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Autore: Ship_COFFE_Bar    15/07/2014    6 recensioni
SOSPESA (a tempo indeterminato, sorry)
AU, Thorki vs IronFrost, possibile innalzamento del rating, Dark!Tony, suicidi, autolesionismo, insomma, un sacco di roba.
Dal primo capitolo:
[...]
-Innanzitutto, sono curiosa di sapere cosa si prova-
"Oh, questa è nuova"
-Prego?-
-Intendo cosa spinge una persona a tentare il suicidio?-
~~~
Loki trova nella scrittura uno sfogo dalla sua vita, dal consorte, Tony Stark, sempre impegnato a condurre strani giri d'affari, e le più grandi industrie di New York, dall'eccessivo interesse dei media per l'ombra di ciò che è, e lo scarso interesse delle persone ad andare più in profondità.
Thor trova che suonare la sua chitarra sia molto più invitante che una vita come il padre, o peggio, l'esercito, ma quando se ne va di casa sorgono i primi dubbi.
Fra una lametta, un filo del telefono, domande dalla dubbia moralità e psicologhe dai nomi strani, scorre questa storia.
Due universi simili e diversi allo stesso tempo stanno per scontrarsi, cosa ne verrà fuori?
Sta a voi essere abbastanza curiosi da scoprirlo.
Ma ricordatevi.
La curiosità a volte uccide.
~~~
-A suo favore, della morte, bisogna dire che è una delle poche cose che si possono fare facilmente stando sdraiati-
Woody Allen
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo quarto




L'appartamento è illuminato solo dalla luce proveniente dalle finestre, ingombro di 

roba, talmente tanto che quasi non si riesce a camminare.

La prima cosa che mi attira è la chitarra acustica poggiata in un angolo, intorno 

sono sparsi dei fogli scarabocchiati, pieni di scritte e note.

-Uhm... Siediti- guardo il divano e gli rivolgo uno sguardo confuso. Una grossa 

macchia scura e alquanto inquietante mi fa passare la voglia di sedermi su di esso. 

Lui intercetta il mio sguardo e guarda fisso la macchia un paio di secondi prima di 

arrossire di botto, passandosi una mano dietro al collo.

-È... È solo caffè!- si affretta a specificare, annuisco, rimanendo parecchio scettico.

Mi siedo, stando sulla parte sinistra della inquietante macchia, studiandola di 

sottecchi.

Il luogo è piccolo, il letto è quattro metri più in là, e il ripiano cucina con la.

televisione è poco più avanti dal divano.

Su un tavolino è poggiato un telefono, vecchio modello, o forse sono io che a forza 

di vivere al di sopra della città ho perso l'abitudine. Sì, probabilmente è così.

"Quella torre mi fa male, credo sia l'aria rarefatta che c'è lassù"

Dopo un po' mi si avvicina, tiene nelle mani due tazze piene di liquido scuro, allungo 

subito una mano a prenderne una, faccio per poggiare le labbra dischiuse sul bordo 

di ceramica rossa, ma lo vedo trattenere il fiato.

Guardo la tazza, distogliendola dal viso, -È tua?- scuote la testa, e i capelli gli si 

agitano mollemente. 

-Non fa niente. Ehy, vacci piano, è bollente!- continua poi, vedendomi buttare giù il 

caffè. Sospiro, socchiudendo piano gli occhi, sentendo il calore che dalla gola arriva 

allo stomaco e si espande a tutto il corpo, provocandomi un brivido alla base della 

schiena.

Mi lecco le labbra con la lingua intorpidita dal troppo calore, poggiando la tazza sul 

tavolino, mezza piena.

-Grazie- mormoro, guardandolo negli occhi, annuisce, bevendo il caffè a sua volta, 

per poi poggiare la tazza accanto alla mia. Sorride, e per un momento mi sembra 

che sia piena estate."Dannazione!" Non posso essere arrossito. Dio, no.

-Allora. Di che vorresti parlare?- dice noncurante, afferrando il manico della chitarra, 

fissandone assorto le corde con l'aria di chi non sa esattamente cosa fare.

-Merda, si è scordata. Di nuovo, sarà il caldo- ragiona ad alta voce, mentre si piega 

a prendere una piccola scatolina sotto al tavolino, intanto mi lancia uno sguardo

distratto.

-Parla pure, ti ascolto- inspiro, chiudendo gli occhi e sbuffando un rivolo d'aria. Mi 

prudono le mani, e improvvisamente, vorrei avere una sigaretta.

-Hai un pacchetto di sigarette?- dico, si piega nuovamente, aprendo un cassettino 

del tavolo, recuperando un pacchetto di Marlboro e lanciandomelo, mentre apre 

l'altra scatola, rivelando una matassa di fili tutti di diverse dimensioni e materiali, 

incominciando a sfilare la prima corda e cercando nella matassa una simile.

Prendo l'accendino dalla tasca dei pantaloni, o almeno, quello è l'intento.

-Merda. Ce l'hai da accendere?- cerca anche lui nelle tasche dei pantaloni, 

recuperando un accendino rosso brillante.

Incastro morbidamente la sigaretta fra le labbra, piegandomi in avanti.

Mi sembra di vederlo arrossire leggermente, mentre mi ritiro con la sigaretta che mi 

brucia i polmoni un po' alla volta.

-Non per fare il rompipalle ma non dovresti fumare- lo sento mormorare, intanto sfila 

un'altra corda, portandola alla luce e osservandola scettico.

-Quando sarò morto smetterò- ride sommessamente, recuperando una corda sottile 

e semitrasparente.

Prendo una boccata e sbuffo, lasciandomi ricadere sui cuscini del divano.

-Sembra una politica poco efficace- ribatte, guardandomi di sottecchi con quegli 

occhi che incomincio ad odiare. Nessuno può averli così azzurri. Così belli. 

-Oh, ma io sarò morto molto presto- lasciò andare la testa all'indietro, sbuffando 

cerchi di fumo grigi, che si disperdono pigramente nell'aria dell'appartamento.

-Vuoi tentare di nuovo il suicidio?- il suo tono è calmo, lo guardo, ha finito di 

cambiare le corde, passa le dita sulle nuove, producendo un suono caldo e dolce. 

Non ho idea del come possa essere un suono caldo, ma a me sembra così.

-No. Semplicemente, tra poco morirò- mi picchietto il petto con un dito.

-Qui dentro, fra poco ci sarà solo ghiaccio. Freddo e duro e implacabile. Si 

diffonderà nel mio corpo, congelandomi completamente le membra. A quel punto 

sarò talmente freddo che la mia pelle sarà blu e le mie vene scoppieranno, di 

conseguenza, perderò sangue dal naso e dalle orecchie e da chissà quale altro 

buco. E i miei occhi saranno rossi. Uno spettacolo imperdibile- rimane in silenzio, 

suonando ancora quella dolce e calda melodia che non riesco a riconoscere.

-Mh. Molto poetico. Si sente che sei uno scrittore, sai?- rido, e lui mi segue a ruota, 

piegandosi sulla chitarra.

-Sì... Mi piace essere teatrale- affermo, passandomi una mano sul viso e prendendo 

un'altra lunga boccata dalla sigaretta.

-Ci hai mai pensato?- mi chiede, ritornando a suonare.

-Cosa?- mi sistemo meglio sul divano, la sigaretta bloccata fra due dita e lasciata 

bruciare lentamente.

-Non sarebbe inquietante se esistesse veramente qualcuno che ci ha creati e sa 

tutto di noi e può farci morire in qualsiasi momento?- lo guardo con un ghigno.

-Intendi Dio? Be', certo, ma lui è misericordioso, e non si dovrebbe averne paura, di 

conseguenza- smette un attimo di suonare, guardandomi negli occhi.

-Non credevo che uno come te credesse in Dio-

-Non credevo che uno come te non credesse in Dio- ride, alzando le mani in segno 

di resa.

Dopo un po' -Perché?- 

-Cosa perché?- spengo la sigaretta nel posacenere poggiato sul tavolino, 

osservando il moto costante delle mani e delle dita sulle corde dello strumento.

-Perché pensi che io creda in Dio?- alzo le spalle, sbadigliando.

-Dai tanto l'idea del bravo ragazzo, tutto casa e famiglia... Così- in realtà, ho 

sviluppato due possibili ipotesi su di lui.

O è effettivamente un bravo ragazzo che fa volontariato, oppure è una porno star 

decaduta e senza soldi, ma con molto sex appeal.

Lo vedo sorridere triste, -Poco tempo fa era così- mormora, spostando la chitarra di 

lato e guardandomi con un'espressione indecifrabile che mi fa scorrere un brivido 

lungo la schiena.

Riprendo la tazza di caffè e la vuoto completamente, sentendo il suo sguardo 

puntato addosso.

-Tutti questi discorsi poetici mi faranno venire fame- si alza, andando verso la 

cucina. Guardo l'orologio che porto al polso.

-In effetti- concordo, guardandolo rovistare nei cassetti e nel frigorifero.

Mi lancia un pacchetto di patatine -Tieni- dice, aprendone un altro.

Posso dire senza ombra di dubbio che è una delle migliori cene della mia vita.

...

Mi stiro le braccia, passandomi una mano sul viso.

Sul tavolo riposano due lattine di birra, una rovesciata crea una piccola pozza 

ambra sul tavolo.

Sospiro, sentendo la testa pesante per l'alcol.

-Dovrei andare a casa. È tardi- mormoro, cercando di alzarmi e ricadendo sul 

divano con un suono gutturale.

-Non ho forze- dichiaro, ridendo della mia incapacità di smuovermi da quel divano.

Accanto a me, Thor butta giù un'altra birra, senza battere ciglio.

Ride, posando la lattina sul tavolo, -Dì la verità, non ce la fai più a bere- ha gli occhi 

vitrei e puzza d'alcol, ma suppongo di essere messo nelle sue stesse condizioni, se 

non peggio.

Non ho mai retto bene l'alcol.

-No- ammetto, coprendomi il volto con le mani per cercare di fermare tutti quei 

puntini che si muovono istericamente davanti ai miei occhi.

Quando tolgo le mani mi si è avvicinato, e mi porge una mano

-Dai, ti aiuto ad alzarti- afferro la sua mano, ma, sempre per colpa delle troppe birre, 

perdo l'equilibrio, cadendogli addosso. 

Mi ritrovo con le labbra a pochi centimetri dalle sue, le mie braccia intorno al suo 

collo, e mi sembra di sentire la sua mano sul fianco.

-Scusa... Scusa- socchiudo gli occhi, e la vista mi si appanna. Ho sonno.

Quando le nostre labbra si sfiorano, quasi gli occhi non mi escono dalle orbite, al 

contrario di lui, che li tiene chiusi e mi stringe il fianco sempre più forte.

Boccheggio, cercando di sfuggire alla presa, ma ricado sul suo petto, complice il 

furioso malditesta che mi stringe le tempie in una morsa.

Decido che se non posso oppormi, almeno mi posso far valere.

Mi spingo contro le sue labbra, afferrandogli i capelli e tirandoli leggermente, 

sentendolo gemere infastidito.

Mi arpiona il fianco, mordendomi il labbro inferiore.

Sento il calore pervadere il mio corpo, e per un attimo mi sembra che il freddo che 

mi attanaglia il petto si ritiri.

Mi sembra di essere... Sì. Mi sembra di essere di nuovo vivo.

...

Il rumore  della sveglia mi assale le orecchie, trapanandomi i timpani, sbatto un paio 

di volte le palpebre, gli occhi investiti dalla luce del sole.

Faccio per alzarmi, ma un braccio attaccato alla mia vita mi blocca.

Un braccio?

Apro gli occhi di scatto, svegliando l'occupante del letto accanto a me.

-Ma che diavolo?- impreca, passandosi una mano sul viso, sollevo le coperte e mi 

osservo. Tiro un sospiro di sollievo.

Ho ancora i pantaloni.

-Aspetta, che ci fai nel mio letto?- si alza scandalizzato, guardando prima me, poi le 

bottiglie di birra sul tavolino. 

-Oh, cazzo-

-Puoi dirlo forte- mi chino a raccogliere la maglietta, abbandonata ai piedi del letto, 

e la infilo stancamente.

Aspetta un minuto.

-Ma che ore sono?- mi guarda confuso, cercando il cellulare e trovandolo sotto al 

cuscino, dopo un attimo: -Le otto del mattino- mormora, ancora più sconvolto di 

prima.

-Come abbiamo fatto a dormire così tanto?!- sbatte il telefono sul letto prendendosi 

la testa fra le mani.

-Merda, devo andare!- dannate birre, questa è l'ultima volta che mi ubriaco in vita 

mia.

Finisco di vestirmi, la porta dell'appartamento è rimasta aperta, prima di uscire lo 

sento chiamarmi per nome, -Loki!- mi giro, sbuffando esasperato.

-Cosa?-

-Quello che... È successo...io...- 

-Era solo una scappatella, lo so, lo so, addio!- concludo, correndo fuori dalla 

stanza, rischiando di rompermi l'osso del collo giù per le scale.

Dannazione, Tony mi ucciderà.

Chiamo un taxi, ma solo alla terza volta riesco finalmente a salire, mi guardo nello 

specchietto. Oh, non è decisamente uno dei miei giorni migliori.

Sprofondo nel sedile, -Portami alla Stark Tower- sbuffo, passandomi le mani nei 

capelli spettinati cercando di districare i nodi.

L'autista mi guarda scettico.

-Cos'è, sei sordo?- si riprende e mette in moto, borbottando qualcosa sui giovani 

d'oggi e quanto sono maleducati.

Quando arrivo a destinazione, un poliziotto mi scorta dentro, e nel tragitto, mi 

mordo istericamente le labbra, cercando di non pensare al fatto che probabilmente

Tony avrà già mobilitato tutte le forze d'ordinanza di New York.

Magari ha scomodato anche il suo segretario, come si chiamava? Rogers?

Bha, non ne ho idea.

Le porte dell'ascensore si aprono con un "dling", che fa voltare Tony, intento a 

parlare con un uomo vestito di scuro.

Mi viene incontro con un sorriso stampato in faccia, abbracciandomi.

-Dov'eri finito?- mi sibila ad un orecchio con tono tutt'altro che gentile, 

stringendomi il braccio e affondandovi le unghie.

-Mi hai fatto preoccupare!- aggiunge ad alta voce, fingendo di non guardare il 

poliziotto che confabula con l'altro uomo.

Stanno parlando di me? Probabile.

Sono nei guai? Altamente probabile.

Mi interessa qualcosa? Stranamente, no.

In effetti, c'è un solo pensiero che mi vaga per le pareti del cervello, insieme ai 

ricordi della giornata scorsa.

"È stato il miglior sesso della mia vita"






Angolo autrice/assassina....
E qui le cose si complicano... Oppure si scomplicano? Questione di punti di vista.
Scusate se pubblico tardi ma ho avuto problemi con la connessione ad internet che non mi faceva vedere niente, quindi...
Fortunatamente la cosa è risolta.
Allora? Che ve ne pare del capitolo? Troppo? Troppo poco? Scrivetemi e ditemi cosa ne pensate! *aria da presentatrice di programmi scadenti mode on*
Un saluto

Im a Murder girl
  
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