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Autore: Ika_93    02/09/2008    1 recensioni
Quante volte il destino non è mai stato dalla nostra parte? Quante volte la gente che ci circondava era troppo superficiale per noi? Quante volte ci siamo sentiti stretti nei nostri panni, e volevamo cambiare, dare una svolta definitiva alla nostra vita? Così si è sentita Kathrin una normale liceale di 15 anni che desiderava con tutta se stessa cambiare e smettere di essere quella che non era. Voleva essere se stessa, fino a che una sera, si ritrova sotto il palco di un concerto rock di un gruppo..In quella serata dove tutto avrebbe potuto cambiare la sua vita e vide una certa persona che la stregò: “non avevo idea di chi tu fossi ma nei miei sogni ti avevo ti incontrato”, nella sua mente questo fu il primo pensiero che ebbe riguardo ad egli appena sotto i suoi occhi scorse la sua figura. Ed è proprio in quella serata dove tutto poteva essere possibile che la nostra storia ha inizio..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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DESCLAIMERS:  LE autrici ricordano che i personaggi descritti e citati in questa storia sono di nostra assoluta invenzione quindi non c’è stato plagio di alcun genere, né nella trama né nei personaggi. Inoltre non è in nessun modo scritta a fini di lucro, da questa storia quindi non ne ricaviamo neanche un centesimo                                                                                                                                              

NOTE: Ehilà! Un saluto a tutti i fan e a tutti i lettori della storia! Qui sono le autrici che vi parlano!^^ Allora ragazzi come va?? Come avete passato le vacanze?? Ci scusiamo enormemente per il ritardo, ma le vacanze ci hanno distratte dai nostri doveri di scrittrici xD Ma ora state certi riprenderemo i nostri ritmi! Fra 13 giorni comincerà il nostro secondo anno al liceo classico, e speriamo di riuscire a scrivere il seguito! Ora, vi lasciamo alla storia! Speriamo che anche queste capitolo abbia abbastanza successo come il precedente!^^ Ringraziamo anticipatamente anche solo chi legge, ma se recensirete farete noi delle autrici felici *-* Beh! Che altro aggiungere?  Buona lettura!

ON THE ROCK N’ ROLL WAY

 

 

Capitolo secondo: Dolce risveglio

 

 

 

La mattina dopo mi svegliai col suono irritante della mia sveglia, ormai logora dalle troppe cadute che le avevo fatto fare tutte le mattine nelle quali non avevo voglia di svegliarmi e accidentalmente, cercando di spegnerla, la facevo cadere giù dal comodino, quel banale comodino che i miei avevano comprato in un negozio senza pensare ai gusti che poteva avere un’adolescente in fatto di “propria camera”.

Ci volle qualche secondo prima di ricordarmi tutto quello che era successo, per risentire di nuovo quell’eccitazione che si muoveva dentro di me, per distinguere i sogni dalla realtà, finché tutto mi era di nuovo chiaro e ben definito nella mente.

Non era un sogno, no questa volta no, era tutto vero: finalmente la realtà combaciava col sogno, il tempo dei miei voli pindarici forse era finito,  sentivo che nella mia vita stava cambiando qualcosa: forse era il tempo che avevo molto atteso? Nel quale sarebbe arrivato il vero divertimento?

Feci tutte le solite cose, seguii tutta la mia routine mattutina canticchiando e facendo tutto soprapensiero.

Non c’era nessuno in casa, eravamo solo io e la mia felicità che dominavamo tutto.

Accesi la tv e mi misi a fare colazione: ero affamata, tipico di quando ero felice e di quando tutto il mondo mi sorrideva.

Era domenica, i miei erano andati a salutare mia nonna, molto probabilmente non avevano voluto svegliarmi siccome avevano visto che la sera precedente ero tornata piuttosto tardi.

Non c’era verso di toglierti dalla mia mente, ti pensavo ogni secondo, ogni gesto che facevo, ogni cosa che guardavo mi faceva tornare alla mente te, ormai ti eri impossessato dei miei pensieri e io non sapevo, anzi non volevo che tu ne uscissi.

Mancavano solo sei giorni al prossimo concerto, dovevo iniziare a prepararmi psicologicamente, soprattutto e anche fisicamente, anche se non ero affatto una di quelle ragazze superficiali che pensano solo all’aspetto fisico che non sanno fare altri discorsi oltre a parlare di ragazzi e vestiti.

Io ero totalmente diversa: ero quel genere di ragazze che passa inosservata a occhi poco attenti, ero piuttosto piccola di statura, i miei lunghi capelli neri mossi ricadevano sulla mia schiena color latte. Non avevo segni particolari che mi contraddistinguevano nel volto: avevo due occhi che erano sul verde smeraldo, posso dire che era la parte di me che mi piaceva di più, il naso un po’ all’insù e le labbra erano piuttosto carnose e rosate.

Il mio abbigliamento era piuttosto maschile: vivevo di jeans, che mi facevano sentire comoda, perché per me era quello l’importante, t-shirt per niente femminili, le tipiche con scritte spiritose o alcune con cui osavo di più che erano, come le chiamavo io, le t-shirt rock, le quali avevano ritratte i miei gruppi preferiti o quelle con scritte molto rock n’ roll, queste ultime personalmente erano le mie preferite. Adoravo definirmi tra me e me uno “spirito rock”, sì, io ero così, adoravo quel genere mi musica, ero un’enciclopedia in fatto di gruppi musicali, cd, generi e le rockstar su di me avevano un’ascendente fortissimo.

Amavo le figure dei rocker che se ne sbattevano di tutto e iniziavano a suonare, se ne fregavano delle opinioni altrui e insultavano i giornalisti, spaccavano chitarre, facevano una vita spericolata.

Io vivevo sognandomi accanto a uno di questi personaggi come la loro groupie, come la loro musa ispiratrice, che trasmetteva loro le emozioni e le parole per la loro nuova canzone che poi mi avrebbero dedicato davanti a una platea di migliaia di persone.

Sì, io ero così, un’inguaribile sognatrice di quella vita che secondo i miei canoni era la cosa più bella che si potesse desiderare.

Il problema era che non mi osavo comportarmi o vestirmi in quel modo: fin da quando ero nata ero stata etichettata come la brava bambina e ragazzina e questo cambiamento avrebbe deluso tutti, se un giorno mi fossi presentata in giro vestendomi come volevo, fregandomene della gente, frequentando altri ambienti più alternativi molte persone mi avrebbero abbandonata o per lo meno quella era la mia paura.

Allora rimanevo nei miei panni di brava ragazzina, vestita secondo i canoni della società moderna, però con una voglia pazza di distinguermi dalla massa che mi circondava che a me sembrava tutta maledettamente uguale, amorfa e insignificante.

Io ero così, una sognatrice ribelle chiusa e ristretta in qualcosa che non le apparteneva, un essere catalogato: brava,buona,gentile.

Iniziai a pensare a cosa avrei potuto dirti la sera in cui ci saremmo rivisti, ammesso che tu mi volessi ancora parlare o avessi trovato il tempo di farlo.

Decisi di non pensarci, allora andai in camera mia, misi su un po’ di musica e iniziai a cantare a squarciagola, come mio solito e feci finta di essere a un concerto un’infinità di persone che mi guardavano incantate, facevo delle corsette per il perimetro della stanza, facevo ballettini accompagnando la mia voce, avevo la mano destra davanti alla bocca simulando un microfono, ogni tanto scappava qualche movimento goffo urtando il tappeto o la sedia della scrivania finendo in scampati scivoloni o in urti contro mobili che mi facevano produrre degli urletti invece che cantare e andare a tempo con le parole del brano.

Più che un’animale da palcoscenico sembravo un animale da circo rinchiuso in gabbia che tenta di uscire, ma questo non mi importava, perché dentro quella camera non c’era nessuno che poteva vedermi che mi avrebbe messo a disagio: c’eravamo solo io e il mio pubblico immaginario, che era il mio spettatore in ogni momento di live e concerti ed erano le uniche persone che non mi mettevano in imbarazzo se mi guardavano mentre mi esibivo con le mie performance.

Peccato che questa volta ruzzolai per davvero a terra inciampando nel tappeto che avevo alzato poco prima in una caduta mancata.

-Ahaiai che botta!!- dissi massaggiandomi il fondo schiena e nel tentativo di rialzarmi feci sbattere la testa, contro il legno duro della scrivania.

-Qualcuno ce l‘ha sicuramente con me oggi!!- feci piagnucolando

Facendo attenzione mi rialzai massaggiandomi la testa e decisi che per il momento bastava fare la scema, mi sedetti sulla sedia davanti alla scrivania e continuai a cantare, mentre, osservando il soffitto, giravo piano su me stessa, con i piedi sulla sedia e abbracciavo le ginocchia.

Che bella era stata la serata precedente?? Il concerto. La musica Rock!!!

Da tempo non andavo ad eventi del genere, o meglio non ci ero mai stata, ma la mia fantasia era sempre volata ad una serata come quella. E il mio sogno era sempre stato di conoscere il leader del gruppo, oppure qualche componente.

L’importante era che in quello che faceva ci mettesse passione per la musica, e passione nel trasmettere un qualcosa ai loro fan e che facesse tutto perché credeva davvero in quello che faceva ogni sera per la gente, che fosse consapevole del fatto che molti lo avrebbero preso come esempio da seguire. Già, quello era sempre stato il mio di sogno, che però continuava ad essere custodito in un cassetto.

Sospirai chiedendomi se fossi mai riuscito a realizzarlo, o a realizzare me stessa un giorno o l’altro quante volte l’avevo desiderato? Il solo fatto di vedere quel concerto, mi aveva fatto capire quanto molte volte avevo desiderato essere al posto di Alex. Mi sarebbe piaciuto provare l’emozione dell’adrenalina che sale all’imboccatura dello stomaco appena sei sul palco e vedere tutta quella gente, che è lì solo per ascoltare te, poi nell’iniziare a cantare sentirsi leggeri e a proprio agio. In quei momenti il tuo unico pensiero è far vedere alla gente quello che puoi fare, far vedere quanto fegato hai di affrontare il mondo, di dimostrare a tutti quanto vali.

Ecco era quella la cosa che più desideravo in tutta la mia vita, ma mi chiedevo se ero in grado delle mie aspettative. All’altezza del mio sogno.

Sospirai, se davvero avesse avuto un fondamento mi sarei catapultata fuori dalla porta e me ne sarei fregata una volta per tutte del mondo,con la convinzione che ce l’avrei fatta comunque, senza bisogno di nessuno tranne che dei miei migliori amici e delle mie convinzioni.

Se ce ne’era bisogno anche senza l’aiuto della mia famiglia, perché ero sicura che erano di quelle persone che non apprezzavano questo genere di cose. I miei genitori come tutta la mia famiglia, era il tipo da una famigliola felice senza qualcosa che intaccasse l’equilibrio naturale.

Il mio compito era andare a scuola, diplomarmi andare all’università di medicina o giurisprudenza, ovvero un qualcosa che mi avrebbe fatto guadagnare bene, sposarmi con un uomo di buona famiglia e fare dei figli. Questa era la “bellissima” vita che mi aspettava, che per lo meno erano secoli che pianificavano. Di certo avevo di che lamentarmi, visto che progettavo la mia vita in modo del tutto differente. Il mio sogno era quello di entrare a far parte del giro della musica, come cantante, visto che era una mia passione, ma sapevo che me l’avrebbero impedito. Diverse volte eravamo entrati in argomento, e tutte le volte la conversazione era finita in litigio.

Mi gettai sul letto sospirando. Di sicuro però non poteva che rimanere altro che un sogno, visto che quella vita che tanto desideravo era destinata solo agli altri e io, come era chiaro che fosse, poteva solo guardarla da lontano, come una fan della vita altrui.

Quella vita che purtroppo non poteva diventare anche la mia, che non mi poteva e non mi sarebbe mai appartenuta.

Mi mancava il carattere e il fegato per affrontare le cose, ed era la cosa più importante, che invece dovevo avere.

Era una costante per me non credere in me stessa e in quello che facevo, l’insicurezza regnava sovrana dentro di me ed ero sempre troppo severa con me stessa e questo molte volte mi faceva cadere in uno stato di tristezza che era molto difficile da curare.

Iniziavo a rannicchiarmi sul letto pieno di cianfrusaglie, a chiudere gli occhi e, cullata da una musica di sottofondo, iniziavo a perdermi in un pianto liberatorio, durava tanto e mi sembrava di essere catapultata in un universo parallelo dove c’ero solo io e le mie lacrime.

Continuavo a riflettere aggrappata al cuscino quasi fosse la mia ancora di salvezza e iniziavo a pensare a qualcosa che mi facesse piangere ancora di più.

Sì, può sembrare strano ma piangere mi piaceva un po’, lo devo dire, mi sentivo libera quando riuscivo a sfogarmi e certe volte lo facevo anche apposta per riuscire a sentirmi meglio in seguito.

Ma ora basta sognare! Mi ero stufata!!

Volevo che tutto quello che avevo sognato si trasformasse in realtà e quando si è veramente convinti niente sembra impossibile.

 

 

Spazio alle scrittrici!!!

Volevamo fare un speciale ringraziamento a chi ha recensito: Emo4Ever, Ina, Betty O_o  

Un altro ringraziamento a chi ha letto e anche chi ha recensito la storia leggendo i blog di sponsor della pagina, su netlog! Siamo contente che la storia vi sia piaciuta così tanto! Speriamo vi piaccia anche questo seguito!

A presto con il terzo capitolo!! Baci!! Ika_93 e Ginny 93

 

  
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