Cap. 9 Il 'senso dell'umorismo' di Natasha
Natasha si sedette accanto
a lui, afferrandogli il braccio
ferito. Se lo mise sulle gambe e iniziò ad avvolgere la mano
in una benda
umida, nascondendo sotto il tessuto candido le nocche graffiate. Le
bende si
arrossarono, diventando rosso scuro. Winter deglutì a vuoto
un paio di volte,
sentendo bruciare e pulsare le ferite.
“Non dovresti
curarmi” sussurrò.
“Non mi va di
sentire la puzza della cancrena. Ed inoltre
non sopporterei la reazione sproporzionata e disperata di
Steve” sibilò l’assassina.
Bucky abbassò il capo ed espirò dalle narici.
“Io ti ho
sfregiato il tuo fianco meraviglioso, mi merito di
rimanere senza un braccio … e non per sostituirlo con uno di
metallo” mormorò.
Natasha strinse con forza le bende strappandogli un gemito di dolore.
“Smettila di
dire assurdità. Io punisco con la morte, non
con queste vendette trasversali da pazza sadica”
ringhiò. Bucky le accarezzò un
boccolo vermiglio con le dita di metallo e deglutì.
“Ti aiuto a
pulire o vuoi ricominciare con i nomi?” domandò
con voce roca.
“Prima di tutto
bevi il tuo the, mentre io pulisco. Dopo
ricominciamo con i nomi” rispose la Romanoff. Socchiuse gli
occhi e ghignò,
mostrando i denti candidi.
“Ed inoltre so
come umiliarti per vendicarmi per i miei
poveri bikini” sussurrò. Soldier
rabbrividì, Natasha mise la mano in tasca e ne
tirò fuori un elastico. Si sporse, gli prese i capelli
lunghi e glieli legò con
una coda sopra la testa.
“Degno della tua
idiozia” sussurrò. Ridacchiò, vedendo
il
soldato arrossire.
“Ammettilo. Tu
ti vendichi più per Steve, che per te stessa”
brontolò Bucky. Natasha negò con il capo e si
diresse verso la cucina.
“Sbagliato. Ho
solo imparato il senso dell’umorismo deviato
dell’agente Barton” ribatté. Winter si
strinse il braccio fasciato e dolorante.
“Qualcosa mi
dice che conoscere questo Barton, non mi
piacerebbe” borbottò.