo sembrò fermarsi e lui vide Lily spalancare occhi e bocca a rallentatore, poi si voltò ancora e riuscì a scorgere con cosa stesse combattendo la donna.
«Dissennatori» mormorò James, indietreggiando. Afferrò il polso di Lily e «Corri!»


 

NdA: Salve a tutti! Sarà un angolino molto veloce perché ho appena finito di leggere COHF (l'ultimo libro di shadowhunters) e sono molto distrutta. Sì, abbastanza. Non riesco a capacitarmi che sia finita ogni cosa D:
Comunque, era logico che io non potessi far vivere in pace questi due poveri cristi e dovessi ficcarci in mezzo i Dissennatori. Tipo a dire "vi siete baciati? Ora scontate la pena dell'universo"
Sto decisamente poco bene (di mente), oggi. Forse qualcuno lo sa perché tempo fa l'ho scritto su facebook, comunque, secondo voi chi è il misterioso ragazzo di Mary? È una coppia di cui mi sono follemente innamorata, e sopravvivo solo grazie a tumblr perché solo lì esiste chi li shippa ç__ç verrà svelato in seguito, ma voglio sapere se vi siete fatti un'idea. L'unica cosa che si sa è che è un Serpeverde.
Ora, so che tutti voi aspettavate il bacio Jily ed eccolo qui, ma non temete, per questi due è tutto appena cominciato :'D *risata malefica*

Ringrazio di cuore chi hia recensito lo scorso capitolo: AriPotterJackson01, TheChief, jale90, Bells1989 e Jade_Horan ♥
Ora torno a deprimermi per quel libro. Ave atque vale, sorelle T__T e alla prossima!
Baci,
Marianne

 

 
 

   
 
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