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Autore: blackings    17/07/2014    1 recensioni
Draco la guardò compassionevole: oh, mia piccola Hermione, tu e il tuo cuore smarrito e innocente… pensi che siano queste le torture del mondo? Hai visto ben poco, Hermione, ma sono felice per te…
“Mi ha cruciato, Hermione”
La ragazza non resse il colpo e le ginocchia cedettero, costringendola a terra.
“Draco, devi denunciare questa cosa!”
“E cosa dovrei fare? Ammettere che la mia famiglia è composta da Mangiamorte da generazioni? Mi consegnerei direttamente a Voldemort, ed è una cosa che non posso permettermi di fare”
Stettero un po’ in silenzio, poi Hermione gli prese la mano e se la portò alla bocca, appoggiandoci le labbra umide e calde.
“Fa male, essere cruciati?” chiese innocentemente.
“Non si può descrivere”
“Per quanto, beh…”
“Una notte. E la mattina dopo”
“Draco, che cosa stiamo facendo?”
“Stiamo infrangendo tutte le regole, Hermione”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Hermione era furiosa. Come si permettevano gli insegnanti di infiltrarsi negli affari amorosi degli studenti? Cosa poteva importare alla McGrannit, grifondoro incallita e acerrima rivale dei Serpeverde, se Draco veniva cruciato e tutto il resto? E soprattutto, perché le faceva la predica come una mammina apprensiva ma severa? Mentre la Granger saliva le scale saltando gli scalini a due a due, rischiando per più volte di cadere nei vari spostamenti delle rampe, Ginny le correva dietro per tentare di placare la sua ira: non l’aveva mai vista così arrabbiata, la lucidità sembrava averla abbandonata per lasciare il posto a una grifona furiosa e battagliera. Quando le due amiche giunsero fuori dalla sala comune, Hermione farfugliò la parola d’ordine spingendo la Signora Grassa che si lamentò prima di aprire il passaggio. Davanti al fuoco Harry, Ron, Fred e George aspettavano il rientro delle ragazze. Quando le due si fecero avanti, i gemelli e Harry si alzarono avvicinandosi, ma uno sguardo di Hermione li fermò. La Granger salì come una furia nella sua camera, sbattendo la porta, silenziandola e imperturbandola.
“Cos’è successo, Ginny?” chiese Fred cingendo le spalle della sorellina con il braccio.
“E’ incazzata nera con la McGrannit”
“Questo l’avevamo intuito…” asserì George “…ma si può sapere perché?”
“L’avrà convinta a fare voto di castità!” si intromise Ron alzandosi e voltandosi verso i fratelli.
“Chiudi quel forno, Ron, le tue cretinate non ci interessano”
“Miseriaccia, Harry! È lei quella che ha tradito la sua Casa, mica io! La verità è che siete tutti ciechi, tutti voi, solo perché è sempre stata miss non-infrango-mai-le-regole adesso è come se si possa permettere qualsiasi cosa. Ma vi siete bevuti il cervello?! È MALFOY! E non solo l’ha corrotta con chissà che, ma si permette anche di farla soffrire, è questo che mi dà fastidio!”
Ron si zittì. Aveva parlato troppo, e quelle ultime parole che affermavano quanto gli importasse di Hermione lo avevano scoperto. Raccolse le sue pergamene, si ficcò la bacchetta in tasca e salì nel dormitorio maschile. Un silenzio imbarazzato aleggiò un po’ nella sala comune, fin quando non si udì Hermione che sbloccava la camera. La rossa ritené comunque sicuro per la sua persona non dormire in camera, quella notte. Chiese a Fred e George se poteva dormire nella loro stanza, e loro acconsentirono, sfrattando McLaggen e Paciock, che si accampò nella stanza di Harry, Ron, Dean e Seamus, mentre Cormac, per la sua incolumità, andò a fare visita a Calì Patil. La rossa trasfigurò una t-shirt di Fred in una camicia da notte che indossò e si mise sotto le lenzuola del letto di Neville. Ovviamente, non dormì nessuno. I pigiama party notturni tra i gemelli e la piccola Ginny erano rari, a causa dei rispettivi compagni di stanza, ma quando avevano luogo erano uno spasso, per tutti e tre: Fred e George erano i Weasley che, in assoluto, adoravano di più la sorellina, e avevano fatto un patto, quando lei era nata, di proteggerla per sempre: l’avevano mantenuto per quindici anni, e non avevano intenzione di infrangerlo, mai.
Mentre Ginny rideva e scherzava con Fred e George, Hermione, nella sua stanza, schiantava oggetti da una parte all’altra, mandando in frantumi fiale, specchi, portafoto e strappando libri e pergamene. Lavanda e Angelina si erano dissolte, probabilmente erano da Calì. Mentre la strage di oggetti continuava, Hermione elaborò un pensiero: niente e nessuno avrebbe potuto impedire il suo amore per Draco. Né la gelosia di Ron, né le punizioni di Lucius, né i discorsi casti e puri della McGrannit. Nemmeno Nott, che del Silver Trio era il più stupido e montato, l’avrebbe ostacolata. Sarebbe passata sopra tutto e tutti, si sarebbe fatta scivolare le cose addosso, non avrebbe dato nell’occhio, e per tutti sarebbe rimasta la Hermione Granger che conoscevano. Lei e Draco sarebbero rimasti i più discreti degli amanti, scivolando senza degnarsi d’uno sguardo durante il giorno, per poi sparire dentro stanzini bui la notte e premiare i loro sacrifici. Hermione si ripromesse che avrebbe fatto dimenticare a tutta Hogwarts quello che era successo in quegli ultimi giorni, avrebbe trattato Malfoy come prima, non più di un purosangue borioso e viziato, a chiunque li avrebbe visti avrebbe pensato che le dicerie sul loro conto erano state solo voci di corridoio. La Granger, seguendo il suo flusso di coscienza, sprofondò in un sonno senza sogni, e chiuse la sua mente agli stimoli esterni: aveva bisogno di riposare, da troppo tempo non dormiva una notte tranquilla.
 
***
 
La mattina seguente, Hermione si alzò, si vestì e, prendendo i libri dal baule, si catapultò di sotto. La Sala Comune, ancora un po’ addormentata, pullulava di ragazzetti di primo anno che avevano passato la notte a ripassare pozioni intimoriti dal professor Piton e coppie del settimo che si aggiravano sorridendo maliziosamente. Ginny seguita da Fred e George uscì dalla loro camera, prima di dirigersi dall’amica.
“Stai bene?” le chiese mettendole una mano sulla spalla.
“Mai stata meglio!” rispose Hermione, lasciando di stucco i tre Weasley che sgranarono gli occhi ma non dissero nulla. Le due amiche scesero a colazione discorrendo del più e del meno, e fu solo quando Hermione incrociò lo sguardo di Zabini che si ricordò di Draco. Confidando nella discrezione di Blaise, gli fece scivolare in mano un biglietto di pergamena chiuso da una ceralacca. Sul fronte del foglio troneggiava una scritta elegante: Per Draco.
“Cosa devo fare, Granger?” le chiese a denti stretti senza farsi notare, continuando a camminare appena dietro di lei.
“Dalla a Draco. Leggila e sei morto”. Lo spirito grifone si faceva ancora spazio tra le macerie dell’animo di Hermione, e solo quando il Serpeverde scomparve nel corridoio che conduceva all’infermeria la Granger tirò un sospiro di sollievo. Nella lettera aveva scritto come comportarsi, secondo le regole razionali che si era prefissata la notte precedente.
Ginny e Hermione entrarono nella Sala Grande e scivolarono al tavolo dei Grifondoro, sedendosi accanto ad Angelina e davanti a Fred, che le faceva le moine per farsi passare i compiti di pozioni- e non solo. Harry, Ron e Dean arrivarono poco dopo: dissero che Seamus e Neville erano incorsi in un incidente causato dalle manie piromani del primo e che ora erano in infermeria a farsi curare le scottature. Potter si sedette accanto a Hermione stringendo la sua mano che stava abbandonata sul tavolo e fissandola con un sorriso incoraggiante. Ron, nauseato da tali smancerie, si trovò ben altro da fare, bighellonando per la sala in cerca di Lavanda, che lo accolse tra le sue spire. I Grifondoro chiacchierarono amabilmente fino alla fine della colazione, poi si smistarono nelle varie classi. Harry, Ron, Hermione, Lavanda, Dean e Seamus salirono alla torre di astronomia, Ginny raggiunse i suoi compagni a trasfigurazione mentre Fred e George, prima di ritirarsi alla lezione di pozioni sotto le grida di Piton, fecero qualche scherzo a Gazza con dei petardi. 
Astronomia era una delle poche lezioni che i Grifondoro non condividevano con i Serpeverde, bensì con i Corvonero. Luna Lovegood si sedette accanto a Hermione, giocherellando con un amuleto di giada a forma di rospo che le pendeva dal collo.
“Hai la testa piena di gorgosprizzi, mia cara” le disse con il suo tono di voce liscio e cristallino. La grifona sorrise, prima di concentrarsi sulle mappe del sistema solare che aveva davanti. Altro che gorgosprizzi, Luna.
La lezione fu abbastanza noiosa, come al solito, e gli studenti, al suono della campana, si dileguarono senza nemmeno ascoltare i compiti loro assegnati. Scesero saltando gli scalini a due a due: se fossero arrivati tardi alla lezione della McGrannit sarebbero stati cazzi. Correndo per i corridoi giunsero finalmente nell’aula di trasfigurazione, dove un’arcigna Minerva doveva ancora terminare la lezione con i ragazzi del quinto anno dell’ora precedente, dato che aveva perso buoni trenta minuti a sgridare un insolente Serpeverde. Ginny si girò e salutò con un sorriso Hermione, che ricambiò.
“Potter, Granger, Weasley, che ci fate qui?” chiese la donna furiosa.
“Avremmo lezione, professoressa” rispose Harry.
“Ma se non ci vuole ce ne possiamo pure andare!” colse l’attimo Ron, trascinando l’amico verso la porta.
“Fermo, Weasley, non dire baggianate. Con loro ho finito” e detto ciò scarabocchiò su un foglio una nota di demerito e consegnandola al Serpeverde gli intimò di consegnarla a Piton. I ragazzi del quinto anno si dispersero nel corridoio, mentre il sesto entrava e si sedeva, da una parte i grifoni, dall’altra le serpi. Appena vide Nott, Harry assunse un’espressione dura in viso, che fece nascere un ghigno soddisfatto sul brutto muso di Theo. Ron lo notò, ma non sapendo i fatti conosciuti il giorno prima non disse nulla. Mentre la McGrannit spiegava una difficile trasfigurazione di un oggetto inanimato in un manufatto magico, l’aula si riempì di un denso fumo rosso.
“Che diavolo succede adesso?” sbottò la donna affrettandosi verso la porta e aprendola con un colpo di bacchetta. Fuori, i gemelli Weasley reggevano una cassetta di legno che esalava i vapori rossi.
“Weasley, che state combinando?”
“Niente, professoressa, lo sa che lei è la nostra professoressa preferita” disse ruffiano Fred.
“Volevamo solo sapere se le andava un dolcetto, sono fatti con le nostre mani” aggiunse George.
“Non mi interessano le vostre smancerie, in più vi conosco da sette anni e so benissimo che avrete messo lì dentro uno dei vostri intrugli”
“Ma cosa dice, professoressa?” esclamò fintamente scandalizzato Fred, e poi in coro: “GIURO SOLENNEMENTE DI NON AVERE CATTIVE INTENZIONI!”
Harry ridacchiò  alla formula della Mappa del Malandrino distorta per l’occasione, e i gemelli gli lanciarono un’occhiata ammiccante. Approfittando dell’attimo di confusione, Blaise fece scivolare sul banco di Hermione il biglietto di risposta. Notando che la Granger aveva ricevuto il messaggio (l’irruzione dei gemelli era stata inscenata per permettere a Zabini di consegnarle la risposta indisturbato), Fred e George salutarono con finto dispiacere la McGrannit, la quale, indignata, chiuse la porta e tornò alla sua spiegazione. Hermione aprì la pergamena e allisciandola sul banco lesse:
E’ la cosa migliore. Non per niente sei “la strega più brillante della tua età”. Ti amo. Distruggi il messaggio. Draco”
Hermione sorrise di sottecchi e, quando la lezione finì, dirigendosi con Harry a pranzo, passò davanti all’infermeria e fece l’occhiolino a un Draco che, a petto nudo seduto sul letto si faceva curare le ferite da Madama Chips. Il Serpeverde ricambiò con un sorriso complice, prima di distogliere lo sguardo per non farsi notare.
 
***
 
Tre giorni dopo, quando Draco uscì dall’infermeria, il patto venne rispettato. Gli amici di entrambe le parti rimasero così stupite che fu compito dei due amorosi spiegare il loro piano. A quel punto, fu guerra aperta. I Serpeverde e i Grifondoro, ritenendosi autorizzati a riprendere i conti in sospeso, non persero occasione per punzecchiarsi, anche pesantemente. Solo Harry e Draco, quando si trovarono faccia a faccia ad una partita di Quidditch, evitarono di prendersi a calci e morsi per il bene della ragazza, e smisero di fronteggiarsi, ognuno alla ricerca del boccino per conto proprio. Se durante il giorno Malfoy e la Granger erano anche capaci di insultarsi (lui la chiamava “mezzosangue” e lei “furetto”) la notte era tutta un’altra musica. Hagrid fu costretto ad allontanarsi per un po’, e così il loro luogo d’incontro fu la capanna piena di spifferi e di polvere. Passarono le notti migliori della loro vita. Quando Hagrid tornò, decisero di incontrarsi nella cantina di Mielandia, dove arrivavano grazie alla Mappa del Malandrino di Harry passando per un passaggio segreto buio e pieno di ragnatele. Per un paio di mesi andò avanti così, e l’ultima notte che si videro, la vigilia dell’inizio delle vacanze di Natale, fu la notte decisiva. Hermione perse la verginità, Draco l’aveva già data a una Serpeverde più grande l’anno prima, per consolarsi dall’assenza obbligata della grifona nel suo letto. Quando all’alba fu ora di andare, Hermione gli premette le labbra sulle sue e, baciandolo con foga, gli disse: “Ti amo, Draco Malfoy”
“Anch’io” sussurrò lui accarezzandole i capelli. Arrivati a Hogwarts si separarono. In cuor suo, Hermione sperò che Lucius non fosse venuto a conoscenza di niente e che quindi il Serpeverde, tornando a casa, non avrebbe dovuto subire l’ira paterna.
 
***
 
Quel pomeriggio, le classi vennero smistate e ognuno tornò a casa propria: Hermione era stata invitata dalla signora Weasley, ignara di ciò che era successo, ma aveva declinato con gentilezza l’invito, dicendo che sarebbe stata contenta di avere Ginny una settimana a casa usa. Arthur insistette per farla andare e si offrì di accompagnarla, voleva conoscere le abitudini dei Babbani più da vicino. Così la piccola Weasley passò un paio di giorni dai Granger, che si dimostrarono assolutamente amabili e fecero di tutto per metterla a suo agio in una casa senza magia. Tornando a casa, finalmente, Ginny riuscì a rivelare a suo padre l’utilità di una papera di gomma.
 
***
 
Draco tornò al Manor e, avendo ristabilito con la sua presunta buona condotta il rapporto col padre, passò delle piacevoli vacanze. Alla Vigilia, secondo tradizione, vennero invitate le maggiori casate purosangue al Manor per un grande ballo che si protrasse fino alla mattina del giorno di Natale. Per Capodanno la famiglia Malfoy fu invitata a casa Nott, dove si festeggiò la venuta dell’anno nuovo con un banchetto ricco e pieno di succulente portate. Il giorno dopo, tornando a casa per le otto di sera, i Malfoy si coricarono. Era notte fonda quando Lucius sgattaiolò fuori da suo letto e, aprendo furtivamente la porta della stanza del figlio, puntandogli la bacchetta contro sussurrò: “Imperio”.
   
 
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