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Autore: suinogiallo    30/08/2008    1 recensioni
Prima di Mellerville House, dell'Albero dell'Impiccato, di Young Rock, Robert Autore era stato protagonista di altre avventure.
Questa raccolta le raccoglie in una unica opera.
La seconda storia, Lamia, è giunta seconda al concorso il Mostro e il Mostruoso organizzato da IMG.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Robert's Shorts'
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lamia
LAMIA
by: Suinogiallo

               
Arrivai a Salem1 che il sole era da poco sceso sotto la linea delle montagne.
Avrei preferito arrivare prima ma il pullman aveva trovato una frana lungo la strada e prima che riuscissero a farlo passare erano trascorse preziose ore di luce. Il tragitto, poi, dalla fermata, fino al paese aveva finito per esaurire completamente la luce facendomi arrivare nel piccolo paese quando il sole era ormai tramontato.
Rapidamente guardai il biglietto con l’indirizzo che mia cugina vi aveva scarabocchiato sopra e poi iniziai a guardarmi intorno alla ricerca di un punto di riferimento.
L’intera cittadina, come era logico aspettarsi, era deserta. Le finestre delle case pesantemente chiuse e non un solo rumore a disturbare il soffio del vento.
Già, ma perché logico aspettarsi?
Erano in pochi a saperlo e, anche adesso che sono passati molti anni, dubito che ci sia qualcuno che lo sappia.
Ad Autore quando si deve mantenere un segreto lo si mantiene.
Comunque, finito di guardarmi intorno mi rimisi il biglietto in tasca tastando per buona misura la testa d’aglio che mi ero portato dietro. Niente crocifissi o acqua santa, e neanche paletti di frassino nascosti nello zaino.
I primi non sarebbero serviti a nulla – non tutti sono cattolici sapete – mentre i secondi non sarei neanche riuscito a tirarli fuori se solo avessero voluto darmi una morsicata di benvenuto.
Continuate a non capire vero?
Salem non era una cittadina come le altre, era speciale.
Vi viveva infatti l’unica comunità al mondo di vampiri socialmente integrata. In tutta segretezza, questo sì, ma integrata con la società.
Ed io ero li per incontrarmi una amica di mia cugina, una vampira. L’amica di mia cugina Marlene intendo.
Lei, mia cugina, e Lamia2 si erano incontrate anni prima ed erano diventate amiche. Si parlavano spesso via telefono e via chat e ogni tanto si incontravano anche.
I genitori di Lamia erano due chimici ed avevano lavorato ad un sangue artificiale, sponsorizzato dalla Autore Enterprises che, se da un lato risolveva il problema delle trasfusioni di sangue, dall’altro aveva risolto il problema, ben più grave, almeno per loro, dell’approvvigionamento di cibo.
Già. Anche se erano integrati nella società i vampiri di Salem erano pur sempre dei vampiri e si nutrivano, come tutti i vampiri di questo mondo, di sangue.
Da qualche giorno però Lamia aveva smesso di scrivere a Marlene e non rispondeva più neanche al telefono. Oltre questo, poi, qualche giorno prima Marlene aveva notato un certo incupimento nel suo carattere. Una cosa strana per una ragazza dal carattere solare – lo so, è quasi un controsenso ma non so come altro definirlo – come era lei.
E per questo mi aveva chiesto di andare a controllare se tutto fosse a posto.
Sarebbe venuta anche lei, aggiunse, se solo proprio in quei giorni non avesse una brutta influenza che la costringeva a starsene a letto.
E fu così, con il sole che ormai era tramontato, che mi trovai al centro di una cittadina popolata solo da vampiri.
 
                Stavo camminando guardandomi intorno sempre più circospetto quando sentii una voce chiamarmi da un vicolo buio.
- Dice a me? – guardai verso il vicolo non riuscendo a scorgere nulla. Mi sentii anche un po’ idiota pensando che magari mi ero solo immaginando quella voce e che stavo parlando al nulla.
- Sei Robert, vero? Il cugino di Marlene? – mi disse di nuovo quella voce. Aguzzando un po’ di più la vista riuscii a scorgere una figura pallida, quasi eterea, dai lunghi capelli celestini che mi fissava.
- Lamia? – domandai facendo un mezzo passo in avanti. Nella mano destra stringevo la capocchia d’aglio.
- Cosa sei venuto a fare qui? – mi domandò poi uscendo dall’oscurità. Non so perché ma avevo immaginato che i vampiri indossassero tutti dei vestiti di foggia antica e, per quanto riguarda Lamia, invece ero quasi convinto che l’avrei trovata con indosso un vestito alla gothic loli3. Nulla di più sbagliato invece. Indossava un paio di jeans scuri piuttosto attillati ed un maglioncino di cotone anch’esso scuro.
L’avevo intravista solo in un paio di occasioni, e sempre di sfuggita, ma solo in quel momento mi resi conto che era davvero una bella ragazza. All’epoca le tendenze di mia cugina ancora non erano venute fuori del tutto ma adesso posso dire che aveva avuto davvero un bel gusto.
- Marlene è preoccupata! – le dissi mentre mi veniva incontro. Mano a mano che si avvicinava riuscivo a scorgere altri dettagli della sua condizione vampirica. Le orecchie leggermente a punta, gli occhi di una innaturale colorazione giallo limone, e soprattutto, quando apriva la bocca, riuscivo a scorgere i canini decisamente più sviluppati che negli esseri umani.
- Non dovevi venire! – mi disse improvvisamente afferrandomi per un braccio. Una presa dura che mi fece quasi male.
Con uno strattone mi costrinse poi a seguirla nel vicolo.
- La situazione qui è cambiata! – mi disse con un sussurro. Il riflesso della luna sui suoi canini mi gelò il sangue.
Aveva una forza mostruosa, sentivo le sue dita che quasi mi penetravano nella carne.
Se avesse deciso di mordermi non avrei avuto scampo.
- In che senso? – trovai il coraggio di chiederle.
- Rivolta! – sussurrò di nuovo mentre con lo sguardo saettava fuori dal vicolo, poi, come se avesse visto qualcosa che non le andava mi spinse ancora di più dentro al vicolo – Il capo della comunità è stato ucciso da degli stranieri, vampiri che non hanno mai aderito al trattato, e adesso tutta Salem è in mano a loro! –
- Il capo della comunità? – mormorai guardandola. Vagamente mi sembrava di ricordare che il capo della comunità di Salem fosse proprio suo padre – Stai parlando di tuo padre? –
- Dell’uomo che ha vampirizzato mia madre mentre mi aspettava, sì! – rispose freddamente – Devi andare via da qui, ed in fretta! Se ti trovano, sarai il loro spuntino! –
- Concordo! – mormorai sentendomi leggermente sollevato dal fatto che almeno lei non volesse succhiarmi come una arancia.
Un rumore di passi attirò la sua attenzione.
- Eccolo! – una voce esplose nel vicolo mentre alcune ombre iniziarono ad avvicinarsi.
- Dannazione, ti hanno scoperto! – urlò Lamia – Scappiamo! – e senza darmi tempo di riflettere su quello che stava accadendo mi ritrovai a seguirla lungo altri vicoli con una torma di vampiri che ci inseguiva.
 
                - Per fortuna il sangue artificiale riduce l’acutezza dei nostri sensi! – mormorò Lamia sentendo che la torma di vampiri si allontanava.
Sfruttando una svolta ed un vicolo particolarmente oscuro ci eravamo nascosti dentro una cantina.
- Possiamo rimanere qui fino all’alba, e poi andarcene! – proposi guardandomi intorno – Al diavolo, no! –
- Cosa? – mi guardò, questa volta lei, perplessa.
- Dobbiamo andare via subito e trovare un posto lontano da qui dove nascondere anche te! – le dissi – E prima che spunti l’alba! –
- Marlene non esagera quando ti descrive con uno che gioca sempre a fare l’eroe e che qualche volta ci riesce anche! – sorrise. Dovetti ammettere tra me che anche se era un po’ inquietante, il suo sorriso la faceva diventare anche più bella.
- Ma adesso non è il caso di mettersi a giocare! – ritornò seria – Rimarremo qui fino all’alba, poi, quando tutti se ne saranno andati a dormire scapperai! –
- Mi hai aiutato! – cercai di farle capire – Cosa ti accadrà? – non le dissi che ero preoccupato anche del fatto che una volta che avessi dato l’allarme quella zona sarebbe stata completamente rasa al suolo.
Mi aveva aiutato, questo sì, e forse sapeva anche lei cosa sarebbe successo una volta che avessi dato l’allarme, ma avevo ancora paura della sua reazione.
Quella era la sua città, li ci viveva e ci vivevano i suoi cari.
- Sono una vampira, ti interessa così tanto cosa mi faranno i miei simili? – reagì guardandomi.
- Sei una amica di mia cugina! – ribattei. Diavolo gente, Marlene lo aveva sempre detto. Più la situazione si fa ingarbugliata, più qualcuno cerca di convincerti a fare qualche cosa e più ti ostini a fare l’eroe.
E scappa e al diavolo tutto!
- D’accordo! – si arrese alla fine – Ma come pensi di proteggermi dalla luce del sole una volta che sarà giorno? –
- Quando sono arrivato ho visto un’auto parcheggiata – le dissi – la ruberemo e scapperemo con quella, e prima che il sole sorga ti nasconderai nel bagagliaio!4
 
                Il piano era estremamente semplice.
Lamia sarebbe andata in avanscoperta. Anche se il sangue artificiale riduceva l’acutezza dei loro sensi anche in quella condizioni la vista al buio di Lamia sarebbe sempre stata migliore della mia.
- Andiamo! – le dissi facendole cenno di precedermi.
- Aspetta! – mi fermò bruscamente guardandosi poi intorno, poi con un gesto brusco ruppe una gamba da un tavolo che era stato gettato nella cantina – Nel caso ci sia da combattere vuoi affrontarli a mani nude? – passandomela poi a me.
- Preferirei evitare di combattere! – mormorai prendendo il paletto improvvisato. Rapidamente poi uscimmo dal nostro rifugio e ci dirigemmo tenendoci addossati alle pareti del vicolo verso la strada principale dove avevo visto l’auto.
Il passo di Lamia era leggero e silenzioso mentre avanzava evitando con cura gli ostacoli che si frapponevano avanti segnalandomeli mano a mano che li superava per evitare che io invece li prendessi in pieno.
Rapidamente raggiungemmo la fine del vicolo fermandoci ad osservare la strada.
Sembrava deserta.
E l’auto che avevo visto quando ero arrivato non c’era più.
- Con questo direi che il tuo brillante piano non sia più applicabile! – mi guardò – Torniamo indietro, ci nasconderemo in quella cantina e alle prime luci dell’alba andrai via! –
- Non possono averla di certo messa sotto terra! – obiettai uscendo dal vicolo e guardandomi intorno. Un grido di allarme mi fece capire di essermi esposto troppo ed ero stato scoperto.
- Anche su questo tua cugina ha ragione! – urlò Lamia afferrandomi di nuovo per il braccio ed iniziando a correre verso il bosco che circondava Salem – A volte sei un idiota! –
- Me lo dice spesso! – sorrisi mentre, libero dalla sua stretta, iniziai a correrle accanto – Dove stiamo andando? –
- Il più lontano possibile! – scartò bruscamente sulla destra sempre continuando a correre. Preso di sorpresa da quel cambio di direzione slittai con le scarpe quasi per un metro prima di riuscire anche io a svoltare e dovetti aumentare poi il passo per tornarle accanto.
All’epoca – avevo sedici anni – ero più magro di adesso ed avevo anche una maggiore resistenza fisica oltre che una maggiore agilità, ma la corsa era sempre stata una cosa che non adoravo particolarmente e già sentivo le gambe iniziare a farmi male. I polmoni poi erano addirittura in fiamme.
Ma il rumore di passi che ci seguivano e che sembravano farsi sempre più vicini erano uno sprone più che sufficiente a farmi andare avanti.
Fare la fine di un limone spremuto non era proprio nelle mie aspettative per il prossimo futuro.
- Di qua! – mi disse Lamia afferrandomi nuovamente per il braccio e costringendomi a seguirla in una nuova brusca svolta. Pochi secondi dopo mi sentii mancare letteralmente la terra sotto i piedi e non vidi più nulla.
Stavo per urlare ma mi venne impedito da una mano che letteralmente mi si stampò sulla bocca.
- Zitto! – mi sussurrò Lamia spingendomi contro una parete di terra e roccia.
Eravamo finiti in una specie di pozzo che si allargava poi a formare una caverna sotterranea.
Rapidamente sentii i passi farsi sempre più vicini e le voci dei vampiri che ci davano la caccia che si chiedevano dove fossimo finiti.
Un moto di terrore si impadronii di me sentendo dire da quello che sembrava essere il capo che avrebbero dovuto cercare ovunque, fino all’alba. Anche sotto i sassi se fosse stato necessario.
- Non possiamo permetterci che quell’umano esca vivo da qui! – urlò poi. Una voce gutturale che emanava malvagità allo stato puro – E portatemi anche quella puttanella! Prima di darla in pasto ai cani5 voglio divertirmi! –
Pochi attimi dopo sentii di nuovo i passi che si allontanavano.
- Non parlare ancora! - mi sussurrò all’orecchio Lamia standomi praticamente adesa addosso e sempre con la mano premuta sulla bocca.
Non so perché, ma tra le tante convinzioni che avevo sui vampiri ero convinto che fossero freddi come il marmo.
In fondo sono morti, dovrebbe essere normale che siano freddi come cadaveri. così come ero convinto che dovessero puzzare di decomposizione.
Marlene mi aveva spiegato che non era così ma che ci volete fare, dopo anni di letture di romanzi dell’orrore e di film sui vampiri le convinzioni sono dure a morire.
Ed invece la mano di Lamia era tiepida mentre un dolce profumo di shampoo alla pesca veniva dai suoi capelli.
- Eccovi qui! – urlò improvvisamente un vampiro cadendo nel pozzo. La bocca spalancata a mettere in mostra i canini aguzzi.
 
                La sorpresa di vedere quel vampiro cadere nel pozzo fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Diavolo, cosa ci facevo in quel posto infernale? Per quale motivo dovevo essere inseguito da una torma di vampiri assetati? E soprattutto, perché cazzo Marlene non si faceva delle amiche normali!
Tenendo il paletto in avanti come fosse una picca mi scagliai in avanti prendendo di sorpresa anche Lamia che si ritrovò a fissarmi sorpresa.
Ma la sorpresa maggiore fu quella del vampiro che allargò la bocca e gli occhi facendo un verso gutturale mentre gli infilavo il paletto nel torace.
- Uh? – mi guardò abbassando poi lo sguardo su quella che una volta era stata la gamba di un tavolo – Uh! –
Un attimo dopo lo vidi dissolversi come polvere lanciando un urlo che fece quasi tremare le pareti del pozzo.
- E tanti saluti! – rantolai sentendomi improvvisamente svuotato di ogni energia. Lamia mi fu subito accanto sorreggendomi mentre venivo colto da un attacco di vertigini.
- Dobbiamo andare via da qui! – mi disse rapidamente – Quell’urlo richiamerà qui i vampiri e se ci trovano ancora qui dentro sarà la fine! –
- Sì! – sussurrai riprendendo un po’ il controllo di me. Uno sguardo alle pareti del pozzo mi fece però capire che non sarebbe stato facile.
Non c’erano appigli e l’uscita era ad oltre tre metri sopra le nostre teste.
Oltre alla corsa anche le scalate non erano nel mio background.
- Non sarà facile! – mormorai guardandola – Forse tu puoi farcela, ma io non riuscirò mai a scalare questa parete! –
Lamia era molto più agile di me. Sicuramente non avrebbe avuta nessuna difficoltà a superare con un balzo i tre metri che ci separavano dalla superficie e poi da li mettersi in salvo.
Avevo paura, certo. Rimanere li da solo ad aspettare che un orda di vampiri scendesse per fare di me il loro spuntino di mezzanotte non era una cosa che non spaventava. Anzi, detto fra noi, stavo quasi letteralmente facendomela sotto.
Ma non potevo di certo permettere che Lamia condividesse il mio destino. Avevo sentito anche io quello che il vampiro aveva detto.
- Forse hai ragione! – sussurrò guardando anche lei le pareti ripide del pozzo – Ma se rimani qui sarai una facile preda, sei riuscito ad uccidere Kyle perché lo hai colto di sorpresa, ma con gli altri non sarà così semplice! –
Sentirle pronunciare il nome del vampiro che avevo ucciso mi gelò il sangue. Lo conosceva. Era uno della sua razza, forse addirittura un parente.
- Vuoi sapere se lo conoscevo? – mi domandò all’improvviso. Il mio volto probabilmente tradiva le emozioni che stavo provando in quel momento – Sì, come tutti gli altri. La nostra comunità è piccola, ci conosciamo tutti! – poi, guardando di nuovo verso l’apertura sopra la nostra testa – C’è un modo che ci permetterà di uscire da qui, ma devi fidarti di me! –
Il sentirle pronunciare quelle parola mi diede una strana sensazione. Dovevo fidarmi di lei. Cosa aveva in mente?
Lo ammetto, per qualche secondo ebbi anche paura che fosse una trappola, Avevo ucciso uno di loro, era normale che volesse vendicarlo.
Poi però la guardai negli occhi. Quella misteriosa tonalità di giallo che mi fissava.
- Cosa hai in mente? – le chiesi decidendo che avrei messo la mia vita nelle sue mani.
- Il sangue artificiale riduce i nostri sensi e la nostra forza – iniziò a dirmi. Un campanello di allarme iniziò a suonarmi nella mente – e sono anni ormai che ci nutriamo solo di quello! –
- Non posso garantirti che una volta assaggiato riuscirò a fermarmi in tempo – continuò a dirmi – potrei continuare a succhiare fino all’ultima goccia –
Il campanello di allarme adesso era diventata una sirena.
- Ma avrò una forza ed una agilità maggiore – concluse – anche degli altri vampiri! –
- Diventerò uno di voi? – le chiesi guardandola.
- No! – si affrettò a rispondere. Un raggio di luce lunare le illuminò il volto. I canini erano diventato leggermente più lunghi – Se mi fermerò in tempo non lo diventerai! –
- Ti fermerai in tempo? – le chiesi allora.
- Sì! – mi promise – Sentirai una puntura e poi... –6
 
                Non mi fece molto male.
Sentii una puntura sul collo, dolce, accompagnata dal caldo del suo alito, poi tutta una ridda di sensazioni e di emozioni che mi squassarono.
Ebbi una erezione, forte, pulsante e alla fine venni mentre sentivo lentamente che una parte di me fluiva dentro di lei.
Mi resi conto che stavo per morire. Sentivo tutto ovattato, la pressione delle sue labbra sulla pelle del mio collo, le sue mani che mi stringevano, il suo corpo adeso al mio.
La paura era scomparsa.
Stavo morendo e non mi importava.
- Svegliati! – mi disse all’improvviso dandomi uno schiaffo in pieno volto.
- Cosa? – rantolai aprendo gli occhi e vedendo il volto di Lamia a poca distanza dal mio. Leggermente più rosato di prima, un lieve sbaffo rosso sulle labbra, gli occhi lucidi, il respiro leggermente affannato.
- Mi hai fatto prendere un bello spavento! – mi disse aiutandomi a rimettermi in piedi. La testa mi girò leggermente ma passò rapidamente – Ho avuto paura di aver esagerato! Per me era la prima volta! –
Lei si era spaventata?
Io ero quasi letteralmente morto di paura.
La prima volta? Poteva anche dirmelo cavolo!
La guardai ed improvvisamente mi ricordai dell’erezione e del fatto che ero venuto e provai una vergogna tale che mi sarei sepolto sotto terra.
Ancora non sapevo che lo stesso era stato anche per lei. Anche lei aveva avuto un orgasmo ed era venuta e che per la sorpresa e la violenza della sensazione che aveva provato aveva avuto paura di aver esagerato.
- Adesso dobbiamo uscire da qui! – mi disse afferrandomi per il collo della camicia, poi mi mise una mano tra le gambe e quasi fossi stato una bambola mi lanciò oltre l’uscita del pozzo seguendomi subito dopo con un balzo.
- Era, era questa la tua idea per uscire? – gorgogliai massaggiandomi la schiena.
- Andiamo! - evitò di rispondermi dandomi una mano per alzarmi poi riprendemmo a correre mentre da lontano iniziammo a sentire il rumore dell’orda di vampiri che stava riprendendo la caccia.
Era notte fonda e la luce della Luna riusciva a malapena a infiltrarsi tra le fronde degli alberi ma Lamia avanzava tranquilla guidandomi come se fosse stato pieno giorno.
- Dove stiamo andando? – le domandai tenendole la mano.
- Stiamo tornando verso Salem! – mi rispose fermandosi a guardarsi intorno – Siamo troppo distanti da qualsiasi posto dove io possa nascondermi quando giungerà l’alba e non posso lasciarti da solo! Saresti trovato ed ucciso in pochi minuti! –
- Sì! – mormorai ricordandomi che anche lei era una vampira e che alle prime luci dell’alba, se il sole l’avesse sorpresa senza riparo, sarebbe morta.
- Non ti lascio nel paese però! – le dissi all’improvviso fermandomi e costringendo anche lei a fermarsi.
- Non possiamo scappare insieme! – quasi urlò – Lo vuoi capire? Io sono una vampira, tu sei un essere umano. Tu potrai scappare quando il sole sorgerà, io dovrò starmene rintanata! E se aspetti che scenda la notte verrai catturato, non possiamo sperare di riuscire a scappare di notte! –
- Verrai uccisa! – le dissi guardandola – L’hai sentito anche tu, verrai portata da lui e... – non riuscii ad andare oltre con la frase.
Diavolo! Marlene me lo aveva sempre detto. E me lo dice tutt’ora. Ho l’innamoramento facile.
- Si divertirà con me! – completò lei a frase per me e fu quasi come se mi avessero dato un pugno nello stomaco.
- Troveremo quella dannata auto! – le dissi fissandola – Quando sorgerà il sole ti nasconderai nel bagagliaio e ti porterò in salvo! –
- Rischierai la vita! – sorrise improvvisamente.
- Sono l’eroe, è il mio lavoro! – sorrisi anche io. Per dirla con Marlene, l’idiota che è in te è finalmente uscito allo scoperto.
- Sei un idiota! – confermò anche Lamia abbracciandomi e dandomi un bacio sulle labbra.
Poi riprendemmo a correre verso il paese.
 
                Ritrovammo l’auto poco distante da dove l’avevo vista quando ero arrivato.
Qualcuno doveva averla presa, ci aveva fatto un giro – forse per perlustrare più rapidamente i dintorni – e poi era tornato indietro.
Sperai che avesse anche lasciato le chiavi nel quadro.
Qualche esperienza di guida l’avevo – mi avevano fatto guidare nel grande parco intorno alla villa – ma non parlatemi di far partire un motore semplicemente unendo due fili.
Non ne sarei stato mai capace.
Rapidamente seguii Lamia che, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno nei dintorni, corse verso l’auto e pochi attimi dopo mi gettai quasi contro la portiera dal lato guidatore gettando un’occhiata dentro l’abitacolo.
- Ottimo! – quasi ululai vedendo le chiavi inserite nel nottolino di accensione, poi mi voltai verso Lamia che intanto continuava a guardarsi intorno – Sali, ce ne andiamo! –
- Sì! – mormorò voltandosi. Un secondo dopo la vidi venir sbalzata via e mandata a sbattere violentemente contro un palo della luce.
- Non così in fretta! – ghignò un vampiro uscendo dall’oscurità.
Era diverso da quello che era saltato giù nel pozzo.
I canini erano molto più lunghi ed il volto era ricoperto da una strana peluria grigiastra che gli usciva anche dalle orecchie, decisamente più grandi e a punta di quelle degli altri vampiri.
Anche le mani, notai, erano ricoperte dalla stessa peluria mentre le dita erano decisamente più lunghe e terminavano con delle unghie che mandavano dei bagliori quasi metallici alla luce della Luna.
Non ci misi molto a capire che si trattava del capo dei vampiri stranieri che si erano impadroniti di Salem e che avevano ucciso il padre di Lamia.
Ma soprattutto mi resi conto che il vampiro che avevo di fronte si era nutrito con del vero sangue umano e non con quello sintetico.
Era riuscito ad avvicinarsi a Lamia prima che lei riuscisse a vederlo.
- Che ne dici di buttare via quel pezzo di legno inutile? – mi domandò avvicinandosi lentamente – Io non sono uno dei vampiri di questa città, lento e rincoglionito da quella schifezza che bevono, con me non avresti scampo! – poi notò i due piccoli buchi che avevo sul collo e quasi colto da una collera sorda si voltò verso Lamia che intanto stava rimettendosi in piedi, ancora visibilmente intontita dall’urto  – Vedo che la puttanella si è già servita! Meglio così, mi darà ancora più piacere! –
- Non prendermi alla leggera! – urlai caricandolo improvvisamente.
Avevo sperato di riuscire a colpirlo come avevo fatto con il primo vampiro ma su di una cosa aveva avuto ragione.
Lui non era ne lento ne rincoglionito e prima ancora che riuscissi a rendermene conto mi ritrovai con le mani vuote.
In un lampo vidi il paletto volar via e pochi attimi dopo provai un dolore urente alle mani.
Non mi aveva colpito ma l’urto violento che aveva dato con una manata al paletto si era trasmesso alle mie mani.
- E come dovrei prenderti? – sogghignò afferrandomi per il collo con una mano e sollevandomi quasi senza nessuno sforzo. Vidi il suo volto avvicinarsi al mio e la sua bocca aprirsi mettendo in mostra i due canini superiori e i due inferiori lunghi quasi come pugnali.
Mi strapperà la testa dal collo, pensai guardando quei denti così acuminati.
Avrò un orgasmo anche quando mi morderà lui, pensai anche. Che cazzo di pensieri ti passano per la testa, vero?
- Lui è mio! - urlò improvvisamente Lamia avanzando decisa verso il vampiro – L’ho posseduto io e mi appartiene! –
- Da ridere! – si voltò verso di lei accennando una risata – Voi non vivete come vampiri, bevete sangue sintetico, avete rinunciato alle nostre tradizioni di cacciatori di uomini per vivere in una società che non sa neanche che esistete e che vi teme e deride! – poi mi lasciò cadere a terra – E cosa fai? Vieni a ricordarmi la legge del primo morso? –
- Il paletto! – cercai di guardarmi intorno per vedere dove era era finito. Avevo il collo in fiamme. Tranne il punto dove Lamia mi aveva morso, che era completamente insensibile, non avevo un punto del collo che non mi facesse male.
Dovevo trovare il paletto. Fu quello il pensiero che mi permise di muovermi e di allontanarmi dal vampiro che, intanto, stava continuando a fissare Lamia.
Ma non fui abbastanza veloce.
Con la coda dell’occhio mi vide strisciar via e prima che potessi essere fuori portata mi schiacciò a terra con una violenta pedata sulla schiena.
- Patetico! – rise lasciando il suo piede sulla mia schiena – Sembra uno scarafaggio che tenta la fuga! – poi si chinò e mi afferrò per i capelli costringendomi a mettermi in ginocchio – Sei fortunato, non mi ti berrò subito ma ti permetterò di assistere alla morte della tua padrona! –
Mi lasciò per girarsi rapidamente verso Lamia che, intanto, aveva sfoderato anche lei degli artigli non indifferenti.
- Ma prima di ucciderla – si passò la lingua sulle labbra – mi divertirò con lei! –
 
                Lamia non attese l’attacco del vampiro. Si scagliò contro di lui con un balzo felino portando avanti le unghie che avevano assunto l’aspetto di artigli. Il volto contratto in una smorfia di rabbia quasi animale, i canini allungati e quasi protesi in avanti per lacerare.
Per un secondo ebbi paura a vedere quella nuova Lamia che si stava avventando contro il vampiro.
Il suo affondo però non ebbe il risultato sperato.
Il vampiro la evitò senza nessuna fatica colpendola poi alla schiena con un violento colpo di taglio della mano afferrandola poi per i capelli e mandandola a sbattere contro l’auto.
Un secondo dopo gli fu sopra afferrandola al collo ed iniziando a stringere.
A pochi attimi dall’inizio dello scontro era già tutto finito.
Vidi la smorfia di dolore sul viso di Lamia e mi resi conto che non avrebbe retto molto e, quasi in un gesto di resa, vidi e sue unghie tornare normali mentre le braccia le ricadevano inerti lungo il corpo.
- Ho vissuto quasi cinquecento anni! – esultò il vampiro guardando Lamia – E sono sopravvissuto a migliaia di scontri, non avevi nessuna speranza con me! –
- Ma vai all’inferno! – urlai improvvisamente brandendo il paletto sopra la testa per poi calarlo con tutta la forza che mi rimaneva nella schiena del vampiro facendoglielo uscire dal torace.
- Sporco essere umano! – urlò a sua volta voltandosi a guardarmi. Un rivolo di sangue nero come la pece gli uscì dalla bocca semi aperta mentre la pelle iniziava a screpolarsi e a cadere quasi fosse fatta di terracotta.
Feci un salto indietro vedendo il corpo del vampiro iniziare a sgretolarsi mentre un fluido nero gli colava dalla bocca, dalle orbite rimaste vuote, dalle crepe sul volto, lungo il paletto.
Avevo immaginato che anche lui sarebbe scomparso semplicemente con un puff, in una nuvoletta di polvere, come il vampiro nel pozzo e non ero affatto preparato allo spettacolo che stavo vedendo in quel momento.
- Morirete! – urlò in un ultimo disperato momento agonico – Morirete tutti e due! – mentre la mandibola si staccava e finiva in polvere ancor prima di toccare terra.
- Ma vai a farti fottere! – urlai caricando un pugno con il destro e colpendolo con violenza a quello che rimaneva del cranio mandandolo letteralmente in polvere.
Poi caddi a terra completamente svuotato da ogni energia.
Mi sarei lasciato trovare li dagli altri vampiri che stavano sopraggiungendo. Potevo sentire i loro passi veloci che ci avvicinavano.
Ero davvero esausto, troppo stanco anche per solo per pensare di mettermi in piedi e scappare.
- Andiamo! – mi urlò improvvisamente Lamia guardandomi dall’alto al basso – Non mi avevi promesso che mi avresti portata in salvo? –
- Davvero ti ho fatto una promessa così impegnativa? – rantolai iniziando a rimettermi in piedi. Sentivo ogni osso, ogni muscolo farmi male fino all’inverosimile. Al contrario Lamia era fresca e riposata come se nulla fosse accaduto.
I canini avevano ripreso la loro grandezza normale ed il suo volto era tornato ad essere dolce e tranquillo come sempre.
- Cos’era quella storia della legge del primo morso? – le domandai mentre faticosamente mi alzavo in piedi.
- Il vampiro che per primo morde un umano ha una specie di diritto di prelazione su di lui! – mi rispose aiutandomi a camminare fin verso l’auto – L’umano diventa una specie di sua proprietà e il vampiro può decidere cosa farne, se farlo bere anche da altri oppure no! –
- Quindi, io adesso sarei di tua proprietà? – le domandai sedendomi al posto di guida.
- Il vampiro può anche decidere di liberare l’umano! – sorrise andando a sedersi al posto del passeggero – Ma solo se l’umano lo merita! –
Misi in moto e ci allontanammo rapidamente da Salem proprio mentre una torma di vampiri iniziava ad affollare la strada principale.
Da li a poco sarebbe sorto il sole e Lamia avrebbe dovuto rifugiarsi nel bagagliaio dell’auto mentre io avrei dovuto dare l’allarme e avvisare la Pattuglia di cosa stava accadendo in quella cittadina.
Ma fino a quel momento l’unica cosa che mi interessava era guidare e guardare di tanto in tanto il bel volto della ragazza che mi stava seduta affianco.
 
epilogo
                Quanti anni sono trascorsi da quella notte?
Molti, davvero molti.
Quando la Pattuglia raggiunse Salem per bonificare la zona si trovò di fronte un paese completamente disabitato.
In un modo o nell’altro erano riusciti a scappare. Forse dentro grossi autotreni guidati da esseri umani compiacenti o forse semplicemente si erano nascosti per bene dentro qualche sotterraneo.
Venni a sapere molti anni dopo che il paese non era stato affatto perquisito e che la Pattuglia si era limitata semplicemente a farlo saltare in aria con tonnellate di esplosivo.
Andai allora a controllare con i miei occhi cosa era rimasto.
Adesso c’è una foresta di conifere che è cresciuta sui resti del paese e dentro il gigantesco cratere  che si è formato con l’esplosione e tutto sembra essere tranquillo ma nei paesi limitrofi è nata una specie di leggenda metropolitana.
Dicono che a volte qualche cosa esce da dentro quel cratere e che se non si è ben chiusi dentro casa si rischia di fare una brutta fine.
Ma forse è solo una scusa buona per tenere i propri figli a casa dopo il tramonto.
Nel dubbio me ne sono tornato a casa molto prima che il sole scendesse sotto le montagne.

 
Iniziata a Coulogne Bay il giorno 8 Luglio 2008
Terminata a Coulogne Bay il giorno 10 Luglio 2008
 
 
 
Note
1 Si tratta di una citazione dal libro di Stephen King “Salem’s lot” (le Notti di Salem in italiano). Libro vampiresco al pari di questa storia (cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Le_notti_di_Salem).
2 Il nome di Lamia si ritrova in vari miti antichi come vampiro ante litteram (http://it.wikipedia.org/wiki/Lamia)
3 Si tratta di una citazione da diversi anime e manga di stampo vampiresco in cui appaiono giovani vampire con abiti gothic loli (cfr. Karin ed in special modo la sorella della protagonista, Anju Maaka - http://it.wikipedia.org/wiki/Karin_%28anime%29)
4 Si tratta di una citazione dall’anime Tsukuyomi - moon phase, quando Kouhei per portare Hazuki nel posto dove pensa si trovi la madre la nasconde nel bagagliaio della sua auto (questo prima della scoperta che Hazuki è una daywalker).
Nella finzione di questa storia Lamia invece non può sopravvivere all’esposizione diretta della luce solare.
5 Si tratta di una citazione dal romanzo di Robert McCammon “They Thirst” (in italiano Hanno sete) quando Il Maestro dopo aver eliminato un suo collaboratore ne fa mangiare il corpo dai cani.
6 Anche questa è una citazione di Tsukuyomi - moon phase, quando Hazuki dopo aver bevuto il sangue di Kouhei (senza vampirizzarlo) ottiene maggior potere.
 
Quattro Chiacchiere con L’autore
 
                Ed eccoci alla fine di questa storia.
Devo ammettere che non è la prima volta che mi cimento con una storia sui vampiri ma è la prima volta che ne porto una a compimento, complice anche il fatto che per questa storia dovevo mantenermi entro il limite di 5000 parole (ho sforato di poco). Il background (l’idea di una comunità di vampiri che vive in pace con gli umani – se se già esiste qualcosa del genere fatemelo sapere -)  risale addirittura a un decennio, se non oltre, fa e come ho già detto già altre volte avevo provato a mettere su carta qualche idea, sempre fermandomi dopo le prime pagine.
Questa volta sono riuscito ad arrivare fino alla parola fine e spero di essere riuscito a fare un lavoro decente.
Le citazioni e le fonti di ispirazione sono già state trattate nelle note, Stephen King, Robert McCammon, ovviamente Buffy l’ammazzavampiri, e poi vari anime vampireschi. Per quanto riguarda i miei vampiri poi ho fatto un pastiche di varie mitologie (anche letterarie) miscelando un po’ di tutto.
Ringrazio la giuria del concorso Il Mostro e il Mostruoso per il magnifico secondo posto che hanno assegnato a questa storia e Maki per avermela betata (dopo averla giudicata ovviamente).
Prima di salutarci, come al solito, vi auguro una buona lettura con la speranza che vi divertiate a leggere questa storia almeno quanto io mi sono divertito a scriverla.
 
Hasta Luego
 
 
   
 
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