È il 28 giugno 2014, il giorno che precede quello che non scorderemo mai.
Siamo sedute di fronte allo stadio di San Siro, con dei cartelloni arrotolati accanto a noi e gli occhi che brillano di speranza.
Ancora non ci rendiamo conto che domani saremo in un paradiso terreno, che domani anni di attese, di sogni e di sacrifici
avranno un lieto fine, che poi una fine non è. Siamo dannatamente giovani e siamo entusiaste, eppure ci nascondiamo.
Ma non oggi, non ora che stiamo disperatamente ascoltando i nostri due gruppi preferiti che cantano all’interno di uno degli stadi
più importanti del mondo. Cantiamo a squarciagola e la gente che cammina attorno allo Stadio ci prende per pazze, perché ci siamo
alzate e stiamo saltando con le braccia al cielo e gli occhi bagnati di lacrime. Siamo felici, dannatamente felici. Siamo amiche e stiamo
riempiendo quello scatolone grande e tutto sciupato di ricordi, quello che ha incollata sopra l’etichetta “Adolescenza”.
Non è facile descriverci, siamo una enorme incognita, eppure ci hanno insegnato che dobbiamo sempre tentare di risolvere le equazioni
matematiche, dobbiamo sempre provare a scoprire il valore delle incognite. Quindi eccoci, due incognite che ancora non hanno un valore definito:
Nes e Julie.
 

Vanessa, 19 anni. Occhi marroni insignificanti, cuore grande e una guerra in testa. Auricolari sempre nelle orecchie, sguardo perso tra le
parole di un libro. Lei è paura, libertà, sogni. Tutti chiusi in un cassetto. E' passione repressa, per paura di essere giudicata. Maglioni larghi
e capelli raccolti, labbra sempre socchiuse in attesa di un bacio. E' il vento d'inverno, rivoluzione che tarda sempre ad arrivare, ma che prima
o poi sboccia. La puoi trovare nascosta tra fogli sparsi, quaderni e libri con pagine ripiegate e parole evidenziate. Appunta tutto, scrive tutto,
sente tutto. Vanessa è un sorriso imperfetto, enorme, nascosto tra mille capelli scuri con qualche ciocca più chiara. Vanessa è un diamante
nascosto nel cuore di una grotta, al buio, che non ha idea di quanto potrebbe splendere se un raggio di sole le accarezzasse il volto.
Lei non è nulla di troppo scontato, è l’imprevisto più bello che si possa vivere. E una motivazione non c’è, perché nell’imperfezione,
non c’è niente di più armonioso della sua voce acuta affiancata dai suoi costanti sbalzi d’umore.
Vanessa odia il suo nome, infatti tutti la chiamano Nes. Perché è un po’ come lei quel soprannome: breve, sincero, schietto. Misterioso.
E lei è misteriosa, perché parla tanto eppure non dice niente, parla tanto ma i suoi occhi comunicano di più.
 

Julie, 17 anni. Una bambina costretta a sentirsi adulta a causa del mondo che la circonda, ricca di emozioni e pensieri che preferisce
disegnare piuttosto che parlare. La semplicità è forse ciò che la caratterizza maggiormente in un posto dove ormai la semplicità viene
paragonata alla banalità e quindi viene sottovalutata. La musica la aiuta, la aiuta ad esprimersi, la aiuta nei momenti difficili e nei momenti felici.
Quella musica che l’ha portata anche a conoscere persone fantastiche, a capire come va il mondo e a capire come affrontare determinate situazioni. Si definisce come una grande sognatrice difettosa, confusionaria ma comunque con un solo obbiettivo, quello di riuscire ad essere apprezzata
per quello che è. Julie non è solo questo, Julie è quella parte dell’universo un po’ nascosta, che nessuno ha ancora esplorato ma che è lì,
pronta a farsi trovare non appena qualcuno si metta alla sua ricerca. Quella parte nascosta, ma che c’è. Julie è come il sole quando il cielo è nuvoloso: oscurata ma sempre presente. Julie non parla molto eppure ascolta, sta in silenzio ma non dimentica. Ed è una forza della natura anche se si rifiuta di crederlo, eppure è così. È passionale, solare, allegra, bella e tanto forte. Perché ammettiamolo: bisogna essere forti al giorno d’oggi.
E Julie ama, ama la vita anche se si rifugia nella musica. Julie ama il mondo e quello che nasconde, e lo esprime con delle matite in mano.
 

Tornando a casa, in macchina, i ricordi più recenti fanno affiorare quelli più datati. E allora cominciamo a raccontarci come è nata questa nostra grande passione, partiamo dal principio. Dalla linea di partenza. Partiamo a raccontarci quel viaggio che ancora non è finito, quello che ci ha
portate ad essere lì con il mascara sbavato e la testa appoggiata al finestrino mentre stiamo percorrendo l’autostrada per tornare a casa.
Ricordiamo per prepararci al giorno successivo, per emozionarci ancora, come se non stessimo già provando abbastanza emozioni.