Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Perceptions    16/07/2014    0 recensioni
Ho imparato a conoscere il tuo corpo, in quei quattordici lunghi giorni, e poi abbiamo scopato, ed è stato bello.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

È stato bello sai, guardarti quella sera e sentirti vicina come mai avevo sentito nessuna prima di allora, abbracciati nel letto, in quel silenzio che mi ha sempre rassicurato. Ti guardavo, e mi bastava; quello sguardo tranquilla, da bambina, mentre dormivi e chissà che sognavi. Quelle labbra, che avevo assaggiato poc'anzi, con cui mi avevi baciato in quel fremito di desiderio, e con cui mi avevi sussurrato parole che a 15 sembrano contar tanto ma che in realtà non contano nulla. E il cielo stellato di Londra, osservato da quella finestra in quella notte insonne d'estate, rendeva il tutto più metafisico e romantico.

 

Ti avevo guardata, e nulla più. Abbiamo parlato, abbiamo sorriso, ma nulla più, non era che un gioco quando ti ho baciata. “Hai quindici anni, divertiti, che te ne frega, sei qui solo, senza nessuno, dovresti seriamente divertirti”, mi avevano detto, e l'avevo fatto. Ti avevo vista, con quel fisico che mi emozionava, con quel viso dolce che nasconde la maturità che ogni donna possiede e nasconde. Ti avevo baciato e ti avevo toccato, come prima volta è stata bella. Ho imparato a conoscere il tuo corpo, in quei quattordici lunghi giorni, e poi abbiamo scopato, ed è stato bello.

 

“Hai quindici anni e non hai ancora scopato, ti devi muovere”, erano le parole che mi avevano ripetuto, e ci avevo creduto. È solo una scopata, mi avevano detto, lo si fa per divertirsi, l'amore non c'entra nulla. Non la rivedrai mai, che te ne frega, mi dicevano. E io li ascoltavo, come ogni quindicenne che si rispetti, perché si sa che lo spirito è debole e ancor di più lo è la carne, e l'avevo fatto. L'avevo scopata, per notti e notti di seguito, pensando “Che sarà mai? Non la rivedrò mai, l'amore non c'entra nulla.”.

 

Sono poetiche, le notti di Londra, ti toccano il cuore e non ti lasciano più stare, cercavo di autoconvincermi ripetendomi queste parole in mente, guardando quelle stelle da quella finestra in quella notte insonne d'estate. E intanto, non ammettendolo, ripensavo ai suoi sospiri, alle sue parole, ai suoi gemiti. Ai suoi abbracci, ai suoi schiaffi, a quanto mi ero sentito vicino a lei seppur fossimo pelle a pelle.

 

“Pietro, piacere.”

“Martina.”

Ricordo esattamente ogni tua parola, ed ogni pausa. Ogni sorriso, ogni esitazione. Mi dicesti che sei di Roma, che bella Roma, ci vorrei tanto tornare, tanta arte, tante chiese, e cazzate e via. Ti guardavo in piedi, osservando ogni tuo dettaglio come a volerlo fotografare e riportare a casa come un trofeo. Quella sera ti baciai, per la prima volta, e tu mi baciasti, perché in fondo eri sola, mi avevi raccontato, e si sa che di notte la solitudine pesa, e quindi mi baciasti e ti sentisti meno sola.

Siamo stati meno soli l'uno con l'altro, ma mai insieme.

 

E pensavo di averti conquistato, quasi come un trofeo di caccia, quando in realtà mi avevi conquistato tu, ed io non lo capivo.

 

Quando si trattò di partire, ho pianto. Ho negato a me stesso il motivo del pianto, ho nascosto quelle lacrime perché un ragazzo che piange, a quindici anni, non è che un frocio, un ricchione, e io ero un uomo, non potevo piangere. Che coglione.

Ricordo solo di aver voluto strappare le carte d'imbarco, mie e sue, e fuggire non so dove, come due amanti il cui amore è negato dalla sorte, che scappano per stare insieme. E alla fine muoiono.

E con quelle lacrime, che mi rigavano il volto, siamo saliti su due aerei diversi, e siamo tornati a casa. Ti ho guardata, un'ultima volta, e con un sorriso – quasi con l'orgoglio che ogni donna sa esprimere - mi guardavi, quasi a dire “Mi mancherai, è stato bello”, e mi sentivo morir dentro perchè avevo capito.

 

L'amore non c'entra nulla, per le donne. Per noi uomini, di quindici anni, il sesso frega, perchè siamo degli stronzi e il mondo ci punisce, pensando di poter fottere tutto e invece tutto fotte noi. Me ne ero innamorato? Non lo so, so solo che ci ripensavo, ogni minuto della mia giornata, e l'immagine di lei che mi baciava mi tornava in mente come uno schiaffo dal dolore penetrante.

 

Abbiamo continuato a sentirci, come ogni quindicenne innamorato. Io le dicevo ti amo, lei mi diceva ti voglio bene, e a me stava bene perchè in cuor mio è sempre stato un ti amo. E questo per una, due, tre settimane. Al mese mi ha detto che aveva un altro, e quello schiaffo che mi aspettavo non è arrivato.

 

Son corso fuori di casa, ho preso la bici e sono fuggito via, senza pensare, in un silenzio mentale a rendere il tutto più surreale. Correvo verso quel posto che mi era sempre piaciuto da bambino, giocando con i miei e con mia sorella, sulle colline. Arrivato, in quel pomeriggio d'autunno, in un trionfo di alberi e di sfumature di giallo e marrone. Mi sono sdraiato a terra e no, non ho pianto, ho chiuso gli occhi e ho dormito. E stranamente non pensai a nulla

E poi riaprii gli occhi ore dopo, gli stessi occhi che mi diceva essere bellissimi, e mi resi conto che mai il cuore mi aveva fatto così male.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Perceptions