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Autore: Liz_H    13/07/2014    4 recensioni
Harry ha perso Louis mesi fa. Il nuovo tour comincerà a breve e lui non ha idea di come dovrebbe comportarsi, sa solo che senza il suo Lou sta andando in pezzi. Deve riconquistarlo, ad ogni costo, altrimenti non è sicuro di poter continuare. Non senza di lui.
Dal testo:
”Louis è il mio respiro, Louis è la mia vita, il mio passato, presente e futuro; è entrato così a fondo nella mia anima che sarà impossibile per lui andarsene. Louis è nella mia pelle, nel mio cuore, nel mio cervello; Louis è la ragione per cui ogni giorno mi sveglio e decido di andare avanti, ed è solo per lui che affronto il mondo di crudeltà e dolore che il destino mi ha assegnato. Perché Louis è il mio amore e la mia sofferenza; Louis è nelle cose che vedo e nell'aria che respiro, nei miei tatuaggi, in ogni cosa che dico e in ogni cosa che faccio. Louis è entrato permanentemente nel mio corpo e nel mio spirito. Louis è Louis, ed è il mio tutto.”
[LARRY.]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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***
Through the dark

26 gennaio 2019

Mi sveglio sorridendo. Non so se appena apro gli occhi le labbra mi si incurvano o se ho avuto il sorriso per tutta la notte, ma una cosa la so: la felicità mi esplode nel petto; è come se non potessi più contenerla e potessi scoppiare da un momento all'altro.

Non so nemmeno se ho pensato tutta la notte a ieri sera, ma so che ci sto pensando adesso col cuore colmo di amore ed eccitazione.

Louis ha praticamente fatto coming-out davanti al mondo intero. La Modest non potrà fare niente per impedire ai video che i fan di ieri hanno preso durante il concerto; non potranno mai cancellarli tutti da internet. Ormai non siamo più in loro potere.

Devo prendere l'aereo con gli altri alle nove, così mi alzo e mi preparo a scendere. Quando sono pronto, li incontro della hall dell'albergo. Liam, Niall e Zayn mi regalano degli ampi sorrisi. Sanno da quanto tempo aspettiamo questo momento, e sono davvero contenti per noi.

Quando il mio sguardo incontra quello di Louis e lui mi mostra un sorriso smagliante, è come se il mondo scomparisse. Come se non esistesse più niente, solo lui e il suo sguardo blu.

Gli getto le braccia al collo e lui mi stringe così forte da togliermi il fiato. I manager intorno a noi ci lanciano occhiate gelide e ostili, ma non dicono niente. Ormai non possono fare più nulla per separarci.

Durante tutto il viaggio in aereo, gli agenti non ci rivolgono una sola parola. Ci guardano in modo persino più freddo del solito, e ci lanciano occhiate come a dire "ora vi divertite, ma non sapete cosa vi aspetta". Ma i loro sguardi non mi spaventano. Perché adesso il mondo intero sa di noi. Adesso nessuno ci fermerà, mai più.

Io e Louis siamo liberi di sederci l'uno accanto all'altro; io appoggio la testa sulla sua spalla, lui mi prende la mano tra le sue. Nessuno dice niente. Nessuno ci blocca. È strano, ma è una bella sensazione. Mi sento libero. Libero di amare.

Arrivati ad Amsterdam ci dirigiamo subito verso la Ziggo Arena, dove si terrà il concerto di stasera. Prima di lasciarci andare insieme agli altri per fare le prove, una manager ferma me e Louis. Subito lui si irrigidisce accanto a me, sento la sua mano stringere forte la mia. Raggelo, invaso da un senso di panico.

Lei ci dice che dobbiamo seguirla per incontrare qualcuno. Cerco conforto negli occhi di Louis, ma anche i suoi esprimono smarrimento e timore.

La donna apre una porta e ci fa entrare, poi ce la chiude alle spalle. È uno studio, e penso subito che è strano che ci sia uno studio del genere in uno stadio dove si tengono dei concerti.

È una stanza piccola, al centro c'è un'enorme scrivania in legno massiccio, dietro alla quale è seduto un uomo, il cui viso riconoscerei ovunque ed in ogni momento.

È il direttore della Modest Management. I suoi occhi di ghiaccio sono rimasti gli stessi, uguali a com'erano nove anni fa. Noto che le rughe d'espressione sul suo viso si sono evidenziate, ma a parte questo non trovo cambiamenti nel suo volto. Ai lati della scrivania ci sono due uomini, sicuramente le sue guardie del corpo.

Mi ricordo dell'ultima volta che l'ho visto: stavo firmando un contratto con l'agenzia che avrebbe distrutto il mio futuro.

Ci sorride cordiale, un sorriso che non raggiunge i suoi occhi. «Mr Tomlinson, Mr Styles.» Si alza e ci offre la mano da stringere. Io lo faccio un po' incerto, mentre Louis lascia penzolare le braccia lungo il corpo, inchiodando l'uomo sul posto con uno sguardo freddo.

Lui ritira la mano, com un'espressione che dice: "Certo, me l'aspettavo." Scrolla le spalle e si accomoda sulla sua poltrona. «Prego, sedetevi.»

Ci sistemiamo sulle sedie poste di fronte alla scrivania – devo lanciare uno sguardo a Louis per convincerlo a farlo, perché all'inizio non ne ha alcuna intenzione.

L'uomo alterna lo sguardo da me a Louis. Alla fine parla. «Ve lo dico senza tanti preamboli: sapete entrambi il motivo per cui ci troviamo qui in questo momento.»

Io e Louis cerchiamo rifugio l'uno negli occhi dell'altro. Trovo la sua mano e lui intreccia le dita alle mie.

«Sapete di avere un contratto.» La sua voce è così fredda da farmi scendere dei brividi ghiacciati lungo la schiena. «Quello che è successo ieri lo infrange. Sapete a cosa andate incontro?» chiede con voce calma. Io e Louis non abbiamo intenzione di fiatare, e lui lo sa, così continua. «Potrei portarvi in tribunale. Sapete a quanto ammonta la cifra che dovrete pagare se perderete – quando perderete – la causa?»

«Non ci interessa. Pagheremo.» La voce di Louis, fredda come l'ho sentita pochissime volte da quando lo conosco, interrompe il silenzio teso che segue.

«Non è questo il punto. Io non ho intenzione di farvi causa. Avete un contratto, non potete legalmente romperlo. Dovrete aspettare che scada per poter fare ciò che volete. Fino a quel momento, dovete rispettarlo.»

«Sono pronto a fare qualsiasi cosa per romperlo prima del tempo. Non mi importa quanto dovremo pagare, non mi importa. Chiamerò i miei avvocati. Chiamerò chiunque potrò chiamare e ci libereremo di voi.» Quella che sento nelle orecchie non sembra la mia voce, sembra quella di un estraneo. Un estraneo che si è alzato ribaltando la sedia per terra, parlando con un tono alterato dalla rabbia.

«Mt Styles. Si sieda.» Il tono dell'uomo è perentorio.

Obbedisco, anche se non so perché. Louis mi lancia un'occhiata ammirata, sorridendomi appena e stringendomi la mano.

Forse la mia minaccia ha sortito qualche effetto, perché l'uomo abbassa i toni e smette di parlarci come se fossimo dei bambini. «Un avvocato potrebbe fare ben poco contro il contratto di ferro che avete firmato.» La sua voce vacilla e capisco che non ne è totalmente sicuro, perciò non perdo la speranza. «Dovete capire che quello che facciamo è per il vostro bene, per il bene della band.» Io e Louis ci scambiamo uno sguardo identico in tutto e per tutto: sappiamo che ciò che dice non è vero – che in realtà, l'unico bene per cui operano è quello dell'agenzia. Ma non possiamo obiettare, non ora, perciò restiamo in silenzio. Un silenzio lungo anni.

I minuti che seguono sono un'agonia. Vengono ripetute le stesse cose che ci sono state dette per anni: «Non vi sederete vicini durante le interviste. Non interagirete in alcun modo durante i concerti. Non metterete immagini, video o post su Twitter, Instagram o qualsiasi altro social network che non siano prima approvati dall'agenzia.» Queste e un milione di altre "restrizioni", come le chiamano loro.

Poi parla di come sono stati prontamente fatti uscire fotomontaggi di me e Liz che ci baciamo, dicendomi però di aver bisogno di foto vere entro domani. Ci informa anche che andremo oggi stesso a delle interviste per smentire le voci che girano di ieri sera. Anche se non so come faremo a farlo, per due motivi. Il primo è che non si può negare l'evidenza. Ieri sera è successo quello che è successo, e le parole non potranno cancellare i fatti. La gente non è stupida, e capirà. Capirà tutto.

Il secondo motivo è che non so come farò a mentire di nuovo. Non so come riuscirò a farmi uscire quelle parole di bocca, non so come avrò il coraggio di negare quello che ho sempre voluto urlare al mondo, quello che sol pochi minuti fa ero sicuro di poter finalmente dire a tutti.

E alla fine mi trovo nel bel mezzo di un'intervista come se fosse un sogno. Non ho idea di come sia arrivato fin qui.

«Harry? Harry?» La giornalista mi richiama al presente. «Hai sentito cosa ti ho chiesto?»

«Uh?» balbetto, spaesato. È come se il mondo fosse solo un mare di suoni e colori che si mischiano fino a creare una cappa uniforme di realtà e immaginazione attorno a me. Non capisco più niente, non sento più niente. Eravamo così vicini. Così vicini a poterlo dire a tutti.

L'intervistatrice mi guarda con un sorriso di scherno, totalmente a beneficio delle telecamere. La maggior parte delle giornaliste ci detesta. Ovviamente non lo danno a vedere in televisione o alla radio, ma posso leggerlo nei loro occhi. Ci odiano perché non prestiamo mai attenzione alle loro domande, perché diamo sempre mezze risposte. Be', potrebbero anche provare a capirci: siamo in un tour mondiale senza una sosta più lunga di due giorni, dieci mesi su dodici. Ovvio che non abbiamo voglia di rispondere a delle stupide domande, tutte uguali tra loro.

«Ti ho chiesto: cos'è successo ieri sera, al concerto di Antwerp? I social network sono impazziti, le visualizzazioni dei video postati dai fan sono salite alle stelle, su Youtube.»

Fingo di non capire, come mi è stato detto di fare. «Cosa? Perché? È stato un concerto come gli altri.»

«Louis si è praticamente dichiarato. Potete confermare il rumor che state insieme?»

«No, no. Devono averci frainteso. Non… non c'è niente tra noi.» Mentre parlo guardo intensamente Louis negli occhi, che sostiene il mio sguardo con un misto di amore e sofferenza. Il suo sguardo dice: "Tieni duro." E io ci provo. Per lui.

La giornalista si rivolge poi a lui, chiedendogli cosa intendeva con quel "The love I feel for you will never die, I love you Harry Styles."

E Louis, che è sempre stato un attore migliore di me, risponde in modo impeccabile alla domanda, senza balbettare né guardare da un'altra parte per nascondere i suoi veri sentimenti. «Harry è il mio migliore amico, niente di più. Abbiamo litigato e volevo farmi perdonare. Era anche una sorta di scherzo, volevo farlo ridere. Voglio dire, non è che io e Harry stiamo insieme. Assolutamente no» conclude ridendo, come se fosse assurdo anche solo pensarlo. Fa male, malissimo, sentirlo pronunciare queste parole così facilmente. Anche se so che pensa il contrario di quello che dice, sento le crepe nel mio cuore farsi più profonde.

«Assolutamente no» confermo con voce più roca del solito, tentando di esibire un sorriso. Tutto quello che riesco a fare è una strana smorfia.

Mi accorgo di aver avuto un altro blackout quando mi trovo per strada mano nella mano con Liz.

«Hanno parlato anche a me, oggi.»

Mi volto verso di lei, sorpreso. Siamo rimasti in silenzio per tutto il tempo, ognuno perso nei suoi pensieri. Non mi aspettavo che dicesse qualcosa.

«Perché? Non stai più con Caitlin.»

Deglutisce. «Non gli importa. Mi hanno detto che devo comunque rimanere con te, e…» Gli occhi cominciano a luccicarle di lacrime. Non l'ho mai vista piangere, e distolgo lo sguardo, cercando di essere il più discreto possibile. «Be'…» La voce le trema così tanto. «Ieri Liam mi ha baciata, per la prima volta, quando io e le ragazze abbiamo finito di esibirci. Mi ha baciata davanti a tutti, davanti ai manager. Che hanno subito detto che non potevamo farlo mai più, non davanti a così tanta gente. Che…» La sua voce si spezza e lei viene scossa da un singhiozzo silenzioso. Le metto un braccio attorno alle spalle per consolarla, perché so esattamente come si sente. Come se ti avessero tolto il terreno da sotto i piedi senza alcun preavviso. Questa è la sensazione che ho provato anni fa quando ci è stato detto per la prima volta che io e Louis non potevamo stare insieme, e me la ricordo come se fosse stato solo ieri. «Che non posso stare con lui perché sto con te, in teoria.» Tira su col naso. Il verde presente nei suoi occhi è messo in risalto dal rosso causato dal pianto. «Non… non pensavo che sarebbe stato così.» Scuote il capo, mesta. «Che fosse così difficile.»

«Col tempo migliora» cerco di consolarla, anche se so che non è vero. Ogni giorno che passa, il dolore è più forte. Ma tento di tirarla un po' su di morale, perché se lo merita.

«Non penso che vogliano fotografarci in questo stato» sussurra con una risatina forzata. «Oddio, devo essere un disastro» dice, asciugandosi le lacrime con la manica del cappotto.

I nostri telefoni squillano all'unisono. I messaggi che ci arrivano sono identici, e dicono di volere subito un bacio. Anzi, più baci possibile.

Una volta che il rossore se ne è completamente andato dal suo viso – non so come abbia fatto a farlo sparire così in fretta – decidiamo che è il momento di farlo. Così avviciniamo le labbra, lentamente, ma scoppiamo a ridere quando stiamo a soli pochi centimetri di distanza.

«Non posso, non posso!» ride, allontanandosi. «È come se mi obbligassero a baciare il mio cane.»

«Mi stai dando del cane?» la prendo in giro. «Ti faccio davvero così schifo?»

Lei ride ancora più forte. «Intendevo… è troppo strano.»

«Già. Ma dobbiamo farlo» obietto.

«Ma non vogliamo.»

«No, non vogliamo» assento.

Altri messaggi fanno squillare i nostri telefoni. "Adesso."

Scrolliamo le spalle, alzando gli occhi al cielo, e ci avviciniamo di nuovo. Le nostre labbra alla fine si toccano e provo una sensazione stranissima. Come se stessi baciando mia madre, o Gemma. È innaturale, e così strano.

Restiamo così per qualche secondo e alla fine ci allontaniamo, con delle espressioni sconcertate in volto.

«È stato…» inizia con una smorfia.

«… orribile» concludo per lei.

«Già» conferma, con l'espressione disgustata che devo avere anche io in viso. «Come se stessi baciando mio fratello. Be', non ho un fratello, ma…»

Annuisco, ridendo. «Sì, per me è stato lo stesso. Pensavo mi piacessero anche le ragazze. Si vede che sono gay.»

Mi guarda con l'espressione di chi la sa lunga. «Ma ti prego, chi vuoi prendere in giro? Tu non sei né gay, né etero, né bisex.»  Si gode la mia espressione smarrita per un momento. «Sei… Louisessuale.» Rimane sconcertata per un momento dalle sue stesse parole, poi scrolla le spalle e sorride. «Sì. Louisessuale.»

Sorrido perché so che è vero. Non proverò mai per nessuno nell'intero universo quello che provo per Louis. Lui è l'unico con cui potrò mai stare.

E glielo dico, mentre, nel buio della sua stanza d'albergo, dopo il concerto, sento il suo respiro sincronizzato al mio sotto l'orecchio, e il battito del suo cuore regolare. Mi sento in pace con me stesso, quando sono con lui.

«Harry» sussurra la sua voce dolce contro i miei capelli. «Sai una cosa?»

«Cosa?» mormoro, stringendolo di più.

Lui prende ad accarezzarmi i ricci. «Non possono toglierci quello che abbiamo. Non ci riusciranno mai. Vero?»

«Mai.» Sorrido, felice che lui la pensi come me. «Non possono. Nessuno può.»

Perché è così. Sia io che Louis sappiamo che, se siamo insieme – e lo saremo per sempre, questo è poco ma sicuro – potremo sopportare ogni cosa. Troveremo sempre un modo per superare tutto, io e lui. Sempre.

  
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