Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: dearwriter    12/07/2014    2 recensioni
Questa non è la tipica storia d’amore.
Qualunque cosa possa sembrare, è certamente e comunque una storia d’amore. Ma è anche una storia di conflitti interiori, di paure, incertezze, lacrime, discussioni, lotte, lotte continue e sanguinose. E’ una storia dolente, di ferite mai chiuse e che mai si chiuderanno. Una storia tormentata.
Lei era Cora e lui era Stiles e tutto ebbe inizio con una serie di lettere, talvolta nemmeno arrivate a destinazione, perché il Sud America è davvero un territorio ostile. O questo è quello che avrebbe detto lei. Lui, invece, avrebbe sostenuto fermamente che qualunque cosa fosse iniziata, aveva avuto inizio con un bacio. Ma questo era solo il suo modesto parere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cora Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



⊰ Day 1 ⊱
 
 

 
 
Cora,

Torna a casa.

       ‟Derek



Chiunque avesse potuto conoscere Derek Hale, avrebbe potuto concordare su un’unica, piccola cosa: Derek Hale non era un tipo loquace.

Derek Hale parlava poco, talvolta niente. Gli bastava un’occhiata per essere capito, un semplice sguardo silenzioso per dire tutto ciò che gli passava per la testa. Oppure, sempre senza proferire parola alcuna, gli bastava semplicemente mettere da parte la diplomazia e passare alle cosiddette maniere forti.
Che parlasse o meno, il risultato era comunque lo stesso.

Ma chi conosceva davvero Derek Hale, sapeva che conservava sempre delle parole per Cora, l’unica della famiglia che gli era rimasta. Perché Peter non rientrava ancora nella categoria famiglia, non più da molto tempo, ormai. Peter era solo… Peter.

Perciò, quando quelle tre parole scritte frettolosamente in un pezzo di carta spiegazzato arrivarono a destinazione, non ci volle molto a capire che qualcosa non andava. Cora lo sapeva, lo percepiva a distanza e se si impegnava, riusciva persino a vedere suo fratello fuori di sé già con le mani addosso a Peter. E questo almeno sembrava come l’aveva lasciato.

Era passato molto tempo, fin troppo, da quando se n’era andata. Anche se non sapeva dire con esattezza quanto. Sentiva solo che era tanto, come un carico trascinato a forza sulle spalle. Ed era un carico che doveva trascinare da sola, perché in effetti era sola, sperduta nella vasta fetta più selvaggia del Sud America, per spostarsi da una parte all’altra proprio come Derek le aveva detto di fare.
Perché se non si fermava in alcun posto troppo a lungo, diveniva un bersaglio più difficile da centrare. Ed era quello che suo fratello voleva: assicurarsi che fosse finalmente al sicuro.

Ma il destino si diverte a tessere le fila in modi davvero misteriosi.
Fu proprio per puro caso che Cora si trovasse ancora nello stesso posto, quando il biglietto spiegazzato e allarmante di suo fratello arrivò.

Se Cora avesse obbedito alle severe restrizioni di Derek – cosa che si ritrovava a fare sempre meno spesso – probabilmente avrebbe ricevuto la sua lettera con una settimana o due di ritardo. Magari sarebbe persino andata perduta o sarebbe finita nelle mani di altri destinatari, spedita in lungo e in largo alla ricerca di una giovane Hale senza fissa dimora.

Cosa sarebbe successo se Cora si fosse diretta verso Nord, anziché verso Sud? Se non avesse risposto per tempo alla precedente lettera di Derek, avvisandolo della strada che avrebbe preso? Se la precedente lettera di Derek fosse andata smarrita? E se Cora non avesse ritrovato qualcuno che pensava non avrebbe rivisto mai più? E se…? E se…

Il fato si diverte a tirare gli scherzi più strani, girando la ruota quando gli pare e piace. E se Cora non avesse trasgredito agli ordini di Derek – che le raccomandavano esplicitamente di non fermarsi assolutamente in nessun luogo per più di ventiquattro ore consecutive – se non avesse risposto alla precedente lettera, avvertendolo che sarebbe scesa verso Sud, e se non avesse ritrovato coloro per i quali aveva gettato all’aria le direttive del fratello, non avrebbe mai ricevuto quel messaggio allarmante.

E se non avesse ricevuto quel messaggio, non sarebbe tornata a Beacon Hills nello stesso momento in cui Stiles Stilinski era diretto al loft di Derek Hale, per discutere con lui di una faccenda di ordinaria importanza.

 

 
Due anni prima; Beacon Hills.

– Quale parte di ‘Non me ne vado di qui’ non ti è chiara?
– Tu vai.

Derek era calmo, anche se i suoi occhi non rispecchiavano lo stesso sentimento. Erano quasi socchiusi, cupi e guardavano Cora dal basso, come se così facendo potesse farla obbedire a qualsiasi cosa dicesse.
Ma sapeva che non avrebbe domato la sorella minore limitandosi a fissarla: dopotutto, lo stesso sangue scorreva nelle loro vene. La stessa forza e le stesse debolezze.

Cora però non la pensava allo stesso modo. Cercava di tenergli testa come poteva, tenendo le braccia incrociate e limitandosi a guardarlo con la coda dell’occhio: non voleva dargli la soddisfazione di averla fatta voltare. No.
Perché mai avrebbe dovuto lasciare casa sua? Il posto dov’era nata, il posto dove aveva ritrovato una parte della sua famiglia, il posto dove aveva, per un attimo, creduto di poter mettere un punto al passato per cominciare un nuovo futuro. Non sapeva esattamente cosa volesse dire avere degli amici, non lo ricordava bene, ma sperava di potersi rinfrescare la memoria anche se con i suoi tempi. I tempi di una Hale, certo.

– Ho messo da parte le tue cose – continuò Derek, facendo tranquillamente cenno verso uno zaino che aspettava soltanto di essere imbracciato. A quanto pareva, aveva già pensato a tutto.
Cora sbuffò, stizzita tanto quanto incredula. – Il mio posto è qui.
– Il tuo posto è al sicuro.
– Il mio posto è con la mia famiglia – ribatté alzando i toni senza accorgersene. Non si capacitava di come suo fratello non capisse o non volesse capire… con lui si sentiva al sicuro, nonostante i pericoli, solo questo le importava. – Ti ho già perso una volta, non voglio perderti di nuovo.
Derek divenne in un istante visibilmente più nervoso. – Neanch’io. Ecco perché devi prendere quello zaino e andartene – alzò un braccio di colpo, indicando la porta chiusa del loft. – Hai visto cosa succede a coloro che mi stanno vicino. Sei quasi morta due volte a causa mia, non voglio che la terza vada a segno. Il tuo posto è il più lontano possibile da qui, voglio saperti al sicuro.

Gli occhi scuri di Cora si posarono a terra, schiacciati dal peso della verità. Derek talvolta le diceva che era fin troppo avventata, ma non la rimproverava mai per questo: sapeva di esserlo anche lui.
Quando si trattava della sorella, però, le cose andavano diversamente. Cora avrebbe rischiato la sua vita mille volte pur di restare accanto a Derek, la sua àncora; Derek invece non era disposto a mettere a rischio la vita di Cora per nessun motivo plausibile al mondo. Ed essendo lui ancor più inflessibile di quanto non fosse lei, alla fine non aveva dubbi che l’avrebbe vista varcare la soglia del loft per non ritornarvi.

– Dovremmo restare assieme – mormorò Cora, lo sguardo ancorato al pavimento.
– Cora…
– Avevi detto che non te ne saresti andato di nuovo, che non mi avresti lasciata. Adesso dici che dovrei essere io ad andarmene – alzò gli occhi, sperando di memorizzare in un istante i tratti così duri del fratello. Anche se non ne aveva davvero bisogno, infondo. – Non capisco come… davvero, Derek, insieme siamo più forti che da soli. Io devo stare con te.
– Non posso proteggerti da tutto questo, Cora.
– Non devi proteggermi da ogni cosa, non puoi proteggermi da ogni cosa. Anche la mamma lo direbbe – disse quasi in un sussurro.
– La mamma non è qui! – gridò Derek, senza nemmeno rendersene conto.

Cora guardò chiaro negli occhi di Derek. Vide esattamente tutto ciò che lo spingeva ad allontanarla e per un attimo vi rivide la casa in fiamme. Ma se la sofferenza che incatenava la loro famiglia si fosse limitata all’incendio, probabilmente nessuno dei due si sarebbe trovato a discutere in quel momento. La mamma avrebbe risolto tutto in un batter d’occhio, senza nemmeno parlare. La mamma non c’era, però. E forse Derek aveva ragione.
La giovane Hale alzò impercettibilmente un angolo della bocca, piegandola in una smorfia amara. Annuì una sola volta, stando attenta a non far rumore respirando, e si voltò per dirigersi a passi altrettanto silenziosi verso lo zaino.
Una volta varcata quella porta, indietro non sarebbe tornata. Lo sapeva. E odiava, in un certo senso, quella sensazione, la sensazione di essere alla deriva o a gambe all’aria. Perché era lo stesso modo in cui si era sentita da ragazzina, quando era scappata dalla casa in fiamme e aveva percorso chilometri e chilometri e chilometri da sola, senza avere un’idea ben precisa su dove andare, spostandosi ogni giorno alla ricerca di qualcosa che non sapeva nemmeno lei cosa.
La sensazione del nulla.
La storia che si ripeteva, solo che questa volta era diverso. Non era più una stretta necessità allontanarsi da Beacon Hills, era il volere di Derek. E per quanto disapprovasse e gridasse dentro di sé che no, no, lei non voleva fare un solo passo lontano da lì, era pur sempre il desiderio di suo fratello: che fosse al sicuro.

Raccolse lo zaino con facilità, portandolo alla spalla sinistra, e si voltò.
Derek era ad un passò da lei, Cora non aveva mai messo in dubbio che quando si fosse voltata, lui sarebbe stato lì.
Senza parlare, lo abbracciò.
“Gli Hale non si abbracciano”, le aveva detto pochi giorni dopo averla ritrovata, ma entrambi sapevano che quella sarebbe potuta essere l’ultima volta. E a Cora piaceva fare il contrario di ciò che Derek affermava con sicurezza.
– Ricorda, non rimanere in nessun posto per più di un giorno. Ci siamo capiti? – la strinse più forte tra le sue braccia. – E non viaggiare di notte. Muoviti veloce, ma senza dare nell’occhio. E stai lontana dai luoghi troppo affollati, soprattutto con la Luna Piena.
Cora nascose un invisibile accenno di sorriso a tutte quelle premure. – Ti scriverò.
– Sarebbe meglio che tu non lo facessi spesso, qualcuno potrebbe rintracciarti.
– Cacciatori? Me la caverò.
– So che te la caverai – Derek provò l’impulso di stringere la presa ancora più forte, ma non lo fece.
Cora sembrava così piccola, tra le sue braccia. Sembrava ancora la ragazzina che durante le notti di temporale, scappava nella stanza di Laura e vi ci restava fino a che i tuoni non fossero svaniti. Sembrava ancora una ragazzina… ma la verità è che di quella ragazzina non era rimasto più niente. Era più uguale a lui di quanto gli piacesse ammettere e separarsene gli creava un ulteriore vuoto, colmato solo dalla consapevolezza che sarebbe andata in un posto migliore, fuori pericolo, al sicuro.

Derek la lasciò andare e Cora capì che sarebbe dovuta andare nel momento esatto in cui le braccia forti di suo fratello ebbero un cedimento. Una piccola parte di lei pensò che non ce l’avrebbe fatta, senza quelle braccia a sostenerla, ma allontanò il pensiero, lasciando che Derek le aprisse la porta del loft.
– Sta’ attenta.
Tu sta’ attento.

 

Beacon Hills sembrava la stessa, ma sotto sotto Cora sapeva che niente poteva essere rimasto così come l’aveva lasciato. Persino il loft sembrava diverso, quando vi mise piede – probabilmente per il fatto che fosse vuoto e decisamente più spazioso.
Derek non c’era.
Chissà quanto tempo era passato da quando aveva scritto e spedito quella lettera, magari aveva anche cominciato a pensare che Cora fosse morta o che non avesse ricevuto il messaggio o magari – cosa ancora peggiore – era partito per andare a cercarla, in Sud America.
No, non poteva essere. Di sicuro Derek era da qualche parte con Peter o Scott, a risolvere le solite questioni sovrannaturali che intasavano da sempre quella malcapitata cittadina. E allora realizzò di essere tornata a casa. Quella era casa sua, il suo posto, e non ci metteva piede da così tanto tempo che aveva persino perso il conto e…

Cora si voltò di scatto quando sentì scorrere la porta. Il cuore le saltò direttamente in gola, incontenibile al solo pensiero di poter rivedere Derek. Persino una scorbutica e testarda come lei avrebbe potuto sorridere per ventiquattr’ore di seguito, si sentiva così… felice? O agitata, ma in senso buono, perché suo fratello le era mancato davvero tanto e non era passato giorno, in mezzo alla foresta, che non avesse sperato di poter ritornare a casa. Tanto da sembrarle quasi inverosimile… forse il sole cocente le aveva dato alla testa, la Luna Piena aveva fatto il resto ed era diventata completamente pazza.
Dalla porta comparve una figura.
La figura non era Derek. Ma bastò comunque per riportarla alla realtà, trascinandola via a forza da tutti quei pensieri.
– Derek, spero tu non abbia nessuna faccenda da sbrigare perché devo parlarti di una cosa importan–
Stiles si paralizzò appena sceso l’ultimo gradino, gli occhi sgranati e la bocca spalancata, come se avesse appena visto un fantasma. Quando era uscito di casa, di certo non aveva pensato di trovare qualcuno che ormai non credeva avrebbe rivisto mai più. Possibile?
– … te. Tu non sei Derek! – sbottò con la stessa espressione stampata sulla faccia.

Cora lo fissò esattamente come l’istante prima, immobile: né paralizzata, né sconvolta, forse un po’ incredula e delusa che suo fratello ancora non si fosse fatto vedere. – Però, che perspicace.
– Che ci fai qui? – esclamò Stiles, per nulla deciso ad abbassare i toni di un paio di tacche. E neppure convinto a sembrare meno sconvolto di quanto fosse.
– Questa è anche casa mia, in un certo senso. Tu che ci fai qui.
Cora fissò Stiles boccheggiare per un istante, prima che trovasse di nuovo le parole. – Ero venuto a… Quando sei tornata? Cioè, voglio dire, quindi sei tornata?
– Oggi. Cavoli, la tua perspicacia è migliorata in tutto questo tempo.
– Tutto questo tempo? Non hai idea di cosa sia successo in tutto questo tempo, Cora – la voce gli si affievolì, così come svanì la tipica espressione idiota d’incredulità. A Cora era parso persino che avesse potuto ridere, all’inizio, ma ora non ne era più tanto sicura. E non sapeva nemmeno per quale motivo.
– Non è passato così tanto, dall’ultima volta – fece spallucce.
Stiles sembrò sorpreso. – Due anni, sei mesi e ventidue giorni è davvero così poco?
– Come lo sai?
Non sarebbe neanche servito porre quella domanda. Era Stiles, Stiles sapeva ogni cosa, anche quando sembrava più sconvolto di chiunque altro. Con lui era sempre okay. Anche se due anni, sei mesi e ventidue giorni era un tempo troppo lungo per averne perso la concezione da così tanto.
Prima di aprire bocca ancora, Stiles tentennò. – Ho buona memoria – disse semplicemente, annuendo con le mani in tasca. Per quanto tentasse anche di socchiudere gli occhi, non riusciva a toglierglieli di dosso e non era solo per il fatto che boh, probabilmente si era convinto che Cora non sarebbe più ricomparsa e non ci aveva più ripensato, ma anche perché era sicuro al cento per cento che in lei ci fosse qualcosa fuori posto. Ma cosa?
– Sei diversa – continuò, lo sguardo indagatore. – Hai qualcosa di diverso. Forse sono i capelli, sono più lunghi o…
– Nella Foresta Amazzonica non c’è molto spazio per potersi prendere la briga di accorciare i capelli, sai com’è.
Stiles annuì.
No, in realtà non sapeva com’era, sapeva soltanto quello che le poche lettere di Cora gli avevano raccontato in quell’abnorme lasso di tempo. Eppure era sicuro di averne mandate, quasi certamente, cinque o sei più delle risposte che aveva ricevuto.
Ma chissà, il Sud America era un territorio ostile, poco adatto a mezzi di comunicazione inaffidabili come le lettere e non aveva intenzione di dirlo a Cora, almeno non per il momento. Non quando era tornata da nemmeno un giorno e se era tornata davvero, allora avrebbe avuto tutto il tempo di rivelarglielo.

Ed anche lui si ritrovò a concordare con il fatto che il destino si diverte. Si diverte a giocare gli scherzi più strani, quando meno ce lo si aspetta. Perché Stiles non si sarebbe nemmeno dovuto trovare lì, al loft di Derek, in quel preciso momento, ma aveva deciso di andarci al posto di Scott.
E se Scott avesse insistito perché l’amico fosse rimasto a casa, a pensare agli affari suoi anziché a quelli del resto del mondo? Cosa sarebbe successo…?
Stiles non se lo chiese. Aveva troppe cose per la testa per arrivare a pensare ad un probabilmente futuro alternativo – argomenti di cui, tra l’altro, era un esperto date le quantità industriali di film e fumetti che assorbiva da tutta la vita.
Pensò, invece, di chiedere a Cora di vedersi il giorno seguente, quando si fosse ri-ambientata un po’ e avesse prima parlato con Derek. Solo per un download di informazioni che non erano rientrate nelle varie lettere.
Perché due anni, sei mesi e ventidue giorni erano davvero troppi. Soprattutto in un posto come Beacon Hills. E Cora non aveva idea di quanto fosse pesante sulle sue spalle tutto quel tempo trascorso lontano da lì. Non ancora.

 


 
Angolo autrice – Here we are (?) 
Spero che questa prima parte d'inizio non deluda le aspettative di chi mi sta già seguendo, e ringrazio davvero di cuore. 
Ho deciso di andarci proprio coi piedi di piombo: Jeff, ahimè, è famoso per lo sviluppo delle relazioni rapide e tengo moltissimo a non fare lo stesso, soprattutto non con loro. E, inevitabilmente, ho ceduto alla tentazione dei flash Derek/Cora: amo il loro rapporto e dato che non è stato esplorato così tanto, credo di poterci variare qui molto assai.
Nei flash che ci saranno anche in seguito, ho intenzione di soffermarmi molto di più su Cora. Quello che è accaduto a Beacon Hills lo sappiamo, ma di lei non si sa praticamente nulla se non "Sud America" e ho già qualche idea di cosa potrebbe essere accaduto in quel tempo.
Grazie a chi segue questo azzardo in piena regola e sono seempre aperta a commenti, sia positivi che negativi. 

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: dearwriter