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Autore: Prinzesschen    17/07/2014    4 recensioni
Niente è mai come sembra ed Hannah Kane lo avrebbe imparato a sue spese. Tutto comincia con un curioso incontro sotto la pioggia, un cagnolone dal pelo nero ed arruffato sconvolgerà la vita della giovane avvocatessa colmando la solitudine di una casa sempre vuota e riscaldandole il cuore con un pizzico di inaspettata magia.
Un latitante, un evaso in cerca di redenzione per una colpa che non ha mai commesso e che gli brucia l'anima graffiando il suo cuore dall'interno e procurandogli ferite che solo una giovane ed insolita donna in carriera saprà curare.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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furry love 13

Furry Love

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13. I'm sorry I'm not gonna give up
And I know you much better where you are now
Read my lips my love will last
I'd like to swing
This world inside your head

-E’.. tutto vero?-
Non riuscivo a credere alla storia che mi aveva raccontato, mi sembrava di essere in una sorta di universo parallelo e totalmente folle ma il nostro repentino teletrasporto da quella maledetta strada a questo piccolo cottage in montagna non sarebbe stato altrimenti spiegabile al pari della insolita bestiolina con le sembianze di un pollo e la portata di un cavallo di razza che ci fissava poco distante, con stizza.
-Si, Hannah. Ogni cosa.-
-Ricapitoliamo un secondo per sicurezza, è quello che un buon avvocato fa sempre. Lo sai che sono un avvocato, vero?- blaterai, gesticolando ed alzandomi in piedi per percorrere nervosamente l’intero perimetro della stanza.-Tu sei un mago, di quelli che agitano la bacchetta e fanno volare gli oggetti, come mi hai mostrato, in modo totalmente innocente e inoffensivo mentre il mio capo e il mio fidanzato sono degli stregoni malvagi e psicotici che vogliono farmi la pelle. Fin qui è esatto?-
-Più o meno.- mi concesse con un’espressione scettica e lievemente spiazzata, immobile su una poltrona rivestita di rosso.
-Bene. Tu sei scappato da una prigione delle vostre e sei stato per mesi a casa mia nell’attesa di poter andare a vendicarti di colui che ha condannato a morte certa i tuoi migliori amici consegnandoli nelle mani della guida dei miei aguzzini, dico bene?-
Lui annuì per poi affondare la testa tra le mani e tirarsi lievemente i capelli con aria esasperata.
-E l’hai fatto?-
-No, quell’abominevole traditore è riuscito a scappare e sono ancora un ricercato.- sbottò, esausto e nervoso alzandosi in piedi e raggiungendomi.-Vuoi stare un po’ ferma?!-
-Ferma?! Ferma equivale a calma e calma significherebbe che non dovrei ritenerti un pazzo furioso. Perché quella sottospecie di..-
-Non ti conviene! Gli ippogrifi sono molto orgogliosi, non ho intenzione di passare il resto della notte a ricomporti.-
Rabbrividii al solo pensiero e cercai di addolcire lo sguardo che rivolgevo all’animale ma ottenni solo di risultare più terrorizzata.
Sirius, nel frattempo, mi aveva raggiunta e mi aveva bloccato le mani, deciso.
-Adesso sei al sicuro, ci sono incantesimi di protezione tutto intorno alla zona e Remus ci porterà ogni giorno tutto ciò di cui avremo bisogno fin quando resteremo qui.-
Non osai chiedere chi fosse Remus né fino a quanto avrei dovuto restare rinchiusa in quella casa con lui ma sospirai forte, rassegnata.
-Vieni, ti mostro la stanza dove dormirai.- mi prese per mano e mi condusse su per le scale per poi aprire una porta e lasciarmi vedere una stanza abbastanza grande ed illuminata con un grande letto matrimoniale posizionato al centro.
-Grazie, Sirius.-
-Mi mancava sentirti pronunciare il mio nome.- sorrise, intenerito, poggiandosi mollemente contro lo stipite della porta mentre io entravo nella mia stanza e a quelle parole mi voltai.
-Ti ho chiamato prima, per strada.-
-Non hai pronunciato il mio nome, in quel caso, l’hai più che altro strillato.- puntualizzò, scuotendo il capo per poi dedicarmi un sorriso allusivo.-Non che fosse la prima volta.-
Qualcosa nel tono con cui aveva pronunciato quelle parole o forse nella sua espressione maliziosa mi fece arrossire e mi voltai a guardare fuori dalla grande finestra.
-Io e te..- cominciai incerta, cogliendo l’occasione che mi aveva fornito con quell’allusione, per chiarirmi le idee.
-Si, tu ed io.- disse soltanto, senza muoversi, più serio di quanto sperassi.
-Stavamo.. insieme, quindi.-
-No, ma sicuramente non stavi neanche con quell’imbecille in cravatta.- sbottò incrociando le braccia al petto, fiero, mentre una ciocca di capelli scuri gli piombava davanti agli occhi.
-Mi chiedevo come mai. Voglio dire.. ha cancellato la mia memoria, come faccio a ricordare quei flash?-
-L’ho azzannato mentre compiva l’incantesimo e non è andato del tutto a buon fine, per fortuna.-
Avevo dimenticato il dettaglio del cane e mi premetti una mano sulla fronte, non granchè consapevole di cosa aspettarmi.
-Ti lascio riposare, è stata una notte difficile. A domani, Hannah.- fece un cenno con la mano e con sguardo triste uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
Mi abbondai sul letto e cominciai a fissare il soffitto dapprima concentrandomi sulle crepe di umidità che ne intaccavano qua e là il candore poi dissociandomi totalmente dalla realtà e cominciando a vagare con la mente tra gli avvenimenti degli ultimi giorni e immaginando tutto ciò che potevo aver dimenticato; ogni ipotesi sembrava più spaventosa della precedente ma non avevo ragione di credere che ciò che Sirius mi aveva raccontato fosse falso.
C’erano troppe cose che non tornavano, troppe lacune che Jason non era riuscito a colmare e tutto questo perché lui, in realtà, non c’era.
Mi aveva ingannata, mi aveva privata dei miei ricordi violando la mia mente e riusciva evidentemente a convivere benissimo con questa consapevolezza mentre suo padre meditava di farmi fuori.
Riconoscevo Jason più in quella versione calcolatrice e tendenzialmente criminale che nella versione amorevole con cui avevo avuto a che fare negli ultimi mesi ma non potevo evitare di sentire un grande senso di delusione invadere le mie ossa come un liquido freddo e inarrestabile. Mi stavo davvero innamorando di Jason e quella consapevolezza mi schiacciò con tutto il suo peso, stavo per innamorarmi di un bugiardo, di un impostore. Ero sempre stata una persona diffidente all’inverosimile, accorta e guardinga ai limiti del tollerabile e avevo finito per farmi ingannare da un uomo come avevo giurato a me stessa di non permettere mai.
Qualsiasi cosa mi fosse successa, prima di perdere la memoria, doveva aver abbassato le mie difese, doveva aver scoperto il mio cuore senza lasciarmi la possibilità di ricostruire una barricata che lo proteggesse e Jason ne aveva, più o meno consapevolmente, approfittato.
Qualcosa mi diceva che Sirius fosse per me più di quanto affermava, qualcosa nel suo sguardo triste, forse, o nel suo modo di sfiorarmi tanto delicato ed esperto, nella sintonia che immediata si era manifestata tra di noi. Non stavamo insieme, aveva detto, ma qualcosa c’era stata e dubitavo che fosse stato semplice sesso.
Volevo ricordare, ne avevo bisogno. Eppure i flash erano scomparsi e il buio si era raddensato nella parte del mio cervello che era stata brutalmente violata.
Scivolai nell’incoscienza continuando a pormi domande alle quali non trovavo alcuna risposta mentre il volto di Jason si mescolava a quello di Sirius per poi sbiadire lasciando il posto ad un sonno senza sogni.

Quando la mattina successiva mi trascinai in cucina indossando gli stessi vestiti del giorno prima e con i capelli scompigliati per poco non mi prese un colpo trovando un uomo intento a sistemare dei pacchi nella dispensa.
-Ciao!- esclamò, sorridente, voltandosi verso di me che evidentemente non avevo un passo tanto leggero come avevo sempre creduto.
-Ciao.. tu devi essere Remus, giusto?- mi informai, incerta.
L’uomo chiuse a forza lo stipetto i cui cardini dovevano essere un po’ arrugginiti e poi si voltò verso di me, avvicinandosi un po’.
Aveva un’aria un po’ trascurata, i vestiti che indossava non erano esattamente all’ultima moda e i capelli erano parecchio disordinati tanto che i miei sembrarono, in quel frangente, il risultato di una lunga seduta dal parrucchiere, a confronto; il viso era molto pallido e magro come fosse stato reduce da una lunga degenza.
-Esatto. Remus Lupin.- si presentò tendendomi la mano che io strinsi. -Hannah, sbaglio?-
-Non sbagli. Hannah Kane. Anche se, a dirti la verità, non sono più sicura di niente ormai.- abbassai lo sguardo prendendo a torturarmi le mani e abbandonandomi su una sedia vuota.
-Sirius mi ha raccontato tutto. Sei al sicuro qui e ci sono buone probabilità che tu possa recuperare parte dei ricordi che hai perso se davvero l’incantesimo è stato sabotato in tempo.- spiegò, rassicurante, mentre si sfilava il giaccone e lo poggiava su una sedia. Doveva essere un mago anche lui, su questo non c’erano dubbi, e se era lì, quella mattina, doveva essere anche una persona della quale Sirius si fidava ciecamente.
-Lunastorta, come mai così mattiniero?- borbottò il soggetto in questione entrando in cucina a torso nudo stropicciandosi gli occhi.
-Sai da quando ho perso il lavoro non ho granché da fare.- ribattè quello, amaro, sospirando.
-Com’è successo?- chiesi, cercando di fare conversazione e di non guardare Sirius che si aggirava mezzo nudo per la cucina inducendomi a pensare che qualsiasi cosa ci fosse stata tra di noi sarebbe stato di certo utile un ripasso.
Mi diedi mentalmente della stupida e concentrai la mia attenzione su Remus Lupin che aveva preso posto al tavolo proprio di fronte a me.
-Non sono sicuro che tu voglia saperlo, hai già ascoltato abbastanza stranezze negli ultimi tempi.-
-Una in più una in meno.. che differenza vuoi che faccia? Al massimo quando tutta questa storia sarà finita sarò costretta a trascorrere un fine settimana con il mio analista.-
-Con la fortuna che hai, in fatto di uomini, è probabile che si tratti di un vampiro.- mi schernì Sirius accomodandosi accanto a me dopo avermi passato una tazza di caffè macchiato e prendendo a sgranocchiare dei cereali.
-Molto divertente, apprendista stregone.- risposi lanciandogli un’occhiataccia e pentendomene subito dopo. Cosa c’era di così difficile o scomodo nell’indossare una maledetta t-shirt? E soprattutto come faceva a sapere come preferivo il caffè? Lo aveva anche zuccherato al punto giusto.
-Dicevi?- domandai tornando a fissare il nuovo arrivato per sfuggire al vortice di interrogativi che mi stava risucchiando per l’ennesima volta.
-Sono un lupo mannaro e la cosa è recentemente venuta a galla insieme al sospetto che io abbia dato libero accesso a Sirius Black, pericoloso latitante, ad Hogwarts. C’è poco da sorprendersi che i genitori dei ragazzi non mi ritengano un insegnate affidabile.- spiegò tristemente passandosi le mani sul volto smunto.
-Sciocchezze. Sono tutti degli idioti e quel bastardo di Piton non ha di certo messo una buona parola.-
-E’ stato schiantato da una studentessa in circostante a dir poco confuse, tu avresti per caso messo una buona parola a mio favore?-
-Certo.- borbottò l’altro mentre io li fissavo, confusa, con la fronte aggrottata a tal punto che cominciò a dolermi. Follia, non c’era altro termine per descrivere tutto ciò che stava succedendo o era successo intorno a me.
-Lo perderò anche io, il lavoro, senza essere un licantropo nè avere un cappello a punta. Non posso neanche chiamare Jason, sarebbe troppo pericoloso.-
"Non dirgli dove ci troviamo, ovviamente."
-Un momento. Siamo già scappati da lui, per caso?-
Sirius lasciò la presa sulla busta dei cereali e puntò gli occhi grigi su di me, illuminandosi e rivolgendomi uno sguardo pieno di speranza.
-Si! Stai ricordando qualcosa?-
-Solo una tua frase, mi consigliavi di non svelare il nostro nascondiglio.- spiegai.-Geniale, effettivamente, se davvero eravamo in fuga il tuo deve essere stato un consiglio decisivo.-
-Hai perso la memoria ma non il tuo proverbiale sarcasmo, ed io che speravo che saresti stata meno corrosiva.-
-Vi lascio ai vostri battibecchi e vado via, ci sono alcune faccende di cui mi devo occupare.- ci interruppe Remus afferrando il giaccone. –Harry continua a scrivermi chiedendomi di te, credo abbia escogitato una specie di linguaggio in codice. Cosa devo fare?-
-Gli scriverò io, non ti preoccupare.- rispose facendosi di nuovo serio e malinconico.
-Vedrai che si sistemerà tutto, Felpato.- Remus gli posò una mano sulla spalla.-Adesso sa che sei innocente, sa la verità. –
-A cosa serve la verità se non posso tenerlo con me? Avevo dato la mia parola a James che mi sarei preso cura del ragazzo e non posso mantenere la promessa. Che razza di padrino sono?-
-Un giovane padrino latitante che al momento deve occuparsi di un avvocato in fuga.- scherzò l’amico dandogli una pacca sulla schiena e muovendo piano il capo verso la mia direzione.
Prima che potessi lamentarmi di quella affermazione ci salutò e scomparve nel nulla come dovevamo aver fatto io e Sirius la notte precedente.
-Si è..-
-Smaterializzato.-
-Mh.-
Giocherellai un po’ con la tazza facendo ondeggiare il caffè rimasto sul fondo mentre il silenzio ci avvolgeva e l’aria frizzantina di Marzo faceva capolino dalla finestra socchiusa facendomi rabbrividire.
-Sirius?-
Alzò lo sguardo su di me rivolgendomi un’occhiata interrogativa.
-Ti spiacerebbe indossare una maglietta?-

Feci una doccia e considerando troppo rischiosa una visitina a casa mia in quelle circostanze Sirius mi prestò una sua camicia e un pantalone che dovetti stringere all’inverosimile per evitare di rimanere in mutande davanti a lui che continuava a fissarmi divertito e malizioso mentre mi rigiravo davanti allo specchio sentendomi una specie di travestito. Avevo spento il cellulare in modo da far durare la batteria in caso di emergenza per almeno qualche altra ora e capii che avrei dovuto farmi bastare quel che avevamo a disposizione finchè Remus non avesse provveduto.
-Sei.. affascinante.- mi prese in giro trattenendo una risata.
-Sono un figo da paura, stai scherzando?- risposi imitando una voce bassa e roca da maschiaccio e affibbiandogli un pugno sulla spalla.
Mi rivolse un’occhiata piena di sconcerto e poi cominciò a gesticolare scuotendo il capo. –Piantala, per cortesia, rischi di inquinare il ricordo molto più femminile che ho di te.-
-Quanto femminile?- chiesi cercando di non arrossire ma tornando alla mia voce. Volevo sapere esattamente qual’era il nostro rapporto, volevo che mi raccontasse di quei mesi e che almeno lui fosse sincero anche se, inevitabilmente, fidarmi sarebbe stato molto difficile dopo essere stata ingannata per tanto tempo dall’uomo che avrebbe dovuto essere il mio fidanzato.
-Abbastanza, direi.- mormorò avvicinandosi e scostandomi affettuosamente una ciocca di capelli sfuggita alla coda disordinata che avevo fatto. –Come avrai notato i flash si presentano nel momento in cui si ricreano situazioni simili a quelle vissute e forse potremmo.. riprovare a farti ricordare. Che ne pensi?-
Era molto vicino e la sua proposta non lasciava alcun margine di dubbio riguardo il tentativo che aveva in mente e al quale, personalmente, non ero esattamente sicura di volermi opporre.
C’era qualcosa che mi spingeva verso di lui, qualcosa probabilmente legata al passato, a ciò che avevamo condiviso e che io avevo dimenticato.
-Tentar non nuoce.- borbottai distogliendo lo sguardo da lui con la salivazione ridotta a zero per la tensione.
Mi sollevò piano il viso portandolo verso il suo ed incrociai i suoi occhi che non mi erano mai sembrati più luminosi ed intensi, mai da quel che potevo ricordare, almeno.
Ricambiai lo sguardo, incerta e nervosa. Non era più un bacio rubato come quello del nostro primo incontro, in quel momento eravamo entrambi vicini, entrambi decisi a ritrovare qualcosa di perduto mentre un’inspiegabile sensazione di paura mi invadeva.
Quel bacio avrebbe potuto concedermi qualche frammento di verità ma avrebbe distrutto altri tasselli di una realtà costruita e falsa alla quale mi ero aggrappata troppo a lungo. Sentivo tutto intorno a me frantumarsi, pezzi di memoria e di emozioni infrangersi al suolo e disintegrarsi.
Chiusi li occhi, immobile, aspettando di sentire le sue labbra sulle mie senza riuscire a capire davvero se fosse ciò che volevo e pochi istanti dopo lo sentii poggiare piano la fronte contro la mia e accarezzarmi il volto.
Riaprii gli occhi e capii che non aveva alcuna intenzione di baciarmi. Mi guardava paziente, così vicino che il suo respiro si mescolava al mio e i suoi capelli mi solleticavano le guancie e il collo.
-Perché non..?-
-Non ho intenzione di baciarti di nuovo contro la tua volontà. E non dirmi che è quello che vuoi perché conosco ogni reazione del tuo corpo abbastanza bene da sapere che non è vero. Hai paura.- sussurrò quasi rassegnato inclinando un po’ il capo per potermi guardare meglio.
-Non è di te che ho paura.-
-Lo so.-
Mi sfiorò con le labbra un punto indefinito tra la bocca e la guancia e poi tutto il calore che mi aveva avvolta svanì mentre si allontanava da me.
-Spero solo che tu non abbia dimenticato come si cucina, avvocato, perché non sono mai stato un grande cuoco.-

Song: Drowned in destiny - Sandra Nasic

Artwork: JeyCholties 

  
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