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Autore: Chiara188    11/07/2014    1 recensioni
Hogwarts.
Silente non è morto, la sconfitta di Voldemort è ancora molto lontana.
Hermione e Ron stanno insieme e, con Harry, tornano a scuola. Ma per Hermione questo sarà un anno particolare: capirà, insieme a un altro studente, come le circostanze possono cambiare, indipendentemente dalla volontà. E i due dovranno fare delle scelte, che li porterà a dover decidere tra i loro ideali e un eventuale nuovo percorso, che si è creato innanzi a loro.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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“Insomma, Hermione, che cos’hai?” le chiese Harry.
Lei sorrise con naturalezza.
“Niente.”, rispose,  continuando a trasfigurare Grattastinchi in un tavolo.
La McGranitt assegnò dieci punti a Grifondoro per la veloce padronanza dell’incantesimo.
Harry guardò Ron e lo vide piuttosto concentrato. Il gatto che stava trasfigurando non si decideva a mutare forma.
Approfittando della sua distrazione, incalzò l’amica.
“Sei strana. Sono giorni che lo sei. C’entra per caso Ron? Avete litigato? Anche se mi sembra che andiate piuttosto d’accordo.”
“Infatti è così.” Concluse Hermione.
Harry si rassegnò, ma continuò a guardarla sospettosa.
Lei si sentiva in trappola.
“E’ evidente.”, pensò  “Se n’è accorto anche Harry.”
Draco non la guardava più. Anche al Club dei Duellanti, lui fingeva che lei non ci fosse.
Lei non sopportava quella cosa.
Ma non per capriccio, ma perché Malfoy era stata l’unica cosa che le avesse suscitato un’emozione nell’ultimo periodo.
E lei non riusciva a toglierselo dalla testa.
Anche se fingeva che andava tutto bene con Ron. E si sentiva in colpa anche per questo.
Oltre a tutto quello che gli aveva fatto, ora era pure codarda.
“Dovrei lasciarlo”, pensava, “Magari confessare.”
Ma era più facile a dirsi, che a farsi. Lui le dava modo di non pensare al biondo. Le regalava sorrisi; quando non si comportava da idiota, la faceva stare bene.
E lei non voleva rinunciare.
Ma ben presto si convinse che era a qualcos altro che non avrebbe dovuto rinunciare.
 
Accadde una sera.
Dopo giorni che non riusciva più a concentrarsi su niente, Hermione capì cosa voleva realmente.
Si alzò dal letto e uscì dal dormitorio. Anche se era notte, anche se lei non aveva alcun turno di guardia.
Ma lui si. E lo andò a cercare. E lo trovò.
Camminava a passo lento per il castello. Era annoiato. Lo faceva solo perché  era obbligato.
Se la trovò davanti.
“Che cosa vuoi?”
Lei non proferì parola. Erano tornati al punto di partenza. Ancora una volta lo guardava e non sapeva cosa dire.
Draco era nervoso. Non abbassava la bacchetta.
“Leva quella cosa, per favore.”, e lui la accontentò. Anche se moriva dalla voglia di scagliarle una fattura. Lei gli aveva tolto il sonno. Lei si era infilata subdolamente nei suoi pensieri.
Hermione gli si avvicinò.
“Mi dispiace.”
“Di cosa?”, chiese fingendo indifferenza.
“Di quello che ho fatto. Di quello che ti ho detto. E della decisione che ho preso.”
“Ormai è fatta. Ora, se non ti dispiace, devo tornare al mio giro dei corridoi. E tu dovresti tornare a dormire.”
Fu lei stavolta a prendergli la mano e fermarlo. Lui non si oppose. Aveva desiderato per tanto tempo che ciò accadesse.
Lei gli si avvicinò timidamente e lo baciò. Entrambi desideravano che ciò accadesse da molto tempo. Entrambi sentivano l’uno la mancanza della bocca dell’altro.
Restarono a baciarsi con desiderio, con foga. Non ci fu bisogno di parlare. I piedi si mossero da soli.
Andarono nella Stanza delle Necessità, sperando che apparisse. E così fu. Loro avevano realmente un’urgenza: avevano bisogno di sentirsi insieme.
Si chiusero la porta alle spalle, guardando il letto che era comparso innanzi a loro.
Draco si scoprì stranamente dolce.
“Sei sicura che ti vada?” le chiese.
Ma lei non rispose. Non ci fu bisogno.
Iniziarono a baciarsi con ancora più foga. Le mani di Hermione accarezzavano il petto di Draco, quest ultimo incastrava le dita nei capelli crespi della ragazza.
Si volevano. Si volevano da morire.
La mano del biondo finì sulla felpa di lei. Gliela slacciò e finì a terra.
Lei, che si era vestita velocemente e sotto non aveva niente, si ritrovò con il seno scoperto. Tentò di coprirsi timidamente, ma lui glielo impedì.
“Stanotte niente limiti, per favore.” E lei annuì.
“Stanotte e poi non ci vediamo più, intesi?” gli disse. Ma sorrisero entrambi di quella domanda. Erano consapevoli che non sarebbe andata così.
Le mani di Draco accarezzarono il seno di Hermione per moltissimo tempo. Glieli baciò, li assaporò.
Poi si avviarono verso i pantaloni della ragazza, che andarono a fare compagnia alla felpa, sul pavimento.
Lei gemeva dolcemente, cullata dalle dita esperte di Draco, che si muovevano dolcemente tra le sue gambe.
Lei pure lo spogliò e si ritrovò a baciare il suo petto, diretta verso la sua virilità.
Dopo aver ricevuto, Malfoy le aprì le gambe e assaggiò i suoi umori.
Dopodiché entrò dentro di lei piano, voleva godere di lei, vedere il suo viso mentre provava piacere.
Non interruppero mai il contatto visivo l’uno con l’altra.
Pure quando Draco la prese per i fianchi e iniziò a darle colpi più forti, non smisero di guardarsi negli occhi.
Fu strano gemere insieme. Godere così tanto dell’altro. Spolparsi a vicenda, senza mai smettere, senza mai voler interrompere quel contatto. Ricominciare una volta finito. Non averne abbastanza.
 
Hermione ritornò nel suo dormitorio la mattina dopo.
Si maledì per essersi addormentata, per aver dimenticato dove si trovava.       
La Stanza delle Necessità aveva provveduto anche a questo: aveva svegliato i due ragazzi con un leggero tremolio del letto, che li aveva costretti ad aprire gli occhi, vestirsi e correre verso le rispettive Case, prima di essere beccati da qualche professore.
Lui la aveva guardata intensamente e le aveva chiesto “Sparirai di nuovo?”
Lei aveva scosso la testa e lo aveva baciato con passione.
Entrambi si ritrovarono nella propria Casa, impregnati dell’odore dell’altro.
Ma a nessuno dei due dispiaceva. Anzi, passarono l’ultima ora di sonno che avevano a disposizione, svegli, a pensare a ciò che era successo.
E, sempre entrambi, non vedevano l’ora di riavere l’altro.
   
 
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