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Autore: Stilistire    11/07/2014    4 recensioni
Dopo un sabato sera di sballo, Arianna Villa si risveglia ubriaca e non ricorda più nulla della serata precedente. E' sudata, accaldata e seminuda sul suo letto. Questo significa solo una cosa: SESSO. Ma con chi?
"...- Quindi tu ti sei approfittato di me quando ero in uno stato di convalescenza! Non ci posso credere!- sbotto arrabbiata dandogli un pugno sul torace - peccato non aver mai fatto boxe - che afferra con la sua mano potente, al contrario della mia. - Villa non ti conviene giocare con il fuoco - ."
-Tratto dal capitolo 1
Una storia tutta da gustare!
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Capitolo 4. Siamo soli, insieme.

"...Quando ci si sente lontani dall’oggetto del proprio desiderio, si diventa incapaci di mangiare, di dormire, di concentrarsi su qualsiasi cosa. Ciò che conta, in questi casi, è solamente l’incontro successivo con la persona desiderata: al solo pensiero di incontrarla ci si può sentire euforici, felici, appagati. Eppure in molti casi la forte attrazione per una persona “sbagliata” può essere molto pericolosa e destabilizzante. Non a caso i greci ritenevano che l’attrazione sessuale fosse come un arma, un dardo, capace di bucare la carne e prendere possesso di un’anima, provocando il caos, sia fra gli umani, sia nel mondo degli Dei."

Quando non so più che pensare, che fare, che scegliere o che decidere - cioè quando in testa ho le scimmiette che suonano i piatti - mi rifugio nel magico mondo di Google e delle milioni di teorie che contiene. Aver notato di dormire di meno per l'agitazione, di andare in fibrillazione ogni volta che mi sta accanto, di voler scappare da lui per un contatto diretto - inutile visto che mi sorprende entrando in bagno -, non è rassicurante. E così, di punto in bianco potresti anche scoprire che sei malato. Così ho scoperto di avere la fobia dell'attaccamento: la costante paura di essere usati, abbandonati e di diventare solo un giocattolino di scorta. 

Come si cura: non c'è cura.

Quindi come una stupida bambina mi ritrovo a fare i conti con i miei scheletri nell'armadio. Che ahimè non è la maschera nera con sopra disegnate le ossa per Halloween, ma il mio caro amichetto - coglione, incompetente, nemico, amante e vicino - Davide Costa.

Un letto + un ragazzo + una ragazza - vestiti = eh, chissà cosa vuol dire! 

Quindi mi ritrovo di nuovo con lui, casa desolata ovviamente. Vestita per meno della metà mentre lui mi si spalma sopra come la marmellata adagiata sopra il burro della fetta biscottata. E in questo caso, metaforicamente, io sarei la fetta biscottata. Il mio Alter Ego - quello che di solito ha il compito di pensare, ragionare e fare la scelta giusta - è andato a farsi fottere. Così rimane la vera me, quella insicura con la faccia da dura, quella con la battuta sempre pronta e la stessa che non sa negare la sua intimità ad un ragazzo - anzi ad IL RAGAZZO visto che non mi ero mai sentita così con nessun altro - .

Poi c'è lui. La sua figura scolpita sul marmo al tempo degli antichi Greci. I muscoli perfettamente incassati al petto, come sono sempre piaciuti a me: né troppi e né troppo pochi. E già mi sciolgo a quella vita. Pensate un po' se quei muscoli sono a nudo contatto con la mia pelle, il mio petto e il mio seno. La sua pelle abbronzata dell'estate precedente, i suoi capelli castani mossi in una leggera cresta, il suo viso, i suoi occhi azzurri cenere che non avevo mai notato.

Ha degli occhi bellissimi. 

Ho sempre pensato a Davide come una figura contrastante, e questo non me l'hai mai lasciato conoscere veramente. Adesso che finalmente posso toccarlo, posso sfiorarlo sotto le mie dita, bhè, avevo proprio ragione. Il suo sguardo é da duro, il suo sguardo con la mascella quasi sempre serrata contrasta con l' espressione tranquilla mentre ride e scherza con gli amici. Le sue mani sono grandi e forti, ma allo stesso tempo decise, delicate e non troppo irruenti. E poi le labbra leggermente screpolate, ma allo stesso tempo calde e dolci sul mio corpo. 

Lui è l'opposto che mi ha sempre attratto. Il genere di ragazzo che si vede solo nei film e che ti immagini leggendo un buon libro. Lui è lo stereotipo che ho sempre sognato. 

Così finiamo per la terza volta insieme, distesi ed accaldati su quel letto. Le sue forme disegnate dalla luce che entra dalle tapparelle della finestra. Il suo corpo disteso accanto al mio. Le mie mani che non sanno dove stare, ed ancora una volta mi sento in imbarazzo. Così mi sorgono le domande esistenziali, che per me in quel momento non sono "Chissà se c'è vita in altri pianeti" o "Dio esiste?" , ma mi chiedevo se lui vedesse altre ragazze oltre a me. Non siamo fidanzati, certo. Però mi darebbe fastidio di scegliermi quando le altre sono occupate o di essere presa in giro insieme ad altre che credono - come me - di essere le uniche a fare questo giochetto con lui. 

Perché ditemi, cercatemi, contattatemi se non la pensate come me. Chi non vorrebbe essere l'unica/o per una persona? Chi non vorrebbe svegliarsi accanto alla persona che amiamo senza chiederci se ne siamo all'altezza? Se sceglierà noi per sempre? Se non verremmo rimpiazzate/i.  

Io sono così. Voglio essere l'unica, quella che viene cercata. Quella che viene desiderata, che viene scelta ogni giorno. Che viene guardata come se fosse la prima volta, come quando ci si innamora per strada e si vive un colpo di fulmine. Ma forse sono io a chiedere troppo...



Esco di casa con la stessa velocità di Beep Beep dei cartoni animati della Warner Bros. Sua madre sarebbe arrivata alle 5 visto che non era tornata per pranzo, così, alle 4 e 55 mi manda via di casa. Con 5 minuti io avrei dovuto recuperare le mie cose in giro per casa, vestirmi e sgattaiolare via. e per fortuna che suo fratello a casa non c'era quasi mai. Ma lui si sarebbe sempre potuto inventare che ero una sua amica!

CAZZATA! La madre ci avrebbe scoperto subito. Entrambe le nostre famiglie sanno che non siamo mai andati d'accordo. I nostri genitori invece, erano stati sempre buoni amici, da quando i miei si erano trasferiti in quel palazzo dove loro abitavano già e io avevo poco più di sei anni. Così le nostre famiglie si ritrovavano per il solito cenone di capodanno sedute sullo stesso tavolo. Io da una parte, lui totalmente da un'altra. 

Quest'anno sarebbe stato tutto più complicato. E il capodanno era sempre più vicino. 
  
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