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Autore: Angel July    20/07/2014    0 recensioni
Lui aprì gli occhi e dopo qualche istante li puntò in quelli della ragazza.
Iniziò a sussurrarle di andarsene, di scappare.
Ma lei non sentì ragioni e portò le piccole mani bianche su una delle due cinture che le stringeva le cosce.
Il ragazzo cercò di fermarla, ma lei la slacciò e la sollevò dal corpo del ragazzo.
Piccoli spuntoni metallici uscirono fuori dalla sua carne martoriata.
La ragazza sussultò e resistette alla tentazione di urlare, che poi, si ricordò, neppure ci riusciva ad urlare.
Ricacciando giù per la gola il vomito che le era salito in bocca, gli levò l'altra cintura e lo fece alzare.
Insieme uscirono dalla stanza; il ragazzo le pesava addosso, ma lei non volle demordere.
Glielo doveva.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno la afferrò per il polso ed iniziò a correre portandosela dietro. 
Si sentiva trascinare e le gambe non la reggevano più molto bene. 
Sentì una fitta alla caviglia che la costrinse ad arrestare il passo, ma lo sconosciuto le andò vicino e sorreggendola per i fianchi ricominciò a correre inciampando di tanto in tanto. 
La ragazza si appoggiò a lui sforzandosi di correre senza pesargli troppo. 
Sbucarno in un corridoio stretto, illuminato solo dalla luce fievole della candele. 
Sentirono dei passi avvicinarsi e si rifugiarono in uno sgabuzzino. 
Era stretto e buio, dalle dimensioni sembrava più una stanza armadio. 
C'erano polvere e ragnatele ovunque e si sentiva odore di muffa. 
La ragazza si appoggiò alla parete sospirando. 
Il cuore le martellava nel petto. 
Il ragazzo era schiacciato contro di lei e cercava di riprendere a respirare regolarmente. 
Setirono ancora rumore di passi ed entrambi sgranarono gli occhi. 

Li avevano trovati. 

I passi si arrestarono davanti alla porta e la ragazza iniziò a tremare. 
Lui la spostò velocemente ela fece nascondere sotto un piccolo mobiletto. 
Poco prima di aprire la porta il ragazzo si affacciò e la guardò negli occhi. 
Un filo di luce lo illuminava, e nonostante avesse il viso sporco, la ragazza riusciva a vedere la sua bellezza. 
Aveva i capelli biondo cenere e gli occhi accesi d'azzurro. 
La ragazza trattenne il fiato e si tappò la bocca con una mano per non urlare. 
<< Buona fortuna piccola. Tornerò. >>
Detto questo il ragazzò si alzò ed uscì dalla stanzatta, accolto dai bastoni delle guardie. 

Non tornò più. 


La prima settimana la ragazza non mangiò nulla, riuscì a bere un poco solo grazie alla pioggia che filtraca attraverso e travi sconnesse del soffitto. 
Di tanto in tanto strisciava fuori dal nascondiglio ed appoggiava l'orecchio alla porta. 
Non sentiva mai nulla, probabilmente era un corridoio in disuso. 
La seconda settimana, iniziò a sentire il corpo indebolirsi ed i crampi allo stomaco non le facevano chiudere occhio. 

Durante la terza settimana, si fece un piano dettagliato per riuscire a raggiungere le cucine, ed eventualmente, cercare il ragazzo. 
All'inizio della quarta settimana, nel cuore della notte sgattaiolò fuori dallo stanzino, e tenendosi accuattata contro il muro, arrivò alla fine del corridoio
Iniziò a girovagare per i vari corridoi, tra urla strazianti e risate inquietanti.
Era terrorizzata.

Vide un movimento nell'ombra e si immobilizzò. 
Alle sue spalle, qualcuno le tappò la bocca e la trascinò in un angolino nascosto. 
<< Ma sei impazzita? Vuoi farti beccare per caso? >>
Chiese aspramente una voce femminile. 
La ragazza tremava e quando aprì la bocca non ne uscì nulla. 
<< Quel dannato ragazzo si è fatto quasi ammazzare di botte per nasconderti e tu te ne vai in giro per i corridoi come fosse niente! >>
Era una specie di sussurrò urlato. 
Delle lacrime iniziarono a bagnare il viso della ragazzina, ma la donna le asciugò con il dorso della mano e cambio radicalmente la sua tonalità. 
<< Hai fame piccola? >>
Chiese dolcemente. 
La ragazza annuì vigorosamente e la donna le rispose con un sorriso.

Nei mesi seguenti, la ragazzina e la donna si incontrarono numerose volte di nascosto, nelle aree abbandonate dell'edificio. 
La donna le portava del cibo, e le raccontava delle storie che aveva letto in precedenza, quando ancora era a casa sua, nei vecchi libri che teneva in camera. 
Dalla donna apprese che quello nel quale si trovavano era un manicomio , di quelli più rudi e malsani per giunta, e che il ragazzo l'aveva salvata da pazzia certa.
Ancora non riusciva a ritrovarlo quel ragazzo, e la preoccupazione le faceva torcere lo stomaco. 
All'alba del settimo mese fu svegliata nel bel mezzo della notte da un urlo di dolore. 
Scattò in piedi e si precipitò fuori dalla stanza.
Quella voce l'avrebbe riconosciuta ovunque, era la voce del suo Angelo
Ne era sicura, nonostante l'avesse sentita una sola volta. 
Altre urla raggiunsero le sue orecchie mentre correva affannosamente; facendosi guidare da esse, e grazie ad una buona dose di fortuna, riuscì a trovare la camera giusta. 
Silenziosamente cercò di aprire la porta, ma essa era bloccata e la ragazza disperata. 
Iniziò a prendere a spallate la porta, e visto che il legno era marcio e l'edificio vecchio, essa cedette dopo non molto, facendola ruzzolare in avanti, per terra. 
Si rialzò con la spalla dolorante, sgrullandosi le schegge di legno di dosso. 
Nella stanza c'erano una serie di letti senza il materasso, sui quali erano legati ragazzi e ragazze. 
Ormai sentiva gli occhi che le bruciavano per le lacrime trattenute.
Le persone le chiedevano aiuto, la imploravano, ma lei non riusciva neure a guardarli, non poteva permettersi di farlo, altrimenti si sarebbe fermata e non sarebbe riuscita ad andare avanti, non sarebbe riuscita a trovarlo. 
Ispezionò diversi letti, e finalmente trovò chi cercava. 
Era sdraiato sul letto, i polsi legati con delle corde alla spalliera, erano sanguinanti. 
Era coperto da un sacco di juta sporco e tremava convulsamente. 
Scostò lentamente il sacco e con orrore vide che il petto del ragazzo era ricoperto da strisce rosse e sanguinanti ed ogni coscia era stretta da una cintura di cuoio nero incrostato di sangue. 
Le si strinse il cuore a vederlo in quello stato. 
Si avventò sulle corde e dopo una decina di minuti, con le unghie spezzate e sanguinanti, riuscì a scioglierle. 
Gli liberò i polsi e li tamponò con un pezzo di stoffa che aveva strappato dalla sua maglietta. 
Lo scosse leggermente per farlo svegliare. 
Lui aprì gli occhi e dopo qualche istante li puntò in quelli della ragazza. 
Iniziò a sussurrarle di andarsene, di scappare. 
Ma lei non sentì ragioni e portò le piccole mani bianche su una delle due cinture che le stringeva le cosce. 
Il ragazzo cercò di fermarla, ma lei la slacciò e la sollevò dal corpo del ragazzo. 
Piccoli spuntoni metallici uscirono fuori dalla sua carne martoriata. 
La ragazza sussultò e resistette alla tentazione di urlare, che poi, si ricordò, neppure ci riusciva ad urlare
Ricacciando giù per la gola il vomito che le era salito in bocca, gli levò l'altra cintura e lo fece alzare. 
Insieme uscirono dalla stanza; il ragazzo le pesava addosso, ma lei non volle demordere. 
Glielo doveva. 

Arrancarono attraverso il corridoio, si sentivano braccati, in trappola. 
La ragazza cercò di accellerare il passo, ma lui inciampò e fece cadere a terra entrambi. 
<< Mi dispiace, non dovevi venire a cercarmi >> disse lui tra le lacrime. 
Era disperato. 
La ragazza catturò le lacrime con il pollice e lo abbracciò. 
Nessuno dei due si accorse in tempo di quello che stava succedendo. 
Afferrarono la ragazza da dietro e la strapparono dalle braccia di lui. 
Lei urlò e si dimenò mentre la trascinavano sul pavimento polveroso. 
Riservarono lo stesso trattamento al ragazzo. 
Con una lama affilata le fecero un profondo taglio su una guancia. 
Li buttarono entrambi in una piccola stanzetta immersa nel buio più profondo, e, come si resero conto poco dopo, il pavimento era viscido e si muoveva. 
Brulicava di insetti. 
   
 
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