Cap. 8 Incubi anche da sveglio
“Quindi mi hai
fatto venire per fare la spesa e passare in
farmacia?” domandò Steve. Si mise la mano sul
fianco e assottigliò gli occhi.
“Non lo sai che
ti ha scambiato per una delle Piccole donne?”
chiese Bucky. Ghignò incrociando le braccia e si sedette sul
letto. Steve arcuò
un sopracciglio.
“Di che cosa
stai parlando?” domandò. Natasha aprì
la porta
e gli indicò l’uscita.
“Di uno stupido
romanzo in cui delle ragazzine perfettine
sopravvivono allegramente al periodo da cui voi due venite”
ribatté secca.
Steve si passò una mano nel ciuffo di capelli biondo cenere
e uscì.
“Benissimo,
sarai diventato Winter, ma non smetti ancora di
prendermi in giro” brontolò. Natasha gli chiuse la
porta alle spalle e si
voltò.
“Se sei sveglio,
puoi iniziare a ridirmi i vari nomi degli
esponenti Hydra, invece di fare il letterato”
ringhiò. Bucky ticchettò con il
piede sul pavimento, sciolse le braccia e appoggiò le mani
sul letto.
“Puoi farmi
almeno un the? Sotto falsa identità mi hai
dimostrato che lo sai fare … anche le tue cioccolate erano
buone” sussurrò. La
Romanoff si voltò, entrò in cucina ed accese il
gas.
“Guai a te se
fai scherzi!” gridò. Soldier abbassò lo
sguardo e si osservò la mano di metallo, corrugando la
fronte.
“Non
pensavo che un
appassionato di arte e letteratura potesse fare il soldato”
disse Bucky.
Ridacchiò, scompigliò i capelli biondi di Steve e
gli fece l’occhiolino. Steven
si strinse lo scudo al petto e sbuffò.
“Certo,
ti ha fatto
bene. Sei passato da soldo di cacio a una stazza accettabile, anche se
io
preferisco guardarti le chiappone ripiene di siero”.
Continuò a punzecchiarlo
James. Steve avvampò e chinò il capo.
“Bucky!”
brontolò.
Winter sorrise,
socchiudendo gli occhi.
Una
serie di aghi si
conficcarono nella sua pelle, facendogliela bruciare ed i muscoli si
lacerarono.
Gli occhi gli si sgranarono, si mise a urlare fino a rendere rauca la
gola.
Sentì ridere intorno a sé.
Burnes tirò un
pugno al sacco d’allenamento appeso vicino al
letto. Conficcò la mano all’interno, lo
aprì a metà e della sabbia schizzò
tutt’intorno.
La pelle si lacerò, il sangue gli colò lungo il
braccio e macchiò le coperte e
alcune chiazze di sabbia. Natasha uscì dall’altra
stanza correndo, tenendo
entrambe le pistole davanti a sé. Sgranò gli
occhi vedendo il soldato
stringersi con il braccio di ferro quello ferito. Rimise le pistole
nella
fontina e digrignò i denti.
“Sei pazzo,
autolesionista o tutti e due?!” gridò. Soldier
sbatté un paio di volte gli occhi, deglutì a
vuoto e si voltò.
“Io …
soffro di allucinazioni …” farfugliò.
Natasha sospirò
e scosse il capo.
“Meno male che
ho mandato Steve a comprare i medicinali”
brontolò.