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Autore: Clairy93    16/07/2014    8 recensioni
[Seguito di “Mi avevano portato via anche la luna”]
Trieste. 1950.
La guerra è terminata ma quella di Vera Bernardis è una battaglia ben più difficile da superare. E’ sopravvissuta all’abominio dei campi di concentramento, è divenuta un’acclamata scrittrice e ora ha una famiglia a cui badare.
Ma in certi momenti quel numero inciso sulla sua carne sembra pulsare ancora e i demoni del suo passato tornano a darle il tormento.
Situazioni inaspettate sconvolgeranno il fragile mondo di Vera ponendo in discussione ogni cosa, anche se stessa.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto, Dopoguerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mi avevano portato via anche la luna'
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Massimo

“Dopotutto non mi sbagliavo. Vera non vuole davvero più avere niente a che fare con te.”
Distinguo subito la sua voce. E quel suo tono sprezzante che mi fa prudere i palmi dalla rabbia.
Filippo.
L’amico che mi ha mentito.
L’amico che ha approfittato della mia assenza per posare le sue luride mani sulla mia Vera.
Un amico che credevo tale. Ma che si è rivelato un grande bastardo.
Avverto una scarica d’ira percorrere ogni centimetro del mio corpo. Mi spinge a stringere con più vigore i pugni, fino a che non percepisco le unghie ferire la carne.
Mi volto lentamente, pronto se fosse necessario ad affrontarlo.
Tuttavia appena scorgo il suo volto, mi sento di esibire un sorriso beffardo.
Filippo è ridotto peggio di uno straccio.
Mi fa pena.
“Guardandoti, mi sembra che tu non sia nella posizione per permetterti questo tipo di commenti.”
“Ti diverti a infierire Massimo?”
“Non ne ho bisogno. Direi che sei stato perfettamente in grado di ridurti in questo misero stato da solo.”
Filippo serra la mascella.
Dopotutto il suo aspetto parla chiaro. La chioma è più indomabile che mai, penso non si rada da giorni e le profonde occhiaie che circondano i suoi occhi sono ben visibili anche a questa distanza.
“Se tu non fossi tornato.” Filippo mi fissa, furente “Se fossi rimasto dov’eri…”
“Che cosa?! Saresti ancora in quella casa?” inveisco, indicando la villetta alle mie spalle “Magari a vivere la tua comoda vita, mentre riempi la testa di Vera delle tue bugie?”
“Lei sarebbe stata felice perlomeno.”
“Ancora sei convinto che mentirle sia stata la mossa giusta?”
“Io l’ho fatto per proteggerla! Ma cosa vuoi saperne tu...” Filippo scuote il capo, sdegnoso “Pensi che scriverle qualche stupida lettera potesse aiutarla a superare il trauma vissuto a Mauthausen?”
“Le sarebbe stato di conforto, certo! Avrebbe saputo che ero vivo, e che sarei tornato da lei.”
“Non dire cazzate Massimo.” sibila a denti stretti “Vera aveva già fin troppi demoni da affrontare. Confidare in un tuo ritorno l’avrebbe vincolata ulteriormente al passato, finendone soffocata. Dì la verità, ti ha parlato delle sue crisi di panico? Dei deliri e degli incubi che la tenevano sveglia notti intere? E chi c’era a rassicurarla?! Chi le è
sempre stato accanto? Io! Io maledizione!”
“Cosa credi, che mi sia divertito negli ultimi cinque anni?!” 
“Non m’interessa cosa tu abbia fatto! Quello che so, è che nei momenti peggiori non sei stato accanto a Vera.”
“Io l’ho liberata dal campo!” inveisco con voce tuonante, battendo un pugno chiuso sul petto “O vuoi che ti rinfreschi la memoria? Eppure dovresti ricordare, su quella camionetta c’eri anche tu Filippo. E sono stato io a salvarti il culo! Se mi hanno rinchiuso in una gattabuia, è stato per permettervi di fuggire!”
“Ma certo! Eccolo, il tenente Riva! Un esempio per tutti noi! Cosa vuoi, le congratulazioni?” grida Filippo, sollevando esasperato le braccia “Ti sei sempre creduto il migliore. E il tuo ego smisurato non poteva tollerare che Vera avesse scelto me. Così sei tornato, quando però ti ha fatto più comodo. E hai sfasciato la mia famiglia.”
Gli rido in faccia.
“Sei patetico Filippo! Cosa vuoi fare, scaricare la colpa su di me? Cercare un capro espiatorio non nasconderà il fatto che se Vera non vuole più avere niente a che fare con te, non è stato per il mio rientro ma per le tue scelte!”
Lui non ribatte. Si limita ad accarezzare nervosamente la barba irsuta.
Le mie parole gli sembreranno una scarica di pugni.
Ed io rincaro la dose.
“Sei stato meschino. Hai approfittato della sua vulnerabilità, divertendoti nel presentarti come il suo eroe. Lei si è fidata di te. E tu come l’hai ripagata? Riempiendole la testa delle tue ridicole bugie!”
“Lei mi avrebbe amato comunque.” mormora lui, indirizzandomi un’occhiata di fuoco.
Tuttavia non mi scalfisce. Anzi, ostento con maggior spavalderia un sorriso sardonico.
“Ed è proprio su questo che ti sbagli Filippo! Vuoi convincerti che sia così perché hai sempre avuto un debole per Vera. Ma lei amava me! Era la mia ragazza e avresti dovuto rispettarlo!”
“Ma chi cazzo ti credi di essere?!” impreca lui, puntandomi un dito con fare minaccioso “Sei uno schifoso egoista se pensi che Vera avrebbe smesso di vivere in attesa del tuo ritorno! Lei aveva tutto il diritto di rifarsi una vita, di ricominciare! E aveva deciso di farlo con me!”
“Sai bene che se tu fossi stato sincero e avessi riferito a Vera mie notizie, lei non sarebbe caduta così ingenuamente tra le tue braccia!”
Filippo sospira irritato, assottigliando gli occhi in due impenetrabili fessure.
“Ma tu questo lo sapevi bene, non è vero?” dichiaro, levando il mento in segno d’incontrastata superiorità “Non avresti avuto nessuna speranza se io fossi rimasto nella vita di Vera. Ma ero fuori dai giochi, e finalmente l’avresti avuta tutta per te.”
Colpito. E affondato.
Filippo rivolge il capo altrove e china flebilmente le palpebre.
“Io la amo.” mormora in un mesto brusio “Avrei fatto qualunque cosa per averla...”
“Già Filippo, e le tue pessime azioni negli ultimi anni ne sono la prova.” ribatto, sarcastico “Ma sai cosa è davvero ridicolo? Hai gettato la tua unica, preziosa occasione, raccontando a Vera bugie su di me, sul tuo lavoro. E la tua incoscienza mette a rischio lei e Tommaso!”
Filippo torna a rivolgermi uno sguardo infiammato.
“Non nominarlo nemmeno…”
“Ti sei schierato con il nemico! Con Tito!” insisto io, ignorandolo e inasprendo il tono di voce “Maledizione Filippo, cosa diamine ti è saltato in mente?! La tua condotta potrebbe rivelarsi una minaccia per la tua famiglia! Ma che razza di padre sei?!”
Scorgo un lampo d’ira nelle sue iridi.
Afferra violento il bavero della mia camicia, sollevandomi e accostando il mio viso al suo.
“Se dici un'altra parola Riva, giuro che ti spacco la faccia!”
Lo scanso con una spinta decisa, che lo porta vacillante ad arretrare.
“Non provare ad avvicinarti di nuovo Filippo.”
“No! Tu devi stare lontano da Vera! Lei è mia!”
La sua voce trema, come le sue mani, incapaci di restare ferme.
Filippo mi fissa con uno sguardo infervorato, totalmente fuori di sé.
L’ho provocato.
E lo so, potrei aver esagerato.
“Sei pericoloso Filippo. Questo lo capisci? Lo sei per te stesso, e soprattutto per Vera e il bambino.”
“Chiudi quella bocca!” grida lui, furioso.
“Vuoi un consiglio? Se ti è rimasta ancora un minimo di dignità, vattene da Trieste. E lascia in pace Vera.”
“Ti ho detto di tapparti quella cazzo di bocca!”
Mi appresto a parare il pugno che Filippo ha evidentemente intenzione di dirigere verso di me, ma entrambi ci arrestiamo non appena avvertiamo alle nostre spalle lo scatto della serratura.
Vera.
I suoi occhi brillano, sono due perle che ci scrutano con profonda attenzione. Esse rischiarano il suo volto, e risaltano le sue labbra dolcemente dischiuse e tremanti.
Vera si scosta dallo stipite della porta, visibilmente incerta e a disagio.
Eppure nel suo sguardo scorgo forza e tenacia, quella stessa voglia di vivere che ho potuto ammirare nel momento in cui l’ho ritrovata a Mauthausen.    
“Andatevene immediatamente da casa mia.” intima lei, decisa ma pacata “O chiamo la polizia.”
Filippo mi scansa con una gomitata, avvicinandosi barcollante a Vera. Lei tuttavia, distoglie lo sguardo e richiude rapida la porta con un tonfo.
Lui s’inginocchia stremato, i pugni tesi lungo i fianchi mentre la implora di aprirgli. Urla instancabile il nome di Vera, le sue grida squarciano l’aria e catturano l’attenzione dei curiosi.
Potrei abbandonarlo su quel vialetto, lasciarlo crogiolare nel suo dolore e andarmene.
Ma non ci riesco.
Perché nonostante quella sua melensa scenata, mi sento male per Filippo.
Lo raggiungo, levando esasperato gli occhi al cielo, e tento di sollevarlo.
“Hai finito di dare spettacolo? Forza, rimettiti in piedi e andiamocene.”
Ma non appena gli tocco la spalla, Filippo volta veloce la testa verso di me, folgorandomi.
Si solleva da terra e, sferrandomi un’energica spallata, si allontana con ampie falcate.
Per la prima volta scorgo nei suoi occhi la più totale, e accecante disperazione.



Angolino dell'Autrice: Buon pomeriggio miei adorati!
Capitolo un po' diverso dal solito, dal punto di vista di Massimo. Non è facile mettersi nei panni maschili, quindi sono in dubbio sugli esiti di questo esperimento. Ditemi voi, sono curiosa di conoscere i vostri pareri e aperta a qualsiasi consiglio.
Ne approfitto per annunciarvi che tra poco parto. E voi mi direte: che ci importa?! E io vi rispondo che aggiornerò la storia per i primi di agosto, quando ritornerò a bomba con il nuovo capitolo! E rimangerete il periodo in cui ero fuori dalle scatole... xD
Io vi auguro una bellissima estate, divertitevi, mangiate tanto gelato, prendete il sole (ma con attenzione!) e soprattutto riposatevi!
Vi ringrazio per l'immenso supporto che mi date ogni volta, grazie per accompagnarmi in questa meravigliosa avventura.
Ci rivediamo i primi di agosto, sempre su questi schermi, per il nuovo capitolo!
Un bacione e un abbraccio forte!
Vostra Clairy.
:-)
   
 
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