Capitolo II
Un freddo mattino di fine ottobre, la
tranquilla quotidianità in cui vivevano gli abitanti della casa di Pony fu
modificata dall’arrivo di una lettera da parte di quella che era stata la più
cara tra le bambine che avevano vissuto in quell’orfanotrofio edificato tra le
pianure di La porte, ridente cittadina dell’Indiana.
Quando il postino arrivò nei pressi
della Casa di Pony, Suor Maria era intenta a ritirare il bucato, mentre miss
Pony era con i bambini in quella che era una sorta di classe di fortuna data da
una stanza dell’orfanotrofio adibita a sala ludica o d’istruzione a seconda
delle necessità dei bambini.
- Buongiorno sorella.
La suora al saluto dell’uomo non si
occupò più delle proprie faccende e si dedicò all’anziano postino che, con
un sorriso sereno sulle labbra, l’aspettava davanti la staccionata che
delimitava il giardino dell’orfanotrofio.
- Buongiorno a lei signor Peterson.
Ha per caso qualche lettera per noi?
La donna si avvicinò al portalettere
con calma. Con gli anni, le lentiggini che le ricoprivano il volto erano
diventante più marcate, segno del tempo che passava ma anche del sole che
baciava ogni giorno il volto della suora che aveva deciso di dedicare la sua
vita alla felicità di quei poveri bambini abbandonati.
Suor Maria asciugò le mani sul
grembiule legato in vita e restò in attesa della missiva. Intanto il signor
Peterson iniziò a cercare, senza poche difficoltà, nella propria borsa quella
che era la lettera da consegnare alle due direttrici della casa di Pony.
- Trovata! È una lettera della
nostra Candy. È da molto che non la vedo. Mandatela a salutare quando
risponderete. È una così brava ragazza.
- Certamente signor Peterson. Non
mancheremo di salutare Candy anche da parte vostra.
L’uomo, dopo aver consegnato la
lettera a Suor Maria, sollevò il cappello quel tanto per far comprendere alla
donna che era arrivato il momento dei saluti.
- Io adesso andrei. Continuo il mio
giro di consegna. Buona giornata e che il Signore vi benedica.
- La ringrazio signor Peterson. Non
mancherò di menzionarla nelle mie preghiere e buona giornata anche a lei.
Nel momento in cui Suor Maria prese
la lettera in mano una strana scossa attraversò il suo corpo. Senza badare
troppo a quella sensazione di tensione, la donna rientrò in casa dimenticando
il bucato ritirato solo per metà. La lettera di Candy era molto più
importante!
Con una rapidità che certamente non
la caratterizzava, entrò nella stanza dove miss Pony era intenta ad insegnare a
leggere a quelli che erano gli ospiti più piccoli dell’orfanotrofio.
- Suor Maria cosa è tutta questa
agitazione? È successo qualcosa di grave giù in paese?
- No Miss Pony, è arrivata una
lettera di Candy.
Al sentire il nome di quella che era
stata la sua bambina, Miss Pony si alzò di scatto dalla sedia e prese
dalle mani di suor Maria la lettera citata. Aprì la busta con rapidità e si
mise a sedere come se il resto delle persone fosse sparito. A quel punto fu uno
dei bambini ad attirare l’attenzione della donna, strattonandole la gonna.
La donna, allora, sollevò il capo ed
incontrò, nei suoi occhi scuri nascosti dietro delle spesse lenti, lo sguardo
curioso di quello che era un bambino con non più di sette, otto anni al
massimo.
- Dimmi Jack.
Il bambino allora gonfiando il petto
orgoglioso rispose alla direttrice.
- Posso essere io a leggere la
lettera di Candy?
Miss Pony si scambiò rapidamente uno
sguardo con suor Maria e poi annuì in direzione del bambino porgendogli la
lettera con un dolce sorriso sulle labbra. Intanto il resto dei bambini si era
seduto in terra, circondando le due donne più grandi. Il piccolo Jack, dopo
aver atteso che i suoi compagni si sistemassero, prese in mano la lettera e,
schiarendosi la voce, iniziò a leggere con fare incerto ma poi via via sempre
più sicuro e chiaro.
§*§*§*§*§*§*§*§*§*
Chicago, 13 ottobre 1917
Care Miss Pony e Suor Maria e cari bambini della casa di Pony,
Vi scrivo durante una
pausa dal mio lavoro. La vita a Chicago è, come al solito, veloce e resta poco
tempo da dedicare a me stessa ecco perché le lettere che vi scrivo sono così
rare.
Ditemi un po’ bambini, come sta
Mina? È sempre pigra e dormigliona oppure siete riusciti a trascinarla nelle
vostre marachelle? E Klean? Vi prendete cura di lui? Vi ricordo che Klean è con
me da quando sono nata e se scoprissi che voi non ve ne prendete cura come è
giusto che sia preparatevi ad una sculacciata appena sarò di ritorno.
E voi, miss Pony e suor Maria? Come
state? Cercate di riguardarvi e di non stancarvi troppo altrimenti vi
ammalerete. Invece voi bambini, cercate di essere ubbidienti e di dare una mano
in casa e non disubbidite mai alle nostre mamme.
Ma passiamo ad altro altrimenti
finisce che John si addormenta, o peggio, Jack si alza e corre via spaventato!
In ospedale ho trovato un angolo di
paradiso che mi ricorda tanto la collina di Pony, infatti, è proprio da qui che
vi sto scrivendo.
Riesco a vedere il cielo azzurro ed i
palazzi alti ed imponenti sono solo un ricordo. Qui riesco a sentirmi libera.
Vorrei tanto potermi arrampicare su di un albero ed urlare felice, come quando
mi trovo alla casa di Pony con voi, ma non è possibile. Se mi scoprissero
passerei dei guai. La capo infermiera non perderebbe tempo a sgridarmi e finirei
con l’avere qualche altro nomignolo oltre a quello di Signorina Sbadatella, e
credetemi: un soprannome basta ed avanza!
Mi mancate tutti e molto. Spero di
potervi riabbracciare presto. Mi raccomando bambini. Conto su di voi. Prendetevi
cura delle nostre due mamme e non fatele arrabbiare troppo.
John cerca di stare più attento a
lezione.
Jack non combinare troppi pasticci, a
quelli basto io!
Meredith cerca di essere meno golosa.
Abel ed Arthur litigate di meno.
Mary prenditi cura di Klean e di
Mina.
Sophie piangi un po’ di meno e
sorridi di più. Una volta, un principe mi ha detto che si è più carine quando
si ride che quando si piange!
Mi raccomando bambini. Mi fido di
voi.
Adesso vi saluto. La mia pausa è
terminata. È arrivato il momento che torni al mio lavoro e mi prenda cura dei
bambini ricoverati qui in ospedale.
Vi prometto che presto riceverete
un’altra lettera. Mi mancate tutti. Vi penso sempre e non vedo l’ora di
riabbracciarvi. Adesso devo davvero scappare.
Un
bacio a tutti,
La
vostra
Candy.
§*§*§*§*§*§*§*§*§*
Finito di leggere, il piccolo Jack riconsegnò la lettera a Miss Pony che
la ripiegò a la mise nuovamente all’interno della busta. Fu solo in quel
momento che la donna si accorse che la busta conteneva una seconda lettera.
Prendendola tra le mani l’aprì ed iniziò a leggere silenziosamente le prime
righe. Dopo un primo momento di turbamento, richiuse il foglio e ripose la
lettera in una delle tasche del suo vestito. Dopo, con voce tremante, si rivolse
ai bambini che erano tornati ai loro posti.
- Bambini dato che abbiamo ricevuto
una lettera dalla nostra Candy, credo che sia giusto festeggiare! Andate tutti
in giardino a giocare.
Suor Maria osservò stranita Miss
Pony. Non era certo da lei mandare a giocare i bambini nel giardino
interrompendo una lezione. Intanto i bambini gioiosi lasciarono la stanza
diretti al grande albero della collina che sovrastava la casa di Pony.
L’abbaiare di Mina accompagnava le urla felici dei bambini che si rincorrevano
spensierati.
- Miss Pony… cosa c’è scritto
nella seconda lettera di così sconvolgente?
L’anziana donna si girò verso la
suora e quella, solo in quel momento, vide gli occhi della direttrice più
anziana ricolmi di lacrime. Miss Pony, tremando come una foglia e cercando di
trattenere le lacrime che prepotenti volevano uscire, tirò fuori dalla tasca la
lettera e la diede a Suor Maria che l’afferrò con ansia crescente.
§*§*§*§*§*§*§*§*§*
Chicago, 13 ottobre 1917
Care Miss Pony e Suor Maria,
Vi
scrivo questa lettera nel buio della mia stanza. È notte fonda ed io non riesco
a chiudere occhio. All’alba partirò. Prenderò un treno che mi porterà a New
York e da qui, una nave diretta in Europa. Sì. Ho deciso di partire per la
guerra. Non so ancora di preciso quale sarà la mia destinazione, ma so per
certo che andrò in Europa.
Mi spiace comunicarvelo con così
poco preavviso ma è accaduto tutto di corsa. La proposta e la scelta. Tutto
ieri mattina. Anch’io, tuttora, faccio fatica a credere che tornerò
nuovamente in Europa, ma stavolta come crocerossina per una guerra che non
condivido. Se parto è solo per alleviare il dolore delle vittime della follia
di pochi balordi. La violenza non è mai giusta, tanto meno una guerra. Non sarà
spargendo il sangue di innocenti che si riuscirà ad ottenere giustizia. La pace
è un bene prezioso ed io, per quel po’ che mi è concesso, cercherò di
perorare la mia causa: la pace.
Ma questa non è l’unica ragione
che mi spinge a compiere un viaggio tanto lungo e pericoloso.
È anche per egoismo che mi sono
offerta volontaria. Parto per dimenticare. Voi sapete bene a cosa mi riferisco.
Sapete bene che lascio il mio paese anche per scappare. Certo non è nel mio
carattere ma non posso fare diversamente. Restando qui soffrirei ancora. Ormai
ho capito che per me e Terence non c’è speranza. Non tanto per la presenza di
Susanna Marlow nella sua vita, ma proprio perché lui non è me che ama, la sera
dello spettacolo di beneficenza qui a Chicago ne ho avuto la prova. Ho cercato
di incontrarlo, di vederlo, potergli parlare ma lui si è rifiutato. Non mi ha
voluto vedere. Solo così ho capito. Solo con questo rifiuto così brutale. È
inutile restare qui. Soffrire inutilmente. Ecco, mi getto in una sofferenza più
grande sperando di cancellare il turbamento del mio cuore.
In ogni modo, una volta in Europa,
m’impegnerò per dare il massimo cercando di dimenticare il passato e
ricostruire il mio futuro. Ho deciso, infatti, per quanto sarà possibile, di
cercare la mia famiglia partendo proprio dalla lettera che voi mi avete dato.
Non temete. La rabbia e la delusione
provate quel giorno sono ormai svanite. Mi scuso con voi per la reazione
spropositata. Ho accusato voi, che mi avete cresciuta con amore, di essere
ipocrite. Perdonatemi se potete. Le parole che vi ho rivolto quella sera non le
ho mai pensate. Voi avete solo seguito i desideri di quella che, forse, è mia
madre. Partendo da questa lettera cercherò di capire chi sia questa Catherine
e, se la troverò, le chiederò spiegazioni. Se non dovessi trovarla non sarà
cambiato nulla. Io ho due madri splendide che, in questi sedici anni, mi hanno
cresciuta con un amore intenso e sincero.
Adesso vi saluto. Finisco di
preparare i miei bagagli. Prima di lasciarvi vi pregherei di conservare una
lettera che presto vi spedirò. È intestata al Signor Williams. Ho deciso di
rinunciare al nome degli Andrew ed in questa lettera è scritto il perché. So
per certo che George, prima o poi, verrà da voi a cercare mie notizie. Se ciò
dovesse accadere prima che la lettera arrivi vi prego di informarlo delle mie
decisioni e di farlo tornare per ritirare il documento dove, legalmente,
dichiaro di voler rinunciare al nome degli Andrew.
Adesso chiudo davvero. Perdonatemi
per questo dolore che vi sto arrecando. So che vi causerò un mucchio di
preoccupazioni ma non temete. Sarò forte e tornerò presto. Non dite nulla ai
bambini, non voglio che anche loro si preoccupino. Informate Annie e Patty della
mia decisione. Sono certa che Annie saprà sostenervi in questo momento così
difficile.
Ricordate nelle vostre preghiere me e
le vittime di questa assurda guerra.
Vi
abbraccio con amore
La
vostra
Candyce
White.
§*§*§*§*§*§*§*§*§*
Suor Maria, alla fine della lettera, dovette cercare un appiglio per
impedirsi di cadere. Chinò il capo e diede vita ad un pianto disperato.
Miss Pony fissava un punto infinito
davanti a sé e ripensava alla ragazzina bionda che non era più una bambina ma
una donna. Una donna forte e coraggiosa che andava da sola incontro ad un futuro
ricco di dolore e sofferenza.
Ma entrambe si chiedevano se era
giusto tutto ciò. Candy aveva deciso di lasciare gli Stati Uniti e cercare così
di sfuggire al dolore. Dunque, stava soffrendo tanto e loro non si erano accorte
di nulla? Erano state cieche sino a quel punto?
Ecco qui il secondo capitolo. Mi scuso per il ritardo di un giorno ma
ieri ho avuto problemi di linea e non ho potuto aggiornare. Stamattina ho
corretto alcune parti del capitolo ed adesso eccolo qui. Ammetto che ho avuto
non poche difficoltà a continuare questa storia soprattutto perché sto
leggendo un’altra fic simile a questa e non vorrei rischiare di plagiare la
storia che, credetemi, è davvero superba.
Chiedo a Zuccherofilato,
che conosce la storia a cui faccio riferimento, di esprimere un parere a
riguardo. Se per caso noti qualche somiglianza con la storia di Alys Avalos,
“Incontro nel vortice” ti prego dimmelo subito ed io cancello la fic. Colgo
l’occasione per ringraziare Lauramaria per la recensione e
risponderle… scrivere questa fic sarà difficile perché ho intenzione di
restare fedele ai fatti storici, per quel che riguarda il lieto fine non saprei.
Ho ancora le idee leggermente confuse!
Grazie a Kaoru per aver
inserito la fic tra i preferiti, magari se commentassi e mi diresti cosa ne
pensi mi renderesti ancora più felice.
Grazie a chi ha solo letto. A presto.
Prossimo aggiornamento: 30 settembre.