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Autore: Ombra1983    18/07/2014    4 recensioni
Storia ambientata durante il libro "Il Portale delle Tenebre" (ultima parte di "A Storm of Swords" in originale, sul finire della quarta stagione televisiva). Cosa sarebbe successo se Sansa Stark si fosse trovata sola a Nido dell'Aquila, senza Ditocorto, ma comunque al centro di uno dei suoi intrighi dai risvolti inaspettati?
Una storia romantica scritta da un ragazzo ma dal punto di vista di una ragazza, un piccolo "what if ?" nel meraviglioso mondo de Il Trono di Spade.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysa Tully, Nuovo personaggio, Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"E' ormai accertato che la comparsa dei draghi provochi un aumento considerevole del numero e della potenza dei cosiddetti fenomeni magici. A tal riguardo esistono tre ipotesi atte a spiegare il perchè di questa correlazione. Secondo la prima tesi i draghi sarebbero causa diretta dell'aumento, poiché essi avrebbero una propria personale aura magica che si spande tramite la loro presenza e che fungerebbe da attizzatoio per i fenomeni magici attorno. Per la seconda tesi invece i draghi sono causa indiretta dell'aumento di fenomeni magici, come un malato che crede di ricevere un farmaco (mentre invece riceve dell'acqua) in effetti migliora allora anche l'arrivo dei draghi tende a far propendere al fenomeno mistico la popolazione, che si rivelerà terreno più fertile per il potere magico. Secondo la terza ipotesi, i draghi sono conseguenza dell'aumento di magia poiché provengono da un esplosione di potere esoterico che non solo crea o risveglia i draghi ma causa, contemporaneamente ma indipendentemente, anche l'aumento di attività occulta".
"E' affascinante" disse Sansa "Ma che libro è?"
"Si tratta di un antichissimo tomo valyriano. O meglio è la copia della copia della copia ... con molti altri passaggi in mezzo" rispose sir Simon.
"Valyria ... è da là che provengono i draghi?" chiese la giovane Stark.
"La cosa è in dubbio. Sicuramente l'impero valyriano doveva parte della sua potenza proprio alla capacità dei nobili di controllare i draghi ma secondo alcune fonti essi semplicemente trovarono dei draghi dormienti che impararono a dominare, senza che questo significasse niente sulla genesi di quelle creature. Secondo molte fonti infatti i documenti più antichi sui draghi provengono da Asshai delle Ombre, all'estremo oriente dell'altro continente" continuò il cavaliere.
Sansa rimase ancora una volta sorpresa dalla conoscenza di sir Simon. Il motto della sua casa era "Noi ricordiamo" e la cultura era tenuta in grande considerazione dai Royce, ma il cavaliere sembrava a suo agio tra i libri tanto che tra le spade.
"Ma i Targaryen provenivano da Valyria, vero?" proseguì Sansa.
"Si, questo è certo. Erano una famiglia della nobiltà minore. La loro fortuna fu presagire il terribile disastro che avrebbe colpito la loro terra con molti decenni di anticipo, c'è chi dice anche un secolo. La preveggenza fu la loro salvezza. Si ritirarono sul più occidentale dei domini valyriani: la Roccia del Drago, oggi parte dei Sette Regni e sotto il controllo di Stannis Baratheon".
"E la famiglia Stark ha qualche rapporto con i draghi o con Valyria?" chiese Sansa ... e poco dopo si morse le labbra per averlo fatto.
"Gli Stark?" disse sir Simon dubbioso "Beh non che io sappia. Loro discendono dai Primi Uomini. Posso chiedervi perchè questa domanda, mia signora Alayne?".
Sansa sospirò e nella sua mente i pensieri presero ad affastellarsi nella sua mente: "Già, questo sono io per lui, solo Alayne Stone. La figlia bastarda di Ditocorto. Sir Simon ... se solo sapessi quanto vorrei che tu mi chiamassi Sansa".
"Niente" disse lei "Mi pareva di averlo sentito dire da qualcuno".
Il bussare alla porta del salotto la salvò dallo sguardo stupito del cavaliere. Poco dopo la guardia entrò nella sala: "Sir Royce, signorina Stone, sono venuto ad avvertirvi che milady Lisa Arryn richiede urgentemente la vostra presenza nella sala del trono".
"Certo veniamo subito" rispose il giovane cavaliere.
Sansa era preoccupata: la sua esperienza ad Approdo del Re l'aveva resa diffidente verso ogni forma di controllo da parte di chi deteneva il potere, a meno che la persona in questione non fosse strettamente fidato. Purtroppo lady Arryn non poteva rientrare in quella categoria.
Cosa voleva? La giovane Stark si ritrovò a sperare che non volesse togliergli la compagnia di sir Simon.
"No, prego i Sette che non sia così. Non ora che ho smesso di sentirmi cosi abbandonata".
Nella sua mente gli scenari si inseguirono l'un l'altro e, per la prima volta da diversi giorni, tornò a sentirsi solo l'uccellino sperduto e spaventato che il Mastino le diceva sempre di essere, tornò a sentirsi come aveva giurato di non sentirsi più per sempre.
Quando entrambi giunsero nella sala del trono ebbero la risposta. Lisa Arryn e suo figlio Robin erano seduto sul trono in cima al ballatoio di pietra che dominava l'ambiente, ai loro lati c'erano le sue rampe di scale che correvano lungo i lati della sala e che collegavano il pavimento comune col ballatoio. Nel punto in cui le due scale quasi si toccavano c'era quel largo foro circolare apribile che dava nel vuoto: le Porte del Cielo. Come al solito il luogo era piena di nobili, cavalieri e valletti ma erano tutti schiacciati contro le pareti perchè al centro della sala c'erano un gruppo di persone che Sansa non aveva mai visto.
Erano sporchi e laceri, cenciosi e molti erano feriti. Uno di loro portava un dilaniato stendardo, ridotto a poco più di uno straccio, con l'emblema di due chiavi di bronzo incrociate su uno sfondo a righe viola e bianche.
Sansa ebbe un sussulto, mentre pensava velocemente "Hanno il simbolo di casa Locke di Vecchio Castello. Sono alfieri di mio padre ... anzi, di Robb. Anzi ..." ebbe un fremito "Non so più nemmeno cosa sono e forse non lo sanno neppure loro".
Perché sua zia l'aveva fatta chiamare? Ufficialmente lei era solo una bastarda senza nessun rapporto con gli Stark. A meno che Lisa Arryn non volesse che Sansa comunque "vedesse" quella scena.
Perché?
Sua zia iniziò a parlare: "Queste persone sono state trovate a vagabondare tra le montagne della nostra terra. Erano armati senza il nostro permesso e diverse persone hanno affermato che essi hanno rubato cibo ai contadini ed ai pastori".
"Avevamo fame!" urlò uno dei soldati sporchi.
"Silenzio!" urlò Lisa.
"Si, silenzio, uomo lacero!" rincarò la dose il giovane Robin, saltellando sulle ginocchia della madre.
"Siete accusati di vagabondaggio, di aver turbato in armi la quiete della valle e di furto come briganti. Cosa avete da dire a vostra discolpa?" disse uno dei cavalieri vicino al trono.
I soldati guardarono uno di loro, probabilmente il loro ufficiale, che tentava di darsi un tono nonostante fosse pallido, sporco ed emaciato come tutti gli altri. L'uomo si fece avanti: "Vostra signora, io sono il capo di questi uomini, sono il loro capitano. Mi chiamo Rickard Whitesnow".
Il mormorio tra i presenti si fece evidente, anche sir Simon alzò un sopracciglio. Quell'uomo aveva in pratica dichiarato di non essere ne un nobile ne un cavaliere ma bensì il figlio del bastardo di un nobile: solo loro infatti avevano la consuetudine e la necessità di modificare il cognome originario del proprio genitore, che nel Nord era sempre Snow.
Rickard continuò: "Eravamo parte dell'armata del Re del Nord, Robb Stark. Mia signora ... parlo di tuo nipote Robb Stark".
"Lo so chi era. Va avanti" disse Lisa Arryn.
"Ho combattuto al fianco delle truppe della Valle durante la ribellione di re Robert, quando Stark, Arryn, Baratheon e Tully marciarono assieme contro il re folle. Ho combattuto per Robb Stark per vendicare il nobile Eddard Stark".
I cavalieri fedeli a casa Arryn si fissarono gravemente. Sansa sapeva che tutti loro avevano in grande stima suo padre e che a larga maggioranza erano stati favorevoli ad appoggiare la rivolta di suo fratello. Questo però non era servito a smuovere lady Lisa: anche in quel momento i suoi lineamenti erano duri come roccia.
Rickard continuò: "Siamo sfuggiti all'orrido crimine noto come nozze rosse, siamo scappati nella notte tentando di raggiungere Vecchio Castello ma non ci siamo riusciti. Le truppe del traditore Roose Bolton e dei maledetti Frey ci braccavano. Così siamo andati la dove non ci avrebbero cercato: siamo andati verso sud-est ed abbiamo varcato i confini della Valle. Abbiamo patito il freddo nei valichi montani ed anche la fame ma eravamo motivati a raggiungere il Nido dell'Aquila".
"Perché?" domandò Lisa quando urlando.
"Perché questo è l'unico dei Sette Regni che se ne infischia del figlio dell'incesto Joffrey e perchè voi siete parente degli Stark, i legittimi signori del Nord".
Sansa dovette lottare per rimandare indietro le lacrime nei suoi occhi: quelle persone avevano rischiato la vita per la sua casata e adesso cercavano solo in rifugio in nome della fedeltà agli Stark e dell'odio verso Joffrey. Tra tutti i presenti nella sala, sicuramente lei li comprendeva meglio di tutti. Sir Simon Royce invece era impassibile nel guardare la scena, anche se aveva le braccia conserte in quell'atteggiamento che lei aveva imparato stare a significare che era pensieroso. Cosa aveva? Anche lui li considerava dei cenciosi pericolosi come palesemente faceva sua zia? Sansa sperò di no.
"Joffrey è morto ed ora suo fratello Tommen siede sul Trono di Spade" disse lady Lisa.
I soldati si guardarono tra loro spaesati, ci volle qualche secondo per far ricominciare Rickard a parlare: "Noi non lo sapevamo, deve essere successo mentre eravamo ancora sui monti. Non importa però: non intendiamo sottometterci al figlio del vizio dei Lannister e nemmeno al traditore Bolton".
Sansa provò un altro moto di emozione verso quel gruppo di soldati cosi sporchi e laceri ma allo stesso tempo così temprati dall'esistenza. Quante notti ad Approdo del Re aveva sognato l'esercito di suo fratello Robb che veniva a salvarla? Quante volte aveva fantasticato sul gruppo di eroi del nord pronto a venirla a salvare da Joffrey? Adesso quegli eroi, sconfitti dalla guerra e della vita, erano la davanti a lei imploranti pietà. Sua zia doveva accogliergli a braccia aperta, doveva!
"Voi non siete ne aristocratici ne cavalieri quindi il vostro dovere è quello di attenervi alle decisioni dei vostri signori" disse Lisa Arryn "Se adesso Roose Bolton è Protettore del Nord allora ogni atto contro di lui è tradimento".
I soldati iniziarono a mormorare spaventati tra loro, il loro capitano Rickard chiuse gli occhi mentre sul suo volto si disegnava la rassegnazione, persino i nobili nella sala sembravano sorpresi da quella presa di posizione.
"Tuttavia" continuò Lisa "Avete combattuto al fianco di mio marito e contro le orde dei suoi assassini, i Lannister. Quindi se farete atto di sottomissione a Nido dell'Aquila io vi accoglierò come membri delle nostre armate e potrete proteggere la Valle che vi ospiterà".
Alcuni soldati parvero riprendere fiducia e qualcuno iniziò addirittura a sorridere, tuttavia altri di loro parvero ancor più preoccupato e sopratutto il capitano Rickard era stupefatto: "Mia signora" disse "Io apprezzo la vostra generosità ma noi siamo uomini di casa Locke, la nostra fedeltà va a Vecchio Castello ed al Nord".
Il cuore di Sansa si strinse in una morsa ... la loro fedeltà andava al Nord: la loro fedeltà andava ai boschi di sempreverdi, ai prati innevati, alle solide mura di Grande Inverno ed al vessillo bianco degli Stark.
"In tal caso sarete riportati al Nord che tanto amate, dove Roose Bolton potrà fare di voi ciò che vuole" sentenziò Lisa.
"No! Mamma! Io voglio farli volare nella Porta della Cielo!" sbraitò Robin.
"Tranquillo, mio piccolo bellissimo principe" disse la madre improvvisamente dolce come miele "Forse qualcuno di loro sarà talmente sciocco da fare resistenza ed allora potrai farlo volare".
"Vi ordino di fare resistenza!" urlò Robin Arryn verso i soldati.
"Mia signora, posso parlare coi miei uomini?" chiese il capitano Rickard.
"Lo concedo" rispose Lisa.
I soldati di casa Locke iniziarono a confabulare l'un con l'altro sotto allo stendardo con le due chiavi incrociate. Sansa si domandò se sarebbe prevalso il loro onore o la loro voglia di sopravvivenza. Alla fine Rickard si staccò di nuovo dal gruppo e si inchinò ancora verso il trono: "Mia signora lady Arryn, noi accettiamo la tua graziosa offerta" disse, ma il suono della sua voce intendeva dire "Non abbiamo altra scelta, la stanchezza e la paura hanno battuto il nostro onore".
"Molto bene" disse soddisfatta Lisa Arryn "Adesso sir Templeton vi prenderà in consegna e vi farà rifocillare".
I soldati si mossero lentamente e senza entusiasmo verso il cavaliere che gli si era fatto avanti, abbassando con lentezza esasperata il vessillo di casa Locke, Robin Arryn iniziò a fare i capricci urlando che voleva buttare qualcuno per la Porta del Cielo, sir Simon scuoteva la testa dubbioso dicendo sottovoce: "Li hanno trattati come comuni mercenari, mentre invece hanno combattuto con onore una guerra che anche noi avremmo dovuto affrontare".
Sansa si voltò verso di lui con le guance in fiamme ... almeno lui aveva capito! Sua zia si era comportata non diversamente da come avrebbe fatto Cersei ma almeno sir Royce aveva detto parole da vero cavaliere.
Parole che però non cambiavano niente.
Voltandosi di scatto, Sansa lasciò la sala mormorando un basso "Con permesso".
Camminò a passo veloce verso le sue stanze mentre dentro di lei cresceva un nodo allo stomaco che non sentiva da quando era fuggita dalla corte di Joffrey. Nella sua mente si rincorrevano pensieri confusi nei quali sua zia Lisa l'aveva costretta a vedere l'umiliazione degli uomini del Nord, nei quali ogni vestigia di serenità per casa Stark era sparita.
"Noi ... noi siamo maledetti" pensò Sansa.
Non ci sarebbe stato più Grande Inverno, nè la corte dei suoi fratelli in cui si cavalcava sotto il tiepido sole o si cenava tutti insieme nella sala grande. Suo padre, i suoi fratelli e sua madre non c'erano più, forse solo Arya era sopravvissuta chissà dove; il suo fratellastro bastardo era lontano alla Barriera. Jon non era mai stato significativo per lei, eppure in quel momento avrebbe barattato tutto Nido dell'Aquila per poterlo vedere ancora una volta passeggiare per i cortili di Grande Inverno.
"E' stata tutta un'illusione, ogni momento bello è stato solo un'illusione" pensò Sansa.
"Cosa dite, mia signora? Non è vero" disse la voce di sir Simon alle sue spalle.
Sansa si voltò di scatto. Non aveva pensato ma, senza volerlo, aveva parlato. Si rese conto solo in quel momento del senso di calore agli occhi e sulle guance ... stava piangendo.
"Mia signora, tenete" disse il giovane Royce tendendole un fazzoletto.
Sansa lo accettò e cercò di rassettarsi ma sapeva che niente avrebbe potuto toglierle quell'aria sconsolata dal viso.
"Posso chiedervi cosa vi ha turbato tanto?" disse sir Simon avvicinandosi.
La giovane Stark lo guardò: sembrava sinceramente interessato, i suoi occhi verdi la fissavano con aria piena di rammarico e preoccupazione.
"Non guardarmi con pietà, ti prego" pensò Sansa "Non posso dirti niente. Non posso dirti che sono una Stark e che quegli uomini si sono ridotti così per servire la mia famiglia, non posso dirti che il mio mondo non esiste più, non posso dirti che qui per un po ho provato a non pensarci ma che alla fine sono tornata a vedere ... e che quello che vedo mi spaventa".
"Mia signora, potete confidarvi con me. Avete la mia parola che non rivelerò a nessuno i vostri pensieri" continuò sir Simon.
Sansa per un attimo ebbe davvero l'istinto di rivelargli tutto, di sfogarsi e di cercare conforto. Poi però gli venne in mente quella figura alta, massiccia e sfigurata che tutti chiamavano semplicemente "il Mastino"; pensò a tutte le volte che lui l'aveva definita "uccelletto in gabbia".
"Non sarò più così fragile" pensò Sansa. Poi prese coraggio e disse: "Sono rimasta turbata da quei soldati che hanno combattuto cosi valorosamente per il Re del Nord e che in cambio ne hanno avuto solo problemi. Erano persone d'onore ed hanno combattuto con valore ... ma in cambio non hanno avuto niente".
"Così è in guerra, almeno se si perde" gli disse in tono calmo sir Simon "Non possiamo nasconderci questa verità. Il Giovane Lupo ha perso la sua battaglia ed ora il potere è nelle mani dei suoi nemici".
"Roose Bolton ed i Frey ... erano suoi alleati!" sbottò Sansa senza nemmeno rendersene conto.
"Mia signora, se non lo avessero tradito probabilmente egli sarebbe là a tenere l'Incollatura ed il passaggio per Nord ma purtroppo il tradimento, per quanto infame, in guerra è sempre esistito. Noi cavalieri della Valle di Arryn avremmo dovuto combattere i Lannister assassini insieme a lui ma così non è successo".
Sansa abbassò lo sguardo: non poteva dirgli la verità ma doveva almeno metterlo a parte di qualcuno dei suoi pensieri, altrimenti sarebbe scoppiata.
"Io sono stata cosi bene con voi, cavaliere, ed ora mi sento in colpa".
"In colpa? Perché dovreste?"
Sansa pensò: "Perché tutta la mia famiglia è morta, dispersa o lontana. Perché tutta la mia giovinezza è già finita. Perché non tornerò mai più a casa ... non c'è più nemmeno una casa. E' inutile continuare a sognare".
Tuttavia si limitò a dire: "Perché c'è cosi tanto male nel mondo che non penso di avere diritto di essere felice. Sono qui con voi e mi sento ... mi sento protetta ma là fuori il mondo è diverso. Ho sognato che tutto il mondo potesse essere la nostra stanza delle letture o che fosse come in un libro di Florian ma non è così".
Avendo lo sguardo abbassato, Sansa non vide avvicinarsi la mano di lui ma la percepì col tatto mentre le stringeva delicatamente il braccio: "Io vi proteggerò sempre, mia signora Alayne" disse lui "Questa è una realtà. Non importa cosa è accaduto in passato, io posso rendere questa cosa vera nel presente e nel futuro".
Sansa alzò gli occhi verso di lui, incrociando il suo sguardo che era fiero e ... possibile che fosse commosso? Non lo avrebbe saputo dire.
"Portatemi nelle mie stanze" disse.
"Ma certo" rispose lui.
Sansa ricordò il percorso fino alla sua camera come un mix di emozioni: da un lato era assolutamente sicura che da un secondo all'altro sarebbe scoppiata a piangere e dovete fare appello a tutto il suo self-control per controllare le lacrime, dall'alto sentiva il caldo dolce peso del braccio di sir Simon attorno al suo e si sentiva rassicurata.
Arrivati davanti alla stanza, lui la salutò con un baciamano ed un augurio che lei sentì appena, mentre sulla sua mente passavano solo immagini di Bran, di Rickon, di Arya e di Robb. Si cambiò d'abito preparandosi per la notte, si sciacquò il viso nella tinozza e si gettò a letto senza badare ad altro. Là, tra veglia e sonno, rimase presa dai suoi pensieri incapace di lasciarsi andare completamente al riposo: sul braccio dove lui l'aveva toccata sentiva il profumo di cuoio che sir Simon spesso, come tutti i cavalieri, portava con sé ... però poi la sua mente tornava a suo padre morto per la crudeltà di Joffrey, a suo fratello caduto per il tradimento dei Frey mentre lottava per la sua famiglia, a Bran e Rickon uccisi ed innocenti.
"Non ho diritto ad essere felice. Non posso: i miei sogni sono un'illusione. Ho avuto un'altra illusione".
Era quasi caduta in un sonno pesante e triste come un macigno quando sentì un lieve suono come una bussata sulla porta. Qualche secondo dopo la udì ancora. Si alzò a sedere sul letto ed il suo ricomparve ma non proveniva dalla porta bensì dalla finestra.
"Dalla finestra?" pensò Sansa allucinata "Ma siamo a picco su una montagna!"
Lentamente si alzò e raggiunse il vetro, lo aprì delicatamente e quello che vide fuori le procurò un piccolo sussulto: penzolava davanti a lei un cestino di vimini con dentro una bambola a forma di orsetto tutto agghindato come fosse un cavaliere, gli ricordò molto piccoli amici simili che Bran e Rickon avevano. Una cordicella teneva il cestino appeso e lei, alzando lo sguardo e seguendola, vide che alcuni metri più sopra, da una finestra, sir Simon la stava tenendo per le mani.
"Prendete tutto quello che c'è nel cestino" gli disse lui dall'alto.
Sansa prese l'orsetto cavaliere e vide che, appoggiata sui suoi piedi, c'era anche una lettera. Prese pure quella. Appena lo fece vide il cestino essere issata sopra e poco dopo udi il rumore di una finestra che si chiudeva.
La giovane Stark appoggiò l'orsetto sul letto, poi si sedette accanto a lui ed aprì la lettera.
"Mia signora Alayne, l'onorevole signorino che trovate nel cestino è sir Pyp, il mio più vecchio amico. Io sono un cavaliere: ho conosciuto le urla dei morenti sul campo di battaglia, ho ucciso e mi sono sporcato di sangue. Eppure, quando torno a casa e vedo sir Pyp, sento ancora vivi e pulsanti gli stessi sogni che facevo a sette anni. Sono consapevole che non incontrerò uno dei Figli della Foresta, non importa quanti libri su di loro leggerò: sono consapevole che questi sono fatti ma continuerò comunque a sognare di vedere uno di loro sbucare dal sottobosco, nel profondo di una foresta. Ogni singolo sogno che ho fatto e che sento ancora come vivo mi aiuta ad andare avanti: mi aiuta a combattere, ad essere un buon cavaliere ed a servire casa Royce e casa Arryn. Quindi vivete in questo mondo ma sognate e fate che il vostro sogno vi renda migliore e più forte. Lascerò per un periodo sir Pyp con voi, magari vi aiuterà a capire che avete pienamente diritto alla felicità, non importa ciò che accade nel mondo. Buona notte, mia signora".
Sansa sorrise ed accarezzò il bell'orsetto sul viso: improvvisamente sentendosi stanca e felice ad un tempo:
"Allora benvenuto, mio dolce sir Pyp".
Poco dopo era addormentata con un braccio attorno al suo nuovo piccolo cavaliere.
Era felice.
Sorrideva.
Sognò.

Il corvo lasciò Nido dell'Aquila nel cuore della notte, diretto verso Harrenhal. Si posò parecchio tempo dopo tra le mani di Ditocorto, che lesse il breve messaggio che l'uccello portava con se.
Si adagiò sulla sua poltrona in legno stuccato e raso imbottito, versandosi un bicchiere di vin brulè. Lo sorseggiò brevemente, poi sorrise e disse: "Adesso è quasi l'ora che una certa nobildama faccia aprire gli occhi alla mia Sansa".
  
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