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Autore: SoGi92    16/07/2014    3 recensioni
Dalla storia:
"Nell'Italia del diciannovesimo secolo, in un territorio confinante con il Regno di Sardegna, il conte Giuseppe Miroglio attendeva con impazienza la nascita del suo primo erede. Che fosse maschio o femmina poco gli importava. Desiderava solo la sua salute.
-Conte!Conte!...- urlò Caterina  -Conte…  il momento è giunto, vostra figlia è nata!-"
"Intanto nelle cucine del palazzo la servitù stava festeggiando la nascita della contessina… -Sono molto felice per il conte e la contessa- disse Anna, una delle loro più fide domestiche, - Dopo tanto tempo anche loro hanno un piccolo angelo.-
- Non capisco cosa ci sia da agitarsi tanto- disse il piccolo Roberto, il figlio di Anna, - È solo nata una bambina… non è niente d’eccezionale!-."
Contessa e stalliere. Due mondi diversi, destinati ad incontrarsi...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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3

Il giorno seguenti i due furono messi in castigo per la birichinata combinata a Maffeo la sera prima, Diego fu costretto ad occuparsi dei piatti da lavare e da sistemare, mentre Roberto dovette aiutare il vecchio stalliere, l’anziano signor Guido: un uomo sulla settantina che ormai a causa dell’età faceva sempre più fatica nello svolgere il suo lavoro, seppur lo amasse,  con gli animali e con i cavalli.

Il vecchietto non aveva avuto né figli né tanto meno nipoti, per cui era felice quando Roberto lo andava a trovare e passava del tempo con lui, voleva un gran bene a quel bambino, lo considerava come il nipote che non aveva mai avuto, e anche Roberto si era affezionato al vecchietto, lo considerava una specie di sostituto al nonno, che non aveva mai conosciuto e si divertiva ad aiutarlo nel suo lavoro e sognava un giorno di diventare anche lui uno stalliere, proprio come suo “nonno”.

-E così tu e Diego ne avete combinata un'altra delle vostre eh?- chiese Guido al bambino, mentre cercava un forcone che andasse bene per lui.

-Sì, ma ha avuto una reazione esagerata!- replicò – Noi volevamo solo dimostrargli il nostro affetto.-

-Saltandogli addosso e facendogli venire un infarto?- rise il vecchio – Spero che non mi vogliate bene come a lui, se no ho i giorni contati!- continuò, e Roberto si aggiunse a lui, scoppiando a ridere. -Bando alle ciance, abbiamo molto lavoro da fare oggi!- terminò Guido, dando un forcone al ragazzino e dirigendosi con lui nelle stalle.

 ***

Quel giorno la contessina si era svegliata con la voglia matta di andare a fare un giro fuori, e così…- Mamma ti prego…- implorò la piccola.

-Tesoro non posso accompagnarti, sono occupata, e tuo padre ha un importante incontro con il Governatore che durerà tutto il giorno e non può mancare assolutamente… mi dispiace…- disse la contessa, mentre stava indossando il suo abito migliore, di tessuto pregiato rosso, ornato con due piccoli fili di perla che partivano dai fianchi e cadevano lungo i lati.

La contessina stava quasi per mettersi a piangere, quando la contessa, guardando fuori dalla finestra, vide il vecchio Guido in compagnia di Roberto, allora le venne l’idea di farla stare con loro, magari seduta in un angolo, mentre loro lavoravano, così fece convocare Guido…

-Contessa…mi avete fatto chiamare?- disse il vecchio inginocchiandosi al cospetto della contessa.

-Si, Guido- la contessa, avendo molto rispetto per quel uomo, in quanto molto saggio e gentile con tutti, si rivolgeva all’anziano dandogli del “voi” e non del tu, come faceva con il resto della servitù, - vi ho fatto chiamare per chiedervi un favore..- disse la donna, facendo cenno al vecchio di alzarsi,

-Farò del mio meglio per accontentarvi.- rispose Guido, tenendo il cappello di paglia dalla parte superiore, appoggiato al petto, con la mano sinistra e grattandosi il capo con l’altra confuso. Cosa poteva volere la contessa da lui?

-Bene…- continuò la contessa, sorridendo all’anziano, - Vorrei che oggi voi e il vostro piccolo aiutante teneste con voi la mia piccola… oggi sono molto impegnata e mio marito è via per lavoro, in voi ho molta fiducia e anche il ragazzino è nelle mie grazie… vi chiedo: accettate di badare alla contessina per questo pomeriggio?- aggiunse, in fine, la contessa, sperando in una risposta positiva da parte del vecchietto, il quale parve molto sorpreso. Mai e poi mai avrebbe pensato che la contessa avesse così tanta fiducia in lui da affidargli il suo bene più prezioso...

Il vecchio Guido titubò per qualche minuto, e poi rispose – Contessa … voi mi fate una grande onore… sarei felice di poter passare un po’ di tempo con la contessina e sono più che sicuro che anche a Roberto farà piacere!- esclamò il vecchio, sorridendo e drizzando la schiena più che poté dal tanto orgoglio che provava.

 La contessa sorrise, e sembrò anche sollevata: sua figlia sarebbe stata al sicuro in compagnia di Guido e si sarebbe anche potuta divertire con Roberto

-Bene potete tornare al vostro lavoro, tra un istante la contessina sarà da voi…- disse la contessa facendo cenno con la mano a Guido di andare, per poi incamminarsi verso una gigantesca porta blu con la maniglia in oro, che la condusse nella sala da gioco della piccola Isabella, la quale stava giocando con una bambola di stoffa regalatale dalla Duchessa di Como. La bambola aveva i capelli fatti con lana gialla, il vestitino era azzurro e ornato di pizzi bianchi alle estremità della gonna e delle maniche, gli occhi erano due perline azzurre, con le quali avevano rimpiazzato gli occhi originali, cucite dalla signora Caterina. Malgrado Isabella avesse decine di bambole simili a quella, alcune anche più belle, la contessina giocava solo con quella, probabilmente perché le somigliava molto, non la lasciava mai, anche la sera, quando andava a letto la portava con se.

Ad un certo punto si senti chiamare - Isabella… piccola puoi venire?- disse sua madre. Isabella si alzò, prese la bambola e si avviò verso la donna.

-Dimmi mamma.-

-Sei pronta ad andare fuori?- le chiese la contessa, prendendola in braccio, alla piccola si illuminarono gli occhi, non si sarebbe mai aspettata che la madre l’avrebbe fatta uscire da sola, - Ma mi devi promettere che non ti allontanerai da Guido e da Roberto, intesi!- ordinò la donna alla piccola

–Te lo prometto mamma…- e con il sorriso sulle labbra si avviò all’esterno con la madre.

 

Intanto fuori…. 

– Cooosaaa!!!- esclamò una voce, alquanto stupefatta, - Hai capito benissimo, non fare il finto tonto, la contessina passerà un po’ di tempo con noi, che c’è di male?- disse il vecchio Guido al ragazzino, che aveva un’espressione indescrivibile sul volto, più o meno tra lo stupito e l’infastidito, - Come “che c'è di male“?! C’è tutto di male… quella non ci farà lavorare, vorrà solo giocare! Se Maffeo viene qui e mi vede giocare anziché lavorare altro che punizione… quello mi mette in pentola e poi mi serve a cena!- Roberto disse queste parole facendo dei buffissimi gesti con le braccia, così buffi che il vecchio non resistette e si mise a ridere – E non ridere! Non sto scherzando, sono serissimo!- esclamò il ragazzino vedendo Guido.

-Credo che nessuno ti mangerebbe, sei troppo magro. Se mettessi su qualche chilo forse Maffeo ci potrebbe fare su un pensierino… -  disse il vecchio mentre si avviava con la carriola all’interno della stalla. Roberto lo stava seguendo, farfugliando qualcosa, quando improvvisamente il vecchio gli diede un bastonata in testa, non molto forte, ma abbastanza da fargli venire un piccolo bernoccolo.

-Ahia!!!! Perché l'hai fatto!!???- chiese il ragazzino, mettendo le mani sopra il punto colpito.

-Perché devi essere più rispettoso.- detto questo riprese a camminare, seguito da un dolorante Roberto.

 

Pochi minuti dopo arrivò la contessa con la figlia appresso…

-Guido…. Siamo arrivate..- disse la donna, mettendo una mano accostata alla bocca, per chiamare il vecchio.

-Bene.. contessina siete pronta a passare una giornata un po’ diversa dal solito?- chiese Guido, uscendo dalla stalla e asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano, seguito da Roberto. Mentre si stavano avvicinando alla piccola.

–Certo signor Guido.. sono prontissima…- si interruppe un momento e vide una sagoma famigliare sbucare da dietro il vecchio- Ciao Roberto!- disse subito dopo, sorridendo e avvicinandosi ai due mentre salutava la madre con la mano – Ciao mammina.. ci vediamo dopo…- -

Ciao piccola mia… Guido.. mi fido di voi, fate in modo di non farmi pentire dalla scelta. Vi saluto.. ciao Roberto- disse la contessa andandosene e lasciando la piccola nelle mani di Guido e di Roberto.

***

Isabella stava seduta da quasi un’ora su dei un ceppo d’albero, guardando rapita Guido e Roberto lavorare. Non aveva mai visto nessuno faticare come loro due. Fu stupita anche dal fatto che non si fermarono nemmeno per fare una pausa, lavorarono ininterrottamente per quasi tre ore, mentre lei giocherellava con la sua bambola.

Verso mezzogiorno Guido si fermò – Perfetto.. per ora va bene così, facciamo una piccola pausa, ce la siamo meritata, tu che dici?- disse guardando Roberto – Sì… sono sfinito, non ce la faccio più….- disse Roberto, appoggiando le mani sulle ginocchia e con il fiatone, mentre cercava un posto dove sedersi – Possiamo andare a mangiare? Sto letteralmente svenendo…- aggiunse, senza fiato, -  Be’… in effetti è mezzogiorno passato… strano che Diego non sia venuto ad avvertirci…- disse Guido, mentre si guardava intorno, nel tentativo di vedere la piccola sagoma dell’altro ragazzino. Ad un certo punto tutti e tre sentirono una voce strillare – Il pranzo è pronto! Sbrigatevi, altrimenti Maffeo si mangia tutto!-

-Come ti permetti, piccola peste! Se ti prendo ti faccio pentire di essere nato! Torna qui!! È inutile che scappi, tanto prima o poi dovrai tornare a casa!- urlò Maffeo, nel tentativo di acchiappare Diego, il quale però, svelto come una lepre, non a caso era chiamato “Leprotto” dagli altri bambini del paese, fuggì verso la stalla, dove si trovavano Roberto e Guido…

-Non ti sei ancora stufato di prendere in giro Maffeo vedo...- disse quest’ultimo mettendo una mano tra i capelli del piccolo e scompigliandoli affettuosamente.

-No signore… è troppo divertente farlo arrabbiare… la faccia gli diventa rossa come un peperone e sembra quasi che gli esca il fumo dalle orecchie…- disse Diego, che si interruppe non appena vide Isabella. - Buongiorno contessina- disse facendo l’inchino – Scusate se non vi ho salutata prima, ma non vi avevo vista-, la contessina si alzò e si avvicinò al ragazzino – Non  importa.. ma perché tutti mi date del “voi” e mi chiamate “contessina”? Io ce l’ho un nome ed è Isabella, e non mi piace molto che mi si diate del “voi”, voglio che mi diate del “tu” come si fa con le bambine normali, per favore.- disse la piccola avvicinandosi e puntando un dito sul petto di Diego, tutti e tre restarono stupiti, mai avrebbero pensato che una bambina così piccola potesse essere così autoritaria…

-Va bene cont… ehm cioè Isabella- dissero all’unisono i tre, e, insieme a Isabella, si diressero verso la cucina, dove li attendeva un delizioso pranzetto preparato dal cuoco…

-Bene… alla buon ora.. Guido ti ho detto mille volte che il pranzo è alle dodici in punto, non sono mica il tuo cuoco, sono il cuoco dei padroni e della… Santo Cielo… scusate contessina… non vi avevo vista… perdonatemi..- disse inchinandosi.

-Accipicchia.. Maffeo che chiede scusa e che si inchina…- esclamò Roberto stupefatto

–Dov’è  un  pittore quando serve?!- aggiunse Diego, dando una piccola gomitata a Roberto e strizzando l’occhio. Nel vederli Isabella e Guido si misero a ridere, mentre Maffeo si trattenne dall’inseguirli con la scopa e si limitò ad incenerirli con lo sguardo.

-Invece di fare gli spiritosi sedetevi a tavola! Stiamo aspettando solo voi!- detto ciò Maffeo si girò e, in tono molto più dolce, aggiunse -Contessina, vi trattenete anche voi?- La piccola fece cenno di si con la testa, si avvicinò a Roberto e Diego, e, prendendoli per mano, si avviarono verso la tavola.

   
 
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