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Il giorno seguenti i due
furono messi in castigo per la birichinata combinata a Maffeo la sera prima,
Diego fu costretto ad occuparsi dei piatti da lavare e da sistemare, mentre
Roberto dovette aiutare il vecchio stalliere, l’anziano signor Guido: un uomo
sulla settantina che ormai a causa dell’età faceva sempre più fatica nello
svolgere il suo lavoro, seppur lo amasse, con gli animali e con i
cavalli.
Il vecchietto non aveva
avuto né figli né tanto meno nipoti, per cui era felice quando Roberto lo andava
a trovare e passava del tempo con lui, voleva un gran bene a quel bambino, lo
considerava come il nipote che non aveva mai avuto, e anche Roberto si era
affezionato al vecchietto, lo considerava una specie di sostituto al nonno, che
non aveva mai conosciuto e si divertiva ad aiutarlo nel suo lavoro e sognava un
giorno di diventare anche lui uno stalliere, proprio come suo “nonno”.
-E così tu e Diego ne
avete combinata un'altra delle vostre eh?- chiese Guido al bambino, mentre
cercava un forcone che andasse bene per lui.
-Sì, ma ha avuto una
reazione esagerata!- replicò – Noi volevamo solo dimostrargli il nostro
affetto.-
-Saltandogli addosso e
facendogli venire un infarto?- rise il vecchio – Spero che non mi vogliate bene
come a lui, se no ho i giorni contati!- continuò, e Roberto si aggiunse a lui,
scoppiando a ridere. -Bando alle ciance, abbiamo molto lavoro da fare oggi!-
terminò Guido, dando un forcone al ragazzino e dirigendosi con lui nelle
stalle.
***
Quel giorno la
contessina si era svegliata con la voglia matta di andare a fare un giro fuori,
e così…- Mamma ti prego…- implorò la piccola.
-Tesoro non posso
accompagnarti, sono occupata, e tuo padre ha un importante incontro con il
Governatore che durerà tutto il giorno e non può mancare assolutamente… mi
dispiace…- disse la contessa, mentre stava indossando il suo abito migliore, di
tessuto pregiato rosso, ornato con due piccoli fili di perla che partivano dai
fianchi e cadevano lungo i lati.
La contessina stava
quasi per mettersi a piangere, quando la contessa, guardando fuori dalla
finestra, vide il vecchio Guido in compagnia di Roberto, allora le venne l’idea
di farla stare con loro, magari seduta in un angolo, mentre loro lavoravano,
così fece convocare Guido…
-Contessa…mi avete fatto
chiamare?- disse il vecchio inginocchiandosi al cospetto della contessa.
-Si, Guido- la contessa,
avendo molto rispetto per quel uomo, in quanto molto saggio e gentile con
tutti, si rivolgeva all’anziano dandogli del “voi” e non del tu, come faceva
con il resto della servitù, - vi ho fatto chiamare per chiedervi un favore..-
disse la donna, facendo cenno al vecchio di alzarsi,
-Farò del mio meglio per
accontentarvi.- rispose Guido, tenendo il cappello di paglia dalla parte
superiore, appoggiato al petto, con la mano sinistra e grattandosi il capo con
l’altra confuso. Cosa poteva volere la contessa da lui?
-Bene…- continuò la
contessa, sorridendo all’anziano, - Vorrei che oggi voi e il vostro piccolo
aiutante teneste con voi la mia piccola… oggi sono molto impegnata e mio marito
è via per lavoro, in voi ho molta fiducia e anche il ragazzino è nelle mie
grazie… vi chiedo: accettate di badare alla contessina per questo pomeriggio?-
aggiunse, in fine, la contessa, sperando in una risposta positiva da parte del
vecchietto, il quale parve molto sorpreso. Mai e poi mai avrebbe pensato che la
contessa avesse così tanta fiducia in lui da affidargli il suo bene più
prezioso...
Il vecchio Guido titubò
per qualche minuto, e poi rispose – Contessa … voi mi fate una grande onore…
sarei felice di poter passare un po’ di tempo con la contessina e sono più che
sicuro che anche a Roberto farà piacere!- esclamò il vecchio, sorridendo e
drizzando la schiena più che poté dal tanto orgoglio che provava.
La contessa
sorrise, e sembrò anche sollevata: sua figlia sarebbe stata al sicuro in
compagnia di Guido e si sarebbe anche potuta divertire con Roberto
-Bene potete tornare al
vostro lavoro, tra un istante la contessina sarà da voi…- disse la contessa
facendo cenno con la mano a Guido di andare, per poi incamminarsi verso una
gigantesca porta blu con la maniglia in oro, che la condusse nella sala da
gioco della piccola Isabella, la quale stava giocando con una bambola di stoffa
regalatale dalla Duchessa di Como. La bambola aveva i capelli fatti con lana
gialla, il vestitino era azzurro e ornato di pizzi bianchi alle estremità della
gonna e delle maniche, gli occhi erano due perline azzurre, con le quali
avevano rimpiazzato gli occhi originali, cucite dalla signora Caterina.
Malgrado Isabella avesse decine di bambole simili a quella, alcune anche più
belle, la contessina giocava solo con quella, probabilmente perché le
somigliava molto, non la lasciava mai, anche la sera, quando andava a letto la
portava con se.
Ad un certo punto si
senti chiamare - Isabella… piccola puoi venire?- disse sua madre. Isabella si
alzò, prese la bambola e si avviò verso la donna.
-Dimmi mamma.-
-Sei pronta ad andare
fuori?- le chiese la contessa, prendendola in braccio, alla piccola si
illuminarono gli occhi, non si sarebbe mai aspettata che la madre l’avrebbe
fatta uscire da sola, - Ma mi devi promettere che non ti allontanerai da Guido
e da Roberto, intesi!- ordinò la donna alla piccola
–Te lo prometto mamma…-
e con il sorriso sulle labbra si avviò all’esterno con la madre.
Intanto fuori….
– Cooosaaa!!!- esclamò
una voce, alquanto stupefatta, - Hai capito benissimo, non fare il finto tonto,
la contessina passerà un po’ di tempo con noi, che c’è di male?- disse il
vecchio Guido al ragazzino, che aveva un’espressione indescrivibile sul volto,
più o meno tra lo stupito e l’infastidito, - Come “che c'è di male“?! C’è tutto
di male… quella non ci farà lavorare, vorrà solo giocare! Se Maffeo viene qui e
mi vede giocare anziché lavorare altro che punizione… quello mi mette in
pentola e poi mi serve a cena!- Roberto disse queste parole facendo dei
buffissimi gesti con le braccia, così buffi che il vecchio non resistette e si
mise a ridere – E non ridere! Non sto scherzando, sono serissimo!- esclamò il
ragazzino vedendo Guido.
-Credo che nessuno ti
mangerebbe, sei troppo magro. Se mettessi su qualche chilo forse Maffeo ci
potrebbe fare su un pensierino… - disse il vecchio mentre si avviava con
la carriola all’interno della stalla. Roberto lo stava seguendo, farfugliando
qualcosa, quando improvvisamente il vecchio gli diede un bastonata in testa,
non molto forte, ma abbastanza da fargli venire un piccolo bernoccolo.
-Ahia!!!! Perché l'hai
fatto!!???- chiese il ragazzino, mettendo le mani sopra il punto colpito.
-Perché devi essere più
rispettoso.- detto questo riprese a camminare, seguito da un dolorante Roberto.
Pochi minuti dopo arrivò
la contessa con la figlia appresso…
-Guido…. Siamo
arrivate..- disse la donna, mettendo una mano accostata alla bocca, per chiamare
il vecchio.
-Bene.. contessina siete
pronta a passare una giornata un po’ diversa dal solito?- chiese Guido, uscendo
dalla stalla e asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano,
seguito da Roberto. Mentre si stavano avvicinando alla piccola.
–Certo signor Guido..
sono prontissima…- si interruppe un momento e vide una sagoma famigliare
sbucare da dietro il vecchio- Ciao Roberto!- disse subito dopo, sorridendo e avvicinandosi
ai due mentre salutava la madre con la mano – Ciao mammina.. ci vediamo dopo…-
-
Ciao piccola mia…
Guido.. mi fido di voi, fate in modo di non farmi pentire dalla scelta. Vi
saluto.. ciao Roberto- disse la contessa andandosene e lasciando la piccola
nelle mani di Guido e di Roberto.
***
Isabella stava seduta da
quasi un’ora su dei un ceppo d’albero, guardando rapita Guido e Roberto
lavorare. Non aveva mai visto nessuno faticare come loro due. Fu stupita anche
dal fatto che non si fermarono nemmeno per fare una pausa, lavorarono
ininterrottamente per quasi tre ore, mentre lei giocherellava con la sua
bambola.
Verso mezzogiorno Guido
si fermò – Perfetto.. per ora va bene così, facciamo una piccola pausa, ce la
siamo meritata, tu che dici?- disse guardando Roberto – Sì… sono sfinito, non
ce la faccio più….- disse Roberto, appoggiando le mani sulle ginocchia e con il
fiatone, mentre cercava un posto dove sedersi – Possiamo andare a mangiare? Sto
letteralmente svenendo…- aggiunse, senza fiato, - Be’… in effetti è
mezzogiorno passato… strano che Diego non sia venuto ad avvertirci…- disse
Guido, mentre si guardava intorno, nel tentativo di vedere la piccola sagoma
dell’altro ragazzino. Ad un certo punto tutti e tre sentirono una voce
strillare – Il pranzo è pronto! Sbrigatevi, altrimenti Maffeo si mangia tutto!-
-Come ti permetti,
piccola peste! Se ti prendo ti faccio pentire di essere nato! Torna qui!! È
inutile che scappi, tanto prima o poi dovrai tornare a casa!- urlò Maffeo, nel
tentativo di acchiappare Diego, il quale però, svelto come una lepre, non a
caso era chiamato “Leprotto” dagli altri bambini del paese, fuggì verso la
stalla, dove si trovavano Roberto e Guido…
-Non ti sei ancora
stufato di prendere in giro Maffeo vedo...- disse quest’ultimo mettendo una
mano tra i capelli del piccolo e scompigliandoli affettuosamente.
-No signore… è troppo
divertente farlo arrabbiare… la faccia gli diventa rossa come un peperone e
sembra quasi che gli esca il fumo dalle orecchie…- disse Diego, che si
interruppe non appena vide Isabella. - Buongiorno contessina- disse facendo
l’inchino – Scusate se non vi ho salutata prima, ma non vi avevo vista-, la
contessina si alzò e si avvicinò al ragazzino – Non importa.. ma perché
tutti mi date del “voi” e mi chiamate “contessina”? Io ce l’ho un nome ed è
Isabella, e non mi piace molto che mi si diate del “voi”, voglio che mi diate
del “tu” come si fa con le bambine normali, per favore.- disse la piccola
avvicinandosi e puntando un dito sul petto di Diego, tutti e tre restarono
stupiti, mai avrebbero pensato che una bambina così piccola potesse essere così
autoritaria…
-Va bene cont… ehm cioè
Isabella- dissero all’unisono i tre, e, insieme a Isabella, si diressero verso
la cucina, dove li attendeva un delizioso pranzetto preparato dal cuoco…
-Bene… alla buon ora..
Guido ti ho detto mille volte che il pranzo è alle dodici in punto, non sono
mica il tuo cuoco, sono il cuoco dei padroni e della… Santo Cielo…
scusate contessina… non vi avevo vista… perdonatemi..- disse inchinandosi.
-Accipicchia.. Maffeo
che chiede scusa e che si inchina…- esclamò Roberto stupefatto
–Dov’è un
pittore quando serve?!- aggiunse Diego, dando una piccola gomitata a Roberto e
strizzando l’occhio. Nel vederli Isabella e Guido si misero a ridere, mentre
Maffeo si trattenne dall’inseguirli con la scopa e si limitò ad incenerirli con
lo sguardo.
-Invece di fare gli spiritosi sedetevi a tavola! Stiamo aspettando solo voi!- detto ciò Maffeo si girò e, in tono molto più dolce, aggiunse -Contessina, vi trattenete anche voi?- La piccola fece cenno di si con la testa, si avvicinò a Roberto e Diego, e, prendendoli per mano, si avviarono verso la tavola.