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Autore: Fiamma Erin Gaunt    17/07/2014    12 recensioni
[Storia a OC]
Una nuova profezia incombe sul Campo Mezzosangue, nuovi Semidei e nuove avventure attendono i nostri eroi. Sarai tu l’Eroe della profezia?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hellen era seduta sulla sua brandina, gli occhi puntati sul soffitto coperto dalla spessa imbottitura che si trovava in tutte le stanze del centro d’igiene mentale per adolescenti Saint Brutus. Udì il rumore metallico dello spioncino che veniva fatto scorrere, ma rimase immobile, fingendo di essere addormentata. Lei era una di quelli che al centro venivano definiti “casi irrecuperabili”, i medici e gli inservienti la controllavano più o meno ogni ora, temevano che se lasciata troppo da sola potesse sviluppare idee suicide. Quello che non capivano era che lei non era pazza; no, di questo era assolutamente certa… lei vedeva davvero quelle cose.

- Hellen. Tesoro, sei sveglia? –

La voce della signora Warner, una delle infermiere più anziane che con lei si era dimostrata sempre incredibilmente gentile, accompagnò il cigolio dei cardini della porta. Voltò leggermente la testa verso di lei e le puntò contro le iridi violacee che tanto inquietavano il personale e gli altri ragazzi.

- C’è una visita per te, mia cara. –

Aggrottò la fronte. Lei non riceveva visite. Mai.

- Non ho nessuno che potrebbe venirmi a fare visita. – replicò, la voce pacata che non tradiva alcuna inflessione.

- C’è una signora che vorrebbe parlare con te, potresti sentire cosa ha da dirti. – insistette gentilmente.

Hellen sapeva perfettamente che quella donna provava un senso di compassione per lei. La povera orfanella con le rotelle fuori posto.

Si alzò e la seguì docilmente. Non le interessava chi fosse o di cosa volesse parlarle, ma era sicuramente meglio di passare il resto della giornata chiusa fra quattro mura. Le giornate al Saint Brutus seguivano uno schema rigoroso: sveglia, colazione, lezione e poi di nuovo nelle stanze dove venivano serviti i pasti; le interazioni tra i ragazzi venivano limitate all’orario scolastico e anche in quel modo non si era mai sicuri di riuscire a limitare i danni. La cosa non dava fastidio a Hellen; le piaceva il silenzio e non le pesava la solitudine. Ovviamente c’era da considerare anche il fatto che il resto degli ospiti dell’istituto la evitava come la peste, mentre un piccolo gruppetto le aveva affibbiato il soprannome “Cole”, come il bambino del “Sesto Senso”, e si divertiva a prenderla in giro.

Sì, perché la sua peculiarità era quella di vedere i defunti. Era cominciato tutto tredici anni prima, quando il nonno era morto e lei aveva affermato di continuare a vederlo in giardino; inizialmente i suoi genitori avevano imputato la cosa a una suggestione infantile dovuta dal desiderio di rivedere il caro defunto, ma poi la cosa era degenerata. Ora, a diciotto anni appena compiuti, Hellen non solo era in grado di vedere le anime che vagavano sulla Terra, ma riusciva persino a capire se una persona era in punto di morte o aveva ancora anni da vivere. La morte dei suoi genitori non era stata una sorpresa, l’aveva prevista mesi prima e la sua unica replica all’agente che era stato incaricato d’ informarla del decesso era stata: “Lo sapevo”. L’errore fatale era stato quello di confessare allo strizzacervelli da cui l’aveva spedita la sua famiglia adottiva ciò che riusciva a fare. E ora eccola lì, rinchiusa in una stanza dalle pareti imbottite e tenuta sotto sorveglianza anche quando andava in bagno.

Entrò nell’ampio salone adibito a sala ricreativa e luogo d’incontro. Era una stanza dipinta con un bell’ azzurro cielo e ricordava l’aula di un asilo nido: oggetti esclusivamente in gomma e plastica, niente bordi taglienti né qualsiasi cosa che potesse nuocere alla salute di coloro che si trovavano nel centro, ospiti o visitatori che fossero. La signora Warner le indicò il tavolo nell’angolo, quello dove si sedeva durante la sua ora di libertà. Amava quel posto, era riservato e tranquillo e dalla finestra in plexiglass si godeva una vista meravigliosa.

Volse lo sguardo sulla donna che le sedeva davanti. Era più giovane di quanto avesse pensato, di sicuro non doveva aver superato la trentina, e sembrava avvolta da un’aura di saggezza. I capelli castani le arrivavano alle spalle e gli occhi erano color perla e creavano l’illusione di un volto abituato a portare gli occhiali, eppure non ce n’era traccia. Indossava un completo dello stesso grigio degli occhi e sembrava stranamente impacciata in giacca e pantaloni, come se non fosse affatto abituata a portarli.

- Piacere di conoscerti, Hellen, io sono Manto. – esordì, sorridendole con aria amichevole e stando attenta a mantenere il contatto visivo.

- Cos’è una nuova psichiatra, quell’idiota benintenzionato del dottor Phillips si è già arreso? –

Udì lo sbuffo di rimprovero della Warner, ma non se ne curò.

- Sei schietta, è una dote che apprezzo. No, non sono una psichiatra e per quanto mi riguarda non credo che tu ne abbia bisogno. Sono una professoressa e sono qui per offrirti la possibilità di un’istruzione superiore. Immagino che qui impariate solo lo stretto indispensabile. – aggiunse, esaminando con aria accigliata la stanza in cui si trovavano.

- Non le hanno detto che non si perde tempo a insegnare ai matti, professoressa? – replicò beffarda, sforzandosi di nascondere la frustrazione che era trapelata dalla sua voce.

Manto sorrise, sembrava che avesse toccato il tasto giusto.

- La scuola in cui lavoro si occupa di giovani talenti come te, Hellen, e mi piacerebbe moltissimo averti con noi. –

- Dunque stiamo parlando di una scuola per pazzi, ci usate come cavie da laboratorio o cos’altro? –

Quella ragazza era un osso più duro di quanto avesse immaginato, forse avrebbe dovuto ascoltare Chirone e  lasciare che se la sbrigasse lui. Scosse la testa. No, aveva detto che ce l’avrebbe fatta e così sarebbe stato, doveva solo ricordarsi di chi era figlia l’adolescente che aveva di fronte.

- Io trovo che sia meglio essere pazzi che noiosi; dietro a ciò che per molti è follia spesso si nasconde il vero genio, non sei d’accordo? –

Hellen si mordicchiò il labbro con aria assorta. Dove voleva andare a parare?

- Credo che abbia ragione, ma non mi ha ancora spiegato cosa dovrei fare in questa scuola. –

Manto le rivolse l’ennesimo sorriso, ottenendo in risposta una scrollata di spalle. Il messaggio era chiaro: per ora l’aveva convinta, ma era ancora troppo presto per abbassare la guardia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ragazzi e ragazze, eccoci qui con la mia prima long su Percy Jackson. Oltre a ciò sarà anche una storia interattiva, con un numero limitato di personaggi OC che potrete introdurre nella storia. Parto specificando che gli Dei di cui tratteremo saranno:

- Egizi;

- Norreni.

Questo perché di semidei greci e romani ne abbiamo decisamente a bizzeffe e li adoro tutti e troppo per metterli in secondo piano. Qui sotto troverete una lista di divinità dei vari pantheon prenotabili da una sola persona (inserendo la vostra prenotazione nella recensione). La scheda pg andrà mandata entro ventiquattro ore dalla prenotazione (o il posto tornerà a essere libero) tramite messaggio privato.

Potete scegliere tra le seguenti divinità:

1.     

2.     

3.     

4.     

5.     

6.     

7.     

8.     

9.     

10. 

 

La scheda da compilare sarà la seguente:

Nome:

Cognome:

Sesso:

Età:

Luogo di provenienza:

Descrizione fisica e caratteriale:

Breve storia personale:

Eventuali amicizie/parentele:

 

 

 

 

Direi che è tutto. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

  
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