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Autore: _Silence    20/07/2014    3 recensioni
E se fosse tutto diverso? Se Christian rapressentasse il bianco e Anastasia il nero?
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-Facciamo così, se dovessimo incontrarci per altre tre volte tu accetti un mio invito a cena.-
-Ma io e te in che luogo mai potremmo incontrarci se non qui?.- era davvero interessata ad ascoltare, la situazione stava risultando piuttosto divertente.
-Be, in qualsiasi posto, dal meccanico, in una caffetteria, in università.- lei di tutta risposta incominciò a ridere, ma poi cercò di darsi un contennio e smise; ma sul serio credeva che potessero incontrarsi in posti così? Ma quanti anni credeva che avesse?
-E se non fosse così?.-
-Niente.- sorrise lui, non era un vero e proprio sorriso, lui ci sperava davvero in quei tre incontri e stavolta era davvero insicuro su quanto stava facendo .
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Dark.



Oggi sarebbe stato il ventesimo anniversario dei suoi genitori, se quel bastardo non fosse morto; e non era un caso che questo stesso giorno,ogni anno,Anastasia non rispondesse alle chiamate di sua madre e che de desse malata in ufficio. Certo, però che le aveva inventante tutte in questi tre anni, da una intossicazione alimentare fino ad arrivare alla mononucleosi.

In genere era sempre arrabbiata con il mondo,stava chiusa insieme al suo sottomesso nella “stanza del giochi”, solo che stavolta non aveva nessun sottomesso da punire per non essere stato abbastanza ubbidiente.

Non conosceva altro modo per liberarsi da quella rabbia che la tormentava per il matrimonio dei suoi. Avrebbe voluto che non si fossero mai conosciuti, che non l'avessero mai concepita perché vivere come aveva fatto lei in quella casa e odiare come aveva fatto lei e subire come aveva fatto fino all'incontro di Josie, non era vivere, era far finta di vivere.

Josie era stata la sua ancora di salvezza, a lei non era importato se fosse strana, se stesse sempre in silenzio, a lei importava che stesse bene.

Josie l'aveva resa la donna di adesso, lei le aveva insegnato ad essere forte, a non piegarsi davanti a nessuno e prima di iniziare la loro folle relazione le aveva detto che se l'avesse picchiata l'avrebbe fatto solo ed esclusivamente per lei; solo che poi Josie morì e quella oscurità, se possibile, divenne ancora più oscura.

Il suo ultimo sottomesso l'aveva mollata appena qualche mese fa, era stanco e sopratutto sembrava avesse più paura di quanto ne avesse lei stessa del suo lato oscuro, quello che si risvegliava all'interno della sua stanza del giochi. Si chiamava Tom e aveva la stessa età di Christian, si ritrovò a pensare.

Davvero, quel ragazzo non aveva capito in che guaio stava andando a cacciarsi.Forse, Anastasia con quelle parole, quella volta all'ospedale, era suonata un tantino minacciosa, ma doveva servirgli da avvertimento, doveva capire quanto pericoloso fosse starle vicino e lo sperava che avesse capito e se non fosse stato così, doveva essere pronto a cadere nel buio, a lasciarsi trascinare in quel labirinto senza luce e senza un'apparente uscita.

Stavolta niente pomeriggio al parco per Christian, stavolta aveva qualcosa di più urgente di una richiesta d'aiuto di Jane. Al campus avevano allestito la sala congressi per la presentazione di un libro della Vancouver Press; in giro si diceva che il libro da presentare fosse proprio quello del professor Dumas, docente di letteratura greca e Christian quando si accertò della notizia non fece altro che congratularsi con il prof che diceva da tempo di voler pubblicare un libro, ma non aveva avuto mai il coraggio di portare se sue “scartoffie”, come le aveva chiamate lui, ad una casa editrice.

Era uno di quei libri che potevano piacere ai fanatici della letteratura greca: c'era un professore qualsiasi con la passione dei miti greci e un gruppo di ragazzi qualunque che, ovviamente, non avevano la passione dei grandi classici greci; questo libro racconta di come un professore sia riuscito a svegliare il loro interesse per una cosa così diversa dai loro soliti interessi e chissà con quale magia, perché Christian lo ricordava bene quanto fossero pallose le ore di epica e non è che fosse cambiata molto la situazione.

Aveva trent'anni il professor Dumas, un anno in più di Anastasia, della sua ninfa, ma lui questo non lo sapeva; continuava a torturarsi l'anima per quella frase e poi si chiedeva di quali regole parlasse ed infine si chiedeva perché diavolo si fosse fissato così tanto.

Non sapeva niente, sapeva solo il suo nome e che lo considerasse troppo piccolo, ma allora perché aveva accettato?

-Chris!.- era appena uscito dall'aula adibita al giornalino universitario,Melissa l'aveva chiamato e si era girato, lei era davanti alla porta ed aveva quell'aria nervosa che aveva sempre quando parlavano, si mangiucchiava l'unghia del mignolo e con l'altra mano martoriava i lembi del suo maglioncino.

-Dimmi.- stava andando verso la sala congressi, aveva il suo taccuino e la penna che gli aveva regalato Jane, quella fortunata. Era pronto.

-Ecco, io … volevo chiederti se dopo la presentazione potessi farmi compagnia in libreria … sai, mia sorella compie tredici anni e tu parli sempre quanto ti piaccia stare con i ragazzini, io non sono così brava. Non so nemmeno se le piacciono i libri.- era davvero carina Melissa, avevano anche un bel rapporto, ma non erano mai usciti insieme e forse questa sarebbe stata utile per non pensare.

-Non – ma sai che è strano? Dovrei chiederti di uscire io.- sorrise e la guardò mentre arrossiva e si congratulò con se stesso perché evidentemente non aveva perso fascino- ma si, certo che vengo. Dimmi tu puoi, ho tutta la serata libera.- e sorrise ancora, con quella insolita energia che gli scorreva tra le vene.

Alexander Dumas, scrittore dell'ultimo libro che aveva corretto.

Un libro decente stilisticamente, ma non era il genere di Anastasia ed è per questo che non l'avrebbe mai pubblicato, ma lei prendeva solo ordini dal direttore.

Una delle cose che incominciavano a darle su i nervi.

Dumas l'aveva invitata alla presentazione del libro, inconsapevole del fatto che si fosse data malata, ma non andare sarebbe stata una scortesia così prese una bella dose di coraggio e andò; era un professore di letteratura greca all'università,Alexander, e aveva organizzato la presentazione di “Vi racconto una storia” nella sala congressi della sua università.

Anastasia era sempre stata eccentrica, lo dimostrava ogni giorno in tutto quello che faceva,anche nel modo di vestire solo che stavolta non doveva dare nell'occhio così si era vestita in maniera anonima, per quanto possibile, ed era così strano che anche lei stentava a riconoscersi.

Sin da quando aveva messo il primo piede dentro quell'aula congressi, troppo grande per un evento così piccolo, aveva un brutto presentimento, non sapeva dire con esattezza cosa la turbasse;quando si sedette tra le ultime file, tra quei ragazzi così giovani e così fortunati ad avere ancora dei sogni, perché lei lo sapeva che a quell'età ogni cosa è possibile, ogni cosa è fattibile, ma lei non ne aveva approfittato, fu proprio quando vagava con lo sguardo per tutta l'aula che si accorse di Christian, seduto una fila avanti a lei con accanto una ragazza.

In quell'attimo la sua mente le proiettò la scena del loro “patto”, era ancora disorientata, non potevano esistere tutte queste coincidenze: prima l'ospedale e poi l'università e al diavolo i buoni propositi.

Con quanta più discrezione possibile si alzò dal suo posto e andò a sedersi nella stessa fila del ragazzo dagli occhi magnetici, per un momento si chiese cosa stesse facendo, ma se si erano incontrati due volte un motivo c'era e se il destino avesse deciso così, chi era lei per interferire?

Gli avrebbe mostrato il suo mondo, l'avrebbe fatto entrare in punta di piedi, premurandosi di non spaventarlo troppo, gli avrebbe insegnato ad amare quel modo di fare sesso che era tanto diverso dal normale, l'avrebbe portato in un'altra dimensione e avrebbe ottenuto il suo consenso per questo, ma se così non fosse stato si sarebbe messa l'anima in pace e avrebbe continuato a vivere con monotonia la sua inutile vita.

Non sapeva spiegare esattamente cosa fosse, ma si sentiva come oppresso da qualcosa, come se avesse un peso sulla schiena e aveva questo strano bisogno di guardarsi in giro, era come se qualcuno lo stesso fissando o qualcosa del genere e poi rimase incantato quando si accorse di chi avesse alla sua destra. Era tutta imbacuccata, nonostante si stesse morendo dal caldo, aveva i suoi occhiali scusi e stavolta i capelli erano raccolti in una treccia.

-Scusami, sto arrivando.- sussurrò a Melissa si alzò e chiese al ragazzo accanto ad Anastasia se si potesse sedere qualche minuto al suo di posto.

-Aspettavo che ti avvicinassi, sai?.- disse lei quando Christian si sedette, lui era ancora incantato stava pensando a quanto fosse piccolo il mondo e che evidentemente era destino che loro si incontrassero.

-Siamo a due.- sussurrò a sua volta con un sorrisetto beffardo, lei non disse niente si limitò a prendergli la mano e a lasciare un pezzetto di carta stropicciata, poi si alzò e

andò via.

Quella donna era un continuo mistero, un continuo di volti nascosti, la cosa lo intrigava, ma era difficile capire chi fosse realmente. Si era sempre reputato uno di quelli che capisse subito le persone, ma con lei non era riuscito nell'impresa e sospirò mentre si alzava di nuovo, stavolta con malavoglia.




Davvero, era confuso e non sapeva che fare.

In quel pezzetto di carta c'era l'indirizzo di casa di Anastasia e c'era anche il suo numero e poi c'era un semplice “ ti spiegherò”, era inutile cercare di capirla, non ci sarebbe mai riuscito, però c'era quel pezzetto di carta.

Poteva chiamarla, ma poi non avrebbe saputo che dire.

Poteva andare a trovarla, ma con quale scusa?

Cazzo, perché si era preso una fissa con una così strana? Non poteva prendersi una fissa per una come Melissa? Rammenda ancora quanto si siano divertiti quel pomeriggio a cercare un libro per sua sorella, ricorda anche di come sorrideva e di come non si sentisse in imbarazzo quando erano andati a cenare al mc.

Erano insieme e ridevano, ridevano da matti, e parlavano del loro futuro e delle loro aspettative e delle loro storie d'amore fallite e delle bevute con amici e poi hanno brindato alla carriera di Melissa come giornalista ,e a quella di Christian come un possibile scrittore e poi parlarono del libro del professor Dumas che, se anche sembrasse carino in realtà era una scusa per far leggere a tutti i miti greci, quelli che lui tanto ama, ma che i ragazzi tanto trovano noiosi.

Provare non costa nulla.

Squillava, buon segno.

Tanti squilli e sembrava che suonasse a vuoto.

-Pronto.-

-Anastasia, s-sono io.- dal nervoso avrebbe voluto mangiarsi la mano, ma dovette accontentarsi di mangiucchiarsi tutte le unghia e di battere nervosamente il piede su pavimento.

-Finalmente mi chiami! Per un attimo ho pensato che avessi perso le speranze, quando te ne avevo date due.-

-Be, ecco è stato difficile, anche perché non capisco.-

-Sapevo già che ti sentissi confuso, ma devo parlarti.-

-Di cosa?.- la sua tensione era palpabile, non sapeva più che fare mentre aspettava che si decidesse a parlare. Prese una penna ed incominciò a sbatterla sul tavolo a ritmo.

-Non posso essere precisa al telefono, posso dirti le cose essenziali come ad esempio che, anche se penso che tu sia un ragazzino, sei parecchio carino e di certo non è una cosa che passa inosservata.- lo trovavo parecchio carino, oh. Ma c'era sempre quel fattore ragazzino che gli faceva tanto storcere il naso.

-Quanti anni hai?.- gli sembrava davvero una scortesia chiedere ad una donna l'età, ma a quel punto era davvero necessario.

-ventinove.- incominciava capire, adesso.

-Capisco.-

-Questa è una delle ultime possibilità che hai di tirarti indietro.- gli disse, per un attimo Christian restò sorpreso dalle sue parole, perché una delle ultime? Che c'era dietro?

-Non mi tiro indietro, è intrigante.-

-Spero lo troverai intrigante anche quando ti dirò il resto.-

-Quale resto?.-

-Facciamo così, ti invito io a cena, ma a casa mia … .-

-Domani, domani sono libero.- aveva continuato la frase, quella sera doveva uscire con Melissa dovevano andare ad un pub con alcuni amici a bere qualche birra, non poteva mancare.

-Imparerai che io vengo prima di tutto.- disse con tono neutro prima di chiudere la chiamata.




Quando ieri, al telefono, l'aveva palesemente messa in secondo piano si sentiva bollire dalla rabbia e quella frase che disse prima di attaccargli il telefono in faccia ne era la conferma.

Le dava fastidio quando veniva messa da parte, non voleva essere quella persona che si cerca quando si ha bisogno o per il comodo.

Erano le diciannove e quarantasei minuti, Christian sarebbe arrivato a casa sua alle venti e quindici minuti e quindi lei aveva una bella mezz'ora per decidere che mettere e formulare quel discorso. In quei giorni si era accorta di quanto volesse quella cosa, di quanto ci sarebbe rimasta male se avesse rifiutato; non si conoscevano, lo sapeva, sapevano giusto il nome e l'età dell'altro, sarebbe stato difficile e sapeva anche questo, sarebbe stato imparare ad un bambino l'alfabeto, i numeri e per la prima volta in così tanto tempo non vedeva l'ora di farlo. Poi pensò a lei e a Josie, anche loro non si conoscevano quando iniziarono eppure andò tutto a meraviglia, lei e Josie erano necessarie e non c'era bisogno di altro in quel rapporto.

Stava giusto per acconciarsi i capelli quando Madalina le disse che il suo ospite fosse arrivato, Josie, il suo carlino ,che era sdraiato sul letto a dormire, subito si svegliò e andò a vedere chi mai fosse stato a svegliarla.

Mise l'ultimo fermaglio apposto, le scarpe, e andò ad accogliere Christian.

-Puntuale.- ruppe quel silenzio entrando in salone, Christian era alla finestra e guadava il giardino e le piante che faceva curare alla perfezione da Luke, il suo giardiniere, quel giardino era l'orgoglio di entrambi per quanto bello fosse.

-Hai davvero una bella casa.- disse lui taciturno mentre spostava la visuale sull'enorme libreria che c'era lì accanto. Prese un libro a caso.

-Delitto e castigo.- rispose lei, riconoscerebbe quel libro lontana un miglio.

Il suo libro preferito.

-Bel libro.- commentò lui prima di girare le pagine vicino al naso per sentirne l'odore. Gli si avvicinò, gli sfiorò le dita e poi prese il libro posandolo di nuovo al suo posto,tornò a guardarlo per poi avvicinarsi sempre di più. Prese le sue mani e le porto ai suoi fianchi, di tutta risposta lui la strinse di più a se e le loro bocche erano così vicine tanto da sentire l'uno il respiro dell'altro.

-Sono confuso.-

-Lo so.- disse lei prima di poggiare le labbra sulle sue.









Buongiorno donzelle, è l'una del mattino,

aggiorno sempre a questo orario, ne sono consapevole

ma sappiate che sono senza pc, a casa c'è solo quello di mia madre

e tra lei e mio fratello io non riesco mai ad andare al computer.

Non so quando aggiornerò con il prossimo capitolo, spero

che questo vi sia piaciuto.

Che ne pensate?Spero che ne valga la pena di recensire,

anche se non aggiorno da tanto.

Oh, ovviamente il nome della casa editrice è inventato.

Bene, penso che questo capitolo sia abbastanza strano,

le cose iniziano a capirsi e loro due non sembrano più

così lontani, o meglio dovevo dare quest'impressione.

Certo, Christian deve fare ancora i conti con la vera Anastasia,

è normale che per un ragazzo sia una situazione intrigante.

Oh, ultima cosa … ovviamente Anastasia non avrà una vera e propria

stanza rossa, anche perché è lei la “dominatrice” e quindi non è che possa

usare tutto l'arsenale del nostro Grey di 50 sfumature .. mi spiego meglio

la vedete mica una donna che sculaccia un uomo? Non credo proprio.

Ahaha



Love.




  
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