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Autore: Patrice Walsh    16/07/2014    13 recensioni
Lui, Evan Murray, vent'anni, un malinconico ed insofferente ragazzo cresciuto nella Dublino degli anni duemila. Ha perso qualcuno di importante e, nonostante lo scorrere incessante del tempo, ancora non riesce a farsene una ragione.
Lei, Norah Powell, diciannovenne, frequenta il primo anno di università a Londra. Vive in una famiglia che si aspetta qualcosa per le sue capacità. La pressione cresce al ritmo dei desideri e della voglia di evadere da una vita che non riconosce come propria.
Una richiesta d'amicizia servirà a farli conoscere, confrontare e credere in qualcosa che non ha ragione di esistere.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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PROLOGUE




 
Dublino, 17 novembre 2013
SERA

La pioggia iniziò a battere verso le sei del pomeriggio. Goccioline sempre più pesanti gli caddero sulle guance, a confondersi col sudore che scivolava e solcava la sua pelle: pallida, accentuata e rifinita nei piccoli dettagli del suo volto.
Aveva piccole fessure, Evan, lì al posto degli occhi, un naso importante e labbra sottili.
«Sei identico a tuo padre», osava ripetergli la madre ogni giorno, come a ricordargli quello che era stato un tempo.
Un tempo, nella vita di Evan Murray, corrisponde a quando aveva compiuto diciassette anni, tre anni prima.
Perse suo padre in quell’incidente; e la pioggia, come ora, batteva decisa, incessante, sulla carne, sul cuore.
Rincasò accelerando il passo: uno, due, uno, due.
La porta sbatté contro lo stipite in legno, dando spazio ad un rumore che si perse nel canto lamentoso del vento che, agonizzante, sfiorava gli infissi delle finestre.
Salì le scale a due a due, chiudendosi in camera in meno di un minuto.
Aveva la strana abilità di dileguarsi in un tempo non cronometrabile, motivo per cui sua madre aveva la possibilità di osservarlo solo la sera, quando crollava vittima del sonno.
Il primo ed ultimo bacio era riservato a suo figlio, in quel preciso istante della giornata, quando la notte inghiottiva anche l’ultimo briciolo di amore che era riservato ad Evan.
Era diventato così chiuso, distaccato, insofferente.
Amava star da solo, leggere di vite altrui e trascurare la propria.
Quando hai vent’anni dovresti esser in giro fino a tarda notte e far preoccupare tua madre perché non rincasi, non perché sei fin troppo dentro casa.
Come da routine si fece una doccia veloce, troppo anche solo per passare in rassegna tutti i pensieri che gli offuscavano la mente.
Si distese sotto le lenzuola fresche di bucato e cominciò a leggere.
“Se la musica è l'alimento dell'amore, seguitate a suonare, datemene senza risparmio, così che, ormai sazio, il mio appetito se ne ammali, e muoia.”
Sibilò ogni singola parola, schiudendo appena le labbra di qualche misero millimetro.
Shakespeare era il suo autore preferito ed aveva un ragionevole motivo per pensarlo: parlava d’amore. Amore per se stessi, per gli altri, per la musica, per la vita, con la consapevolezza che il tempo ha una sua scadenza e va vissuto appieno.
Era realista e ad Evan ciò affascinava quasi più delle parole stesse.
Quella quotidiana recita di versi si protrasse per circa un’ora quando decise di rimettersi in pari con la vita.
Navigò in rete, scrisse qualche breve verso su un foglio elettronico ed ascoltò musica. Musica che si diffuse dallo stereo alle sue spalle, tenendo il tempo al ritmo dei pensieri.
Non amava i social, a partire dalla parola stessa.
Lui non voleva socializzare con nessuno. Non ne aveva bisogno o, forse, questo era quel che gli serviva credere per continuare a sopravvivere.
Zero notifiche, una richiesta d’amicizia, novantanove persone online.









 
Note d'Autore: Questo piccolo prologo è stato scritto con l'aiuto di una persona a me cara, mia sorella: Hanna Lewis. Senza di lei, probabilmente, tutto ciò sarebbe restato chissà per quanto tempo ancora scritto sulle pagine elettroniche di un computer. La ringrazio infinitamente per esserci stata e per avermi resa orgogliosa, per la prima volta, di qualcosa di mio. Completamente editato e betato da lei, è un pò come se fosse il nostro libro, non solo il mio. Dedicato a te, piccolina.
   
 
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