Ciao
a tutti! Volevo solo dirvi una cosa: ho letto alcuni capitolo e ho
notato degli
errori. A volte, nei primi capitoli, sono passata anche dal passato al
presente
e vi chiedo scusa. Appena finirò di scrivere la storia la
sistemerò, correggerò
tutti gli errori, senza però cambiare la trama. Voglio che
questa storia sia
perfetta, davvero, senza un errore. Se notate qualche errore potete
benissimo
dirmelo. J
Bene, adesso vi auguro una buona lettura!
Beautiful…
Pov’s
Alexis:
Sono sola, seduta su una sedia, davanti al minibar posto al centro di
quel
locale poco più che orrendo. Ragazzi che si strusciano su
delle ragazzine senza
alcun pudore. Non sono coscienti, non sanno quello che fanno.
– mi dico,
cercando di reprimere il disgusto davanti a quella scena; una ragazza,
dai
lunghi capelli neri, frangetta e vestitino argentato, che si attacca
come un
sanguisuga alle labbra di un ragazzo che potrebbe avere il doppio dei
suoi
anni. In questo caso sarebbe meglio non chiamarlo
“ragazzo” ma “uomo”, per
quanto uno così possa essere considerato degno di quel nome.
Francamente, non
capisco perché quelli del genere maschile – e
sottolineo, non tutti – hanno
questa… non so come definirla, voglia? Di andare con quelle
più piccole di
loro… sinceramente, se io fossi un maschio di sicuro non lo
farei.
Scuoto la testa, cercando di rimuove quei pensieri stupidi; certo che
non lo
farei, non c’era bisogno di rifletterci neanche un secondo.
Poi penso che anche
certe donne hanno questa “voglia” e mi passo una
mano sulla fronte, sospirando.
Nella sedia accanto a me, un ragazzo dai capelli biondi muove le
labbra,
facendo girare verso di se il ragazzo dietro il bancone.
Quest’ultimo, capelli
rossi e occhi verdi, mi fissa, per poi distogliere lo sguardo e posarlo
sul
ragazzo accanto a me. Si parlano, senza sosta, come se si conoscessero.
Non so
perché ma quando il ragazzo biondo si avvicina troppo a lui,
mi alzo, andando
proprio di fronte al biondo, chiedendo una birra. I due mi guardano
come se
fossi la cosa più strana che avessero mai visto, come se non
si fossero accorti
della mia presenza, come se fossi comparsa dal nulla. Erano
così presi dal…
litigare che non hanno nemmeno capito che li stavo osservando. Si, il
rosso mi
aveva guardata ma, mi sembra quasi che non si ricordi neanche di
quell’incrocio
di sguardi. Quel contatto visivo che subito era sparito, proprio quando
il
biondo aveva parlato al suo orecchio, dicendo qualcosa. Non so che
cosa,
ovviamente. La musica è troppo alta per io poter sentire
solo una conversazione
normale, pensa quando uno bisbiglia all’orecchio
dell’altro. Ridicolo.
Questi mi guardano, ancora. Io sospiro, impaziente. Il rosso sorride,
come se
mi fosse grato per qualcosa, mentre il biondo continua a fissarmi
dall’alto in
basso. Cosa vuole? Ho solo chiesto una birra, per la miseria.
Finalmente, il
ragazzo dietro al bancone distoglie lo sguardo e prende da dietro di se
due
birre. – Ne ho chiesta solo una! – grido, cercando
di farmi sentire al meglio
che posso. Lui sorride, spingendo le birre verso di me. Sbuffando
lascio i
soldi, ma lui li rifiuta, sempre con quel suo sorrisino in faccia. Il
biondo si
gira per la seconda volta a fissarmi e io faccio lo stesso. Questa
volta posso
notare meglio il suo viso: ha dei semplici occhi marrone chiaro, pelle
bianchissima, quasi come quella di un vampiro, naso lungo e labbra
sottili. I
capelli, di un biondo acceso, gli ricadono morbidi fin sopra le spalle.
Ha un
piercing al naso e uno al sopracciglio destro. Ghigna in mia direzione,
per poi
alzarsi e dirigersi verso la massa di ragazzi che ballano. Che strano.
Mi volto verso il rosso che aveva assistito a tutta la scena. Gli
guardo le
labbra, dove quel sorrisino non accenna ad andare. Sorrido
anch’io in sua
direzione. Non so perché, ho bisogno di ridere…
eppure, non sono ubriaca. Ha
gli occhi allegri, labbra sottili e naso piccolo. I capelli, color
carota, gli
cadono in ciocche confuse davanti alla fronte. – Se te lo
stai chiedendo, quel
ragazzo che è appena andato è mio cugino. Non
è uno di molte parole! – grida in
mia direzione ridendo. – Oh, l’avevo capito molto
bene. – rispondo, unendomi a
lui. Quella sua risata è così… dolce.
Mi siedo e prendo in una mano la
bottiglia di birra; noto con piacere che è già
aperta. Ne bevo un sorso, poi un
altro, poi un altro ancora. Nel giro di 20 minuti ho bevuto circa 4
birre. Di
solito non bevo così tanto… strano.
–
Potrei sapere il nome di questa bellissima ragazza? – dice il
rosso. Io gli
sorrido, mentre le mie guance si colorano di un rosa accesso, che si va
ad
unire al rossore causato dal troppo caldo. – Alexis Cooper. E
lei, splendido
cavaliere? – rido, forse anche troppo, perché dopo
un po’, sul suo volto,
compare uno sguardo imbarazzato. Mi ricompongo, cercando di non
sembrare troppo
maleducata. È l’effetto dell’alcool.
– bisbiglio. So che lui non mi può sentire
ma è come se quella frase l’avessi sussurrata
più per convincere me che lui. È
tutto così strano. – Jeremy Foster, piacere
Alexis. -
Da lì in poi, continuiamo a parlare. Non mi sono mai divertita tanto a parlare con una
persona che conosco appena. È
dolce, il suo sorriso è dolce. È
allegro… sembra quasi un bambino. Veniamo
interrotti, purtroppo, dalle continue richieste dei clienti. Sento i
nomi più
strambi, mentre dei ragazzi ordinano alcuni cocktail. Io lo vedo mentre
lavora,
con maestria e mi viene spontaneo fargli una domanda, quando rivolge il
suo
sguardo a me, incatenandomi con quei suoi piccoli, vivaci occhietti
verdi: - Da
quanto tempo lavori qui? -
Lui mi guarda, come se quella fosse una domanda altamente stupida,
quando alla
fine non lo è. Sembra quasi… deluso dalla mia
domanda. – 4 anni circa. –
risponde, distogliendo lo sguardo. Io, abbastanza confusa, mi chiedo
che cosa
abbia fatto, sentendomi quasi ferita da quel sorriso che aveva
abbandonato le
sue labbra nello stesso istante in cui aveva guardato nella mia
direzione. Mi
sento sfiorare la spalla sinistra, mentre con sguardo confuso, mi
volto; è di
nuovo quel ragazzo, quello con i capelli biondi, il cugino di Jeremy.
Punta i
suoi occhi su di lui che si allontana, andando dall’altra
parte del bancone a
servire delle bibite a due ragazze. Sospiro, mi alzo, sentendomi di
troppo –
cosa molto, molto strana - e cedo il mio posto al ragazzo. Meglio
andare…
Lo saluto con la mano e lui mi guarda confuso, mentre mi vede
allontanarmi tra
la folla.
Sento qualcuno strizzarmi il sedere mentre mi allontano, disgustata. Ho
un gran
mal di testa… e questo vestito, questi tacchi. Voglio
tornare a casa, non
voglio più stare qui, sta diventando tutto così
noioso da quando mi sono
allontanata da quei due. Sbadiglio, portandomi una mano alla bocca.
Annoiarsi
in una discoteca dove migliaia di ragazzini di guardano adoranti,
aspettando
solo di mettere le loro manacce su di te? Si, si può. La
cosa non dovrebbe
sorprendere proprio nessuno. Quel locale chiede alle due e, aprendo la
borsetta, prendo il cellulare, notando con piacere che sono appena le
24.
Evviva. Dai, per queste due ore cercherò di divertirmi. Non
so perché sto
rimanendo, sinceramente. Non posso tornare a casa, i miei, o almeno mia
mamma,
sa che io sono a dormire da Ely. Devo chiamarla. Ho dei messaggi non
letti su
WhatsApp ma non li leggo, non ho tempo da perdere, dopotutto so
già di chi
sono. Esco dal locale, sentendo un’aria calda scivolare sul
mio corpo. Almeno
qui si può respirare.
Uno squillo. Niente, non risponde.
Due squilli. È una
stupida, cosa
starà facendo a quest’ora?
Tre squilli. E se risponde, cosa le
dico? Oh, ciao Ely. Cosa sto facendo? Oh, niente, sono solo in un
locale senza
nessuno con cui parlare e mi sto annoiando a morte. Ho detto ai miei
che andavo
da te, stasera. Ma come avrai ben capito, ho mentito. Ho fatto di testa
mia,
come al solito, e adesso non so che fare. Per favore, puoi rimediare al
mio
sbaglio e far finta che non sia successo niente? Che io non abbia
mentito? Ti
prego!
Mentre penso a quanto sono patetica, chiudo la chiamata e rimetto il
telefono
al suo posto. Sono davvero una stupida. Volevo fare quella
“grande”, abbastanza
matura da poter fare tutto da sola ed adesso mi ritrovo senza un posto
dove
andare a dormire. Potrei tornare a casa, entrando dalla finestra di
camera mia.
Beh, di sicuro, troppo pericoloso. Non ho voglia di chiamare Ely, non
più, non
ho voglia di una ramanzina. Già ci basterà quella
di mia mamma e di mio padre
quando scopriranno che non sono andata veramente a dormire a casa di
Ely e, di
conseguenza, mi faranno un sacco di domande: dove sei stata? Hai
bevuto? Ti sei
drogata? Qualcuno ti ha toccata? Sei andata a casa di qualche
sconosciuto? Ti
hanno fatto qualcosa?
Evito.
Potrei andare dalla nonna. No, lei è una pettegola, direbbe
subito tutto ai
miei genitori. Mio cugino? No, troppo pericoloso, mia zia direbbe tutto
alla
nonna che, di conseguenza, direbbe tutto a mia mamma. Emily?
No… non mi fido di
lei. Le mie cugine? Non mi ospiterebbero e basta, dopotutto non abbiamo
tutta
questa confidenza. Cazzo… e adesso?
Potrei anche tornare a casa ma… non credo sopporterebbero
altre bugie da me.
Sbuffo, esasperata, e mi siedo su una panchina un po’ lontano
dal locale.
Prendo il telefono e accendo internet. Fortunatamente, ho sempre il
telefono
carico. Whatsapp: 5 messaggi in 1 conversazione.
Oh, Matthew, lo sapevo.
Io stronzo? Sei tu quella che è
scappata
senza farmi parlare.
Non rispondi neanche…
Di cosa mi stupisco? Hai ragione, sono stato uno stronzo. Dovevo uscire
con te,
quel giorno, invece ero a “divertirmi” con una
ragazza. Scusa.
Non so neanche perché mi sto scusando… io di
solito non sono uno che si scusa,
per niente. Eppure con te… cavolo, ti conosco da poco e
penso sempre a te. Sei
dentro la mia testa 24 ore su 24. Da quando ti ho vista…
quei capelli, quegli
occhi, quel caratterino… ho subito pensato di aver trovato
una ragazza
magnifica. Non solo di aspetto… non so come spiegartelo, non
sono bravo con le
parole…
Ehi…
“Ehi…” una lacrime scende
sulla mia guancia e un piccolo sorriso appare
sulle mie labbra. Ma che cosa volevo da lui? Chissà,
può essere che quella è la
sua ragazza o… era. Ridacchio, pensando a quanto sono
stupida. Potrebbe mai
lasciare una ragazza per me? Per una che l’ha trattato
malissimo e che conosce
da 1 settimana? Ma andiamo, che vado a pensare? Che cosa
stupida…
Sento dei passi, vedo un’ombra e, spaventata, mi alzo e mi
incammino verso il
locale. Mi sono allontanata un po’ troppo. Qualcuno mi ferma,
prendendomi per
un braccio. Mi trascina sulla panchina e io grido. Mi tappa la bocca e
poi mi
lascia, togliendosi da sopra la testa il cappuccio blu… e lo
vedo; è
bellissimo… quei capelli, quegli occhi…
è Matthew.
Si allontana da me e sorride. Io non ricambio, ancora un po’
spaventata. Cosa
vuole da me? Mi guarda negli occhi e poi fa vagare lo sguardo sul mio
corpo; faccio
lo stesso e noto che il vestito, già abbastanza corto di
suo, si è alzato, mostrando
le cosce magre. Io arrossisco e porto una mano a coprirmi. Noto che lui
a
distolto lo sguardo e che le sue guance si sono colorate di un rosa
acceso.
Rido e lui si gira verso di me, sorridendo, per poi abbassare il capo.
Vorrei
andare lì e… abbracciarlo. Ma cosa vado a
pensare? Che stupida!
- Ehi.- dico io. Odio quando le persone stanno in silenzio…
e poi, voglio
sentire la sua voce.
- Ehi.- risponde lui, sedendosi accanto a me.
Indossa una felpa blu a maniche lunghe, un paio di jeans e delle blazer
dello
stesso colore della felpa. Non so che dire… non riesco a
parlare. Strano per me
che non sto mai zitta. Sorrido e lui se ne accorge. Mi volto a guardare
il
locale, imbarazzata; rabbrividisco e mi sistemo meglio la parte
superiore del
vestito. Lo invito con me al locale? No… potrebbe pensare
male di me. Lo saluto
e gli dico che devo tornare a casa? Scusa prevedibile e poi,
sinceramente, io
voglio rimanere qui con lui. Non so che diavolo dire! Ci sarebbero
tante
opzioni, quali: pensi davvero quelle coso che mi hai detto in spiaggia?
E
quelle su WhatsApp? Perché pensi che io sia magnifica?
Dopotutto, non lo sono
per niente. Come fai a tenere a me? Ci conosciamo da 1 settimana e, di
questi
giorni, ti ho solo evitato o tantomeno insultato. Mi dispiace per come
mi sono
comportata, non potevo pretendere niente da te, specialmente che tu
diventassi
il mio amicone del cuore, sempre con me, uno di quelli che non tocca
mai le
altre ragazze ma, vorrei solo capire perché l’hai
fatto. Si, perché hai baciato
un’altra? E come la penso io? Che lei è la tua
ragazza ma sei voluto uscire lo
stesso con me? N-non so che pensare… forse, preferisco non
sapere la verità,
farebbe solo più male.
- Alexis…- mi volto verso di lui e noto che ha la testa
abbassata.
- Dimmi.- Cerco di mantenere il tono della voce il più
normale possibile.
- Come mai non hai risposto hai messaggi? Perché mi eviti?
È per quello che è
successo sulla spiaggia? Se si, mi dispiace. Non è stata
colpa mia, quel bacio,
al parco... Non so come spiegartelo, è una lunga storia.
Potrà sembrare anche
una scusa banale, ma è la verità.- Ha alzato la
testa e i suoi grandi occhi
verdi sono incatenati ai miei.
Devo rispondergli. Merita una risposta, credo: - Avevo da
f-fare…- ah, okay,
adesso mi metto pure a balbettare. Calmati Alex, calmati. - Si, voglio
essere
sincera, è per quello che è successo in spiaggia
e non c’è assolutamente
bisogno che tu mi spieghi qualcosa, ho capito. Dopotutto, non siamo
niente noi
due. Non so neanche come definire la nostra
“relazione”, se di questa si
tratta. Siamo amici? Eppure non abbiamo mai parlato come degli amici
normali,
tantomeno siamo usciti insieme a scherzare in giro come due amici veri
fanno.
Conoscenti? Forse… so di te solo il tuo nome,
nient’altro. Per questo sono
molto confusa, non siamo niente eppure… eppure io mi sono
incazzata con te solo
perché ti ho visto con una ragazza! Non siamo amici, siamo
il nulla e io
continuo a pensare a quanto sono stata stupida, davvero, a fare quella
“scenata” isterica. Scusami tu. Adesso vado, ciao
Matthew.- Mi giro verso di
lui un’ultima volta e mi alzo, pronta per andare.
- Perché scappi sempre da me?- sussurra.
- Perché è meglio così, credimi.-
Rispondo, dandogli le spalle. Non mi devo affezionare…
non voglio affezionarmi a nessuno.
- No, per niente! Cazzo, Alex vieni qui!- grida lui e io mi volto,
ritrovandomelo davanti.
Tiene le sue mani strette ai miei polsi, per non farmi muovere. Io mi
dimeno ma
lui non mi vuole lasciare.
- Alex. Alex, smettila!- dice strattonandomi le braccia.
Mi fermo e abbasso lo sguardo: - Lasciami andare, m-mi stai facendo
male.-
- Tu guardami, Alexis.- Allenta la presa sui miei polsi e lentamente,
alzo il
viso.
Mi ritrovo davanti due occhi verdi che mi guardano, mi
scrutano… mi stanno
uccidendo.
- Hai detto che sono speciale per te, ma come fai a dirlo? Non capisco,
davvero.- Sussurro.
- Non so che dirti… è per questo che sono
incazzato, perché neanch’io lo
capisco.- Porta una mano sulla mia guancia, lasciando il mio polso
sinistro
libero, mentre con l’altra mi cinge la vita, avvicinandomi a
lui.
- I-io non…- all’improvviso, mi ritrovo le sue
labbra sulle mie. È un bacio
dolce, tenero, che subito dopo diventa qualcosa di più.
Schiudo le labbra e mi
ritrovo la sua lingua dentro la mia bocca. Adesso, non è
più un bacio tenero,
tutt’altro.
Alex, è tutto sbagliato!
Penso,
mentre una sua mano, dalla mia guancia, si sposta ai miei capelli. Non fare gli stessi sbagli un’altra
volta.
Ti farà soffrire come ha fatto Samuel!
Un bacio, è solo un bacio.
Porto le mie braccia dietro il suo collo, mentre con una mano
gli accarezzo
i capelli neri. Lui si stacca da me, ansimando; mi guarda negli occhi e
un
sorriso si dipinge sulle sue labbra. Che faccio?
- Sei buffa, sai? Hai tutte le guance rosse.- dice, mentre ridacchia.
- Ma tu ti sei visto?- rido, portandomi una mano davanti alla bocca.
Lui sorride, mostrando i denti bianchissimi. È…
bellissimo. Quei capelli neri
che fanno risaltare i suoi occhi. Quegli occhi verdi,
stupendi… proprio come
lui. Prende la mia mano e mi da un semplice bacio a fior di labbra,
mentre mi
trascina verso il locale.
Quando entriamo, non è più pieno come prima, ci
sono pochi ragazzi che ballano,
lanciando sguardi complici ad alcune ragazzine sedute vicino a loro. Da
qui, si
può benissimo notare il minibar e sorridendo, mi incammino
verso di esso,
trascinando Matthew con me.
Al bancone c’è Jeremy, che mi guarda con uno
sguardo divertito. - Ehi, ciao
Alexis!- mi saluta.
- Ciao Jeremy.- gli sorrido.
- Vuoi qualcosa?- mi chiede, non degnando di un solo sguardo Matthew.
Ha gli
occhi fissi su di me e non mi guarda più con sguardo
divertito, ma serio.
- Oh, si. Due birre. – lascio la mano di Matthew e mi siedo
al posto di prima.
- Bene, ecco a te. – okay, qui c’è
qualcosa di strano.
- Vi conoscete? – mi chiede Matthew, con voce improvvisamente
seria.
- Oh, si. Lui è… -
- So perfettamente chi è. Jeremy Foster, 19 anni.
– mi chiede, guardando
Jeremy, che si trova dall’altra parte del bancone.
- Ah, okay, quindi vi conoscete! – rispondo, portando la
birra alle labbra.
- Si. Bene, adesso andiamo. – prende la birra in una mano,
mentre con l’altra
mi trascina lontana dal bancone.
- Ehi, aspetta! – grido, - che cos’è
successo? -
- Non devi parlare con quello. – risponde serio.
- M-ma… -
- Niente ma, meglio stare alla larga da quelli come lui. – mi
prende la mano,
mi sorride ed usciamo. Io lo guardo perplessa e annuisco.
Che cosa vorrà dire con “quelli come
lui”?
Pov’s
Matthew:
Cammino per il parco, ascoltando una canzone sul mio telefono.
È così
rilassante… adoro questo posto. Vengo qui per pensare, a
volte, mentre altre solo
per rilassarmi un po’. Tra scuola, casa e amici non ho mai
tempo per stare un
po’ da solo. Soltanto adesso, finalmente, posso stare in
santa pace. Di solito
il sabato esco con gli amici il pomeriggio, con Jake e Fabrizio, o
semplicemente vado in qualche pub ad ubriacarmi e a divertirmi con
qualche
ragazza. Ma oggi no, oggi è un gran giorno. Ho quasi 19 anni
e non sono mai
uscito seriamente con una ragazza, tranne che con Melissa, certo.
Melissa è la
mia ex ragazza: bella, sexy, provocante, divertente, intelligente
quando vuole,
scontrosa, antipatica certe volte e stronza.
L’ho lasciata circa 5 mesi fa, quando l’avevo
sorpresa a letto con il mio
migliore amico. La rabbia che avevo provato in quel momento era
immensa, eppure
avevo detto soltanto “continuate pure” e avevo
chiuso la porta della camera di
Jeremy. Jeremy era più che un migliore amico per me, era
come un fratello;
uscivamo sempre insieme, giocavamo insieme a football nella squadra
della
scuola, condividevamo ogni cosa, anche le ragazze se capitava, eravamo
inseparabili. Poi era arrivata lei… bella? Si, lo era. Lui
si era innamorato di
lei, però non voleva far niente per distruggere il nostro
rapporto, così per un
periodo, stavamo insieme poco e niente. Ci incontravamo qualche volta
al parco,
parlavamo un po’ e poi io tornavo a casa con Melissa, mentre
lui con qualche
suo amico. All’epoca non avevo capito quello che lui provava
per Melissa, così
mi ero un po’ “incavolato” con lui per
come si comportava con me. Mi evitava,
quando ero con Melissa, mi salutava con un cenno della testa, sorrideva
e poi
se ne andava. Non capivo il suo comportamento… era strano,
molto strano. Che
stupido, vero? Non capire i sentimenti del proprio migliore amico, del
proprio
fratello. Di solito si capiscono subito, no? Cercavo sempre di parlare
con lui,
di sapere cosa non andava, e se solo lui me l’avesse detto,
se solo lui mi
avesse detto quello che provava, avrei lasciato Melissa,
l’avrei fatto per lui.
Poi ci siamo separati… non ho più rivisto Melissa
da quando l’ho lasciata,
davanti al cancello della scuola, in lacrime. L’ultima volta
che vidi Jeremy fu
in quella stanza, con la mia ragazza. Non mi chiese scusa e non lo
perdonerò
mai per questo, così come non mi perdonerò mai
per non aver capito prima quello
che provava, perché se solo l’avessi capito,
adesso sarei ancora con lui. Lui
sarebbe ancora il mio migliore amico. Non credo di odiarlo, no, so solo
che se
un giorno lo incontrassi, non potrei mai più essere suo
amico. Sono cresciuto,
non sono più come prima, non voglio fare gli stessi sbagli.
Era un bravo
ragazzo, eppure aveva quell’atteggiamento… quello
tipico da stronzo, che prima
fa l’amico e subito dopo si prende quello che è
tuo, senza farti capire niente.
Eppure, gli sono anche grato, per avermi fatto capire che persona era
Melissa.
Mi sono lasciato questo alle spalle anche per dimenticare quello che
ero: uno stupido,
debole e ingenuo ragazzino. Come sono cambiato, e già.
Mi siedo in una panchina, vicino ad un albero. Vedo in lontananza una
figura,
una ragazza. È alta, magra, capelli rossi e un bel sorriso.
È con due ragazze.
Le due le parlano, guardando verso di me. Cosa vorranno adesso queste
qui?
Sbuffando mi alzo e con le mani nella tasca vado verso il laghetto, non
troppo
lontano dall’entrata del parco. Oggi uscirò con
Alexis… non capirò mai quella
ragazza. È così perfetta e strana allo stesso
tempo… quei capelli, quegli
occhi, è così dannatamente sexy! Non so come io
sia riuscito a non stringerla a
me… a non stringere a me quel suo bellissimo corpo. A non
baciarla… a non
baciare quelle sue labbra perfette, quelle labbra che si mordicchia
ogni volta
che è in difficoltà, cosa che, per precisare, mi
mette molto in difficoltà
quando la vedo. Non so come ho fatto a non saltargli addosso,
sinceramente. La
conosco da quanto? 1 settimana? Si, ed è sempre nella mia
testa. Mi sono
comportato come uno stronzo, come un emerito idiota, ma ha accettato lo
stesso
di uscire con me. E lei pensa questo di me, pensa che io sia uno
stronzo e uno
stupido, e non sa che è lei a farmi diventare
così. Appena vedo che parla con
qualche ragazzo, vado subito da lei e dico al ragazzo di andarsene. Lei
mi dice
che sono uno stronzo e lo accetto. Non accetto, invece, che qualcun
altro oltre
me metta le sue mani su di lei, perché lei è solo
mia. E poi quando vedo il suo
corpo, protagonista dei miei sogni più erotici, divento
subito uno stupido
perché continuo a fissarla. Poi sposto lo sguardo sul suo
viso e sorrido,
pensando a come diventa rosso quando si arrabbia. Mi potrà
insultare
all’infinito, perché so che tutto ciò
che dice è solo un modo per difendersi,
non pensa davvero quelle cose.
Sospirando mi avvicino al laghetto e mi siedo sull’erba. Mi
bagno le mani e le
passo sul viso, sospirando. Devo evitare di pensare a lei, davvero.
Sorrido,
prendo il cellulare dalla tasca e digito la password. Vado nella
casella dei
messaggi e noto che Alexis non mi ha cercato, così le invio
un messaggio.
- Ehi piccola, pronta per stasera? – quando la chiamo
“piccola” sulle sue
labbra appare un piccola sorriso, che subito dopo sostituisce con un
ghigno.
Alla fine mi dice che non la devo chiamare così ma io non
l’ascolto, perché mi
diverte troppo vederla arrabbiata. So che non lo è per
davvero perché, sotto
sotto, la cosa diverte anche lei.
Mi giro verso la panchina dove ero seduto prima e noto che le ragazze
si sono
sedute lì e mi fissano, continuando a parlare tra loro.
Cerco di alzarmi per
andare da loro ma sento il telefono squillare e mi siedo, lanciando
un’occhiataccia
verso di loro.
- Non chiamarmi “piccola”. Sai, ho un nome.
Comunque, se con “pronta” intendi
pronta alla noia mortale allora si. –
- Nessuna si è mai lamentata, stanne certa che ti
divertirai. Non vedo l’ora di
vederti in qualche abitino sexy, gattina.
– okay, sono consapevole che
“gattina” è veramente un soprannome
orribile
ma dai, fa niente. Ridacchio mentre aspetto la sua risposta.
- Beh, se trovi sexy i leggins e le felpe allora siamo apposto. -
“ti troverei sexy anche con una busta della spazzatura
addosso.” Le vorrei
dire, ma potrebbe anche decidere di annullare l’appuntamento
e no, non voglio,
ne ho bisogno. Si, ho bisogno di passare una serata con lei. Una serata
dove
saremo solo io e lei, Matthew e Alexis. Niente scuola, niente
compagni… sarò me
stesso, per la prima volta, con lei. Non mancheranno le battutine,
certo, ma
voglio farle capire che io ci tengo a lei per davvero.
- So che non ti presenterai così. – voglio
sfidarla…
Vedendo che non risponde, poso il cellulare nella tasca e mi alzo,
dirigendomi
verso l’uscita del parco. Non posso presentarmi
all’appuntamento senza niente,
devo pur comprarle qualcosa. Non so bene cosa le piace, quindi
opterò per un
semplice bracciale. Entro in un negozietto lì vicino e
guardo un po’ in giro.
Fortunatamente, ho portato abbastanza soldi per comprarle qualcosa di
carino.
In una vetrina noto una collana con delle perle, poi un’altra
con dei cristalli
Swarovski; in un’altra vetrina ci sono degli orecchini, in
un’altra degli
orologi, ma nessuna di queste cose mi attira particolarmente. Avevo
deciso un
bracciale ma non sono sicuro che le piaccia… non ne sono
affatto sicuro.
Un signore abbastanza vecchio e con una barba molto lunga si avvicina a
me e mi
chiede:
- Posso aiutarti? – ha una voce profonda che mi fa quasi
paura.
- Oh, si, grazie. – gli sorrido.
- Cosa stai cercando? – ricambia il sorriso.
- Stavo cercando un bracciale per… per un’amica.
– lui mi guarda e sorride
un’altra volta. Sono stranamente in imbarazzo.
- Bene, vieni da questa parte. – mi porta davanti ad una
vetrina che,
sinceramente, prima non avevo notato.
- Stai cercando qualcosa in particolare? – mi chiede.
- Qualcosa di colorato e allegro, in un certo senso. – lui
annuisce e mi mostra
un bracciale rosso con dei ciondoli argentati.
Vedendo la mia espressione, il signore posa il bracciale e ne prende un
altro.
Questo è celeste, fatto con delle perline brillantate.
- Non c’è altro? – gli chiedo e lui posa
il bracciale.
- Guarda un po’ qui se ti piace qualcosa, appena hai finito
vieni di là. – io
annuisco e guardo il signore allontanarsi.
Ci sono diversi bracciali, alcuni gialli, altri rosa, circa due blu ma
quello
che attira la mia attenzione più di tutti è un
bracciale verde acqua in gomma.
Potrà sembrare banale, in gomma, ma è davvero
bello. Lo prendo e lo porto alla
cassa. Fortunatamente, non c’è nessuno oltre me,
così mostro subito quello che
ho preso al signore.
- Oh, davvero bello come bracciale. Vedi, qui ha una chiusura in bronzo
dorato
e cristalli di Swarovski. Una scelta molto azzeccata per una ragazza
giovane. –
mi fa l’occhiolino e io gli sorrido.
- Pacchetto regalo? – chiede, mentre si sposta verso un banco.
- Si si. – mi affretto a dire.
- Bene, ecco a te. – mi da il pacchettino in mano, pago ed
esco dal negozio.
Controllo il telefono e noto che è ancora presto
così vado di nuovo al parco.
Appena entrato, vedo la ragazza con i capelli rossi che avevo visto
prima, ma
questa volta da sola. Si gira verso di me e sorride. Mi sembra
così conoscente…
quei capelli, quegli occhi… che cosa strana. Sbuffo e poso
lo sguardo sul mio
telefono: 1 messaggio.
- è per caso una sfida? – sorrido e rispondo.
- No cara, è solo ciò che penso ma poi, se tu
vuoi interpretarla in questo
modo… ok. – ridacchio, pensando alla sua faccia
quando leggerà questo
messaggio.
Poso il telefono nella tasca e appena alzo gli occhi, mi ritrovo quella
ragazza
davanti. Come ho fatto a non accorgermi della sua presenza? Sono
stupido o
cosa? Lei continua a sorridere senza nessun imbarazzo.
- Ciao! – mi abbraccia ma io l’allontano subito.
- Scusami, ma tu chi sei? – le chiedo. Lei mi guarda delusa
ma subito dopo
sorride di nuovo.
- Andiamo, non ti ricordi di me? Stupido orsacchiotto! – io
la guardo confuso
ma subito dopo capisco. Lei inizia a ridere e io mi allontano di
qualche passo,
notando che siamo troppo vicini.
- Melissa? – le chiedo, sperando che risponda con un grande
“no”.
- Si, questo è il mio nome. – mi metto una mano
sulla fronte e sospiro. – Okay,
non ci vediamo da un po’, ma non credevo di essere
così irriconoscibile. –
continua lei.
- Si, okay. Cosa vuoi Melissa? Ho da fare. – non voglio
parlare con lei, per
niente.
- Niente di che, ti ho visto così ho pensato
“perché non vado a parlare con il
mio bel ex fidanzato?” – continua a sorridere e la
cosa mi sta dando sui nervi.
Che avrà tanto da ridere?
Vedendo che non rispondo, mi prende la mano e mi trascina al laghetto.
È
abbastanza tardi, quindi non c’è quasi nessuno al
parco, solo poche persone che
stanno con i loro figli o vecchietti che comprano qualcosa in qualche
bancarella in giro.
Le lascio subito la mano quando sento il mio telefono suonare. Sorrido,
notando
che Alex mi ha risposto.
- Secondo te sono così stupida da non capire i tuoi
giochetti? No caro, qui di
sicuro lo stupido sei tu. Dimmi un po’ chi preferisci:
Spongebob o i Baby
Looney Tunes? – ridacchio, ma subito dopo ricordo che con me
c’è anche Melissa.
- Chi è? – mi chiede con sguardo severo. Non ha
più quel sorrisetto, adesso.
- Non credo siano affari tuoi. E adesso scusami ma io dovrei andare.
È stato un
piac- anzi no, non lo è stato affatto. Ciao Melissa.
– le dico piccato, mentre
mi volto e le do le spalle.
- Credo che i Baby Looney Tunes vadano più che bene!
– rispondo ad Alexis. Deve
sapere che non sono uno che si arrende facilmente.
Sento Melissa gridare qualcosa alle mie spalle e subito dopo me la
ritrovo
davanti. Mi guarda intensamente e mi attira a sé, tirandomi
dal colletto della
maglia. Posa le sue labbra sulle mie in un bacio privo di amore. Prende
una mia
mano e la posa sul suo sedere mentre l’altra sul suo seno
destro. Lei insinua
la sue lingua nella mia bocca e mi tira i capelli, avvicinandomi ancora
di più
a sé. Non sta succedendo davvero… non posso
farlo, non posso! Alexis… cazzo,
Alexis!
Questo non è il suo sedere perfetto, questo non è
il suo seno piccolo e tondo,
questo non è il suo corpo! Queste non sono le sue labbra
stupende, non sono le
sue mani a toccare i mei capelli! Questa non è lei!
L’allontano bruscamente e, senza volerlo, inizio ad alzare la
voce: - Ma he
cazzo fai?! -
Lei mi guarda con le lacrime agli occhi e inizia a balbettare qualcosa
di
incomprensibile. Questa scena mi ricorda tanto quel giorno, quando
l’ho
lasciata, davanti alla scuola. Stavo piovendo e io le urlavo contro che
era una
stronza e che non doveva più avvicinarsi a me, che se solo
mi avessi cercato io
non l’avrei degnata di uno sguardo. Eppure, oggi, io le ho
parlato. Non ho mantenuto
la parole.
- Che cosa ti sembrava? Che venendo qui e baciandomi sarebbe stato
tutto come
prima? Non lo sarà mai! Noi non stiamo più
insieme, Melissa! Adesso vattene,
hai solo peggiorato le cose! – alcune persone si sono girate
a guardare la scena
ma non me ne frega assolutamente niente! Ho altro a cui pensare.
- Eppure… eppure prima ti piaceva, tutto questo! –
grida, indicando il suo
corpo.
Le prendo il polso e la trascino in uno posto dove la gente non
può guardare.
- Esatto, prima! Adesso è cambiato tutto! – le
dico pensando ad Alexis.
- Chi è? Chi è lei? Chi è quella che
ti ha cambiato?! – grida, dandomi pugni
sul petto.
- Stai ferma! Non c’è nessuna lei! Adesso
smettila, vai a casa! – l’allontano
da me e lei mi guarda delusa. Si asciuga le lacrime e fa qualche passo
indietro.
- Spero che sarei felice con la tua nuova puttanella.
– sputa quelle parole con disprezzo e inizia a
correre verso l’uscita.
Come ha solo osato chiamare Alexis in quel modo? Non avrebbe dovuto
farlo,
davvero. Come ho fatto a stare con lei per tutti quei mesi? Come?! Sono
uno
stupido. Mi siedo sull’erba, poggiando la schiena contro il
tronco di un
albero. Prendo il cellulare, sperando in un suo messaggio. Niente,
nessun
messaggio. Perché non ha risposto?
Sono andato in una spiaggia per rilassarmi un po’ prima
dell’appuntamento e,
sfortunatamente, alcune persone hanno avuto la geniale idea di fare una
festa.
Sbuffo e mi allontano il più possibile da quel baccano. In
lontananza noto una
figura seduta sulla sabbia; ha dei bellissimi capelli biondi che le
ricadono
delicati sulle spalle e, da questa postazione, posso vedere il suo
viso.
Capisco subito chi è e rimango a bocca aperta, facendo
cadere il telefono sulla
sabbia. È così bella… vorrei tanto
andare lì da lei e abbracciarla. Stare sulla
spiaggia a coccolarci. Perché non posso farlo?
Mi avvicino a lei e bisbiglio: - A-Alexis… s-sei stupenda.
–
Ecco quello che ho pensato la prima volta che l’ho vista e
finalmente sono
riuscito a dirle tutto. Ma, sfortunatamente, lei non hai sentito.
Angolo autrice:
Salve!
Ed eccomi qui con
questo nuovo capitolo! Mi sono impegnata davvero tanto e spero che sia
un bel
capitolo da leggere. Se volete, fatemi sapere se vi è
piaciuto come capitolo e
se avete qualche consiglio da darmi scrivete pure! Al prossimo
capitolo! :*