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Autore: lady hawke    01/09/2008    11 recensioni
James Potter e il Quidditch vivono, da sempre, un rapporto d'amore simbiotico, soprattutto da quando l'agile Cercatore di Grifondoro è stato nominato Capitano. Ma che succede se il nostro eroe si ritrova, malato, all'alba di un'importante partita?
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa storia non è che un piccolo divertissement che, credetemi, mi ha dato un sacco di soddisfazioni. Ultimamente mi è capitato di leggere su Accio alcune storie incentrate sul tema della malattia, in versione comica, naturalmente. Ho sentito il bisogno di dare il mio contributo, e di sottoporlo al vostro giudizio. Fatemi sapere. Il titolo, tradotto, sarebbe, molto banalmente "Il nostro cervo malato". Ringraziate Alektos e Lady Black per il suggerimento congiunto!

Giocare a Quidditch era sempre stata una priorità, per James, fin dal giorno in cui aveva imparato a salire su una scopa volante. Non avrebbe rinunciato ad una partita nemmeno il giorno del proprio trapasso, era solito dire, a costo di coinvolgere Paracelso in una partita all’ultimo sangue, dall’aldilà.
Eppure anche ad eroi di questo stampo può capitare un imprevisto. Il 24 gennaio, giorno della partita contro Tassorosso, James Potter si era svegliato con la febbre. Non ci voleva un guaritore per comprendere che su quella fronte coperta da ciuffi spettinati ci si sarebbe potuto tranquillamente cuocere un uovo di drago.
- Buongiorno, campione, pronto per la partita? – l’aveva salutato Sirius, aprendogli le tende e scoprendo l’indicibile. Potter gli aveva risposto con un gorgoglio senza significato. Ora che ci pensava, constatò Black, era strano che l’amico non fosse già in piedi, tutto vispo e frizzante.
- Cos’ha? – chiese Peter, sbadigliando.
- Ho idea che il nostro golden boy non sia affatto in forma, stamattina. – spiegò Sirius.
- Sto magnificamente. – mugugnò l’interessato, senza muoversi.
- Non è che hai la febbre? – chiese Remus, alzandosi e andando a tastare la fronte dell’amico con tenerezza quasi materna. Per poco non rischiò un’ustione di secondo grado. – Sì, ce l’hai.
- Ma deve giocare oggi! – ululò Peter.
- Ma devo giocare! – ripetè James, mettendosi seduto, con voce incolore.
- Ramoso, sai che non sono famoso per essere un tipo prudente – iniziò Sirius ricevendo una gelida occhiata da Lupin – ma darei retta al nostro secchione.
- NON PUO’! – tuonò Peter. – Lui deve giocare.
- Ma l’hai visto? Non sta nemmeno in piedi!
- Io sono qui. – disse James, buttandosi giù di peso dal letto. – E ci sto in piedi, come potete vedere, quindi piantatela di rompere. – disse, parlando rivolto alla finestra. Sirius non riuscì a non ridere.
- Sì. – ribatté seccamente Remus. – Lo vedo, ma un salto in Infermeria io lo farei…
- Non mi serve! – disse James.
- Non gli serve. – fece eco Peter. – Lui deve giocare.
- Pensi quello che penso io? – chiese Lunastorta rivolto a Sirius, presumibilmente l’unica altra persona razionale nel dormitorio.
- Ovvero che James sta male come un cane ma che giocherà lo stesso costringendoci a raccoglierlo con il cucchiaio a fine partita?
- Sì.
- Allora pensiamo alla stessa cosa. – confermò il ragazzo.
- Ramoso, tutto bene? – chiese poi Remus titubante, voltandosi nuovamente in direzione del malato.
- Una meraviglia. - rispose l'interessato, non accorgendosi di stare cercando di mettere gli occhiali al contrario. Non era un buon segno.
- Morirà, non è vero? - chiese Peter, affranto.
- Piantala di dire stronzate, Codaliscia - lo interruppe Sirius. - Ramoso, pensi davvero sia il caso di giocare, oggi?
- Naturalmente!- ululò il capitano della squadra di Grifondoro, puntando inspiegabilmente una mano verso il cielo.
- E questa cos’è, dottore, crisi mistica? – chiese Black a Remus.
- Delirio, puro e semplice delirio. – precisò il giovane, osservando i patetici tentativi dell’amico di vestirsi, mentre veniva aiutato dal fido scudiero Minus.
- Sarà una lunga giornata. – commentò Sirius, controllando che James non rotolasse giù dalle scale, mentre scendeva.
A colazione le cose non andarono meglio. I tre Malandrini decisero che non era il caso di permettere a James di rimpinzarsi come un maiale. Fu una dura lotta, convincerlo a mangiare solo un paio di toast e bere una corposa tazza di tè, che gli fu fatta ingoiare solo grazie all’aiuto di Lily Evans.
- Ti dobbiamo un favore. – la ringraziò Remus.
- Mi fa pena, messo così.
- Lo so, fa quasi tenerezza. – confermò Sirius, piantando all’amico una delicata, ma virile, pacca sulle spalle.
- Io non faccio pena, io sono il capitano della squadra, chiaro?
Sirius guardò Lily e si indicò la tempia, come a dire che era un pazzo, facendola ridere.
- Sono passato dalla Chips. – annunciò Peter, rientrando in Sala Grande. – Mi ha detto di darti questo, per qualche linea di febbre.
- Qualche? Peter, James delira, sarà vicino ai quaranta. – lo rimproverò Remus.
- E’ uguale. – disse il giovane. – Coraggio capitano, bevi questa. – e piazzò sotto al naso del suo beniamino una piccola ampolla piena di liquido giallognolo.
- Io la pipì non la bevo. – esclamò Potter. In effetti quel liquido non sembrava che quello.
- James… - tentò Lily.
- No.
- Ramoso? – tentarono Sirius e Remus.
- No!
- Se vuoi andare su quella cavolo di scopa a prendere uno stupido boccino, e io lo voglio, tu berrai questa cosa! – strillò Peter con una punta di isteria.
- Oh, e va bene, non farla tanto lunga. – biascicò il povero malato mandando giù il liquido. – Fa vomitare. – annunciò poi.
- Questo risparmiamocelo per il dopo partita. – supplicò Sirius. – Buongiorno professoressa McGranitt. – salutò poi, vedendo passare la sua referente di Casa.
- Buongiorno Black. – rispose la donna. – Tutto bene, Potter?
- Chi? Io? Sto una meraviglia. – esalò James con un rantolo, mentre Lily alzava gli occhi al cielo.
- Solo una ehm… lieve indisposizione. – suggerì Remus, compiacente.
- Lievissima. – fece eco Peter.
- Me lo auguro, signor Potter. – disse la McGranitt. – Mi aspetto grandi cose da lei, ora che è stato nominato capitano. – aggiunse prima di andarsene.
- Qui lo vogliono tutti morto. – commentò Lily.
- No, dai, forse sta un pochino meglio. – osservò Peter, mentre James rimaneva con lo sguardo perso nel vuoto.
- Sarà una lunga giornata. – disse Sirius.
- L’hai già detto.
- Lo so, Lunastorta, ma amo ribadire i concetti importanti.

****


Stare sugli spalti fu, semplicemente, una pena. L’aria gelida poteva essere sì un sollievo per il rovente James Potter, ma di certo non aiutava la sua salute.
- Siamo degli idioti, Sirius, non dovevamo permetterglielo. – disse Remus.
- Avevamo il destino contro: Ramoso stesso, quell’invasato di Minus e pure la McGranitt. Non possiamo farci nulla.
- Potter si è visto? - chiese Lily, raggiungendoli.
- Oh, eccome, guardalo là, – disse Sirius – sembra perfino incapace di stare su un manico di scopa, farà una pessima figura oggi.
- Perché non gliel’hai impedito?
- Quello là mi avrebbe ucciso. – rispose, indicando un Peter tutto fremente, saldamente incollato alla balaustra.
Un secondo dopo Madama Bumb diede il fischio d’inizio, e tutti i giocatori si sparpagliarono in aria, ad eccezione di Potter, che rimase sospeso a galleggiare nel vuoto.
- Possiamo illuderci che il pubblico la prenda come una nuova tecnica di gioco? – chiese Remus.
- Che diavolo fa quel cretino lì impalato? – urlò un ragazzo dietro di loro.
- Temo di no. – disse Lily.
- Sarà…
- Una lunga giornata, Sirius, lo so. – mormorò Remus, portandosi le mani alle tempie.
- Scusami. – disse Black sorridendo, mentre Lunastorta gli diceva qualcosa sul buttarsi dalla torre di Astronomia.
Nel giro di poco tempo Tassorosso mise a segno quattro reti, portandosi velocemente in vantaggio.
- Sembra proprio che il capitano di Grifondoro oggi non sia in grado di rendersi utile in alcun modo alla squadra. – malignò Jeremy Gordon, commentatore ufficiale della partita, ovviamente Tassorosso. – E tutti i suoi compagni sembrano risentirne. È quindi facile per i nostri condurre il gioco, soprattutto grazie all’ottima forma della nostra cercatrice Paula Holstein, che è ben determinata ad afferrare il Boccino d’Oro prima che Potter si risvegli dal coma.
Era crudele da dire, ma “stato di coma” sembrava quello che meglio poteva definire l’atteggiamento di James, che pareva ad avere già i suoi bravi problemi a rimanere in sella al suo mezzo.
- Quella stupida della Chips non capisce niente! – tuonò Peter. – Le avevo detto che serviva ad abbassare la febbre, non a intontire!
- Codaliscia, è normale che sia così: tu hai preso una cosa per due linee di febbre e noi abbiamo Ramoso che delira… - disse Sirius chiedendosi per quale astrusa ragione James avrebbe dovuto mettersi a tallonare uno dei battitori avversari.
- Non può andare avanti così. – affermò Lily, - Questa partita deve finire il prima possibile per il suo bene, guardalo.
- Già.
L’incontro, intanto, proseguiva. Resisi conto che dal capitano non avrebbero ricevuto istruzioni di sorta, i tre cacciatori di Grifondoro si misero a fare gioco duro, riuscendo, non senza sforzo, a ribaltare il risultato. Adrian Brown rischiò di venire decapitato da un bolide, e questo sembrò dargli la carica necessaria per rifilare tre tiri a segno di fila, portando il risultato a cento, contro i settanta punti di Tassorosso.
Non c’era che da chiudere la partita, con un po’ di fortuna, ma l’unico che poteva farlo non ne sembrava in grado. Da ormai dieci minuti James aveva ammesso a se stesso di stare davvero, davvero male. Il freddo gli aveva fatto perdere la sensibilità alle mani e ai piedi da un pezzo e non si era mai reso conto di essere così miope. Non sarebbe mai riuscito a chiudere l’incontro.
- Situazione ancora di stallo per le due squadre. Il risultato è ormai fermo da un quarto d’ora buono, sembra che non si attenda altro che la cattura del Boccino… - commentava intanto Jeremy dagli spalti.
- Non dovrebbero adagiarsi così, la partita è ancora nel vivo, perché giocano in difesa? – chiese Lily.
- E’ che c’è un freddo cane, non vedono l’ora di rimettersi tutti al caldo, e Merlino sa se li capisco. – spiegò Sirius, con le mani in tasca.
La cercatrice di Tassorosso ce la stava mettendo tutta, ma il Boccino infingardo le era già sfuggito un paio di volte, e si stava innervosendo. Jules Right aveva intanto portato il risultato a cento contro ottanta, riducendo il margine di svantaggio.
- Non ho buoni presentimenti. – chiocciò Remus.
- Tu non ce li hai mai, Lunastorta. – disse Sirius, mentre l’amico lo fulminava con lo sguardo.
E poi, accadde: Paula avvistò la piccola sfera dorata e si lanciò all’inseguimento.
Ci vollero gli urli di metà pubblico per convincere Potter a muoversi, ma alla fine anche lui si lanciò, e per la prima volta dall’inizio della partita, si buttò nella direzione giusta.
La bagarre si risolse velocemente, ma lasciò gli spettatori senza fiato: James aveva battuto la sua avversaria buttandosi sul Boccino a peso morto, e ora lo stringeva vittorioso, seduto per terra e con la sua scopa abbandonata poco lontano.
- Visto, ce l’ha fatta! – esultarono Sirius e Peter. – Ti sei sbagliato.
- Ti faccio notare che non riesce a rimettersi in piedi. – Remus indicò l’eroe del giorno, ancora con il sedere saldamente piantato per terra e l’espressione ebete.
- Fammi indovinare. – disse Lily. – La giornata è ancora lunga?
- Vado a dire alla Chips di raccattare quel rottame. – disse Remus, avviandosi. – Vieni con me?
Lily osservò i due pazzi Malandrini esultanti, e si risolse a seguire il giovane Lupin.
*****


Ci volle un bel po’ per convincere James Potter, fiero capitano della squadra di Quidditch della sua casa, a farsi ricoverare in Infermeria, e fu specifico onore di Madama Chips togliere dalla presa ferrea della sua mano il Boccino.
- Signor Potter, le consiglio di tranquillizzarsi e di mettersi calmo, ha bisogno di un bel po’ di riposo, è stato avventato da parte sua sostenere quest’incontro e mi sorprende che i suoi amici non l’abbiano dissuasa. – sbottò la strega, sconvolta dall’irresponsabilità di quei giovani.
- Sono malato?
- E’ la cinquantesima volta che lo chiedi, Ramoso. Sì, sei malato, rassegnati. – sbottò Black.
- Ma ho vinto la partita.
- Lo so. – confermarono i presenti, in coro.
- E ho preso il Boccino.
- Una presa da maestro. – lo rassicurò Peter, nuovamente.
- E sono stato bravo, anche se ero malato, vero? – ripetè nuovamente, cercando di convincersi. Non ricordava molto dei momenti salienti della partita, voleva essere sicuro, tutto qua.
- Per l’amor di Merlino, che qualcuno lo abbatta. – mormorò Remus nascondendosi la testa fra le mani. Era così dannatamente insopportabile, e non lo si poteva nemmeno mandare a quel paese, visto che delirava.
- Lo farei io, ma sono anni che dice di amarmi follemente, finirei per sentirmi in colpa. – disse Lily, pentendosi di aver seguito Remus e poi di essere rimasta a vedere le condizioni di Potter.
- Oh, Lily, è stato così gentile da parte tua restare al mio capezzale…
- Sai… - iniziò Sirius – se sopravvivo a tutto questo ti prometto che cercherò di impedirgli di tormentarti così tanto.
- Grazie. – borbottò la Evans, mentre Potter le afferrava la mano.
- Così solo, disperato e abbandonato…
- Ma che sta dicendo? – chiese Peter.
- Ho smesso di chiedermelo da un po’. – disse Lupin, mentre accoglieva la Chips come se si fosse trattato di un’apparizione miracolosa.
- Beva questo, Potter. Le farà bene. – disse la strega, sbrigativa, mentre portava alle labbra del giovane un calice piuttosto grosso. – La mandi giù tutta, niente scherzi. Quanto a voi, tra poco ve ne dovrete andare, l’orario delle visite sta per scadere.
- Non credevo che l’avrebbe mai detto. – esclamò Lily, con la mano ancora imprigionata dalla morsa di James.
- Felpato?
- Sì vecchio mio?
- Sono malato? – chiese Ramoso, di nuovo.
- Credo di aver appena perso la voglia di vivere. – proruppe Peter, mentre gli altri si abbandonavano ad una risata isterica.
- Ragazzi, dovete andarvene. – intimò la Chips, avvicinandosi.
- Devono proprio, infermiera? – uggiolò James, stritolando ancora di più la mano della Evans. Quando mai gli sarebbe ricapitata un’occasione del genere? Doveva approfittarne. – Non penso che ce la farò senza di loro.
- Melodramma. – sussurrò Lily.
- Agonia. – fece eco Sirius.
- Mi pento di essere nato. – esclamò Peter.
Poi tutti e tre si voltarono a guardare Remus, che ancora non aveva aperto bocca.
- Sì? – chiese, mentre veniva fissato con particolare intensità. – Ah, giusto: strazio.
- Si riprenderà, signor Potter. È riuscito a sostenere una partita di Quidditch, non vedo perché non dovrei riuscire a rimetterla in sesto domani. E voi dovete andarvene. – aggiunse la strega, rivolta ai ragazzi.
- Domani? – chiese, mentre le sue labbra si chiudevano in un sorriso raggiante. La strega gli aveva appena fatto un signor complimento.
- Ci vediamo, Ramoso, guarisci presto. – lo salutarono Peter e Remus con l’espressione di chi stava per scamparla dall’Inferno.
- Ciao James Potter. – disse Lily, sfilando la sua mano e pulendosela sui pantaloni.
- In gamba. – lo salutò Sirius con l’occhiolino, mentre si defilava con gli altri. James gli mostrò il pollice alzato.
Remus fece strada verso l’uscita, aprendo la porta agli altri; mentre uscivano si voltarono un’ultima volta a vedere il loro amico, che stava conversando con la Chips.
- Davvero sono stato bravo, alla partita? – chiedeva ossessivamente, spettinandosi i capelli.
- Dorma, signor Potter. – lo minacciava la donna in continuazione. Si supponeva che presto l’avrebbe drogato per farlo tacere.
Lily, Remus, Sirius e Peter tornarono in Sala Comune piegati in due dalle risate.
  
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