Goffaggine
Imbarazzante
Silenzio.
Io non parlo.
Lei non parla.
Tutto questo ci porta alla situazione sopracitata: il silenzio.
“Ehm...Ted, ci sei ancora?”
E poi anche quello sfuma, lasciando spazio ad un solo sentimento: il
disagio.
“Ehm...sì. Come va?”
Che domanda stupida. Certe volte il livello della mia
stupidità sale da -1 a 10
in un solo secondo. Ormai non mi stupisco più. E’
normale, ormai.
“Be’...considerando che mi hai svegliato nel bel
mezzo della notte, mi hai
versato del the bollente sul pigiama e hai rotto due tazze e tre
piattini del
servizio buono di nonna Molly...direi bene” sentenzia
Victoire, nascondendo un
sorrisetto divertito dietro l’espressione impassibile che
è adattissima al viso
di sua sorella Dominique, ma che lei non riesce ad eguagliare
completamente.
“Poteva andare peggio, Victoire” dico, mettendo su
un broncio offeso e
raccogliendo i cocci del terzo piattino che ho fatto cadere a terra,
per poi
buttarli rassegnato nella spazzatura. “Avrei potuto ferirti
con i cocci”
“Non dirlo” Mi fulmina con i suoi stupendi occhi
castani e si siede al tavolo
della cucina con la tazza di the che si è versata senza
combinare disastri tra
le mani. “Potrebbe capitare. Con te non è mai
finita”
“Okay, Vic” sospiro, sedendomi accanto a lei e
guardandola offeso. “Ora
possiamo cambiare argomento invece di dedicarci alla mia
goffaggine?”
“Goffaggine?” Victoire mi guarda con occhi sbarrati
e la bocca spalancata, ma è
bellissima ugualmente. Credo sia leggermente stupita. “Ted,
tu sei un’arma di
distruzione di massa! Tu sei capace di rompere dieci vasi con un solo
movimento! Tu puoi demolire questa casa se non fai attenzione a dove
inciampi!
E la chiami goffaggine?”
La fulmino con lo sguardo e storco il naso.
“Vedo che sei bravissima a cambiare argomento,
Victoire” mormoro, ancora più
offeso e lei scoppia a ridere, divertita. “Cosa
c’è?” chiedo stizzito.
Lei indica i miei capelli.
“Stai benissimo con questi capelli” sogghigna. Mi
guardo i capelli e, devo
ammetterlo, sono piuttosto comici. Lunghissimi e neri, ma un nero
smorto, che
non brilla neanche un po’.
“Non è colpa mia se cambiano secondo il mio
umore!” sbotto infastidito, ma poi
scoppio a ridere anche io. “E poi io non sono così
pericoloso!”
Victoire inarca un sopracciglio, scettica.
“Ted, tu saresti capace di uccidere chi ti sta accanto con un
tuo incidente”
afferma, molto sicura di sé.
Storco il naso.
Non è vero.
Ok, forse è vero, ma poco.
E’ vero che proprio l’altro giorno ho quasi ucciso
James, facendolo cadere
dalla scopa sulla quale si allenava, ma lui è ancora vivo e
non mi odia.
Ed è vero che qualche giorno fa ho lanciato per sbaglio un
vaso nella direzione
di Rose e che l’ho colpita in pieno. E che l’ho
fatta ruzzolare per una rampa
di scale, ma sono cose che capitano. Lei non ha detto niente, anzi, mi
ha anche
coperto e ha raccontato a sua madre che era semplicemente caduta
tirandosi il
vaso contro. E’ stata così carina. Mi ha anche
sorriso mentre la portavano al
San Mungo.
Ma tutto questo non ho intenzione di dirlo a Victoire. Lei la
prenderebbe come
conferma che io sono pericoloso e scapperebbe lontano da me.
E io non posso
sopportare la sua
lontananza.
“Allora come mai non ti è successo
niente?” chiedo, con aria di sfida,
mentre i capelli
tornano ad essere
azzurri, corti e spettinati. I miei soliti capelli.
“Mi hai appena versato una tazza di the bollente sul pigiama,
Ted” mi ricorda
lei, con un sorriso vittorioso, scostandosi una ciocca di capelli rossi
dall’occhio e questo gesto manda le mie palpitazioni molto
vicino alle mille al
secondo. “Credo che tu abbia una visione del niente piuttosto
distorta”
Inclino la testa di lato e faccio una faccia offesa, ma lei scuote la
testa e
ride.
“No, Ted. Ho ragione. Tu sei pericoloso” dice,
tutta contenta di avere ragione
per l’ennesima volta. Se non l’amassi
così tanto la odierei.
“E allora perché mi resti ancora accanto? Dovresti
fuggire a gambe levate”
commento alzando le spalle e ordinando a me stesso di non fissarla
più del
dovuto.
“Nah. Ormai sono abituata a rischiare la vita ogni
giorno”
Sorride e io la fisso in adorazione. Come può essere una
donna così bella? Non
c’èntrano nulla l’ottavo di sangue Veela
o i geni francesi di sua madre. E’ lei
che è bellissima, con i suoi capelli rossi che le ricadono
dolcemente sulle
spalle e sulla schiena, con gli occhi castani e grandi e il sorriso
sempre
sulle labbra. Anche se è bassa e mi arriva a malapena al
petto, anche se per
guardarla mi devo chinare.
“E poi mica posso lasciarti tutto solo per il semplice motivo
che con te
rischio la vita?”
“Oh, stai con me perché altrimenti ti farei
pena?” chiedo, con un sopracciglio
inarcato, mordicchiandomi il labbro inferiore.
“Non voglio lasciarti solo, Ted” Lei sorride e mi
stringe forte le mani, mentre
io arrossisco furiosamente e credo che i miei capelli siano diventati
rosso
fuoco.
“Ah” dico solo, mentre mi agito un po’
sulla sedia. “E...perché?”
“Perché mi piaci” ammette Victoire,
candidamente, senza neanche distogliere il
suo sguardo dal mio viso. Io la guardo stupito e sbarro gli occhi,
agitando un
po’ la mano sotto la sua.
“Mi piaci...in quale
senso? Mi piaci come amico
o...” Sono talmente
stupito che non riesco neanche a parlare. Lei mi guarda divertita, ma
non si
azzarda nemmeno a venirmi in aiuto. “O come ragazzo? Dimmelo,
perché potrei
impazzire”
Lei ride divertita e mi guarda, innocente. Non lo fa apposta.
E’ come una
bambina.
“Be’, quando ero più piccola, tu sei
stato il mio migliore amico e mi piacevi
come amico. Col tempo, ti ho visto crescere e diventare più
alto di me, ti ho
visto perdere la testa per quella Melanie di Serpeverde e mi sono
sentita
invasa dalla gelosia. Ti ho visto cambiare colore di capelli ogni dieci
secondi
e giocare con i miei cugini. E col tempo, mi sono presa una cotta per
te”
La guardo stupito, mentre lei sorride ancora, un po’
rassegnata.
E poi la bacio.
Be’, forse bacio non si può definire. Ho
leggermente poggiato le mie labbra
sulle sue, con una mano sul suo viso e l’altra fra i suoi
bellissimi capelli
rossi.
“Diciamo che per me è molto più che una
cotta, ma fai finta di non averlo
sentito. Non mi piace dire quello che provo. E’
imbarazzante” sussurro sulle
sue labbra, mentre lei sorride divertita.
“Ma ti piaccio perché sono bella?”
chiede, un po’ contrariata, scostandomi da
sé e guardandomi con un sopracciglio inarcato. Io mi siedo
di nuovo sulla mia
sedia, ma ormai non riesco a stare fermo.
“Ti sei mai chiesta il significato della parola
modesta?” le chiedo e lei ride,
ma torna subito seria e capisco che aspetta davvero una risposta.
“Vuoi saperlo
davvero?”
Annuisce, mordicchiandosi il labbro inferiore. Ed è
maledettamente bella in
questa posa imperfetta, con il volto teso e l’espressione
d’attesa.
“Ti amo, Victoire” sussurro, obbligandomi a
guardarla negli occhi, per non
sembrare troppo codardo. “Ma non ti amo perché sei
perfetta o perché hai gli
occhi più belli che io abbia mai visto. Ti amo
perché sei bella in ogni tuo
gesto, intelligente in ogni tua parola, dolce in ogni tuo sorriso, mia
in ogni
tuo sguardo”
Lei sorride intenerita e si alza dalla sedia. Si siede sulle mie gambe
e mi
abbraccia, quasi commossa. Mi bacia la tempia, la guancia e, infine, le
labbra.
Tutto il mondo va a ritmo con i miei battiti. Ed è la
sensazione più bella del
mondo.
“Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere”
mormora, prima di tornare a
baciarmi. Io la tengo stretta a me e passo una mano fra i suoi capelli
rossi,
mentre con l’altra mano accarezzo il suo viso.
“L’esclusiva mi rende euforico!”
Victoire mi guarda con un sopracciglio inarcato.
“Va bene, puoi tornare a baciarmi. Non dirò
più nulla”
“Come se ti dispiacesse”
“Oh,
ciao Ted. Sei venuto a fare da tata a Louis?”
Louis, dodici anni, campione in carica di “Scombino la
cameretta in tre secondi
o poco più” mi sorride da dietro suo padre, che mi
guarda con un sorriso
smagliante.
Povero me, oggi è il giorno della mia morte.
“Ehm...veramente sono venuto a prendere Victoire.
Usciamo” rispondo,
imbarazzato.
Bill Weasley annuisce sorridendo ancora. Credo che non abbia capito.
“Uscite con i vostri amici?” chiede, mentre mi fa
entrare e sorride.
Quel sorriso mi fa paura.
“Ehm...no”
Divento rosso. I capelli diventano rossi.
Tutto diventa rosso.
“Come mai?” chiede il signor Weasley, interessato.
Per Merlino, sono il ragazzo di tua figlia! Ancora non ti è
chiaro?
“Oh, ciao!”
Victoire, mia splendente salvatrice!
Victoire, bellissima come sempre, scende le scale con grazia ed
eleganza. I
lunghi capelli rossi sono sciolti lungo le spalle, il vestito azzurro
le fascia
delicatamente il suo corpo minuto e...è meravigliosa.
“Ted, perché trattieni il respiro?” mi
chiede Bill Weasley, inarcando un sopracciglio.
Secondo te? Perché c’è puzza di
Ricciocorno Schiattoso?
“Ciao, Ted” Victoire mi si avvicina, imbarazzata e
stringe convulsamente la sua
pochette azzurra.
Ma dobbiamo proprio dirlo a suo padre che stiamo insieme?
Cioè, stiamo insieme
da un giorno, per Merlino.
Be’, ma io la amo da tutta la vita.
“Non uscite con i vostri amici? Come mai?” chiede
il signor Weasley alla figlia
meravigliosa che è anche la mia ragazza.
Credo che le alternative siano due: o il signor Weasley davvero non
capisce o
fa finta di non capire.
Non so quale preferire.
“Be’...papà...io...”
Victoire tentenna e io trattengo il respiro, per paura.
“Stiamo insieme” dico infine, buttando fuori tutta
l’aria respirata.
“Eh?”
Bill Weasley diventa improvvisamente rosso in viso.
“Ted, ricordati che ti amo” mi sussurra Victoire,
mentre il padre procede verso
di noi con il passo di un Ippogrifo.
“Insieme?” ruggisce. “Insieme?”
“Be’, dipende dal concetto che intende, comunque,
dal concetto che intendo
io...sì” sproloquio, senza sapere cosa dire o fare.
Credo che ci rimetterò la pelle, ora.
E il ghigno sadico di Bill Weasley mi fa capire che, per una volta
nella vita,
ho ragione.
Ma vorrei tanto aver sbagliato anche stavolta.
“Dai,
non è andata così male” ridacchia
Victoire,
divertita, mentre io la fulmino con lo sguardo. Ma non ce la faccio a
rimanere
arrabbiato con lei per più di tre secondi, quindi rido anche
io.
“No, tuo padre mi ha solo fatto una ramanzina coi
fiocchi” ribatto,
sistemandomi il colletto della camicia e prendendo la mano di Victoire.
“Poteva andare peggio” dice lei, con un sorrisetto
di scuse.
“Non so decidere se il fondo lo abbiamo toccato quando ci ha
chiesto da quanto
tempo stavamo insieme o quando ci ha raccomandato di prendere le dovute
precauzioni prima di...com’è che ha
detto?”
“Prima di amarci completamente” risponde la mia
ragazza.
Io e lei ci guardiamo, poi scoppiamo a ridere.
“Ah, già”
“Io credo che la parte migliore sia stata quando ci ha detto
che in casa nostra
non avremmo potuto amarci completamente. Era leggermente
furioso”
“Poteva andarci peggio” ripeto, prendendo il viso
di Victoire fra le mani e
baciandola sulle labbra.
“Non dirlo” sussurra lei, ad un soffio da me.
“Con te non si può mai sapere.
Vogliamo parlare della tua goffaggine?”
Ok,
lo so.
E’ stupidissima.
Però Ted Lupin mi piace da impazzire e volevo provare a
scrivere qualcosa su
lui e Victoire.
Spero vi piaccia.