Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: BlackSocks    19/07/2014    6 recensioni
E' la metà del 1900: l'epoca delle caldarroste sulle strade, delle cabine telefoniche, delle favolose ascese sociali, del misero dopoguerra.
Quali amori, quali vicende e avventure sconvolgeranno la vita di un'audace e splendida ragazza?
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Secondo - Pensieri e Pallottole
 
Aprile 1945, nei pressi di Avellino, Campania.

Jo scese le scale di corsa, anche se era buio, e si precipitò in cucina. Nella stanza aleggiava odore di caffè, come sempre ogni mattina. Suo padre era già uscito per raggiungere la caserma a piedi, sua madre si era alzata per fargli compagnia e aveva bevuto la solita intera macchinetta di caffè, poi era tornata a letto. Infondo erano soltanto le cinque del mattino. E Jo era in ritardo.
Aveva i folti capelli biondi legati in una treccia ed era vestita con una gonna blu lunga fin sotto il ginocchio, calze di lana, cardigan di lana pura e pesanti stilali di cuoio. Nella borsa aveva delle scarpette di ricambio.
Prese due uova, le ruppe in un bicchiere, ci versò tre cucchiai di zucchero ed un po' del caffè che era rimasto nella macchinetta di sua madre, mescolò il tutto.
Dopo la sua colazione uscì di casa, era pieno aprile, ma lei aveva ancora freddo, come del resto aveva sempre avuto da quando si erano trasferiti su quella montagna isolata e solitaria.
Il suo paesino distava quasi otto chilometri dalla città principale, Avellino. Non erano solo l'aria umida ed il freddo che le facevano rabbrividire le ossa, per completare il quadro mancavano le luccicanti bombe che qualche volta cadevano persino lì. Era solo una bambina quando la guerra era scoppiata e aveva vissuto la sua infanzia tremando mentre guardava case a pochi passi da lei andare a fuoco, crollare.
Avrebbe voluto rimanere nella sua vecchia casa, a Velletri, ma sua madre aveva deciso che era troppo pericoloso, così si erano trasferiti lì, in un paesino tanto piccolo da non essere nemmeno segnato sulle mappe. Eppure anche là qualche volta i disastri accadevano.
Si diceva che la guerra sarebbe finita presto, che tutto sarebbe tornato alla normalità. Jo lo sperava talmente ardentemente da sentirsi quasi il piccolo cuore andare a fuoco.
Arrivata appena fuori dall'atrio della scuola si tolse i pesanti stivali e infilò le belle scarpette più eleganti. Non poteva certo presentarsi con degli scarponi a scuola!
Aveva solo dieci anni, ma frequentava già la terza media. Era intelligente e soprattutto ostinata. Voleva riuscire negli studi, voleva diventare un medico e aveva bisogno di tempo.
Entrò nella sua classe, dove tutti la superavano in altezza di almeno due palmi, e si sedette.
Le lezioni la interessavano, ma adorava in particolar modo l'ora di musica. In classe erano in pochi, giusto una decina, nessuno voleva mandare i propri figli a scuola con il rischio che gli cadesse una bomba in testa. Nemmeno sua madre aveva voluto mandare il suo fratellino, Lorenzo, nonostante ormai avesse sei anni. A volte Jo aveva l'impressione che sua madre volesse più bene a lui, poi però si rimproverava molto per questi cattivi pensieri e cercava di essere grata per quello che aveva.
Quando tornò a casa trovò sua madre che si preparava ad uscire. Andavano a trovare lo zio, in ospedale, e a portargli qualcosa da mangiare. Lo zio Vincenzo era un medico che si era trasferito lì per stare vicino alla sorella, che con due figli piccoli ed il marito quasi sempre assente aveva bisogno d'aiuto.
«Vuoi venire?» le chiese la madre.
«Certo!» rispose prontamente Jo. Ogni occasione era buona per conoscere meglio il mestiere che avrebbe fatto, quindi amava andare dallo zio. E poi sentiva che era la cosa giusta da fare, anche se non sapeva bene il perchè.
«Perfetto, così terrai buono Lorenzo» sorrise la madre soddisfatta.
Lorenzo era un bambino... vivace, forse un po' capriccioso, forse un po' viziato. Giovanna però gli voleva bene. L'ospedale era pieno, come al solito, più di soldati che di civili. Erano stati tutti feriti, o peggio, uccisi, mentre cercavano di salire per le montagne. Il piano non era andato molto bene, si può dire. Forse era quello il problema: i comandanti non sapevano quello che stavano facendo ed impartivano ordini a caso. Tipico. «Jo, resta qui.» le ordinò la madre.
Jo si sedette su uno sgabello, con il suo paffuto fratello in braccio, che le dava calci nella pancia. Cercava di tenerlo buono, gli carezzava la testa, gli cantava ninnananne ma Lor non ne voleva proprio sapere. Non voleva disubbidire alla madre, ma quando Lor le dette un calcio così forte da farle mollare la presa e scappò non ebbe altra scelta che seguirlo. «Ehy! Lor, no!» gli gridò inutilmente.
Il bambino si era già infilato dietro una tenda. Jo non si domandò nemmeno se potesse o meno entrare, perché seguì il fratellino senza pensarci. Si infilò anche lei dietro la tenda.
Lanciò un urletto di sorpresa.
La prima cosa che vide fu il sangue. Tanto sangue. La seconda cosa che vide fu suo fratello che saliva sulla barella. La terza cosa furono due occhi verdi.
Guardò il ragazzo disteso sulla barella. Non era gravemente ferito, ma dalla spalla gli usciva del sangue per via di una pallottola. Non era particolarmente urgente, quindi nessuno al momento si occupava di lui.
Lorenzo era salito sul letto, mentre il ragazzo ridacchiava, per osservargli meglio la ferita. I bambini trovano sempre interessanti le cose più strane. Angelo si voltò per vedere il suo secondo visitatore e le sorrise. «Ciao»
Jo guardò il ragazzo. Non sapeva cosa rispondere, l'ipotesi di dire a sua volta “ciao” non le passava nemmeno per la testa. Lo guardava con occhi sgranati.
Alla fine optò per un “salve” poco convinto.
Angelo era disteso sulla barella con il torso scoperto e ogni tanto si premeva una garza sulla ferita mentre Lorenzo lo guardava, estasiato dalla vista di una vera ferita.
Jo uscì dal suo stato si catalessi ad occhi aperti e si rese conto all'improvviso di cosa stesse accadendo. «Lorenzo! Scendi subito da lì!» disse mentre lo tirava per le braccia. Lorenzo ebbe la tentazione di mettersi a piangere e pestare i piedi per terra, ma poi si calmò per non sfigurare davanti al suo nuovo amico. Metteva in soggezione anche lui.
«Non ti preoccupare, non mi da fastidio» disse Angelo sorridendo «Non mi fa nemmeno tanto male» aggiunse.
«Ma non hai freddo?» gli lei chiese indicando con un cenno al petto.
Angelo scosse un poco la testa. «Non direi freddo, forse un po' freschetto»
Jo prese lo scialletto che aveva intorno al collo e glielo diede. «Grazie»
«Non sei un po' troppo giovane per... essere nell'esercito?» gli chiese. In effetti, nonostante la barbetta che stava cercando di farsi crescere Angelo aveva ancora dei tratti un po' infantili.
«Non sono nell'esercito, sono nella guardia di finanza... e poi...» disse abbassando la voce quasi ad un sussurro «si... ho diciassette anni.»
Lei lo guardò come se fosse pazzo. Ed in effetti era quello che pensava. La guerra sarebbe finita a breve e lui si arruolava anche senza obbligo, solo per farsi sparare? Inoltre era illegale mentire sull'età, anche se qualcuno lo faceva lo stesso.
«Non guardarmi così...» disse lui abbassando lo sguardo, poi sorrise di nuovo «non sono matto»
Jo non poté fare a meno di ricambiare il sorriso. Non aveva mai conosciuto un ragazzo così avvenente. Lei però non era quel tipo di ragazza, ne mai lo sarebbe stata.
Con un gesto brusco si allontanò un po' dal lettino e si sedette su una sedia poco lontana.
«E allora cosa sei?» chiese un leggermente acida.
«Mmh» Angelo si portò due dita sulle labbra per pensare prima di rispondere «quando ero piccolo, mio fratello maggiore ed io eravamo molto legati. Lui si è arruolato nell'esercito quando ha compiuto diciotto anni. Tutti erano orgogliosi di lui, me compreso. Da allora è stato promosso tenente. Allora... io ho sempre sofferto la sua mancanza da quando è andato via.» a questo punto la guardò, era solo una bambina, si chiese perché le stesse raccontando tutto questo, ma poi si lasciò andare. Aveva bisogno di sfogarsi.
«Io ho sempre frequentato la scuola del paese, e sono arrivato al diploma un anno prima del solito, ma ho sempre avuto l'impressione che non fosse abbastanza. L'università costa... parecchio, sai? Non siamo una famiglia povera, anzi, ma mio padre ha sempre voluto educarci in un certo modo, a me ed ai miei fratelli, intendo: ci siamo dovuti pagare tutti gli svaghi, tutti gli studi, con il sudore. Andavamo a tagliare gli alberi delle nostre foreste, per poi rivenderne la legna, se volevamo andare al cinema, capisci? Per andare all'università avrei dovuto disboscare mezza Basilicata» rise lui.
Jo incominciava a comprendere. Di solito nell'esercito o nella finanza gli uomini studiavano con delle agevolazioni. Poi Angelo continuò «Comunque così posso laurearmi dando gli esami con la finanza. Mi sto laureando in legge. Quindi direi che per ora sono solo un laureando» concluse accennando alla prima domanda di Jo.
«Non potevi aspettare un anno?» gli chiese lei.
«La guerra sta per finire... io... volevo contribuire all'aiutare il paese.» rispose incerto.
«GIOVANNA!»
La voce rimbombò in tutto l'ospedale e in parecchi, compresi i malati meno gravi, girarono la testa.
«Oh caspita!» disse Jo prendendo suo fratello per il polso.
«Quindi, mi pare di capire che tu ti chiami Giovanna» disse lui.
«Jo» precisò.
«Io sono Angelo. Spero a presto» disse mentre lei sgattaiolava fuori dalla tenda.
Non aveva mai conosciuto una bambina così intelligente.
«Il tuo scialle...» bisbigliò quando lei era ormai lontana.

 
ANGOLO AUTRICE: Salve! Allora... che ne pensate? 
Vi piace il soprannome Jo? Io l'adoro *^*
Sinceramente ho amato scrivere questo capitolo. Vi piace il modo in cui si sono incontrati? So che tra i due c'è molta differenza d'età, ma è anche questo il romantico della storia... anche se a volte è un po' difficile da gestire :S
Oggi è il mio compleanno! Però regalo io questo capitolo a voi (spero gradito v.v).
Ci rivediamo sabato prossimo dolcezze.
P.S. GRAZIE A CHI A RECENSITO, CHI HA AGGIUNTO QUESTA STORIA ALLE SEGUITE E CHI LEGGE! MI RENDETE FELICE *^*

 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: BlackSocks