;EIGHTEENTH CHAPTER
"Non
piangere, non indignarsi. Capire."
– Baruch
Spinoza
“Caro
Albus,
Ho
già saputo di tua sorella da tuo padre e mi dispiace tanto
non
essere potuta essere lì, ma mi avevano praticamente bloccata
alla
Gazzetta e ho piena fiducia che tuo padre sappia prendersi cura di
lei. In ogni caso ora va tutto bene. Tu stai bene? So che non vuoi
pesare su di noi, ma gli esami sono alle porte, sono sicura che
almeno un po' d'ansia l'avrai. Poi con quello che è successo
con
James.. sì, Harry ha avuto il tempo di accennarmi tutto il
suo
disappunto nelle sue lettere e lo aspetto a momenti a casa per
poterne discutere meglio.
Per
quanto questo mi sconvolga penso che abbia reagito in modo esagerato
con lui, ma queste non sono preoccupazioni che devono riguardarti.
Stai tranquillo e studia, ho piena fiducia in te. Magari, se hai
tempo, cerca di dare un'occhiata a tua sorella, sarà
sicuramente
indietro e nel panico più totale. Tirala un po'
giù dalla scopa e
mettila sui libri se puoi.
Ti
allego alla lettera un pacco con i tuoi dolci preferiti e qualcosina
sia da parte mia che dalla nonna che forse renderanno le sedute di
studio un po' meno faticose.
Con
amore,
Mamma.
ps. l'altro pacco è per Lily e dille che la Nutella non c'è perchè le abbiamo inviato un barattolo che è la metà di lei nemmeno un mese fa, se l'ha già finito dovrò prendere seri proveddimenti. E che non usi la scusa dei Dissennatori per dire che ha più bisogno di cioccolato del solito, perchè lei ne ha sempre bisogno.”
A
quell'ultima frase spuntò un sorriso spontaneo sul viso del
Serpeverde, steso sul letto del suo dormitorio con Kim che gli
riposava accanto e il pacchetto di Lily già aperto. Aveva
detto
qualcosa riguardo il fatto che dividevano tutto e dopo aver preso
qualche muffin, col rumore dei tuoni lontani si era addormentata.
Così lui aveva avuto tempo per leggere la lettera della
madre.
Lanciò
un'occhiata alla bionda accanto a lui, praticamente appiccata al suo
fianco e ancora vestita che respirava piano. Era strano che avesse
cercato lui, nonostante la loro nuova situazione, beh.. era
più
abituato a vederla sgusciare dal letto di Scorpius la mattina presto
quando pensava di non essere vista oppure vederla abbracciata a Lily
nel letto della sorella quando stava a dormire da loro. Di solito
cercava loro, in effetti però, nessuno dei due sembrava
reperibile
quella sera, sembrava fossero scomparsi nel nulla. Non che fosse una
novità, in quell'ultimo periodo si comportavano in modo
davvero
strano.
Si
passò una mano fra i capelli e spostò i pacchi
dal copriletto verde
pieno di briciole al comodino, per poi alzarsi lentamente per evitare
di svegliare la sua ragazza. Faceva così strano pensarla in
quei
termini, ma gli piaceva, aveva un buon sapore sulla lingua quando lo
diceva o anche solo pensava. La mosse lentamente in modo da metterla
sotto le coperte trattenendo il fiato quando mugugnò
qualcosa e si
rigirò nel sonno, abbracciandosi al cuscino.
Sorrise
dolcemente e si perse un attimo a guardarla, appoggiato a una delle
colonnine del letto a baldacchino. I capelli legati in una treccia
che ormai era diventata disordinata e perdeva ciocche che le si
posavano sul viso, le labbra semiaperte, le mani strette al cuscino.
Era bella, bella davvero, di quella bellezza semplice che l'aveva
sempre colpito quando si era sorpreso a guardarla non visto.
Le
posò un bacio leggero sulla fronte scostandole i capelli dal
viso e
quando si rialzò notò gli occhi azzurri resi
aquosi dal sonno
semiaperti.
«D-ve
vai?» borbottò con una vocina sottile.
«Devo
rispondere alla lettera di mia madre e ringraziarla per il
cibo.» le
sorrise sedendosi sul bordo del letto mentre lei lasciava andare il
cuscino e si girava sulla schiena.
Erano
completamente soli, era ancora troppo presto perchè quelli
del
settimo anno andassero a letto, soprattutto se si pensava allo studio
intensivo che stavano facendo per i M.A.G.O. Studio che lui aveva
saltato per passare la serata con lei, pensò chiedendosi
quanto
avrebbe influito sulla sua media.
«Lo
farai dopo, vieni qua.» lo guardò contrariata
battendo imperiosa
con la manina piccola lo spazio vuoto accanto a lei ancora caldo
della sua presenza.
La
guardò per qualche istante e capì che non sarebbe
mai riuscito a
dire di no a quei due occhioni da cucciolo.
«Va
bene, fammi spazio.»
Lei
si spostò un po' di lato ubbidiente e Albus
s'infilò sotto le
coperte accanto a lei, steso di lato e appoggiato a un un braccio
sorreggendosi la testa con la mano per poterla guardare.
«Smettila
di fissarmi.» lo guardò storto arrossendo e
facendolo sorridere.
«Che
hai da ridere ora?»
«Niente,
sei bella.» disse con tale naturalezza da non sembrare
nemmeno lui:
il solito vecchio timido Albus.
«Oh.»
aprì le labbra un po' secche dal sonno dallo stupore mentre
il
rossore sul viso aumentava. «Beh, anche tu.»
L'aveva
detto con una vocina così sottile che per un attimo
pensò di
essersela sognata. A suo malgrado sentì le proprie guance
scaldarsi.
«Dormiamo,
vuoi?» interruppe il silenzio senza guardarlo Kimberly,
prendendogli
la maglietta di un gruppo babbano che aveva messo per stare comodo
quel giorno e tirandolo verso il basso.
«Va
bene.» con ancora un sorriso stampato sul volto si
abbassò
circondandola con un braccio e tirandosela vicina.
Il
suo profumo delicato, la morbidezza dei suoi capelli contro il suo
mento, il suo petto che si alzava e abbassava lentamente contro di
lui, la pienezza di quelle sensazioni era l'unica cosa che voleva
sentire, realizzò che quella doveva essere la
felicità.
E
sperò che ogni temporale d'ora in poi fosse suo.
«Cosa
farai dopo la scuola Zab?» il ragazzo alzò
lentamente la testa dal
libro e la guardò con un ghignetto.
«Credevo
ne avessimo già parlato, vivrò della mia
bellezza.»
«Andiamo,
sii serio.» alzò gli occhi al cielo la bionda.
«Sono
serio, ho già qualche proposta da qualche rivista di moda. E
voglio
espandermi anche al mercato Babbano.» si portò le
mani dietro la
testa immergendo le mani nei capelli neri.
«Sei
impossibile.» sbuffò infastidita guardandolo in
tralice.
«Beh,
potremmo prendere un caffè.» buttò
lì la cosa con tranqullità
lasciandola un po' stupita.
«Cosa?»
«Sì,
sai quel liquido amaro che si beve in compagnia Em? Visto che il the
lo malsopporti pensavo fosse più adatto.» le
sorrise, con quel suo
sorriso che arrivava anche agli occhi blu.
«Oh,
beh.. sì, va bene.»
«E
tu cosa farai prima della fine della scuola?» la
studiò come se
quella domanda non intendesse troppi significati per non essere
letti.
«Passerò
i M.A.G.O. e me ne andrò.» evitò il suo
sguardo abbassandolo sul
libro di fronte a lei.
«Dovresti
parlarle, sai? La conosci, per quanto si arrabbi alla fine credo che
tu le manchi.»
«Forse..
ma ha una morale troppo rigida per noi Serpeverde.»
alzò lo sguardo
e intersecandolo in quello di lui mentre si portava una ciocca di
capelli sfuggiti alla crocchia dietro l'orecchio.
«Ancora
credi a queste stronzate Em? Dopo tutto il tempo che ha passato
qui?»
«Forse.»
James
camminava al freddo, con le mani nelle tasche e un borsone in spalla
lungo la piccola via del paesino. Finalmente arrivò davanti
a una
porta verde un po' scolorita, ed esitò qualche minuto prima
di
bussare. Alla porta apparve un ragazzo allampanato dai folti capelli
verdi scompigliati. Sii sentivano voci metalliche di sottofondo che
venivano dalla cucina in fondo al corridoio.
«Jam,
che ci fai qui?» lo guardò bene rendendosi conto
dello stato in cui
era.
«Ciao
Teddy.» cercò di accennare un sorriso.
«Entra,
su! Stavo ascoltando alla radio la partita con un po' di pizza, ma ce
n'è in abbondanza.» si fece da parte con un
sorriso caldo, un
sorriso che Harry avrebbe detto fosse la fusione perfetta fra quelli
calmi di Remus e pieni d'amore di Tonks.
«Grazie.»
mormorò facendosi avanti nell'atrio gocciolando. Per fortuna
viveva
da solo, altrimenti una qualsiasi donna di casa l'avrebbe ucciso.
«Ma
che ti è successo? Sembri uno che è appena stato
attaccato da una
Veela.» James si chiese distratttamente se fosse solo un modo
di
dire o se fosse un'esperienza diretta dovuta ai pochi litigi che
aveva con Victoire.
«Una
storia lunga e non so se mi vorrai ancora qui dopo che l'avrai
ascoltata.» lasciò cadere stancamente il borsone
scurito dalla
pioggia vicino al portaombrelli che barcollo pericolosamente, ma non
cadde.
«Ahh,
non dire stronzate! Vieni e raccontami, tanto i Chudley stavano
perdendo come ogni santissima volta.»
Non
ricordava com'era finita seduta sul banco con le gambe aperte e
Scorpius in mezzo a esse.
Potevano
essere lì da ore o solo da qualche minuto, sospirando ogni
tanto
l'uno il nome dell'altra come se fosse il suono più bello
del mondo
e baciandosi, sfiorandosi, mordendosi e graffiandosi. Una vocina
nella sua testa -perchè la sua coscienza doveva avere la
voce di
Kim? Perchè?!- le ricordo che se fossero andati avanti
ancora un po'
probabilmente le mani di Scorpius non sarebbero più state
sotto al
suo maglione, semplicemente perchè il maglione non ci
sarebbe stato
più. Non aveva ben capito com'era passati da un casto bacio
a fior
di labbra a quello e— beh, non si sarebbe certo lamentata,
ma— ma
così non andava bene, punto.
«Scorpius..»
sussurrò tirando via dal suo petto le mani e accorgendosi
che la
camicia era aperta e qualche bottone saltato. Quand'era successo? Ed
era stata davvero lei?
«..Sì?»
ansimò mentre la baciava dietro l'orecchio dandole un
brivido, con
una mano dietro la schiena pallida inarcata verso il petto nudo del
ragazzo e una nei capelli rosso fuoco. La treccia che Kim le aveva
fatto quella mattina era andata a farsi benedire quasi subito.
«Dovremmo—»
provò a scostarsi senza molta convinzione.
«Dovremmo—ecco,
respirare.»
Da
dove le usciva quella? Era forse stupida?
«C—osa?»
Scorpius si raddrizzò guardandola negli occhi, rendendosi
conto che
anche lui era con i capelli spettinati e il viso arrossato. Gli occhi
lucidi vennero illuminati da un lampo di comprensione. «Oh,
sì.»
Però
rimase lì, con un dito che ancora si muoveva con pigrizia
sulla
colonna vertebrale dandole piccoli brividi che correvano fino alla
nuca.
«Così
non mi aiuti..» provò a guardarlo storto, ma con
gli occhi lucidi e
labbra rosse e gonfie non era esattamente l'immagine della
serietà.
«Non
sto facendo niente.» non sapeva se voleva prenderlo a
schiaffi per
il tono innocente o per il cipiglio divertito che aveva assunto.
Evidentemente all'inferno andavano di moda i colori chiari da quando
era stato assunto.
«Mhm.»
gli fece scivolare le mani dietro la nuca giocherellando coi capelli
sottili ormai solamente umidi. «No
davvero.»
Lui sorrise come se non
avesse recepito la nota sarcastica nella sua voce e se la
avvicinò
ancora un po', come se prima non fossero già stretti nello
spazio
vitale che normalmente avrebbe occupato una persona sola.
Un
rumore inconsulto proprio vicino al suo stomaco la fece sobbalzare.
Le ci vollero pochi secondi più una breve occhiata al viso
di
Scorpius che sembrava quasi— arrossito.
«Ommerlino--»
si portò la mano alla bocca mentre le spalle cominciavano a
tremarle
per la risata repressa. «Ommerlino!» si
lasciò finalmente andare
contro la spalla del biondo irritatissimo in una risata
incontrollata.
«Che
hai da ridere Potter?» il tono di lui non potè far
altro che
alimentare l'iralità della rossa a non finire.
«Guarda
che se sei una fogna non--»
«Oh,
non provare a dare la colpa a me!» lo interruppe alzando di
scatto
il viso incontrando lo sguardo divertito con quello di lui.
«Non
mentire, non servirebbe a nulla. Sai bene a quale fra noi due
è più
probabile che brontoli lo stomaco in una situazione— del
genere,
ecco.»
Sembrava
seriamente imbarazzato, dietro quell'aria di sufficienza e lei
dovette reprimere un'altra scarica di risolini.
«Ovviamente
tu principino, visto che non hai mangiato.» gli sorrise
allegra,
adirittura euforica tanto che lui non potè far altro che
addolcire
l'espressione del viso e fare un mezzo sorriso.
«Quindi
ora che facciamo?» domandò, totalmente rilassato.
Era come se ogni
peso si fosse mai portato sulle spalle si fosse sciolto come neve al
sole.
«Ti
porto a mangiare, ovvio.» gli sorrise ancora più
ampiamente e
spingendolo un po' per poter saltar giù dal banco.
L'improvviso
impatto con l'aria fresca del sotterraneo, senza più il
corpo
dell'altro a scaldarli li fece tremare entrambi.
«Di'
la verità, è solo una scusa per passare dalle
cucine.» le ammiccò
prima di girarsi per recuperare il mantello umido e pieno di polvere.
«Potrebbe
darsi, in ogni caso non era il mio di stomaco a brontolare poco fa, o
sbaglio?» gli fece la linguaccia la rossa mentre si dava
delle
leggere pacche ai jeans nella speranza di togliersi un po' di polvere
da dosso.
Scorpius
le si accostò, passandosi il mantello su un braccio con la
mano
libera catturò la sua.
«Sei
disastrosa come al solito Potter, nessuno ci farà
caso.»
«Parla
quello che sta andando in giro mezzo nudo.»
l'apostrofò con una
smorfia indicando con un gesto del mento la camicia a cui erano
saltati parecchi bottoni e che anche allacciata alla bell'e meglio
scopriva gran parte del torace.
«Non
credo che qualcuno si lamenterà, in ogni caso.»
ghignò divertito
mentre si dirigevano alla porta e l'apriva.
«Il
solito egomaniaco.» sbuffò alzando gli occhi
azzurri al cielo la
rossa mentre lo precedeva e incastrava meglio le dita della mano con
la sua.
“Cause
it doesn't matter anymore
Who
was right or wrong
If
we could only find the words we lost
Before
what we have is gone
Say
it now, I hope we find a way
To say it now, everything we're keeping inside
Don't wait just let your heart speak
Don't waste another heart beat
Cause we'll never know
Until we let it out, let it out
Say it say it now”
Quando
erano entrati nella Sala Comune Serpeverde era ormai tarda notte,
anche perchè ad ogni passo si erano fermati contro un muro a
baciarsi per almeno dieci minuti, tanto che a Lily doleva il collo
per il fatto di doversi sempre allungare per raggiungerlo e Scorpius
già cominciava a lamentarsi che sarebbe diventato gobbo.
«Se
proprio hai così paura per la tua salute smettila di
baciarmi.» gli
sibilò in un sussurro mentre superavano l'arazzo.
«Come
se tu potessi resistere.» l'aveva punzecchiata con un tono
assolutamente troppo alto. Okay, aveva fatto pace con i propri
sentimenti, circa, ma non era ancora pronta ad annunciarli al mondo
intero, men che meno in una stanza in cui poteva anche esserci Albus.
Merlino,
quando lo avrebbe saputo sarebbe andato fuori di testa. Che poi cosa
avrebbe potuto dirgli? Non sapeva nemmeno cosa esattamente
il
suo iperprotettivo fratello maggiore avrebbe scoperto, dato che non
avevano nemmeno per sbaglio sfiorato l'argomento. Stavano assieme? Si
volevano? Si piacevano? Si amav-- no, meglio non porsi troppe
domande, domande a cui non era ancora pronta a cercare e ricevere
risposta. E fanculo al coraggio Grifondoro, in fondo lei era una
Corvonero. E avrebbe vissuto nella beata ignoranza, sì,
molto
logico.
«Shh,
abbassa la voce, vuoi che ti senta mezza Hogwarts?» gli diede
un
colpetto al petto con le loro mani ancora intrecciate. «E
comunque
vorrei ricordarti chi è stato il primo a baciare
chi.» puntualizzò
in un sussurro mentre, appena resasi conto che tenersi per mano era
comunque una specie di dichiarazione d'intenti e per Al l'equivalente
di una sveltina in un ripostiglio cercava di staccarsi. Niente da
fare, la presa di Scorpius si fece più ferrea.
«Primo,
non importa chi mi sente. Secondo, non è che tu mi sembrassi
poi
così scontenta. Terzo, che diavolo stai facendo?»
erano fermi uno
davanti all'altro, la stava di nuovo penetrando con quegli occhi
grigi assolutamente e illegalmente dispersivi per la sua
sanità
mentale mentre Lily cercava come un'indemoniata di sfilare la mano
dalla sua. Si fermò, lo fissò con il volto
arrossato cercando di
mettere assieme più astio possibile e nascondere il
nervosismo.
«A
me importa e quello che sto facendo è evitarti un
interrogatorio di
quarantott'ore di tutti i maschi Potter, perchè è
quello che ci
aspetta se Al ci vede—beh, così.»
indicò con la mano libera le
loro intrecciate fra di loro. «E comunque non sono io quella
che si
lamentava per il mal di schiena e poi è colpa tua, sei
troppo alto,
ecco.»
Aveva
cominciato a farneticare come una pazza, lasciando spazio
all'agitazione. Tutta la Sala era in penombra, il fuoco ormai quasi
spento, segno che doveva essere davvero tardi e sperava che in ogni
caso l'ingresso fosse abbastanza in penombra da evitare che qualcuno
li notasse.
«Al
diavolo Albus, al diavolo tuo padre e quel coglione di tuo
fratello—»
fu brevemente interrotto da un “Hey!” e una botta
sul petto della
rossa già pronta a difendere la sua famiglia,
benchè, in effetti,
James era davvero un coglione. A volte. «Che Godric
Grifondoro se li
porti all'inferno tutti, a me non importa.»
La
faceva facile lui.
«Okay,
magari tu sei abituato a girare con una putt—ragazza dai
facili
costumi al braccio diversa ogni sabato sera, ma si suppone che io
abbia almeno un po' di amor proprio e questa
situazione—»
«Stai
dicendo che farti vedere in giro con me uccide il tuo amor
proprio?»
la interruppe alzando un sopracciglio. Merda, si stava irritando.
Come avrebbe potuto spiegarglielo in modo meno offensivo? «Il
tuo
amor proprio dove l'avevi lasciato nelle ultime ore, allora?»
«Merda,
Scorpius, non capisci un cazzo!» si ritrovò ad
alzare la voce anche
lei. Perchè finivano con il litigare ogni santa volta? Come
si era
potuta illudere che quella felicità, quella completezza che
l'aveva
fatta sentire così bene fino a qualche
istante prima fosse
condivisa da lui?
«Allora
vai a farti uno che riesca a seguire la tua mente deviata.»
questa
volta fu lui a cercare di lasciarle la mano, che lei
irragionevolmente strinse di più fino a farsi sbiancare le
nocche.
«Lasciami, Potter.» il tono era diventato di nuovo
minacciosamente
freddo.
Era
sempre così, facevano un passo avanti e tre salti indietro.
Perchè
allora non voleva lasciarlo andare?
«Non
scapperai a metà del discorso, Merlino, quella con un
cervello
contorto qua non sono io.» “Almeno non
solo.” aggiunse la
fastidiosa voce della sua coscienza.
«Quella
che scappa sei tu, il discorso semplicemente finisce qui.» la
fulminò lasciandola basita. Quella freddezza la
ferì, non ci aveva
mai pensato, ma se prima sopportava bene i suoi colpi, ora che
l'aveva visto anche nella sua versione dolce e calda.. le faceva male
vederlo così distante.
«Sei
una testa di cazzo!» il suo orgoglio parlò per
lei, che gli mollò
all'improvviso la mano per tirargli un pugno sul petto. «Un
cazzo
d'idiota che non un emerito cazzo di quel cazzo che la gente gli
dice!»
«Sempre
finissima, mi raccomando.» commentò gelidamente.
«Non è che
averlo sempre in bocca ti fa sentire più grande?»
Lily
boccheggiò, spalancando gli occhi blu.
Le.
Aveva.
Appena.
Dato.
Della.
Puttana.
Negli
anni si erano insultati nei modi più svariati, ma mai, MAI,
le aveva
detto una cosa del genere.
Le
parve di vedere un lampo di comprensione passargli sul viso, come se
avesse capito che aveva esagerato. Aprì la bocca, ma non
fece in
tempo a dire nulla che lei fece un passo indietro, come a
sottolineare che voleva la distanza massima fra loro due.
«Spero
di averti passato una malattia venerea allora, stronzo.» poi
si
voltò e si precipitò verso il dormitorio
femminile, pronta a
raccontare a sua sorella che razza di coglione avessero generato
prima di lei i suoi genitori e di quanto avrebbe voluto ammazzarlo.
«Lily,
aspetta!» la voce di lui giunse troppo tardi, come se si
fosse
congelato e poi ripreso lasciandole il tempo di attraversare
metà
Sala Comune. «Merda, Lily!»
Oppure
a dormire per l'eternità.
«Vaffanculo!»
alzò il dito medio senza nemmeno voltarsi e furente
salì le scale
per poi sbattere furiosamente la porta. Che chiunque stesse dormendo
a quell'ora era una cosa secondaria.
Sentiva
le lacrime premerle contro gli occhi, lacrime di rabbia e impotenza.
Si
sentiva così fottuttamente stupida. In fondo lo sapeva che
lui era
uno stronzo e che loro due erano incompatibili, due baci
—bhe, più
di due, ma quello non importava— non cambiavano nulla. Lui
non
avrebbe mai capito, non provava la stessa stretta al cuore che
provava lei.
Attraverso
il corridoio col cuore gonfio di sentimenti confusi finchè
non trovò
la porta del dormitorio del terzo anno ed ebbe la tentazione di
tornare indietro a urargli tutti gli insulti che non aveva fatto in
tempo a dirgli prima. Oppure lo avrebbe ammazzato e basta, senza
tanti giri di parole.
Fece
qualche passo, poi si bloccò di nuovo.
Che
Salazar lo prendesse, lei non sarebbe tornata da lui. Aveva ancora un
po' di amor proprio e tornare, anche solo per insultarlo, avrebbe
voluto dire che ci teneva. E lei non era pronta ad ammetterlo nemmeno
sotto tortura, piuttosto sarebbe entrata a far parte del Lumaclub e
si sarebbe messa con un Dissennatore.
Con
rabbia fece l'ennesimo dietro front ed entrò nel dormitorio,
trovando il letto di Kim desolatamente vuoto.
«Maledetti
Malfoy.» borbottò e si lanciò sul
letto, chiudendo le tende con un
gesto secco della bacchetta per poi abbandonarla sul materasso
accanto a lei, appallottolata attorno all'enorme cuscino di piume.
Scalciò le scarpe e s'infilò completamente
vestita sotto il
piumino, ringraziando il cielo che l'amica fosse freddolosa come lei
e non l'avesse ancora fatto togliere.
Fuori
tuonava, probabilmente Kimberly era andata a rifugiarsi da Al, dato
che Scorpius e lei erano impegnati. Sì,
sicuramente era da
Al, concluse con un sospiro stringendosi di più al cuscino,
chiedendosi come lo avrebbe affrontato il giorno dopo a colazione.
Grazie
a Morgana era al settimo anno e dopo i M.A.G.O. sarebbe sparito dalla
sua vita. Con un gemito si rese conto che era esattamente quello che
non voleva.
Scorpius
aveva appena accennato un passo per seguire la rossa infuriata quando
lei aveva sbattuto con malagrazia la porta dei dormitori femminili.
«Merda!»
l'unica cosa che poteva fare era imprecare. Possibile che ogni volta
che lei era coinvolta andasse tutto così veloce? Un momento
prima
erano sorridenti e felici e l'altro si lanciavano candelabri.
«Merda!»
«Ehm--»
la voce lo fece sobbalzare, rendendosi conto che era in Sala Comune e
che qualcuno aveva assistito all'intero battibecco.
«Ma
Porco Godric!» scandagliando la stanza notò Zab e
Amy, seduti
vicini a un tavolino su due morbide poltrone, nella penombra di una
candela.
«Buona
sera amico, scusa se non ci siamo fatti notare prima, ma sembravi un
tantino--» gli fece un sorrisino Zab mentre li raggiungeva
con
qualche falcata pesante.
«Uno
stronzo. Un completo imbecille.» completò per lui
la bionda
guardandolo con rimprovero.
«Io
volevo dire impegnato, ma sì, anche uno stronzo
completamente
rimbecillito.» annuì il moro mentre Scorpius si
lasciava cadere
nella poltroncina libera accanto a quella di Zabini.
«Io?
È lei che si comporta da pazza isterica!» si
difese con astio.
«Bhe,
le hai dato della donna dai facili costumi, sei fortunato che non ti
abbia affatturato i coglioni col caratteraccio che ha.» fece
un'alzata di spalle il moro.
«Avresti
proprio dovuto evitare quell'uscita, è stata davvero
infelice.»
Emily continuava a guardarlo come una madre incazzata.
«Possibile
che sia sempre colpa mia a conti fatti?» si
accasciò ancora di più
sulla poltrona di pelle nera che scricchiolò.
«Non
ho detto questo, ma un momento prima entrate mano nella mano e il
momento dopo litigate come due bambini del primo anno.»
incrociò le
braccia al petto la ragazza. «Insomma, siete
assurdi.»
«Dovreste
farvi una sana scopata e parlare di meno.»
«Zab,
questo è decisamente fuori luogo.»
«Okay,
scusa, era solo un'idea.» alzò le mani in segno di
resa.
Scorpius
rimase zitto, fissando con lo sguardo vacuo i libri e le pergamene
sparse sul tavolino sul quale i due amici avevano studiato prima
dello spettacolino offerto da lui e Lily.
Rimasero
in silenzio quasi minuto, Emily e Zabini si scambiavano un'occhiata
significativa mentre il biondo meditava cupamente.
«Merda.»
esordì poco dopo, passandosi una mano fra i capelli biondi
spettinati. Da lei.
«Già,
merda. Ma si può sapere che vi prende? Insomma speravo che
oggi
aveste perlomeno parlato.» lo guardò un po'
più comprensiva la
bionda.
«Il
problema è lei, non la seguo.»
«Sì,
ma Scor, esattamente cos'è che ti ha mandato così
fuori dai
gangheri?» si sporse leggermente verso di lui, fissandolo
intensamente. Come se sapesse già la risposta, ma volesse
averla da
lui.
«Non
è ovvio?» borbottò scontroso, restio ad
ammettere ad alta voce
quello che provava.
«Evidemente
non lo è.»
«Si
comporta come—» si prese un attimo di tempo,
masticando fuori le
parole come se fossero un boccone troppo amaro da buttar
giù.
«Merda, si
comporta come se si
vergognasse di me.»
Emily
fece un piccolo sorrisino vittorioso guadagnandosi un'occhiataccia.
«Io
non mi vergogno di te.»
La
voce alle loro spalle fece sobbalzare Zabini, mentre su Scorpius ebbe
l'effetto opposto, congelandolo sul posto.
Lanciò
uno sguardo alla sua migliore amica a metà fra il
“Ti uccido,
comincia a correre.” e “Godric sia dannato, dimmi
che non è alle
mie spalle mentre avevamo un momento cuore a cuore.”
Lentamente
si voltò per incontrare lo sguardo della rossa, che era
uscita dalla
penombra e lo stava guardando con un'espressione indecifrabile.
«Io—»
provò a dire qualcosa, completamente congelato.
«Sei
un emerito coglione e sono ancora incazzata con te, ma non mi
vergogno di te.» rincarò la dose avvicinandosi.
Sembrava non le
importasse che non fossero soli, sembrava non le importasse che
avessero litigato fino a cinque minuti prima. Semplicemente sembrava
determinata e così fottuttamente coraggiosa da spaventarlo a
morte.
Erano
così i Potter, pieni di amore e così stupidi da
buttarsi a
capofitto nelle situazioni scomode, più erano disastrose,
più si
incaponivano. Anzi no, non i Potter, ma Lily. Quella era una
prerogativa di Lily.
Notò
che le mani strette a pugno le tremavano leggermente, tradendo
l'ostentata sicurezza sul suo volto, impressa nei suoi grandi occhi
blu.
«Sei
un idiota se lo pensi.» aggiunse dando il colpo di grazia.
«Non
sono io quello che voleva nascondersi come se stesse commettendo un
delitto capitale.» si raddrizzò alzandosi in
piedi, riprendendo un
po' il controllo della situazione.
Emily
e Zabini ascoltavano silenziosi, cercando di diventare più
invisibili possibile.
«Merlino
e mi biasimi? Albus mi interrogherebbe per ore e poi lo farebbe con
te e probabilmente avrebbe una crisi isterica, senza contare che
scriverebbe subito a Jam e papà per avere manforte e tu
verresti
cruciato. E poi picchiato alla babbana. E io rinchiusa in una cazzo
di torre.» la voce le tremava leggermente, mentre rimaneva
impalata
a fissarlo, ancora con le braccia contro i fianchi e le nocche
sbiancate.
«E
non so nemmeno che intenzioni tu abbia con me.» lo
buttò fuori
tutto d'un fiato, arrossendo visibilmente.
Ora
la palla era tornata a lui che dal canto suo era rimasto senza
parole.
«Che
intenzioni..?»
«Già,
io sono--» e si bloccò prima di finire la frase,
facendo un lungo
respiro. «Non so cosa sia questa-- questa— questa
cosa fra noi e
ho paura.»
Paura
di venire gettata via, di essere l'ennesima ragazza presa e lasciata
senza tante spiegazioni. Paura di essersi illusa. Non avrebbe voluto
ammetterlo, non avrebbe voluto dirlo con tutta quella franchezza, ma
era terrorizzata. Lei, quella che prendeva tutto di petto, che vedeva
le emozioni come pregi, ora aveva un terrore cieco che le divorava le
viscere. Forse anche Kim l'aveva cambiata, forse anche Scorpius
l'aveva plasmata.
In
quel momento, dopo qualche mormorio, Zab e Amy decisero di levare le
tende e lasciarli parlare in pace.
«Notte
Lils.» le passò accanto baciandole la testa per
poi voltarsi e fare
un cenno all'amico.
Lily
non distolse nemmeno per un istante lo sguardo da lui, aveva bisogno
di sapere, bisogno di sentirselo dire, che non si stava illudendo,
che c'era effettivamente qualcosa. Che non l'avrebbe spezzata in due.
Le
porte dei dormitori si chiusero con un rumore spaventoso nel silenzio
assordante che si era creato e quando lui la guardò di nuovo
negli
occhi sembrava che stesse riflettendo macchinosamente.
«Come
“non sai cosa sia”?» riuscì
solo a domandarle alla fine,
apparendo piuttosto stupido e facendola sbuffare.
Quando
aveva sentito lo sguardo di Amy su di sé mentre lui
ammetteva il
perchè si fosse arrabbiato così all'improvviso
Lily si era fermata
e invece che tornarsene di sopra e lasciarlo fra i suoi amici
rinunciando all'idea con cui era tornata -non sapeva esattamente
quale fosse, insultarlo, parlare, picchiarlo, cruciarlo, insomma, non
lasciare le cose come stavano- le parole le erano semplicemente
rotolate fuori senza che potesse fermarle. Perchè aveva
bisogno di
farglielo sapere, aveva bisogno che lui stesse bene. Era qualcosa di
così istintivo e forte da farle una paura terribile.
«No,
non lo so. Non ho più cinque anni, se due persone si baciano
non
vuol dire nulla. A volte un bacio è solo un
bacio.» la gravità di
quelle parole le crollo addosso, ma nonostante tutto c'era una parte
di lei ancora luminosa che sperava con tutta sé stessa di
essere lei
a farsi troppi problemi al ricordo di poche ore prima.
«Lily..»
«Sì?»
«Resta.»
Lui
fece un passo in avanti, aprì la bocca una volta e poi la
richiuse,
come pentendosi di quello che stava per dire.
«Sei
una cogliona.» esordì. Sì, avrebbe
fatto decisamente meglio a
rimanersene zitto l'imbecille.
«Bhe,
grazie tante. Me ne torno a dormire.» provò a
sembrare stizzita,
mentre incassava il colpo. Almeno aveva avuto la sua risposta.
«No,
ora tu resti.» la voce tagliente di lui la bloccò
sul posto,
nonostante volesse scappare il più lontano possibile e
ricacciare
indietro le lacrime che, lo sentiva, sarebbero esplose di lì
a poco,
rimase bloccata.
«Per
sentirti ancora mentre mi insulti? Bhe, ti do una notizia, se io sono
una cogliona, in questa stanza non sono la sola.» si morse
l'interno
della guancia mentre le mani le tremavano in modo incontrollabile.
Merlino se si sentiva stupida.
«Allora
io sono un coglione che sta assieme ad una ancora più
cogliona.»
sembrò la cosa più difficile che lui avesse mai
detto. Lo vide
mentre il petto gli si sgonfiava di colpo e per un attimo credette di
aver sentito male.
«Cos--?»
il resto si perse in un suono inarticolato, si sentiva in difetto
d'aria.
«Sì,
hai dei problemi con questo?» il tono aggressivo di lui,
ormai
l'aveva imparato, nascondeva la debolezza. E lei era stanca di farsi
la guerra. Lentamente aprì le mani e poi le rinchiuse,
indolenzita
dall'averle strette così tanto da essersi lasciata dei segni
sui
palmi con le unghie. Poi colmò la distanza fra loro e lo
prese per
la camicia.
«No,
anche se rimani un fottuto imbecille.» poi si sciolse in un
sorriso
che le arrivò agli occhi, facendoglieli brillare.
Inspirò
lentamente il suo profumo.
«Parla
la Corvonero più sveglia di tutti i tempi.» la
guardò storto, con
gli zigomi leggermente arrossati.
Merlino,
Scorpius Malfoy che arrossiva, questo si che la metteva di buon
umore.
«Idiota.
Sei un completo idiota e non ti conviene tirare troppo la corda,
perchè non mi vergogno di te, ma potresti farmi venire
voglia di
ucciderti.» sentì di doverlo dire ancora, cercando
di farlo passare
per uno scherzo, ma bisognosa che lui sapesse. Perchè voleva
che lui
stesse bene. Perchè non voleva più avere paura.
La
litigata di poco prima, a Diagon Alley quando si erano nascosti da
Lorcan.. era stata tutta colpa sua, della sua stupida testa calda che
non la portava a considerare che certi suoi comportamenti potevano
essere fraintesi, che non potevano leggerle nella testa.
Per
fortuna, perchè se lui avesse saputo usare la Legilimazia
avrebbe
preso la scopa e sarebbe volata fino in Costa Rica a coltivare patate
dalla vergogna, dalla paura.
«Non
conviene neanche a te, altrimenti la nostra potrebbe diventare la
storia più breve del secolo.» la guardò
storto.
«Neanche
per sogno, la questione del restare vale anche per te.»
scosse la
testa la rossa e alzandosi in punta di piedi, attirandolo a
sé lo
baciò.
“I
don't want to fight a war
That
no ones going to win
All
this time we've grown apart
Looking
for an end
If
I'm the one that's holding on
Holding
back
Here's
how we
begin
Say
it now, I hope we find a way
To
say it now, don't be afraid
To
say it now, everything we're keeping inside”
Avevano
riavviato il fuoco, nonostante Scorpius le avesse fatto notare che
non faceva poi così freddo e lei l'avesse mandato
delicatamente a
quel paese. Insomma, lui era praticamente un animale a sangue freddo,
non avrebbe dovuto cercare il calore anche lui?
Era
notte fonda, ma nessuno dei due aveva voglia di andarsene a letto,
Lily dal canto suo non aveva idea del perchè Scorpius non
avesse
sonno, ma lei dal canto suo era terrorizzata che lasciandolo
lì e
chiudendo gli occhi nel letto di Kimberly tremendamente vuoto -a
proposito di questo si chiedeva come avrebbe reagito Scorpius
trovando la sorella nel letto del suo migliore amico, perchè
era
certa che fosse lì- il giorno dopo sarebbe tornato tutto
alla
normalità. Come se quella notte fosse semplicemente stata
cancellata.
Doveva
lavorarci, su questa cosa della paura, o avrebbe passato decisamente
troppe notti in bianco, riflette mentre si accoccolava meglio contro
Scorpius sulle quali ginocchia aveva appoggiato le gambe, seduti sul
divano di pelle proprio davanti al caminetto e avvolta dalle braccia
di lui.
Non
una volta lui aveva accennato all'ora tarda o detto che era ora di
andare a dormire, nonostante la sonnolenza cominciasse ad intontire
la rossa, facendoli passare da un bacio passionale all'altro a
qualche bacio ogni tanto e chiacchiere sconnesse.
«Ti
stai addormentando?» la voce di Scorpius la raggiunse in modo
strano, facendogli vibrare il petto mentre lei teneva nascosto il
viso nell'incavo del suo collo godendo del suo calore.
«No,
riposo solo un attimo gli occhi.» borbottò
distrattamente
strofinando il naso contro il suo collo.
«Devi
smetterla di mentire Potter, tanto non sei capace.» la prese
in giro
con un mezzo sorriso, anche se lei non lo vide.
«Io
non mento mai, sono sveglia.» biascicò in tutta
risposta cercando
di darsi un tono.
Non
fece in tempo a dire altro che sentì lo Slytherin che si
muoveva, ma
non verso l'alto come aveva pensato all'inizio, ma bensì
finendo
disteso e trascinando anche lei con sé.
«Forse
quello che ha sonno sei tu.» ridacchiò
sommessamente mentre si
addattava alla posizione di lui, abbarbicandosi ancora di
più al
ragazzo. Sentì una mano delicata che le passava nei capelli,
lentamente, attento a non tirare i nodi.
«Disse
quella che ormai non riesce più nemmeno ad aprire gli
occhi.»
«Non
è— ero.» s'interruppe a metà
frase portandosi la mano davanti
alla bocca per coprire lo sbadiglio. Sentì il petto di lui
vibrare
leggermente sotto la sua testa, non riuscendo bene a capire se gli
fosse venuto il singhiozzo o stesse semplicemente ridendo di lei.
«A
volte mi chiedo come tu faccia ad essere così
irragionevolmente
testarda da negare l'evidenza.» lo sentì sbuffare
e lei scosse la
testa piano.
«Questione
di punti di vista, penso di avere solo dei saldi principi.»
«Devi
andare da un medimago, perchè la tua vista fa decisamente
cilecca.»
«Come
sei noioso, poi non stupirti se sbadiglio.»
borbottò contrariata
mentre infilava una gamba fra quelle del biondo, incastrandosi ancora
di più contro di lui.
Scorpius
alzò gli occhi al cielo, fortunatamente non visto.
«Sei
una pappamolla, non reggi nemmeno una notte in bianco.» la
prese in
giro stringendola più a sé, perchè era
vero, lui era un animale a
sangue freddo e cercava disperatamente in calore -anche se non
l'avesse mai ammesso- come le lucertole al primo raggio di sole
uscivano dalle loro buche. Solo che lui aveva bisogno, si rese conto,
del Suo calore, della rossa che ora gli era praticamente stesa
addosso borbottando frasi sconnesse.
«Prima
cosa.. noi Corvonero siamo più per il lavoro intellettuale.
E poi—
non ho manco voglia di risponderti, ecco.» il tono da bambina
offesa
ottenne la seconda alzata d'occhi nel giro di un minuto.
«Non
mi rispondi perchè sai che ho ragione io e comunque sappi
che se ti
addormenti qui non ho la minima intenzione di portarti a letto in
braccio.»
«Come
se te l'avesse chiesto qualcuno, stiamo un po' qua e poi andiamo. Non
ho molta voglia di dormire da sola.» borbottò Lily
facendo scorrere
la mano fino a infilarla nella camicia semiaperta grazie ai bottoni
saltati in cerca di calore.
«Come?
Non dormi qua, scusa?» le lanciò un'occhiata
sinceramente confusa
mentre lei apriva pigramente un occhio.
«Sì,
perchè?»
«E
allora non dormi da sola.»
«E
invece sì.» gli lanciò quella che
avrebbe dovuto essere
un'occhiataccia di tutto rispetto se non avesse avuto gli occhi
appannati dal sonno.
«Ma
se dormi con mia sorella.» cercò di farla
ragionare in tono ovvio.
«Sì,
ma lei mica c'è.» gli rispose con un tono ancora
più ovvio, la
testa leggermente alzata, per guardarlo negli occhi.
«Come
non c'è?» alzò un sopracciglio
sospettoso.
«Bhe,
nel suo letto non è.» fece un'alzata di spalle la
rossa, del tutto
ignara di dove stava andando a impegolarsi.
«E
allora dov'è?» cominciò seriamente a
pensare al peggio il
biondino. Non era una novità che ogni tanto le due giravano
per il
castello a combinare guai, ma per l'appunto, sempre assieme.
«Sarà
con Albus, non hai visto come tuona fuori?» il tono ovvio di
lei
mentre riappoggiava la testa al suo petto lo lasciò basito.
«E
ora che c'entra tuo fratello?»
«Stanno
assiem--» in quel momento ritornando lentamente sveglia si
accorse
che forse lui non lo sapeva ufficialmente
e forse
lei avrebbe fatto meglio a tenere la bocca serrata.
«E
da quando?» il tono stava diventando pericolosamente
inquisitorio.
«Bha..»
fece un'alzatina di spalle.
«E
perchè io non lo sapevo?» continuò
imperterrito.
«Non
mi sembra che Albus sappia qualcosa di noi due.»
ribattè ad occhi
chiusi la rossa.
«È
diverso.» s'incaponì il biondo ricordandole un
bambino capriccioso.
«Non
mi pare.»
«Lo
è.» insistette perentorio, del tutto incurante del
fatto che ormai
la rossa stesse tornando allo stato di intorpidimento mentale che
precedeva il sonno.
«Non
hanno fatto molto per nasconderlo e poi dai del tonto ad
Al..»
sbuffò stufa di quella conversazione.
«Ero
preso a capire cosa passasse per la testa a te, sei un lavoro a tempo
pieno Potter.»
Sembrò
che quella frase fintamente sprezzante fosse stata buttata fuori con
difficoltà, la stessa difficoltà che
contraddistringueva i fratelli
Malfoy nell'esprimere quello che provavano. Da parte sua, quando era
così assonnata Lily Potter diventava peggio di quando era
ubriaca,
sincerità in primis.
«Anche
tu sei un lavoraccio, che credi.» sussurrò
sbadigliando di nuovo.
«Ora resta un attimo zitto, riposiamo.»
«Non
puoi dormire qua, lo sai?» le ricordò
accarezzandole i capelli.
«Non
ho visto nessun cartello e ora shh.» borbottò
strofinando il naso
contro l'incavo fra il collo e la spalla del ragazzo, beandosi nel
suo profumo.
«Sei
una despota.»
«Mhm..»
La
mattina dopo i primi studenti che scesero per andare a fare colazione
videro i due ragazzi accoccolati sul divano coperti da un plaid
verde-argento appellato da Scorpius poco dopo che Lily si era
addormentata. Fra risolini e sguardi sconcertati gli passarono
accanto, ma solo quando Emily Warrington gli passò accanto
l'espressione di pace assoluta di Scorpius fu capita veramente.
Dormivano beati, lei completamente appallottolata sopra e attorno a
lui, i capelli che formavano una criniera intorno alla viso rilassato
con la bocca leggermente socchiusa. Lui con la testa leggermente
reclinata verso di lei con la guancia ricoperta dalla barba biondo
chiarissimo di un giorno appoggiata alla sua testa dormiva con
un'espressione talmente pacifica sul viso da sembrare un bambino.
Emily
si limitò a sorridere e sedersi sulla poltrona di velluto
lì
accanto mentre aspettava che Zabini scendesse per andare a fare
colazione, osservandoli assorta appoggiando la testa alla mano, col
gomito appoggiato al bracciolo.
Quando
il ragazzo moro si avvicinò facendo per salutarla
allegramente lei
gli fece segno di fare silenzio e gli indicò il divano i cui
occupanti erano coperti alla sua vista dallo schienale. Non appena fu
abbastanza vicino per vederli gli sfuggì una breve risata.
«Finalmente.»
«Già.»
annuì la bionda un po' malinconica. Aveva sempre pensato che
il
giorno in cui sarebbero svegliati lei avrebbe potuto fare arrossire
violentemente la rossa prendendola in giro e le avrebbe ripetuto fino
a farla scoppiare “Te l'avevo detto che era tutta tensione
sessuale.”.
E
invece no, lei e la Corvonero non si parlavano più da un
pezzo e
tutto era cambiato nel giro di quei.. due mesi?
«Credevo
che ci saremmo diplomati e loro avrebbero continuato a baciarsi negli
angoli bui e urlarsi addosso il resto del tempo.»
ridacchiò Zab
facendo il giro del divano e raggiungendo l'amica, prendendo posto
sul bracciolo libero della poltroncina.
«A
parte gli angoli bui non credo che tu ci sia andato molto lontano,
non ce li vedo proprio tutto zucchero.» sorrise leggermente
la
bionda senza distogliere lo sguardo.
«Mhm,
sì, alla fine sono due adorabili coglioni.»
lanciò un ultimo
sguardo il ragazzo ai due prima di spostarlo su Emily e sorriderle.
«Non
si spiano le conversazioni altrui.» lo rimproverò
alzando lo
sguardo verso di lui.
«Il
fatto che tu abbia capito l'allusione vuol dire che non ero l'unico
ad essere curioso.»
«Colpevole.»
sorrise ampiamente sistemandosi i capelli sulle spalle.
«Dici
che dobbiamo svegliarli?» lanciò un'occhiata nella
direzione dei
due che continuavano a dormire pacificamente come se nulla fosse.
«Me
lo chiedi proprio tu che dividi il dormitorio con Scorpius?»
alzò
un sopracciglio la bionda alzandosi.
«In
effetti.. ma magari la presenza della Potter lo addolcisce.»
scrollò
le spalle Ares mentre si alzava anche lui.
«Dubito,
è più probabile che provino ad ucciderti in
due.» scosse la testa
bionda facendo ondeggiare i capelli biondi perfettamente lisci.
«No,
meglio lasciarli stare, prima o poi si sveglieranno.»
«Va
bene, allora andiamo che ho fame.»
Quando
Kim e Al scesero anche loro per fare colazione, la bionda con i
pantaloncini con cui aveva dormito e le stesse calzamaglie, ma con
sopra una felpa con la zip aperta non sua come la t-shirt dei Boccini
Schiantati -un gruppo di dubbia bravura che piaceva ai fratelli
Potter- che indossava sotto non li vide immediatamente, ma il ragazzo
che era più alto di lei notò la testa bionda
dell'amico.
«Come
mai Scor ha dormito in Sala Comune?» chiese innocentemente
mentre si
dirigeva verso l'amico per svegliarlo. Strano, Zabini era uscito
prima di lui, non l'aveva notato?
Quando
si avvicinò di più notò una selva di
capelli rossi troppo
famigliari per essere confusi con quelli di qualcun altro.
«Kim!»
la richiamò con la voce che era salita di dieci ottave. La
biondina
lo raggiunse poco dopo, capendo perchè sembrasse prossimo ad
un
attacco di panico.
«Che
c'è Aluccio?» cercò di sembrare
totalmente indifferente, come se
fosse del tutto normale trovare i loro rispettivi fratelli che
dormivano pacificamente abbarbicati in quel modo.
«Che
ci fa tuo fratello con le sue manacce su mia sorella?»
domandò con
gli occhioni verdi spalancati. Non aveva pregiudizi di sorta come
sarebbe potuto essere per James o suo Padre, ma conosceva abbastanza
bene il suo migliore amico da sapere quante ragazze si fosse portato
a letto e che non era esattamente definibile come il principe
azzurro delle fiabe babbane che loro padre gli leggeva da
piccoli. Era più il tipo da sedurre e abbandonare, a dire il
vero.
«Dormono.»
constatò serafica affacciandosi accanto a lui appena
aldilà della
spalliera del divano occupati dall'oggetto di tanta agitazione.
«Questo
l'avevo notato, ma perchè dormono assieme.»
«Si
saranno addormentati così.» Kimberly sapeva
benissimo che
quell'atteggiamento noncurante non sarebbe riuscito a tenere a bada
ancora per molto la paranoia del mezzano dei Potter, ma almeno, se
l'avesse trattata come una cosa normale, forse alla fine si sarebbe
semplicemente arreso all'idea che sua sorella non era poi
così pura
e innocente.
«Kimbry,
come fai a essere così calma? Stiamo parlando di Lily e
Scorpius.»
speranza vana, stava per scoppiare. «Scorpius e
Lily!» rimarcò il
concetto.
«So
chi sono.» rispose compita per poi posargli leggera la mano
sul
braccio. «Dai andiamo, lasciamoli dormire.»
«Io
non mi muovo da qui finchè qualcuno non mi da una
spiegazione!»
Proprio
in quel momento, probabilmente svegliati dal casino fatto dal moro,
cominciarono a muoversi i due interessati.
«Al
perchè devi spaccare i coglioni di prima mattina?»
fu l'elegante
borbottio del biondo che si portò il braccio che non
avvolgeva Lily
in un abbraccio possessivo sugli occhi, per massaggiarsi le tempie,
coprendo temporaneamente gli occhi grigi semichiusi.
«Perchè
tu sei appiccicato a mia sorella?»
«Al
sta un po' zitto, è domenica.» borbottò
Lily stroppicciandosi gli
occhi assonnata.
«Io
non sto zitto proprio per un cazzo!» saltò su
adirato.
«Albus..»
il tono di Kimberly voleva essere d'avvertimento, ma venne bellamente
ignorato.
«Voi
due mi dovete una spiegazione.» continuò
imperterrito.
Finalmente
la rossa sembrò prendere coscienza del luogo e della
posizione in
cui era e si voltò verso il fratello. Scorpius si tolse la
mano dal
viso e la osservò, preparandosi a una filippica in cui
negava
l'evidenza, invece rimase di sasso.
«Primo,
non a te non devo proprio niente. Seconda cosa, se voglio dormire con
il mio ragazzo ci dormo, punto.» lo sguardo blu di sfida
lasciò
basito anche Albus. Lo vide aprire e chiudere la bocca più
volte.
«Il
tuo--?» incapace di capacitarsi di quella situazione assurda
o delle
parole della sorella. «Ma voi vi odiate.»
«A
quanto pare no, quindi non rompere.» rispose sicura mentre si
raddrizzava seguita da Scorpius e il plaid cadeva a terra. La rossa
ebbe appena il tempo di chiedersi da dove arrivasse quella coperta
prima che il fratello tornasse all'attacco.
Scorpius
lanciò un'occhiata indagatrice all'amico senza proferire
parola.
«È
assurdo.» boccheggiò il moro fissandoli spiritato.
«Da quanto
tempo va avanti questa storia?»
«Da
ieri.» rispose il biondo con la voce calmissima, senza
tradire
nessuna vergogna.
«Oh.»
fu tutto quello che riuscì a dire Albus. «Voi due
mi manderete al
manicomio.»
Si
passò una mano fra i capelli corvini confuso, un momento
prima quei
due si lanciavano qualunque oggetto contundente fosse a portata di
mano e il momento dopo stavano assieme.
«Bene,
ora che lo sai possiamo andare a fare colazione? Ho fame.» lo
richiamò la bionda dopo aver lanciato un'occhiata d'intesa
all'amica.
«Io—
sì. Sì, andiamo. Voi due non venite?»
si rivolse poi ai ragazzi
intenti a sgranchirsi gli arti indolenziti.
«Sì,
ho una fame da lupi.» sorrise lieta che la crisi isterica del
fratello fosse durata meno del previsto.
«E
quando mai tu non hai fame?» ribattè il biondo
lanciandole
un'occhiata obliqua.
«Oh,
ma sta zitto tu.» sorrise lei, totalmente in pace col mondo.
«Vado
a prendere le scarpe e arrivo.» disse poi rendendosi conto di
essere
ancora con i calzini.
Quando
tornò giù aveva anche cambiato il maglione con
un'altro e presa la
mano del biondo con disinvoltura che stupì entrambi i
ragazzi
Serpeverde si diressero alla Sala Grande.
Perchè
Lily aveva capito una cosa davvero importante la sera prima ed era
che quello era solo l'inizio, nonostante l'anno stesse per finire,
era solo l'inizio. E sarebbe dovuta crescere e maturare ancora e
avrebbe litigato con Scorpius probabilmente all'infinito, ma non le
importava, perchè alla fine avrebbero fatto pace. Ne era
convinta,
se lei non l'avesse voluto, nessuno avrebbe potuto dividerli.
Perchè
Lily, finalmente, aveva capito quello che voleva davvero e se c'era
qualcosa che era davvero brava a fare era lottare per ciò in
cui
credeva.
Sì,
pensò mentre rideva ad una battutina acida di Kim e
stringeva la
mano del biondo al suo fianco, aveva proprio tutto ciò di
cui aveva
bisogno.
MEOOW.
Okay,
prima che partano i meloni volanti, eccomi. Yup, lo so, scusatemi.
Sono un'autrice schifida che impiega sempre troppo tempo ad
aggiornare fra blocchi dello scrittore e casini vari, ma eccolo.
L'ultimo capitolo, il fatidico ultimo capitolo.
C'è
un prologo, ma alla fine tutto —o quasi—
è stato sistemato,
tutto è finito. Insomma, eccoli.
Loro,
beh, sono due adorabili coglioni e non devo piangere. Perchè
i
sentimentalismi li lascio al prossimo capitolo, intanto comincio con
ringraziare chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fin qua e ha
recensito, seguito, messo fra le preferite questa storia,
perchè
davvero, non avete idea di quanto conti per me.
Un'ultima
cosa, la canzone a metà capitolo è “Say
it now – The Afters”.
Bhe,
basta, alla prossima e ultima volta con Maybe..
With
love. :)