Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Road_sama    12/07/2014    6 recensioni
DAL 9' CAPITOLO:
-Domani faremo il culo agli sbirri.- disse Eren con una strana luce negli occhi.
-Già.- Stettero in silenzio per lunghi secondi a guardare la città pronta alla vita notturna.
-Eren non provare a morire domani.-
-Non lo farò. Mi riempiresti di botte.- disse sorridendo appena il castano.
-Già.-
-Non provarci nemmeno tu.- aggiunse rivolto all’altro.
-Non lo farò. Devo pestarti prima.- Quello era lo scambio di battute che facevano prima di ogni furto. Nessuno dei due l’avrebbe mai ammesso, ma l’uno era quello che rimaneva di più caro all’altro e dopo aver perso tante persone importanti avevano bisogno di un appiglio. Avevano bisogno di sapere che non sarebbero rimasti soli.
//Riren-Ereri/Criminal!Levi e Eren//
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 11







Eren entrò nel grande edificio con passo svelto e deciso. Tutto era esattamente come nei dati che lui e Levi avevano studiato per giorni. Si trattava di un atrio enorme e circolare, con le pareti tinteggiate di un bianco acceso che rendeva il tutto molto più futuristico e astratto di quanto non fosse in realtà. Nella parte opposta all’entrata c’era un bancone enorme dietro al quale erano posizionati all’incirca otto impiegati che si occupavano ciascuno di una fila di persone. Le corsie di clienti erano separate le une dalle altre da alcuni paletti uniti tra loro da corde in velluto rosso. Dietro al primo bancone in plastica chiara e laccata c’erano molte altre scrivanie, di poco più piccole, sopra le quali troneggiavano computer e fogli di ogni genere disposte in un caos quasi fastidioso. Eren prese posto dietro ad una donna di mezz’età in una delle file che sembrava più corta. Un leggero brusio riempiva i muri di quella stanza enorme: quella mattina c’erano molte persone, condizione ideale per una rapina.
Eren si guardò intorno velocemente e solo dopo una manciata di secondi individuò il suo complice. Levi se ne stava con la schiena contro il muro ad osservare il viavai di persone in attesa del segnale da parte dell’altro. Gli fece un cenno impercettibile con la testa per dirgli che era tutto a posto e potevano cominciare. Il castano non ci pensò due volte e dopo essersi bagnato le labbra con la lingua estrasse la sua  beretta calibro 22 e la puntò al soffitto. Sparò un solo colpo che risuonò chiaro e spaventoso nel grande edificio. Tutti si voltarono nella direzione del suono assordante e si zittirono istantaneamente. Eren si fece largo tra la fila di persone che aveva davanti e salì sopra il bancone rivolto al resto dei clienti. Nel frattempo anche Levi si era azionato: aveva estratto una revolver calibro 38 e con un gesto fluido aveva scavalcato il bancone puntando la pistola al primo impiegato che aveva visto.
-Tirami fuori tutti i cazzo di soldi che hai.- gli aveva intimato afferrandolo per il colletto e spingendolo in avanti con la canna della pistola. L’uomo aveva esitato per un po’ prima di muoversi quindi Levi caricò il colpo.
-Se non ti muovi, ti ammazzo qui e chiedo a qualcun altro.- gli aveva sussurrato in un orecchio con una calma glaciale che fece subito accelerare i movimenti dell’impiegato.
Eren puntò la pistola dritta davanti a sé per coprire le spalle a Levi.
-Non muovetevi, se provate anche solo a chiamare la polizia non uscirete vivi da qui.- urlò Eren con la sicurezza che lo animava sempre in queste circostanze. Osservò uno ad uno le persone all’interno dell’atrio: c’era chi era abbracciato a suo marito o alla sua compagna, chi tremava negli angoli dell’edificio, altri si erano seduti a terra pesando che le loro gambe non avrebbero retto alla tensione. Era sempre incredibile come un momento prima nei loro occhi ci fosse un’arrogante tranquillità e un momento dopo un terrore talmente intenso da renderli cechi.
Eren si guardò alle spalle per vedere a che punto era il suo complice e notò con crescente eccitazione che stava puntando alla nuca di un uomo la sua pistola mentre quest’ultimo muoveva meticolosamente le mani da un enorme cassetto a muro ad sacco nero. Levi era completamente concentrato su quello che stava facendo, il suo sguardo di ghiaccio era puntato sulle braccia dell’altro mentre la sua espressione non lasciava trapelare alcun segno di insicurezza o esitazione. Quello era il Levi per cui Eren andava matto. La sua capacità di rimanere lucido in ogni situazione l’aveva salvato dal baratro più di una volta. Il moro non gli aveva raccontato quasi nulla sul suo passato, ma Eren era sicuro che lui avesse già passato tutto ciò dieci anni fa con i suoi vecchi compagni quindi sapeva come comportarsi.
I pensieri del ragazzo vennero interrotti dalle sirene della polizia che risuonarono ancora più assordanti e opprimenti dello sparo di qualche minuto fa. Le luci blu e rosse erano quasi accecanti. Era da molto che non vedevano quelle macchine così scure e opache e anche se avevano studiato il piano nei minimi dettagli quella vista lo inquietava ad ogni modo perché era consapevole che quelle macchine erano il sinonimo di mura, di sbarre, della fine della loro libertà.
-Cazzo.- disse a mezza voce rivolto a Levi.
-Tsk, sono già arrivati, questi bastardi…- sibilò irritato il moro premendo la pistola più in profondità sulla nuca dell’impiegato. Dovevano sbrigarsi ad andarsene, da quello che riusciva ad intravedere dalle vetrate che erano posizionate lungo le pareti della banca erano in più di cinque auto della polizia.
-Siete circondati! Non vi sarà fatto nulla se uscirete con le mani in alto e non opporrete resistenza!- disse una voce dal megafono di una macchina della polizia. Eren ghignò: che patetici. Chi mai si sarebbe arreso in questo modo? Chi mai avrebbe rinunciato alla propria libertà senza opporre resistenza?
-Levi quanto ti manca?- domandò ora calmo il più giovane riportando lo sguardo sul moro.
-Non spaccare il cazzo moccioso, ancora un po’.- disse secco l’altro.
Un ragazzo nell’atrio si mosse verso la porta approfittando della momentanea distrazione dei ladri, Eren caricò il colpo nella pistola e gliela puntò contro.
-Hey amico, chi ha detto che potevi muoverti?- Il ragazzo si immobilizzò all’istante e ricadde sul parquet in ginocchio.
-Venite fuori con le mani in alto se ci tenete alla vostra vita!- ripeté di nuovo la voce nel megafono.
Fu proprio in quel momento che Eren la vide. Vide una figura minuta in nero mischiata tra i poliziotti che lo guardava con gli occhi sbarrati. Una figura che non vedeva da molto tempo e che ora era lì, dall’altra parte. Il castano schiuse più volte gli occhi. No, non se la stava immaginando. Le mani gli ricaddero sui fianchi improvvisamente incapaci di stare dritte e tenere la pistola puntata sugli ostaggi, la bocca semi aperta.
E così il passato era arrivato a riscuotere…?
 

-Ereeeen!- l’urlo di Levi lo riportò per un attimo alla realtà. Lo riportò indietro giusto in tempo per vedere un cecchino esattamente davanti a lui che gli puntava un fucile contro. Sentì lo sparo, ma la pallottola non arrivò mai anzi, si sentì solo spingere di lato. Eren cadde rovinosamente a terra e sopra di lui fece lo stesso Levi. I suoi occhi grigiastri e quasi increduli era puntati su quelli color smeraldo del suo complice.
-Che cazzo fai?- gli sussurrò su una guancia mentre qualche ciocca scura gli ricadeva sul viso. Eren aprì la bocca, voleva rispondergli ma non ci riusciva. Non capiva quello che stava succedendo, da quando l’aveva vista nulla aveva più senso.
-Tutti fuori!- urlò una voce estranea e gli ostaggi cominciarono ad uscire non smettendo un secondo di correre. Il tempo parve fermarsi. C’erano loro due che si guardavano increduli per quello che era appena successo e una squadra di polizia che era appena entrata nella banca.
Come erano arrivati a questo?
Era davvero finita?
Levi si mise in piedi e zoppicò verso il sacchetto colmo di soldi che aveva lasciato sopra al bancone per salvare Eren dal proiettile e si diresse verso il punto prestabilito dal piano: vicino alla parete destra del palazzo. Si appoggiò con una spalla al muro consapevole del fatto che stava sanguinando parecchio dalla gamba sinistra.
No, non poteva morire lì. Eren doveva prima vedere tutto il mondo.
Il castano si alzò di scatto e seguì velocemente l’altro.
-Non vi muovete o spariamo!- Eren estrasse dalle tasche del giubbotto due fumogeni e dopo averli stappati si lasciò avvolgere dal fumo. Levi prese la fiamma ossidrica che teneva attaccata sotto la giacca in pelle e cominciò a segnare un passaggio proprio nel punto in cui il parquet veniva sostituito da un piccolo tratto in plastica scura. Non appena ebbe terminato si lasciò cadere all’interno con i soldi e cercò di atterrare nel modo meno doloroso possibile. Eren lo seguì e dopo essersi accertato che i poliziotti non li stessero seguendo ancora, si caricò Levi in spalla cominciando a correre nella direzione che lo avrebbe portato ai confini della città dove la loro auto li stava aspettando.
 


-Signorina desidera del caffè?- le chiese una donna mentre le porgeva una tazza colma di liquido nero. Portava una camicetta bianca leggermente sbottonata sul petto, sovrastata all’altezza del ventre da una gonna blu a tubino lunga fino alle ginocchia.
-Grazie..- La donna si sedette vicino all’altra un po’ intimorita.
-Se posso, signorina…?-
-Mikasa Ackerman, chiamami pure Mikasa.-
-Mikasa perché sei qui?-
-Accompagno il comandante Smith nella sua indagine.- disse tranquillamente sorseggiando il caffè bollente dalla tazza.
La donna annuì con convinzione fissando un punto impreciso davanti a lei. Stava per chiederle dell’altro, ma un allarme risuonò improvvisamente all’interno della caserma di polizia.
-Due ladri corrispondenti alle descrizioni del comandante stanno rapinando la banca di Edison, richiesti rinforzi immediati.- scandì una voce meccanica proveniente dal citofono grigiastro posto nella parte più alta della parete. Mikasa si alzò di scatto e si mise vicino all’uscita, non appena si trovò davanti Erwin Smith, gli si parò davanti.
-Non puoi venire Mikasa, dobbiamo fare in fretta e potresti farti prendere dalle emozioni.-
-Non lo farò. Mi faccia vedere Eren.- Erwin sospirò e con un cenno del capo la invitò ad uscire.
-In fondo, senza di te non saremmo neppure arrivati a questo punto.-
 


-Levi! Levi! Levi!-
-N-non urlarmi nelle orecchie moccioso.- sussurrò il moro aprendo di poco gli occhi. Si guardò un attimo intorno per capire dov’erano: vide che era sdraiato sul sedile posteriore della sua Porsche, i posti davanti erano stati portati avanti talmente tanto da toccare il cruscotto ed Eren inginocchiato vicino a lui. Il ragazzo se ne stava lì, di lato a lui con i pugni chiusi sulle ginocchia, a fissarlo con gli occhi lucidi e rossi di chi stava per cadere nella disperazione più totale.
-Perdi un sacco di sangue e per poco sei svenuto! Cosa devo fare?- Levi si morse il labbro, ecco perché non si ricordava come ci fossero arrivati lì.
-Prima di pensare a me, devi portarci fuori città o potrebbero trovare la macchina.- si mise a sedere trattenendo una smorfia di dolore. Si passò una mano tra i capelli scuri e si appoggiò contro il finestrino.
-L’ho già fatto, siamo a circa cinquanta miglia da Edison, però tu mi sembri molto pallido e perdi un sacco di sangue!- ribadì il più giovane con il panico nella voce.
-Ok, ok ho capito, bisogna estrarre il proiettile dalla gamba. Posso farlo anche da solo, tu ricavami una fascia, va bene un pezzo di maglietta.-
Eren strappò velocemente una parte dei suoi stessi vestiti, ma si vedeva chiaramente come fosse scosso completamente da brividi. Doveva essere molto preoccupato per lui. Levi, nel frattempo, si sbrindellò la parte di jeans sopra la ferita in modo da portare alla luce quel piccolo forellino che aveva dipinto di rosso anche la pelle circostante. Fece un respiro profondo e avvicinò la mano al piccolo buco posto nella parte destra della sua coscia. Con  l’indice e il pollice cercò la pallottola e non appena l’ebbe trovata provò a estrarla. Serrò la bocca in modo da non far uscire alcun suono. L’operazione durò pochi secondi e non appena il pezzetto di piombo grigio ricadde su i tappetini dell’auto Levi rilasciò tutta l’aria che aveva trattenuto nei polmoni. Altro sangue scuro cominciò a scivolare lungo la coscia, ma Eren non si fece aspettare e legò molto stretto il pezzo di stoffa intorno alla ferita dell’altro.
Il moro si rilassò sul sedile e sospirò piano.
-Pensavo saresti morto…- sussurrò tra qualche lacrima il più giovane. Levi gli puntò il suo sguardo di ghiaccio contro.
-Che cazzo ti è preso? Hai abbassato la pistola ad un certo punto e sei diventato un bersaglio facile. Volevi farci crepare entrambi?- disse con il suo solito tono duro e schietto.
-I-Io non volevo compromettere il piano…solo che prima, tra la gente c’era mia sorella.-
-Cosa?-
-C’era Mikasa in mezzo ai poliziotti e mi guardava con sguardo…non lo definirei stupito, ma piuttosto preoccupato e dispiaciuto. Perché era lì Levi? P-Perché il passato ha rischiato di farmi perdere il mio presente?- Eren trattenne a stento qualche singhiozzo e cominciò a guardare fuori dai finestrini oscurati.
Levi lo osservò per qualche istante senza dire nulla. Tutto quello che era successo gli aveva fatto venire un cattivo presentimento. Era davvero la cosa giusta andare a Washington…ora?
-Non lo so, Eren. Non so perché ci fosse Mikasa lì…in ogni caso, d’ora in poi dobbiamo stare molto attenti. E’ probabile che quei cazzo di sbirri ci stiano seguendo.- il più giovane spostò il suo sguardo smeraldino sugli occhi di Levi.
-Non prenderti mai più una pallottola per me, ok?- Levi gli posò stancamento una mano sulla testa. Accarezzò lentamente i suoi capelli castani godendosi il senso di morbidezza che gli trasmettevano attraverso il palmo.
-E tu non tentare di farti uccidere mai più, ok?- Eren annuì con le lacrime agli occhi di nuovo. Sovrappose la sua mano a quella di Levi guidandola sulla sua guancia.
Levi rilasciò un sospiro impercettibile e, nella sua mente, ringraziò quel moccioso piagnucolone per averli salvati entrambi.
Loro non potevano morire lì.
Loro erano liberi.









Ciao a tutti ragazzi e ragazze!
Bene, questa volta ho deciso di scrivere alla fine le note dell'autrice perché...uhm, sono abbastanza scossa emotivamente anche io per aver scritto questa cosa semi-catastrofica. Omg Levi che sta per lasciarci la pelle! D:
In ogni caso...ho paura della vostra reazione, sul serio, perché se qualcuno provasse ad uccidermi Levi in una fanfiction penso che io, come lettrice, proverei ad uccidere l'autrice in un attacco di Levi-non-può-morire-questa-è-Sparta (?)
Comunque, se siete arrivati fino a qua vuol dire che siete sopravvisute al capitolo ed è già un buon segno diciamocelo.
Spero che il capitolo via sia piaciuto lo stesso, se ci sono errori/imprecisioni e altro fatemelo notare (non mordo ahaha) sennò fate vedere che siete ancora tutte intere lasciando una recensione (lol)
Alla prossimaa! :D

  
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