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Autore: LaDolceScrittrice    19/07/2014    0 recensioni
L'adrenalina è il motore dell' adolescenza, quel periodo in cui sfido chiunque a non essersi mai sentito invincibile,inafferrabile o immortale : UN SUPEREORE.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giugno era arrivato e la fine della scuola mi aveva soppresso la voglia di fare qualunque cosa. Strano di solito l’ ultimo giorno di scuola cresce in me un’ energia tale da poter buttare a terra anche la fortezza più resistente. Avevamo in servo però una seratina speciale, lo student party!
Sembrava passato un giorno ed invece quest’ anno era volato, i nostri cervelli continuavano a svilupparsi sempre più e questi poteri ci creavano uno stress tragico. I super poteri sono come la donna dalle belle ciglia: tutti la vogliono e nessuno se la piglia, con la piccola differenza che questa super dote ti accorgi di non volerla solo nel momento in cui ce l’ hai. Ma come tornare indietro?
La serata era decisamente noiosa, le altre continuavano a fare le simpatiche con ragazzi che nemmeno conoscevano ma io avevo perso questo vizio, ormai la discoteca anche se all’ aperto mi nauseava: le solite luci, la solita musica, le solite bevute e anche le solite facce, sì perché anche se non era sempre la solita gente le persone discotecare avevano sempre lo stesso noiosa e seccante volto. Così mentre le altre erano indaffarate: chi cercava di abbordare qualcuno per ottenere qualcosa da bere, chi la seguiva speranzosa di avere successo anche lei,  chi si godeva la scena divertita e chi ondeggiava a tempo di musica, io mi scostai un attimo per respirare un po’ di aria meno pesante di quella.  Volevo bene a tutte, forse è proprio per questo che mi sono allontanata, non sarei stata di grande compagnia. Raggiunsi un muretto vicino al bordo della piscina e osservai il riflesso di una luce lampeggiante nell’ acqua sperando di trovare qualcosa di più interessante, me lo sentivo eravamo nello stesso posto e qualcosa sarebbe dovuta succedere, per forza! Ma passarono i minuti e non succedeva niente, nel frattempo invece..
“Dov’è Adele?!” sussurrò Gaia preoccupata, ma nessuno la sentì. Era stufa di essere sempre l’ ombra di tutte e anche di non essere ascoltata, così partì alla ricerca da sola per quanto veloce potesse andare con quei tacchi che le davano super fastidio. Arrivata a metà pista però si fermò: una goccia d’ acqua accarezzò il suo viso, così alzò il polso sinistro e diede uno sguardo all’ orologio. Un quarto alle due? Era quasi l’ ora, aveva capito tutto, mancava poco, doveva cercarmi. Purtroppo però inciampicò in uno di quegli stupidi scalini e la folla la trascinò di nuovo in fondo. Aveva perso le speranze quando intorno a lei  svolazzò una zanzara a cui con tono ironico rivolse una domanda senza ricordarsi che l’insetto avrebbe potuto ascoltare.
“Cosa ci fai qui intorno a me? Vuoi il mio sangue? So che lo fai per un motivo che ti fa onore, anche io per tenere i miei figli al caldo farei di tutto, quindi ti lascerò fare ma tu devi farmi un favore: prendine in doppia quantità, trova Adele e iniettaglielo:  con il mio sangue che ora sa cosa va fatto potrà tornare qui in tempo.”
Gaia non credette ai suoi occhi, la zanzara aspettò impassibile per tutto il suo discorso come se la stesse ascoltando poi, terminata la spiegazione punse Gaia e volò via. La ragazza non sapeva se avrebbe funzionato, aspettò per minuti e minuti poi vide che Adele non tornava e che la tempesta si stava avvicinando. Preoccupata quindi avvisò le altre.
Quando infatti arrivò da me la zanzara io non potevo sapere che cosa fosse successo e così nel momento in cui si posò dolcemente sul mio braccio io lo schiaffeggiai con un colpo netto senza darle il tempo di iniettarmi quella preziosa informazione.
Cosa avrebbero potuto fare adesso le ragazze?
“Ecco vedi non si doveva allontanare, l’ ha fatto apposta: lei non ha avuto mai intenzione di rinunciare ai suoi poteri!” farfugliò Dafne.
“Ma se è stata la prima a chiedersi come fare per tornare come prima?”
“E’ vero e magari adesso si aggira per la piscina in cerca di una soluzione!” “Si susseguirono Vittoria e Letizia! Ancora una volta io le avevo fatte andare d’ accordo.
Avevano poco più di venti minuti per trovarmi e portarmi sulla pista così Tecla soggiogò tutti i ragazzi che trovava comandandogli di cercarmi, Vittoria faceva sentire male tutti coloro che le intralciassero la strada e Gaia e Dafne sedevano su un divanetto vicino alla pista speranzose.
Mentre le altre mi cercavano io mi ero stufata di stare da sola, il vento mi scompigliava i capelli e avevo iniziato a sentire anche un po’ di freddo. Spostai lo sguardo e vidi Cosimo girarsi verso di me e salutarmi con quel suo sorriso perfetto di chi è sicuro di sé: avrei voluto esserlo anche io ogni tanto ma poi ho pensato che i dubbi fanno delle persone curiose e sveglie dei vincitori e io mi sarei impegnata per diventarlo . D’altronde lo diceva anche Socrate che la migliore scienza è ammettere di non sapere. Ma, a parte questi voli pindarici (che tra l’ altro quando li usava Foscolo mi stava parecchio sul culo), cari lettori prima di raccontarvi la vera fine di questa umile storia vorrei fare una premessa. La vita non sempre va come vuole ma di una cosa sono certa, a tutto c’è un perché  e non me ne abbiate, se dopo esservi affezionati a questa dolce protagonista, la conclusione deluderà le vostre aspettative. Il bene e il male sono relativi, sta a noi cambiare punto di vista per trovare la via d’ uscita, il lieto fine esiste solo nelle favole perché la vita non ha fine ma è un ciclo continuo.
Adele questo non lo sapeva e quando cascò nella piscina mentre era intenta ad andare a salutare l’ amico sentì un brivido di freddo scrollargli la schiena e una rabbia tremenda per chi l’ avesse spinta. Il destino aveva riservato qualcosa di meglio per lei. Sentì l’ acqua  entrare nei polmoni e il cuore affannato che cercava di pompare sangue nelle vene inconsapevole che fosse privo ormai di ossigeno. L’ ultimo pensiero di Adele prima del risveglio fu “Scusate ragazze, non sono riuscita ad aiutarvi, ma se l’ amicizia avesse un cuore si chiamerebbe Gaia, se avesse un sorriso si chiamerebbe Tecla, se avesse occhi Letizia, se avesse bocca Vittoria, se avesse mani Dafne. Non potevo desiderare di meglio”
Cosimo si era buttato inutilmente in acqua. Ahhh se solo avesse saputo che il suo destino non era fra le sue braccia.
Ora, Adele non era morta come videro gli occhi frivoli quella sera.
Aprì gli occhi e si trovò  in una stanza che non riconosceva, un calendario però segnava 23 luglio 2014, era passato più di un mese. “Mi devo esser fatta un bel sonnellino!” disse ironicamente. Poi sentì delle voci provenire da fuori così chiuse gli occhi quasi come non volesse spaventare subito chi le voleva bene, chi sarebbe stato il primo a vederla? La mamma? Il babbo, il fratello?
Non riconobbe la voce ma stava parlando al telefono:
“Mh, sì è ancora in coma… i medici dicono che sia frequente dopo un trapianto di questo calibro.. mh si era di lei, Dio benedica quella povera ragazza!”
Non ci potevo credere, qualcuno era morto al posto mio e grazie a lui adesso io ero viva! Era il momento giusto, dovevo aprire gli occhi!
“Oddio correte, correte! Sara si è svegliata!”

Sara? OH MERDA!
 
   
 
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