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Autore: Oceangirl    15/07/2014    3 recensioni
A volte basta un solo, minuscolo, dettaglio a cambiare totalmente il futuro di una persona: un treno perso, un semaforo rosso o, in questo caso, un ascensore che arriva troppo presto al piano.
Tutto è diverso. Callie e Arizona, dopo cinque anni dal loro primo bacio, sono due anime perse alla disperata ricerca di qualcosa o qualcuno da chiamare "Casa": riusciranno a trovarlo?
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nona stagione
Capitoli:
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Ok, sono in ritardissimo, lo so e mi spiace un sacco t.t Spero di farmi perdonare con il capitolo che state per leggere.. Buona lettura! :)
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Callie continuava a osservare i tavoli della caffetteria dell'ospedale in cerca di un volto amico: non era bastato il suo tradizionale caffè mattutino ad attenuare l'ansia che dalla sera prima l'attanagliava e non bastava nemmeno quello che aveva appena pagato e che stava stritolando nella sua mano destra, mentre si mordicchiava il labbro inferiore con nervosismo. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, ne aveva assolutamente, dannatamente bisogno, le sembrava che la testa potesse esploderle da un momento all'altro se non avesse parlato con qualcuno delle preoccupazioni che le occupavano la mente.
I suoi occhi scuri vagavano da un tavolo all'altro: c'erano infermiere in pausa, parenti in visita, dottori e specializzandi presi nello studio di cartelle o libri di medicina ma nessuna traccia di Mark; l'uomo era stato occupato tutta la mattina in vari interventi, uno dietro l'altro e, quando lui era finalmente libero di fare una pausa, beh, era lei a dover stare in sala operatoria ed era stata dura, molto dura riuscire a concentrarsi sulle sue azioni senza pensare alla proposta fatta ad Arizona la sera prima, proposta che non aveva avuto ancora una risposta.
Era vero, non aveva dato il tempo alla bionda di risponderle davanti a quella porta ma non aveva ricevuto alcuna chiamata o alcun messaggio nelle ore successive; Callie, oltretutto, era più che certa che la dottoressa Robbins fosse in ospedale, avevano parlato a lungo del grosso intervento che avrebbe dovuto effettuare quella mattina ma non l'aveva incrociata nemmeno una volta e iniziava davvero a pensare di aver fatto una gran cazzata a chiederle di dividere l'appartamento, in fin dei conti si parlavano solo da pochi giorni e, di sicuro, la bionda l'aveva presa per pazza o per maniaca, cosa che l'avrebbe di certo portata ad evitarla, a non parlarle più, a.. No, non voleva pensarci. Doveva parlarne con qualcuno prima di diventare del tutto pazza.
Una folta chioma blu in un angolo della grande sala attirò la sua attenzione: il volto era nascosto da un grande libro dalla copertina scura e ogni tanto spostava gli occhi verdi dalle pagine di quel volume guardandosi intorno come se avesse paura di essere vista, aveva decisamente un'aria sospetta.
Il chirurgo ortopedico attraversò la caffetteria con passo veloce dirigendosi verso il tavolo della sua giovane allieva: da quando si erano riappacificate non avevano più parlato di questioni personali, si erano sempre limitate ad un rapporto professionale, pochissime chiacchiere, lunghi momenti pieni di imbarazzo ed era il momento di finirla, di ritornare a essere il vecchio ortho team che parlava e spettegolava di tutto e di tutti, le mancava l'umorismo della ragazza e, per Dio, doveva sapere cosa diavolo stava combinando in quell'istante Benson! Oltre a  liberarsi la mente da quei pensieri che la stavano mandando al manicomio, certo.
Si sedette sulla sediolina in plastica di fronte a quella della ragazza-dai-capelli-blu e si limitò a osservare il libro che le stava coprendo il volto: un libro sulla chirurgia pediatrica; da lì a poco la specializzanda dai capelli azzurro elettrico avrebbe avuto la rotazione a pediatria e Charlotte era il classico tipo di studentessa che voleva arrivare preparata a qualsiasi appuntamento in sala operatoria.
Quel grande volume blu non fece altro che riportare alla mente della latina il pensiero di Arizona, dell'appartamento e della sua assurda e affrettata proposta, pensiero che, per un attimo, aveva lasciato il posto all'atteggiamento sospetto che Charlotte aveva in quel momento. 
Benson doveva aver sentito gli occhi della latina fissi su di sé, perchè dopo appena qualche secondo abbassò il libro e guardò a sua volta la sua insegnante con sguardo confuso e accigliato. -Sì?- Chiese con tono perplesso a causa degli occhi stralunati di Callie: sembrava aver visto un fantasma.
-Arizona vive in un hotel.- 
-Beata lei che può permetterselo.- Affermò in modo distratto Charlotte, alzando le spalle e riabbassando gli occhi verso il libro che stava leggendo.
Lo sguardo di Callie continuava a infastidirla, si sentiva osservata, era una sensazione che odiava. 
-Cosa?- Sbuffò rialzando gli occhi verso la sua insegnante.
-Forse non hai capito.. La dottoressa Arizona Robbins, il chirurgo pediatrico, vive in un hotel!- Come poteva quella notizia non sconvolgere la specializzanda o chiunque altro? Nessuno al mondo dovrebbe mai vivere in una squallida stanza d'hotel, tanto meno una persona bella e dall'anima pura come quella di Arizona: sì, lei la vedeva pura, come i bambini a cui salvava la vita, era una delle cose che le avevano fatto perdere la testa per quella donna, senza dubbio.
Charlotte sospirò e appoggiò al tavolo il volume che stava leggendo chiudendolo, per poi guardare negli occhi il suo mentore. -Lo so. Me l'ha detto tempo fa Arizona stessa. E lo sapeva anche lei.. Gliel'ho urlato contro qualche settimana fa, qualche tavolo più avanti..- 
Callie si accigliò a quelle parole: di quella conversazione, se così si poteva chiamare, ricordava poco e niente, giusto il concetto, l'imbarazzo e le labbra di Benson che andavano a scontrarsi contro le sue, non ricordava proprio la parte in cui la ragazza di fronte a lei le parlava della sistemazione di Arizona. Un inquietante quesito le fulminò la mente -Perchè Arizona te ne avrebbe parlato?- Chiese non riuscendo a trattenere quella domanda che l'aveva assalita.
-Un giorno sono entrata a casa e lei stava facendo le valige.. Le ho chiesto dove andasse e lei mi ha risposto.- Rispose alzando le spalle, come se fosse stata la risposta più ovvia che potesse esistere.
-E perché le sue cose erano a casa tua?- In realtà non era certa di volerlo sapere: conosceva i trascorsi della bionda con la dottoressa Murphy, la coinquilina di Benson, e proprio per questo sopportava a malapena la giovane specializzanda del primo anno, portandola a essere meno indulgente con lei rispetto a chiunque altro.
-Ha dormito un paio di notti nel mio letto.- Rispose in modo distratto Charlotte, rendendosi conto solo dopo aver pronunciato quelle parole di ciò che aveva appena detto. -Io.. Io dormivo sul divano, certo.- Precisò mentre lo sguardo della latina, se avesse potuto, l'avrebbe fulminata in quello stesso istante.
Se prima la specializzanda pensava che quella di Torres fosse solo una cotta infantile, una fissazione, un inconscio aggrapparsi a qualcosa che non aveva avuto un degno e vero percorso, in quel momento aveva capito quanto davvero la latina ci tenesse al chirurgo biondo, in quello sguardo erano presenti rabbia, gelosia, i suoi occhi color cioccolato bruciavano di qualsiasi passione esistente e Charlotte era abbastanza sicura che l'avrebbero arrostita se ne fossero stati capaci. -In ogni caso..- Mormorò con tono titubante dopo qualche secondo di silenzio, in un disperato tentativo di sciogliere la tensione che si era creata a causa della sua precedente gaffe -Suppongo non sia questo il punto..- Tentò: c'era dell'altro, doveva esserci dell'altro, non avrebbe accettato di essere stata derubata del suo quarto d'ora di quiete per una notizia di cui era già a conoscenza, anche se a informarla era la persona che più stimava in quell'ospedale.
Callie sospirò chiudendo gli occhi e tentando di scacciare la tremenda sensazione, quel pugno in pieno stomaco che l'immagine di Charlotte e Arizona insieme le aveva provocato e provò a focalizzarsi sul punto.
-Le ho chiesto di venire a vivere nella casa che ho preso in affitto..- Disse tutto d'un fiato, spostando i suoi occhi verso il bicchiere di carta poggiato davanti a pochi millimetri da lei -..Con me..- Concluse la frase con un soffio quasi inudibile,  bevendo subito dopo un sorso della bevanda calda che tanto amava. Confessarlo ad alta voce, a qualcuno, lo faceva sembrare addirittura più strano di quanto non lo sembrasse fino a quel momento e l'espressione della ragazza di fronte a lei ne era una conferma: Charlotte aveva gli occhi sgranati e le labbra socchiuse in una smorfia di pura sorpresa, cosa che spinse la latina a giustificarsi. -Lo so, è da pazzi.. Prima non le parlo per cinque anni e poi le chiedo di condividere un appartamento solo dopo qualche caffè preso insieme.. Ma non può vivere lì, non posso permetterlo, prosciugherà tutti i suoi soldi e non è il posto adatto a una persona come lei, è così triste e solitario e...-  Sospirò portandosi le mani sul volto e scuotendo la testa -Cosa c'è di sbagliato in me? Ho rovinato la nostra amicizia-. Mormorò più a se stessa che alla sua interlocutrice che in quel momento la guardava accigliata.
Charlotte aprì e chiuse la bocca più volte: voleva davvero dire qualcosa per consolare la sua insegnante ma davvero, davvero non le veniva in mente niente di efficace, solo parole di circostanza, frasi fatte che non sarebbero servite a niente se non a farla imbestialire e, per esperienza, non ci teneva davvero a vederla infuriata. Forse l'opzione migliore era dire ciò che pensava veramente. 
-Vuole aggiustare sempre tutto e tutti, ecco cosa, specialmente le persone a cui tiene..- Affermò annuendo con la testa -..E non è affatto una cosa sbagliata, solo che è..- Continuò, guardando con preoccupazione Callie, mentre cercava le parole giuste con cui finire la frase.
-Faticoso.- Concluse Callie per lei con tono triste, ripensando alle migliaia di volte  che aveva scelto di aiutare qualcuno, di aggiustarlo, spesso mettendo da parte sé stessa.
-Faticoso.- Concordò Benson: aveva visto quella scena troppe volte per non capire che Torres era esausta. -..Quindi.. Ha detto di no?- Chiese pensierosa: l'ultima volta che aveva parlato con Arizona le era sembrato che sarebbe stata più che entusiasta di dividere l'affitto con Callie, cosa diavolo poteva essere cambiato in così poco tempo? Eppure, l'umore della latina di fronte a lei non lasciava spazio a molti dubbi.
Callie scosse la testa, tenendo sempre lo sguardo basso.
-Allora ha detto di sì..- Optò, sempre più confusa.
Torres scosse nuovamente la testa e sul viso della ragazza-dai-capelli-blu si potevano leggere mille domande diverse, tutte racchiuse in un'espressione di pura confusione.
-Sono andata via prima che potesse rispondere.- Confessò: si era pentita di essere scappata così, di nuovo, si era ripromessa di cambiare, si era detta che lei era Callie Torres, la più dura di quell'ospedale e che i duri non scappano ma era stato più forte di lei, già mentre glielo chiedeva poteva immaginarsi Robbins ridere divertita di lei o chiuderle la porta in faccia; non ce l'aveva fatta ed era andata via prima che l'altra potesse anche pensare a cosa rispondere.
Benson sospirò scuotendo leggermente la testa, azione che Callie non voleva vedere, così come non voleva sentire ramanzine varie: sapeva già di essere stata debole, di aver sbagliato, non c'era bisogno che qualcuno glielo ribadisse.
-E tu? Da chi o cosa ti stavi nascondendo, di preciso?- Chiese alzando un sopracciglio con fare scettico: non si era certo scordata del modo di fare circospetto con cui si atteggiava Charlotte prima che lei arrivasse a insidiarla con i suoi problemi, era sospetta e voleva saperne di più.
-Io nascondermi? Ma cosa le viene in mente?- Rispose la ragazza con una risata nervosa, che sembrava voler esprimere tutto il contrario delle sue parole.
Bastò che Callie la fissasse per qualche secondo con sguardo intimidatorio, lo stesso che dedicava a Derek Shepherd quando aveva bisogno di qualcosa da lui, che la ragazza si sciolse sbuffando.
-Credo che Murphy abbia una cotta per me..- Borbottò.
-Quindi?- Ridacchiò Callie.
-..Quindi non voglio sentirglielo dire. Voglio che le cose rimangano come sono, non ho voglia di essere al centro dei suoi drammi e, soprattutto, non ho voglia che mi ammorbi.- Spiegò: era convinta che, aspettando giusto qualche giorno, alla sua coinquilina passasse l'ossessione per lei e che tutto tornasse alla normalità, con la castana che le raccontava dell'ultima persona con cui era uscita e che, inevitabilmente, l'aveva scaricata. 
Callie roteò gli occhi ridendo divertita -Stai per caso scappando, dottoressa Benson? Devo chiuderti in un appartamento con lei o baciarti, per caso?- Scherzò: giustizia era fatta, dopo tante discussioni, ramanzine e aiuti un po' forzati era finalmente la sua allieva preferita a scappare da qualcuno, Torres non poteva non provare un filo di soddisfazione dalla situazione che si era creata. Soddisfazione e divertimento. 
-Un appartamento con lei già lo divido e per quanto riguarda il bacio.. No, grazie. Le sue labbra sono davvero morbide ma non ci tengo a ripetere l'esperienza.- Charlotte lanciò uno sguardo di sfida alla latina dopo quelle parole piene di un ironico disgusto: era stata beccata con le dita nella marmellata, in quel momento a scappare ed evitare qualcuno era lei e la cosa, sottolineata dalla latina, era mortalmente fastidiosa.
Callie rise alzandosi: si sentiva meglio, quella chiacchierata le aveva fatto bene. Non avrebbe cercato Arizona, no, non voleva sembrare disperata ma.. Beh, avrebbe atteso la sua risposta più serenamente, non ne sarebbe fuggita come aveva fatto la sera prima, era pronta a qualsiasi cosa la bionda avesse voluto dirle.
-Rimane il fatto che la stai evitando, Benson!- Affermò ad alta voce, ridendo vittoriosa e dirigendosi verso l'uscita con il suo bicchierone ancora quasi pieno in mano.
-L'ho imparato dalla migliore!- Ribattè Charlotte con tono lagnoso, lasciando poi cadere la fronte sul libro chiuso davanti a lei.



Un sorriso soddisfatto giocava sulle labbra rosa di Arizona, in quel momento coperte dalla mascherina chirurgica: l'intervento a cuore aperto che aveva appena effettuato su James Zimmer, il piccolo umano di appena due anni, era riuscito perfettamente, nessuna complicazione, nessun problema, tutto era filato più liscio di quanto lei e la dottoressa Bradley, il cardiochirurgo che aveva sostituito Teddy, avessero mai osato immaginare; sembrava un caso perso in partenza, nessuno avrebbe mai scommesso nemmeno un dollaro sulla sopravvivenza del piccolo paziente ma, in quel momento, Arizona si stava spogliando dei guanti di plastica azzurri e della mascherina protettiva per andare a dare la meravigliosa notizia ai suoi parenti con il suo sorriso più luminoso.
Dare notizie positive ai genitori era una delle parti che preferiva dell'essere un chirurgo pediatrico, era come se la loro gioia e la loro gratitudine riuscissero a trasmetterle la vita e l'entusiasmo necessario a continuare quel lavoro, metteva da parte quelle sensazioni per quando le cose andavano meno bene, per quando i piccoli umani non ce la facevano e lei avrebbe voluto solo chiudersi in una stanza buia e non uscirne mai più.
Salutò con un cenno della mano gli inservienti arrivati a pulire e disinfettare la sala operatoria uscì da lì, aprendo la porta a due ante di metallo bianco e iniziando a camminare con passo spedito, per quanto riuscisse, verso la sala d'attesa.
Entrata nel corridoio, non riuscì a fare a meno di guardarsi intorno alla ricerca di due espressivi occhi castani: il pensiero di Callie e di ciò che le aveva detto la sera prima non l'aveva lasciata nemmeno per un attimo in sala operatoria, continuava a pensare alle parole che aveva usato, al suo tono nervoso, al modo in cui era praticamente scappata subito dopo.. E si chiedeva se non avesse già cambiato idea; Arizona aveva paura che quello della sera prima fosse stato solo un gesto istintivo e che, magari, ragionandoci su, la latina si era convinta che non era qualcosa che avrebbe fatto volentieri.. E se invece fosse stata una proposta ragionata e non avesse cambiato idea? In quel caso la bionda avrebbe certamente accettato e aveva paura che se Callie avesse capito ciò che provava per lei, si sarebbe nuovamente allontanata, l'avrebbe respinta e non sapeva se, abitando con lei e vedendo tutto il giorno la sua straordinaria bellezza, sarebbe riuscita a controllare le sue emozioni e le sue azioni, era un rischio. Per il resto, non vedeva l'ora di una casa con lei, non vedeva l'ora di poterla osservare mentre cucinava o dormire davanti alla tv, di riuscire a intensificare il loro rapporto, a costo di doverla ascoltare parlare di un'altra donna o di un uomo, di vederla vestirsi e prepararsi in modo provocante per piacere a qualcuno che non era lei, questo pensiero la faceva impazzire, sarebbe stata in grado di conviverci? 
Molte volte, quella notte, aveva preso in mano il telefono per cercarla, per darle una risposta, per chiederle se era davvero ciò che voleva ma, una volta trovato il suo numero sulla rubrica, perdeva coraggio e lasciava perdere l'idea, al che, allora, cercava il numero di Teddy: doveva parlargliene, solo lei sarebbe riuscita a darle il coraggio necessario a dare una risposta a Calliope, purtroppo non aveva mai risposto. Ah, Teddy! Che diavolo stava combinando in Germania?
Attraversò la porta aperta che dava alla sala d'aspetto e cercò con lo sguardo i parenti del piccolo umano che aveva appena operato: il silenzio regnava sovrano lì, non fosse stato per qualche colpo di tosse; non c'erano molte persone in quella grande stanza, solo poche sedioline di plastica erano occupate da persone sfinite dalla stanchezza e dalla tensione, c'era qualcun altro fermo davanti ai distributori automatici di bevande e, altri ancora, camminavano nervosamente avanti e indietro per qualche passo, la tensione si poteva tagliare con un coltello in quella sala. Appena messo piede lì dentro, tutti si girarono verso di lei, gli occhi di tutte quelle persone brillavano di speranza e di lacrime non ancora versate; Arizona era contenta di poter togliere da quella situazione impossibile almeno due persone e si guardò in giro alla ricerca di un uomo dai capelli scuri, con gli occhiali e di una donna castana, con i capelli ricci.
-Grazie, grazie dottoressa! Grazie!- Sentì dietro di lei, proprio davanti alla sala d'attesa: il signor e la signora Zimmer stavano abbracciando con entusiasmo e non senza lacrime di commozione la dottoressa Melanie Bradley; il cardiochirurgo dai capelli corvini e dagli occhi di ghiaccio con cui aveva effettuato l'intervento. Le aveva rubato quel momento! Dannazione! Doveva farlo lei, era lei il medico di James!
-Stupidi, egocentrici, presuntuosi cardiochirurghi. Credono di avere in mano l'ospedale.- Borbottò allontanandosi velocemente da lì, doveva fare in fretta, prima che la tentazione di togliersi la protesi e lanciarla in faccia alla Bradley avesse la meglio sulla sua razionalità.
-Ehi! Non puoi pensarla così di tutti i cardiochirurghi!- Una voce familiare la costrinse a girarsi e, quando vide che apparteneva effettivamente alla persona che pensava, non riuscì a trattenere la gioia..
-Teddy!!- Il sorriso sulle labbra di Arizona, quando vide la sua amica, si allargò fino a farle male il viso: da quanto tempo non vedeva Teddy? Sembrava davvero passato un sacco di tempo, troppo.
La donna dai lunghi e lisci capelli poco più scuri di quelli di Arizona abbracciò con entusiasmo il chirurgo pediatrico, stretta ricambiata con altrettanta gioia dalla dottoressa Robbins.. Le era mancata così tanto!
-Cosa... Cosa ci fai qui? Dovresti essere a Berlino!- Chiese Arizona sciogliendo l'abbraccio e guardando la donna di fronte a lei con mille domande per la testa: quindi era per quello che non aveva risposto alle sue chiamate quella notte, prima di dare una risposta a Callie voleva assolutamente parlarne con lei, quando si trattava di quella donna Arizona diventava come una stupida adolescente piena di dubbi e paranoie.
-La Harper Avery Foundation ritiene che stia lavorando a un progetto interessante e mi ha offerto i fondi per mandare avanti la mia ricerca ma solo a patto di spostarla qui, in America e Owen.. Beh, mi doveva un favore dopo...- Non riusciva ancora a parlarne, faceva finta di averlo superato, si mostrava forte e sorridente davanti alle persone ma in verità, d quando Henry era morto, lei si sentiva persa, sola, senza più alcuno scopo nella vita e la ricerca che stava effettuando era l'unico motivo per il quale riusciva ancora ad alzarsi al mattino.
-Quindi lavorerai qui? Yay!- Esclamò Arizona in preda all'entusiasmo e a Teddy, per un attimo, parve di essere tornata indietro nel tempo, quando ancora Arizona doveva partire per il Malawi ed era felice sempre, ininterrottamente, era così felice che a volte era quasi fastidioso.
-Sì, almeno per un po'.- Sorrise il cardiochirurgo, voltandosi poi verso la dottoressa Bradley che, in quel momento, le stava superando con un sorriso soddisfatto sulle labbra. -..E così è lei che mi ha sostituita?- Sospirò -Ed io che ho passato anni a tentare di rendere più modesta Cristina.. Questa rovinerà tutto il mio lavoro..- Mormorò pensierosa, più a sé stessa che alla donna che stava al suo fianco: chissà se Cristina aveva portato avanti i suoi insegnamenti o se era tornata il chirurgo talentuoso ma egocentrico ed egoista che era sempre stata.
-Ti ho chiamata un sacco di volte stanotte, eri in aereo?- Chiese Arizona, interrompendo il momento di riflessione di Theodora, che annuì in risposta.
-Ho visto le chiamate quando ho riacceso il telefono in aeroporto.. E' successo qualcosa?- 
-Sì.. Io.. Teddy, devo chiederti un consiglio.- 

I corridoi del reparto di pediatria erano poco più allegri rispetto a tutto il resto dell'ospedale, forse era solo per le pareti colorate e disegnate con tinte accese e vivaci o forse era solo un'impressione di Arizona, che aveva passato gran parte del suo tempo, da quando era stata assunta, lì dentro, rendendo quell'ambiente per lei familiare e protettivo quasi fosse stata quella casa sua. Alcune infermiere erano al bancone informazioni a ridacchiare e parlare probabilmente dell'ultimo pettegolezzo che girava per l'ospedale, vari specializzandi entravano o uscivano dalle stanze dei piccoli pazienti che quel reparto ospitava e i visitatori si sforzavano di essere allegri e sorridenti anche se si vedeva bene che facevano solo finta.
-Hai fatto progressi con la protesi, non hai più nemmeno difetti di camminata..- Notò Teddy continuando a camminare: da quando avevano lasciato il piano delle sale operatorie, non erano ancora riuscite a parlare di ciò che la bionda voleva dirle, era stata troppo occupata a salutare e scambiare convenevoli con tutte le persone che incontrava e che ci tenevano a salutarla dopo la sua lunga assenza, ci avevano messo un quarto d'ora solo per arrivare fino alla fine del corridoio e prendere l'ascensore che le avrebbe portate a pediatria e Arizona.. Beh, lei non aveva più spiccicato parola da quando le aveva detto che aveva bisogno di un consiglio; il cardiochirurgo, che inizialmente pensava fosse solo un qualche attacco di panico come ne aveva avuti tanti altri, in quel momento iniziava a considerare l'idea che si potesse trattare di qualcosa di grave o di estrema importanza e non voleva spingere la sua amica a parlarne se ancora non era pronta.
-Uh sì.. Aveva ragione il fisioterapista: la pratica era la chiave per il miglioramento.- Rispose distrattamente Arizona guardandosi in giro: c'era ancora troppa gente e QUEL discorso non voleva lo sentisse alcuno orecchio indiscreto, ci mancava solo che qualche infermiera impicciona riferisse a Calliope che la bionda doveva chiedere consiglio alla sua migliore amica per andare a vivere con lei. Sarebbe stato umiliante.
Continuavano a camminare per il corridoio, il chirurgo pediatrico fingeva di controllare le stanze dei pazienti affacciandosi ad ogni porta ma Teddy lo vedeva che era troppo distratta per pensare davvero a ciò che stava facendo e la sua pazienza stava davvero volando via a quel punto: se non voleva raccontarle niente non doveva nemmeno iniziare, era inutile che perdesse tutto quel tempo tentando di rinviare ciò che aveva da dirle.
Le afferrò il polso e la trascinò fino all'ufficio del capo del reparto di chirurgia pediatrica, chiudendo, anzi sbattendo con violenza la porta dietro di loro.
-Si può sapere cosa mi devi dire? Mi stai facendo diventare pazza!- Scoppiò alla fine.
Una risata musicale e squillante risuonò per il corridoio , arrivando in modo fievole perfino dentro all'ufficio in cui si trovavano: entrambe sbirciarono dalla finestra che dava verso il corridoio per vedere chi disturbava la quiete del reparto e ad Arizona mancò un battito.
Callie stava uscendo dalla stanza di un paziente con a sua cartella in mano, le maniche del camice bianco arrotolate fino ai gomiti e i capelli lucenti legati in una coda di cavallo alta e rideva divertita; dietro di lei, un'imbronciata e forse offesa Charlotte Benson la seguiva con le braccia incrociate sul petto e passo trascinato. Robbins non riusciva a staccare gli occhi dalla latina, già normalmente la trovava di una bellezza spettacolare ma in quel momento, mentre rideva in modo spensierato, poteva fare invidia ad una dea.. E quelle maniche arrotolate fino ai gomiti, poi.. La facevano apparire sexy da impazzire. 
-Mh.. Credo di aver capito..- Mormorò Teddy con un sorriso complice e consapevole sulle labbra: non le era passato inosservato lo sguardo di adorazione che la sua amica stava dedicando al chirurgo ortopedico, avrebbe messo la mano sul fuoco che il problema fosse lei.
-Mi ha chiesto di condividere un appartamento con lei.- Sputò fuori Arizona, continuando a prestare tutta la sua attenzione al chirurgo ortopedico come se fosse l'unica cosa degna di venir guardata.. No, anzi, non come se. Calliope Torres era l'unica persona, l'unico essere vivente e non degno di avere l'attenzione e l'ammirazione della dottoressa Robbins, ecco come si sentiva in quel momento.
-Perfetto.. Il problema quale sarebbe?- Chiese Altman accigliandosi: era una meravigliosa occasione per quelle due, finalmente avrebbero potuto capire meglio le proprie emozioni e confessarle all'altra, non capiva quale fosse il grande ostacolo che impediva la convivenza.
-Che.. E se fosse stato un errore? Se me l'avesse chiesto solo spinta dall'istinto e nel frattempo avesse cambiato idea? E se dovesse capire che mi toglie il respiro ogni volta che la guardo, che la trovo un miracolo vivente, che mi fa battere il cuore come mai nessuna c'era riuscita prima e mi dovesse sbattere fuori casa e ricominciasse a evitarmi?- Disse tutto d'un fiato, facendo sorridere Teddy: in quel momento avrebbe voluto festeggiare, lo sapeva, aveva sempre saputo che non era solo una sua impressione ma che Arizona aveva davvero un debole per la dottoressa Torres, molto più di quanto non lo avesse per la sua ex moglie, e in quel momento l'aveva ammesso. 
-Non credo che abbia cambiato idea.. E non credo proprio che reagirebbe cacciandoti se scoprisse che hai un debole per lei, anzi, credo proprio che... Ma vuoi guardarmi almeno mentre parlo?- Sbottò alla fine: Arizona non si era voltata nemmeno una volta verso di lei, continuava a fissare Callie, sembrava ipnotizzata.
-Lei è.. E' bellissima, Teddy. Non riesco a smettere di guardarla.- Confessò Arizona con un sospiro sognante, continuando a tenere gli occhi incollati sulla latinoamericana che, nel frattempo, era arrivata al bancone delle infermiere e stava parlottando con una di loro in modo serio, l'aria professionale che aveva assunto suggerì alla bionda che discutevano di lavoro.
Il cardiochirurgo scosse la testa ridacchiando e imitò il chirurgo pediatrico guardando fuori dall'ufficio: la situazione non era cambiata molto da quando erano entrate nella stanza, erano tutti tranquilli, poche persone camminavano nel corridoio ed era per lo più personale dell'ospedale; uno di questi attirò l'attenzione di Teddy.
-Credo tu non sia l'unica che la pensa così, Arizona..- La informò indicandole un ragazzo con la tuta azzurra appoggiato al muro di fronte a loro: continuava a osservare Callie anche lui e, a giudicare dallo sguardo languido che le stava lanciando, non la ammirava solo per il meraviglioso chirurgo che era.
Robbins si voltò verso di lui, non ci mise molto a riconoscerlo; era uno specializzandi del quinto anno, Sean Cameron, un ragazzo longilineo e alto, i delicati  lineamenti del volto lo rendevano davvero di bell'aspetto e i capelli biondi e lisci che gli arrivavano a collo e gli occhi più azzurri che quell'ospedale avesse mai visto, lo rendevano uno dei ragazzi più desiderati dell'intero Seattle Grace Mercy West Hospital, non c'era infermiera che non ci avesse fatto un pensierino, non c'era paziente di sesso femminile che non lo volesse come medico al solo scopo di vederlo e stargli vicino il più a lungo possibile.
Sean iniziò a muovere qualche passo verso il bancone delle infermiere senza spostare lo sguardo dalla donna latina, sembrava un predatore che aveva messo l'occhio sulla sua preda: un'ondata di calore avvolse lo stomaco di Arizona. Il mostro dagli occhi verdi l'aveva assalita e le stava suggerendo di  liberarsi di lui prima che facesse la sua mossa con Calliope, con la sua Calliope.



Quando aveva sentito il rumore di nocche che battevano contro la porta del suo ufficio, non aveva certo creduto che potesse essere lei: pensava a Benson o a un altro specializzando, pensava alla visita di un parente, pensava a un ex paziente che voleva ringraziarla ma lei.. Beh, lei era l'ultima persona che pensava avrebbe bussato a quella porta; eppure eccola lì, con la schiena appoggiata alla porta, i capelli rossicci lasciati sciolti, vestita con jeans e maglietta viola, l'assenza del camice stupì Callie che, però, non si scompose.
-Infermiera Novak.. A cosa devo questo piacere?- Chiese, accentuando le parole con un tono sarcastico e freddo, riabbassando gli occhi sulla cartella clinica che stava studiando fino a poco prima.
-Dottoressa Torres, volevo dirle che.. Che me ne vado. Ho dato le dimissioni, lascio l'ospedale stasera stessa.- 
Callie alzò lo sguardo per guardare verso la donna ancora in piedi davanti alla porta chiusa: aveva l'espressione seria, non stava scherzando e la latina si accigliò chiedendosi il motivo per cui Julia era andata a salutarla, non era un mistero che le due non andassero d'accordo, anzi, che a malapena sopportassero la presenza dell'altra in ospedale.
-Buona fortuna, allora.- Le augurò Torres senza prestarle troppa attenzione: se ne andava davvero? Meglio così, un motivo in più per andare a lavoro con il sorriso sulle labbra.
-Grazie ma.. In realtà volevo chiederle scusa.- Azzardò la rossa: il tono era diventato più insicuro e Callie non riuscì a trattenere una risata amareggiata.
-Per cosa, Julia? Per avermi deriso con tutte le infermiere per anni, facendomi vergognare anche solo di mettere piede in questo ospedale? - No, non poteva perdonare, chiedere scusa non sarebbe servito a nulla. Dopo aver baciato la futura moglie di Julia all'Emerald, quella sera di qualche anno prima, la rossa aveva iniziato a prenderla in giro con le altre infermiere, Callie poteva ancora sentire le battute, le risate quando passava in qualche corridoio, tutte cose che avevano spinto il chirurgo ortopedico a non dimenticare l'accaduto per lungo tempo, a vergognarsi, a sentirsi umiliata, a evitare Arizona; in fin dei conti, se la sua fidanzata pensava che fosse ridicola, cosa poteva pensare lei? Magari era stata lei a dare inizio a tutte quelle battute, magari era lei la prima a sbeffeggiarla, evitarla le sembrava l'unico modo possibile per dimenticarsi dell'accaduto, per dimenticarsi di lei.
A Callie sembrava di essere tornata indietro nel tempo durante quel periodo, si sentiva ancora alle superiori, quando si mangiava i capelli e le cheerleaders la prendevano in giro, per fortuna si era concluso tutto quando la bionda era partita per l'Africa.
-Sono stata oltremodo crudele e infantile, me ne rendo conto.-
-Dici?- Chiese Calliope sarcastica, inarcando un sopracciglio.
Julia sospirò annuendo e voltandosi verso la porta per poi fermarsi e girarsi nuovamente, come se avesse dimenticato di dire una cosa importante.
-Mi dispiace anche per ciò che ho detto nella stanza di Arizona, quando era ricoverata nel tuo reparto.- Confessò.
Callie sospirò e si alzò, avvicinandosi alla rossa fino a riuscire a guardarla negli occhi.
-No, per quello no. Avevi ragione, tutto quello che hai detto, era tutto vero.- Sospirò nuovamente, guardando poi la rossa uscire dal suo ufficio.


Ogni volta che guardava il bancone delle infermiere del piano di pediatria, Callie non poteva non ripensare a Julia, a tutto quello che le aveva fatto passare, a quell'ultima conversazione avuta nel suo ufficio: era come se avesse ancora la rossa davanti agli occhi, era come se quelle sensazioni fossero ancora presenti in lei e non fossero solo uno spiacevole ricordo.
La latina si riscosse dai suoi ricordi solo quando sentì afferrarsi il polso, si voltò verso destra ritraendo il braccio afferrato: Sean Cameron la stava guardando accigliato, sembrava.. Preoccupato.
-Dottoressa Torres, si sente bene? Sembrava.. In trance.- Si preoccupò il ragazzo continuando a guardarla con aria preoccupata: Callie non l'aveva nemmeno sentito avvicinarsi tanto era presa nei suoi ricordi e nei suoi pensieri, accidenti! Sarebbe finita al manicomio a causa di tutti quei casini.
-Sto bene, Sean, non preoccuparti.. Ero solo persa nei miei ricordi..- Mormorò sfiorando il marmo bianco del bancone con le dita, gesto che non sfuggì alla sua allieva, Charlotte.
-Certo, immagino che il bancone di pediatria sia pieno di dolci ricordi per un chirurgo ortopedico..- Mormorò Benson con voce così lieve da riuscire a essere percepita solo dalla latina, con un sorriso malizioso sulle labbra, immaginando potessero essere ricordi riguardanti il capo di quel reparto, la biondissima Arizona Robbins.
Callie sentì il proprio viso avvampare a quelle parole, o meglio, al tono usato per quelle parole: sapeva che Charlotte si riferiva alla sua cotta per Arizona e non poteva davvero fare a meno di imbarazzarsi quando la ragazza-dai-capelli-blu ne parlava con quel tono malizioso e pieno di sottintesi.
-Beh, son contento stia bene.- Riprese parola il ragazzo, dedicando al chirurgo ortopedico il sorriso più seducente di cui disponeva, un sorriso che fece accigliare le due donne di fronte a lui per la perplessità -Le confesso che persa nei suoi pensieri era ancor più bella del solito.- Continuò, appoggiando la mano sul bancone e andando a sfiorare le dita di Torres con le sue, con movimenti così delicati e leggeri che Callie le percepì appena ma, appena le avvertì, ritrasse la mano, con movimenti altrettanto lenti e delicati, come se fosse stato un movimento casuale: non era davvero il caso di iniziare un gioco del genere con uno specializzando e, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, pensava che non era il caso di iniziare un gioco del genere proprio in quel momento che aveva ricominciato a sperare che Arizona avrebbe potuto un giorno vederla come la vedeva lei.
La porta dall'altra parte del corridoio si aprì facendo voltare i tre verso di questa: Arizona si stava avvicinando al gruppetto con passo pesante ed espressione del volto dura, quasi arrabbiata, Callie non aveva mai visto quello sguardo negli occhi del chirurgo pediatrico, ogni volta che si era rivolta a lei aveva sempre avuto modi più gentili e dolci, modi che apprezzava ma doveva ammettere di trovarla irresistibile anche in quelle vesti; dietro di lei una perplessa Teddy la seguiva con passo più incerto.
-Cameron. Non sei di certo qui nel mio reparto a perdere tempo, vero?- Iniziò con tono duro appena arrivata vicina allo specializzando che, in quel periodo, aveva rotazione a pediatria.
-No di certo, dottoressa Robbins, io..- Iniziò il ragazzo portando una mano sulla nuca per massaggiarsela, come faceva ogni volta che si trovava in difficoltà.
-Risposta esatta, Cameron. Vai a controllare le camere dei pazienti che ti sono stati assegnati e vacci immediatamente.- Concluse: aveva esagerato, riusciva a rendersene conto anche in quel preciso istante, ma era davvero fuori di sé, la sua mano così vicina a quella di Calliope le aveva fatto perdere la testa, se non l'avesse mandato via avrebbe sicuramente trovato qualcosa da tirargli in testa.
Si voltò verso Callie e le labbra serrate dalla rabbia si rilassarono immediatamente, fino a inarcarsi in un sorriso dolce, appena accennato.
-Calliope.. Scusa se non ti ho chiamata prima, ero in sala operatoria..- Si giustificò allargando il suo sorriso fino a mostrare le fossette: era la sua mossa segreta, nessuno poteva resistere alle sue fossette e lei lo sapeva.
-Non preoccuparti.. Com'è andato l'intervento?- Chiese Callie: non era quella la domanda che avrebbe voluto farle, voleva chiederle dell'appartamento, voleva togliersi quel peso dallo stomaco ma non voleva sembrare troppo ansiosa.
-Bene, sono stata grandiosa..- Rispose ridacchiando leggermente -Ma.. Non è di questo che vorrei parlarti..- Riprese con meno sicurezza, era il momento di affrontare la verità, di capire se era solo stato un gesto istintivo quello di Callie o una proposta ragionata. 
Charlotte si sentiva di troppo, sentiva l'aria diventare più seria, quasi solenne e sapeva di doverle lasciare sole. -Io.. Io vado ad aiutare Sean..- Disse: era una scusa come un'altra per andarsene, non attese nemmeno la risposta delle sue insegnanti prima di avviarsi verso la direzione in cui era sparito il biondo.
Callie guardò la sua specializzanda andare via, anche lei aveva sentito l'atmosfera farsi più seria, più nervosa e prese un respiro profondo: era il momento. Le avrebbe dato della pazza? 
-Dimmi tutto.- 
-Avevi ragione. Per la camera d'albergo e tutto il resto, non mi ci trovo bene davvero e mi chiedevo se.. Se ciò che mi hai chiesto ieri sera era ancora valido oggi..- Si fece coraggio Arizona, sputando tutto d'un fiato quelle parole.
Callie si aprì nel suo sorriso più luminoso e felice, si aspettava il peggio e invece, a quanto pareva, non ne aveva motivo. -Certo, certo che è ancora valido! Ho deciso di traslocare sabato, ho il giorno libero ma se non puoi possiamo cambiare giornata.-
-Yay!!- Affermò Arizona in preda all'entusiasmo: se avesse potuto saltare, l'avrebbe sicuramente fatto. -Sabato va benissimo, Calliope, mi farò cambiare il turno.- Confermò la bionda, facendo annuire la mora.
-Vieni, ti offro un caffè, così discutiamo dei dettagli tecnici..- La invitò Callie, indicandole gli ascensori: se ne fregava dei dettagli tecnici, era solo una scusa per passare altro tempo con Arizona davanti a un caffè, stava prendendo tutto il tempo che la bionda le offriva, ecco la verità. 

Teddy le guardò allontanarsi ridendo e parlando in modo fitto lungo il corridoio e scosse la testa, ridacchiando: non si erano nemmeno accorte che lei era ancora lì, tanto erano prese l'una dall'altra.. Come facevano a non vedere il modo in cui si guardavano? Perfino un cieco si sarebbe accorto che erano pazze l'una dell'altra.
   
 
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