Furry Love
And I know you much better where you are now
Read my lips my love will last
I'd like to swing
This world inside your head
-E’.. tutto vero?-
Non riuscivo a credere alla storia che mi aveva raccontato, mi sembrava
di essere in una sorta di universo parallelo e totalmente folle ma il
nostro repentino teletrasporto da quella maledetta strada a questo
piccolo cottage in montagna non sarebbe stato altrimenti spiegabile al
pari della insolita bestiolina con le sembianze di un pollo e la
portata di un cavallo di razza che ci fissava poco distante, con stizza.
-Si, Hannah. Ogni cosa.-
-Ricapitoliamo un secondo per sicurezza, è quello che un buon
avvocato fa sempre. Lo sai che sono un avvocato, vero?- blaterai,
gesticolando ed alzandomi in piedi per percorrere nervosamente
l’intero perimetro della stanza.-Tu sei un mago, di quelli che
agitano la bacchetta e fanno volare gli oggetti, come mi hai mostrato,
in modo totalmente innocente e inoffensivo mentre il mio capo e il mio
fidanzato sono degli stregoni malvagi e psicotici che vogliono farmi la
pelle. Fin qui è esatto?-
-Più o meno.- mi concesse con un’espressione scettica e
lievemente spiazzata, immobile su una poltrona rivestita di rosso.
-Bene. Tu sei scappato da una prigione delle vostre e sei stato per
mesi a casa mia nell’attesa di poter andare a vendicarti di colui
che ha condannato a morte certa i tuoi migliori amici consegnandoli
nelle mani della guida dei miei aguzzini, dico bene?-
Lui annuì per poi affondare la testa tra le mani e tirarsi lievemente i capelli con aria esasperata.
-E l’hai fatto?-
-No, quell’abominevole traditore è riuscito a scappare e
sono ancora un ricercato.- sbottò, esausto e nervoso alzandosi
in piedi e raggiungendomi.-Vuoi stare un po’ ferma?!-
-Ferma?! Ferma equivale a calma e calma significherebbe che non dovrei
ritenerti un pazzo furioso. Perché quella sottospecie di..-
-Non ti conviene! Gli ippogrifi sono molto orgogliosi, non ho intenzione di passare il resto della notte a ricomporti.-
Rabbrividii al solo pensiero e cercai di addolcire lo sguardo che
rivolgevo all’animale ma ottenni solo di risultare più
terrorizzata.
Sirius, nel frattempo, mi aveva raggiunta e mi aveva bloccato le mani, deciso.
-Adesso sei al sicuro, ci sono incantesimi di protezione tutto intorno
alla zona e Remus ci porterà ogni giorno tutto ciò di cui
avremo bisogno fin quando resteremo qui.-
Non osai chiedere chi fosse Remus né fino a quanto avrei dovuto
restare rinchiusa in quella casa con lui ma sospirai forte, rassegnata.
-Vieni, ti mostro la stanza dove dormirai.- mi prese per mano e mi
condusse su per le scale per poi aprire una porta e lasciarmi vedere
una stanza abbastanza grande ed illuminata con un grande letto
matrimoniale posizionato al centro.
-Grazie, Sirius.-
-Mi mancava sentirti pronunciare il mio nome.- sorrise, intenerito,
poggiandosi mollemente contro lo stipite della porta mentre io entravo
nella mia stanza e a quelle parole mi voltai.
-Ti ho chiamato prima, per strada.-
-Non hai pronunciato il mio
nome, in quel caso, l’hai più che altro strillato.-
puntualizzò, scuotendo il capo per poi dedicarmi un sorriso
allusivo.-Non che fosse la prima volta.-
Qualcosa nel tono con cui aveva pronunciato quelle parole o forse nella
sua espressione maliziosa mi fece arrossire e mi voltai a guardare
fuori dalla grande finestra.
-Io e te..- cominciai incerta, cogliendo l’occasione che mi aveva
fornito con quell’allusione, per chiarirmi le idee.
-Si, tu ed io.- disse soltanto, senza muoversi, più serio di quanto sperassi.
-Stavamo.. insieme, quindi.-
-No, ma sicuramente non stavi neanche con quell’imbecille in
cravatta.- sbottò incrociando le braccia al petto, fiero, mentre
una ciocca di capelli scuri gli piombava davanti agli occhi.
-Mi chiedevo come mai. Voglio dire.. ha cancellato la mia memoria, come faccio a ricordare quei flash?-
-L’ho azzannato mentre compiva l’incantesimo e non è andato del tutto a buon fine, per fortuna.-
Avevo dimenticato il dettaglio del cane e mi premetti una mano sulla fronte, non granchè consapevole di cosa aspettarmi.
-Ti lascio riposare, è stata una notte difficile. A domani,
Hannah.- fece un cenno con la mano e con sguardo triste uscì
dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
Mi abbondai sul letto e cominciai a fissare il soffitto dapprima
concentrandomi sulle crepe di umidità che ne intaccavano qua e
là il candore poi dissociandomi totalmente dalla realtà e
cominciando a vagare con la mente tra gli avvenimenti degli ultimi
giorni e immaginando tutto ciò che potevo aver dimenticato; ogni
ipotesi sembrava più spaventosa della precedente ma non avevo
ragione di credere che ciò che Sirius mi aveva raccontato fosse
falso.
C’erano troppe cose che non tornavano, troppe lacune che Jason
non era riuscito a colmare e tutto questo perché lui, in
realtà, non c’era.
Mi aveva ingannata, mi aveva privata dei miei ricordi violando la mia
mente e riusciva evidentemente a convivere benissimo con questa
consapevolezza mentre suo padre meditava di farmi fuori.
Riconoscevo Jason più in quella versione calcolatrice e
tendenzialmente criminale che nella versione amorevole con cui avevo
avuto a che fare negli ultimi mesi ma non potevo evitare di sentire un
grande senso di delusione invadere le mie ossa come un liquido freddo e
inarrestabile. Mi stavo davvero innamorando di Jason e quella
consapevolezza mi schiacciò con tutto il suo peso, stavo per
innamorarmi di un bugiardo, di un impostore. Ero sempre stata una
persona diffidente all’inverosimile, accorta e guardinga ai
limiti del tollerabile e avevo finito per farmi ingannare da un uomo
come avevo giurato a me stessa di non permettere mai.
Qualsiasi cosa mi fosse successa, prima di perdere la memoria, doveva
aver abbassato le mie difese, doveva aver scoperto il mio cuore senza
lasciarmi la possibilità di ricostruire una barricata che lo
proteggesse e Jason ne aveva, più o meno consapevolmente,
approfittato.
Qualcosa mi diceva che Sirius fosse per me più di quanto
affermava, qualcosa nel suo sguardo triste, forse, o nel suo modo di
sfiorarmi tanto delicato ed esperto, nella sintonia che immediata si
era manifestata tra di noi. Non stavamo insieme, aveva detto, ma
qualcosa c’era stata e dubitavo che fosse stato semplice sesso.
Volevo ricordare, ne avevo bisogno. Eppure i flash erano scomparsi e il
buio si era raddensato nella parte del mio cervello che era stata
brutalmente violata.
Scivolai nell’incoscienza continuando a pormi domande alle quali
non trovavo alcuna risposta mentre il volto di Jason si mescolava a
quello di Sirius per poi sbiadire lasciando il posto ad un sonno senza
sogni.
Quando la mattina successiva mi trascinai in cucina indossando gli
stessi vestiti del giorno prima e con i capelli scompigliati per poco
non mi prese un colpo trovando un uomo intento a sistemare dei pacchi
nella dispensa.
-Ciao!- esclamò, sorridente, voltandosi verso di me che
evidentemente non avevo un passo tanto leggero come avevo sempre
creduto.
-Ciao.. tu devi essere Remus, giusto?- mi informai, incerta.
L’uomo chiuse a forza lo stipetto i cui cardini dovevano essere
un po’ arrugginiti e poi si voltò verso di me,
avvicinandosi un po’.
Aveva un’aria un po’ trascurata, i vestiti che indossava
non erano esattamente all’ultima moda e i capelli erano parecchio
disordinati tanto che i miei sembrarono, in quel frangente, il
risultato di una lunga seduta dal parrucchiere, a confronto; il viso
era molto pallido e magro come fosse stato reduce da una lunga degenza.
-Esatto. Remus Lupin.- si presentò tendendomi la mano che io strinsi. -Hannah, sbaglio?-
-Non sbagli. Hannah Kane. Anche se, a dirti la verità, non sono
più sicura di niente ormai.- abbassai lo sguardo prendendo a
torturarmi le mani e abbandonandomi su una sedia vuota.
-Sirius mi ha raccontato tutto. Sei al sicuro qui e ci sono buone
probabilità che tu possa recuperare parte dei ricordi che hai
perso se davvero l’incantesimo è stato sabotato in tempo.-
spiegò, rassicurante, mentre si sfilava il giaccone e lo
poggiava su una sedia. Doveva essere un mago anche lui, su questo non
c’erano dubbi, e se era lì, quella mattina, doveva essere
anche una persona della quale Sirius si fidava ciecamente.
-Lunastorta, come mai così mattiniero?- borbottò il
soggetto in questione entrando in cucina a torso nudo
stropicciandosi gli occhi.
-Sai da quando ho perso il lavoro non ho granché da fare.- ribattè quello, amaro, sospirando.
-Com’è successo?- chiesi, cercando di fare conversazione e
di non guardare Sirius che si aggirava mezzo nudo per la cucina
inducendomi a pensare che qualsiasi cosa ci fosse stata tra di noi
sarebbe stato di certo utile un ripasso.
Mi diedi mentalmente della stupida e concentrai la mia attenzione su
Remus Lupin che aveva preso posto al tavolo proprio di fronte a me.
-Non sono sicuro che tu voglia saperlo, hai già ascoltato abbastanza stranezze negli ultimi tempi.-
-Una in più una in meno.. che differenza vuoi che faccia? Al
massimo quando tutta questa storia sarà finita sarò
costretta a trascorrere un fine settimana con il mio analista.-
-Con la fortuna che hai, in fatto di uomini, è probabile che si
tratti di un vampiro.- mi schernì Sirius accomodandosi accanto a
me dopo avermi passato una tazza di caffè macchiato e prendendo
a sgranocchiare dei cereali.
-Molto divertente, apprendista stregone.- risposi lanciandogli
un’occhiataccia e pentendomene subito dopo. Cosa c’era di
così difficile o scomodo nell’indossare una maledetta
t-shirt? E soprattutto come faceva a sapere come preferivo il
caffè? Lo aveva anche zuccherato al punto giusto.
-Dicevi?- domandai tornando a fissare il nuovo arrivato per sfuggire al
vortice di interrogativi che mi stava risucchiando per l’ennesima
volta.
-Sono un lupo mannaro e la cosa è recentemente venuta a galla
insieme al sospetto che io abbia dato libero accesso a Sirius Black,
pericoloso latitante, ad Hogwarts. C’è poco da
sorprendersi che i genitori dei ragazzi non mi ritengano un insegnate
affidabile.- spiegò tristemente passandosi le mani sul volto
smunto.
-Sciocchezze. Sono tutti degli idioti e quel bastardo di Piton non ha di certo messo una buona parola.-
-E’ stato schiantato da una studentessa in circostante a dir poco
confuse, tu avresti per caso messo una buona parola a mio favore?-
-Certo.- borbottò l’altro mentre io li fissavo, confusa,
con la fronte aggrottata a tal punto che cominciò a dolermi.
Follia, non c’era altro termine per descrivere tutto ciò
che stava succedendo o era successo intorno a me.
-Lo perderò anche io, il lavoro, senza essere un licantropo
nè avere un cappello a punta. Non posso neanche chiamare Jason,
sarebbe troppo pericoloso.-
"Non dirgli dove ci troviamo, ovviamente."
-Un momento. Siamo già scappati da lui, per caso?-
Sirius lasciò la presa sulla busta dei cereali e puntò
gli occhi grigi su di me, illuminandosi e rivolgendomi uno sguardo
pieno di speranza.
-Si! Stai ricordando qualcosa?-
-Solo una tua frase, mi consigliavi di non svelare il nostro
nascondiglio.- spiegai.-Geniale, effettivamente, se davvero eravamo in
fuga il tuo deve essere stato un consiglio decisivo.-
-Hai perso la memoria ma non il tuo proverbiale sarcasmo, ed io che speravo che saresti stata meno corrosiva.-
-Vi lascio ai vostri battibecchi e vado via, ci sono alcune faccende di
cui mi devo occupare.- ci interruppe Remus afferrando il giaccone.
–Harry continua a scrivermi chiedendomi di te, credo abbia
escogitato una specie di linguaggio in codice. Cosa devo fare?-
-Gli scriverò io, non ti preoccupare.- rispose facendosi di nuovo serio e malinconico.
-Vedrai che si sistemerà tutto, Felpato.- Remus gli posò
una mano sulla spalla.-Adesso sa che sei innocente, sa la
verità. –
-A cosa serve la verità se non posso tenerlo con me? Avevo dato
la mia parola a James che mi sarei preso cura del ragazzo e non posso
mantenere la promessa. Che razza di padrino sono?-
-Un giovane padrino latitante che al momento deve occuparsi di un
avvocato in fuga.- scherzò l’amico dandogli una pacca
sulla schiena e muovendo piano il capo verso la mia direzione.
Prima che potessi lamentarmi di quella affermazione ci salutò e
scomparve nel nulla come dovevamo aver fatto io e Sirius la notte
precedente.
-Si è..-
-Smaterializzato.-
-Mh.-
Giocherellai un po’ con la tazza facendo ondeggiare il
caffè rimasto sul fondo mentre il silenzio ci avvolgeva e
l’aria frizzantina di Marzo faceva capolino dalla finestra
socchiusa facendomi rabbrividire.
-Sirius?-
Alzò lo sguardo su di me rivolgendomi un’occhiata interrogativa.
-Ti spiacerebbe indossare una maglietta?-
Feci una doccia e considerando troppo rischiosa una visitina a casa mia
in quelle circostanze Sirius mi prestò una sua camicia e un
pantalone che dovetti stringere all’inverosimile per evitare di
rimanere in mutande davanti a lui che continuava a fissarmi divertito e
malizioso mentre mi rigiravo davanti allo specchio sentendomi una
specie di travestito. Avevo spento il cellulare in modo da far durare
la batteria in caso di emergenza per almeno qualche altra ora e capii
che avrei dovuto farmi bastare quel che avevamo a disposizione
finchè Remus non avesse provveduto.
-Sei.. affascinante.- mi prese in giro trattenendo una risata.
-Sono un figo da paura, stai scherzando?- risposi imitando una voce
bassa e roca da maschiaccio e affibbiandogli un pugno sulla spalla.
Mi rivolse un’occhiata piena di sconcerto e poi cominciò a
gesticolare scuotendo il capo. –Piantala, per cortesia, rischi di
inquinare il ricordo molto più femminile che ho di te.-
-Quanto femminile?- chiesi cercando di non arrossire ma tornando alla
mia voce. Volevo sapere esattamente qual’era il nostro rapporto,
volevo che mi raccontasse di quei mesi e che almeno lui fosse sincero
anche se, inevitabilmente, fidarmi sarebbe stato molto difficile dopo
essere stata ingannata per tanto tempo dall’uomo che avrebbe
dovuto essere il mio fidanzato.
-Abbastanza, direi.- mormorò avvicinandosi e scostandomi
affettuosamente una ciocca di capelli sfuggita alla coda disordinata
che avevo fatto. –Come avrai notato i flash si presentano nel
momento in cui si ricreano situazioni simili a quelle vissute e forse
potremmo.. riprovare a farti ricordare. Che ne pensi?-
Era molto vicino e la sua proposta non lasciava alcun margine di dubbio
riguardo il tentativo che aveva in mente e al quale, personalmente, non
ero esattamente sicura di volermi opporre.
C’era qualcosa che mi spingeva verso di lui, qualcosa
probabilmente legata al passato, a ciò che avevamo condiviso e
che io avevo dimenticato.
-Tentar non nuoce.- borbottai distogliendo lo sguardo da lui con la salivazione ridotta a zero per la tensione.
Mi sollevò piano il viso portandolo verso il suo ed incrociai i
suoi occhi che non mi erano mai sembrati più luminosi ed
intensi, mai da quel che potevo ricordare, almeno.
Ricambiai lo sguardo, incerta e nervosa. Non era più un bacio
rubato come quello del nostro primo incontro, in quel momento eravamo
entrambi vicini, entrambi decisi a ritrovare qualcosa di perduto mentre
un’inspiegabile sensazione di paura mi invadeva.
Quel bacio avrebbe potuto concedermi qualche frammento di verità
ma avrebbe distrutto altri tasselli di una realtà costruita e
falsa alla quale mi ero aggrappata troppo a lungo. Sentivo tutto
intorno a me frantumarsi, pezzi di memoria e di emozioni infrangersi al
suolo e disintegrarsi.
Chiusi li occhi, immobile, aspettando di sentire le sue labbra sulle
mie senza riuscire a capire davvero se fosse ciò che volevo e
pochi istanti dopo lo sentii poggiare piano la fronte contro la mia e
accarezzarmi il volto.
Riaprii gli occhi e capii che non aveva alcuna intenzione di baciarmi.
Mi guardava paziente, così vicino che il suo respiro si
mescolava al mio e i suoi capelli mi solleticavano le guancie e il
collo.
-Perché non..?-
-Non ho intenzione di baciarti di nuovo contro la tua volontà. E
non dirmi che è quello che vuoi perché conosco ogni
reazione del tuo corpo abbastanza bene da sapere che non è vero.
Hai paura.- sussurrò quasi rassegnato inclinando un po’ il
capo per potermi guardare meglio.
-Non è di te che ho paura.-
-Lo so.-
Mi sfiorò con le labbra un punto indefinito tra la bocca e la
guancia e poi tutto il calore che mi aveva avvolta svanì mentre
si allontanava da me.
-Spero solo che tu non abbia dimenticato come si cucina, avvocato, perché non sono mai stato un grande cuoco.-
Song: Drowned in destiny - Sandra Nasic
Artwork: JeyCholties