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Autore: Red Wind    11/07/2014    8 recensioni
Nell'Antico Egitto le divinità erano parte integrante della vita quotidiana: a loro si offriva tutto ciò che serve alle persone comuni. Ma gli dei non sono persone comuni, così come i protagonisti di questa storia.
Una ragazza insicura che ancora deve scoprire le sue potenzialità.
Un dio generato dall'odio e dal desiderio di vendetta apposta per uccidere.
Una rivoltosa dal passato travagliato.
Un ragazzo in grado di leggere nel cuore delle persone.
Amicizia, dolore, amore, paura, guerra e magia.
“Secondo la leggenda, l'Egitto era governato in origine da Osiride e da Iside, sua sorella e sposa. Il fratello Seth, geloso dei due, uccise Osiride, fece a pezzi il cadavere e ne occultò le membra in luoghi diversi. Iside, trasformatasi in nibbio, raccolse e ricompose le membra del marito e gli reinfuse la vita. Osiride divenne Signore dell'oltretomba ed ebbe un figlio: Horo, il dio dalla testa di falco. Quest'ultimo, dopo aver combattuto a lungo contro Seth, riuscì a sconfiggerlo e a diventare re dell'Egitto.”
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Aegyptus'
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Di smarrimento e misteri

Era in un letto. Subito Jamila pensò di essere a casa sua, ma poi, riacquistando tutte le percezioni, si accorse di trovarsi in un ambiente a lei sconosciuto. Sembrava differente dalle case che aveva visto finora e tutto intorno a lei aveva un’atmosfera particolare, forse era il clima a dare quest'impressione. Poco dopo le percezioni arrivarono i ricordi, dalla crudele inspiegabilità, e non c'era nulla che Jamila potesse fare contro di loro.

La stanza era ampia e in un angolo c'era un semplice tavolo di legno con un paio di sedie, oltre al letto in cui si trovava ce n'era un altro dall'altra parte della stanza. Due finestre lasciavano intravedere il panorama: una grande città brulicante di gente si ergeva poco distante. In quel momento la prta si aprì ed entrò una ragazza che poteva avere la sua stessa età. Indossava un semplice vestito di lino bianco, con la gonna lunga e un profondo spacco laterale. Aveva i capelli neri corti e mossi, spettinati e i suoi lineamenti tutto sommato delicati erano induriti da uno sguardo deciso e da un velo di tristezza. Jamila si mise seduta sul letto con fatica, perché, nonostante non avesse nessun dolore specifico, si sentiva infinitamente debole. La ragazza le si avvicinò.

"Ti sei svegliata, infine" disse con tono neutro.

Jamila non l'aveva mai vista e le chiese: "Chi sei? Perché sono qui?"

La ragazza assunse un sorrisetto enigmatico, quasi canzonatorio, e un'aria un po' scocciata.

"Io ti ho trovata a terra mezza morta e ti ho portata qui, il resto devi dirmelo tu."

Jamila constatò che non aveva voglia di raccontare a una sconosciuta ciò che le era successo. Così disse solo: "Ero a Menfi, sono una cuoca, e poi... sono svenuta e mi sono ritrovata qui"

La ragazza sembrò quasi sbiancare.

"Eri...a Menfi?"

"Si"

"Sai che siamo a Siene, vero? Ci vogliono settimane per arrivare da Menfi a qui "

Jamila sbarrò gli occhi. Siene. Dall'altra parte dell'Egitto. Come diamine ci era arrivata?

"Io non capisco...eppure ero li'... sono sicura..."

Vedendo lo sguardo sperduto di Jamila la ragazza si costrinse a trovare una spiegazione logica.

"Forse mentre eri svenuta qualcuno ti ha portata qui"

"Non so, mi sembra...impossibile!"

La ragazza, preoccupata per lo stato della sua ospite e convinta che non stesse ancora molto bene, disse: "Forse ora sei un po' confusa, dovresti riposarti"

Jamila sapeva perfettamente che c'era qualcosa di strano in quella storia, sicuramente non era quella la spiegazione e non era contenta che quella conversazione finisse così.

"E tu chi sei invece?"

"Io sono Sinuhe" rispose risoluta, sempre con la sua aria enigmatica, poi si allontanò con decisione, dichiarando il discorso chiuso.

"Grazie di tutto" si affretto ad aggiungere Jamila, prima che la ragazza uscisse nuovamente e lei tornasse a riposare.



Per i giorni seguenti Jamila riposò molto e non fece ne subì altre domande. Sinuhe non restava molto in casa: usciva presto e tornava tardi, dicendo di andare a lavoro. Solo quando Jamila si fu completamente ripresa Sinuhe affrontò l'argomento: cosa avrebbero fatto ora?

Un giorno mentre cenavano Sinuhe disse: "Che cosa pensi di fare ora?"

Jamila rispose, come se fosse ovvio: "Devo tornare a Menfi"

"Da qui ci vorranno settimane"

"Lo so, ma non vedo altra scelta"

"Come pensi di andarci? A piedi?" rispose fredda e quasi canzonatoria Sinuhe.

Jamila stette qualche secondo in silenzio, affogando lo sguardo nel piatto della minestra, poi fisso gli occhi lucidi in quelli dell'altra ragazza.

"Di colpo mi ritrovo a miglia di distanza da casa, con persone sconosciute, senza soldi, senza lavoro, senza una spiegazione per ciò che è accaduto, cosa dovrei fare secondo te?"

Sinuhe rimase sorpresa da una simile reazione, non era sua intenzione quella di farla arrabbiare. Non sapeva cosa poteva essere successo a quella tizia, ma sicuramente non si trovava in una bella situzione. Forse poteva fare qualcosa per aiutarla.

"...Forse ho un’idea, vedi, anch’io devo andare a Menfi tra circa un mese...per lavoro e potresti venire con me"

"Sarebbe fantastico, ma cosa faccio io qui per un mese?"

"Sai cucinare, no? Sei una cuoca dopotutto. Se ti va potrai cucinare per me e in cambio io ti permetterò di restare qui"

"Va bene, non chiedo di meglio!" rispose Jamila contenta di aver finalmente trovato qualcosa da fare, poi aggiunse: "E tu che lavoro fai?"

Sinuhe sembrò un po' sorpresa, fissò i suoi occhi neri in quelli straordinariamente blu di Jamila come per rispondere, sorrise. No, non era il caso di dirglielo.


Quella notte a Siene si aggiravano per i vicoli deserti due figure furtive. Si dirigevano entrambe in un luogo preciso, nascosto e buio, dove si erano date appuntamento. La luna, intermittente per via delle nuvole che spesso le passavano davanti, illuminava per brevi momenti di luce argentata le figure incappucciate. Si incontrarono, come previsto, nello spiazzo buio e inutile tra due stradine, si scambiarono brevi convenevoli, tipici di chi ha un rapporto esclusivamente di lavoro, e iniziarono subito a parlare di cose serie.

La prima figura iniziò dicendo: "Allora, com'è andata?" e l'altra subito rispose: "Ho trovato circa duemila uomini, per quando è prevista l'operazione ?"

"Se tutto procede bene tra circa due mesi, per allora dovrai trovarti a Menfi"

"Ricordi il patto? Sarò io a ucciderlo"

"Lo so, ma il capo ha detto che forse...ci sono alcuni particolari da rivedere, non..."

La mano dell'altra figura scattò velocissima alla gola del compare schiacciandolo al muro con forza insospettabile.

"I patti erano chiari: io vi avrei aiutato e voi mi avreste dato la possibilità di ucciderlo. Se il tuo capo prova a fare il furbo faccio saltare l'operazione. Sai che posso farlo" sibilò.

La figura bloccata contro il muro ora aveva il volto scoperto a causa del movimento repentino a cui era stata costretta: era un uomo dall'aria furbesca, una faccia da volpe, anche quando il suo volto era rosso per la mancanza di ossigeno.

La figura ancora ammantata lo lasciò cadere a terra, l'uomo tossì a lungo prima di riprendersi del tutto e solo a quel punto rispose: "Il capo intende prendere il merito dell'azione per questioni politiche"

"Che uomo spregevole, non vedo l'ora di smettere di lavorare per lui. Ad ogni modo a me non interessa il merito, digli pure che va bene".

L'uomo annuì e si allontanò.

Solo allora Sinuhe tornò a casa.

 

 

 

 

Il cantuccio dell'autrice

Buon Salve!

Visto che pubblicare di martedì mi faceva un po' schifo ho postato questo capitolo di venerdì, così da ora in poi sarà questo il giorno ufficiale! L'ho fatto anche perchè è un po' corto, così almeno compenso con l'anticipo! ^^

Il banner di questo capitolo rappresenta Jamila, come avrete capito, fatemi sapere se vi dà fastidio vedere i prestavolto, perché dipende un po' dai gusti. C'è a chi fa piacere vedere come l'autrice si è immaginata i personaggi e chi invece preferisce immaginarseli da solo, quindi ditemi voi.

Alla prossima!

Red Wind

 
   
 
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