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Autore: Anne Elliot    20/07/2014    7 recensioni
Molly arrossì. Sapeva che quella conversazione esulava totalmente dall’ambito culinario e che ciò di cui stavano discutendo, se così si può dire, era il suo “rapporto” con Sherlock. La cosa che più sorprese Molly Hopper, tuttavia, fu che, per quanto conoscesse quella donna da neanche 10 minuti, il fatto che entrasse improvvisamente all’interno del suo mondo, non la disturbasse affatto. Forse era stata la gentilezza con cui stava affrontando la questione, forse era il comportamento che aveva avuto verso di lei nella sala mortuaria, forse era la fierezza con cui aveva affrontato Irene Adler o forse era l’insieme di tutte queste cose, che portò Molly a sorridere ed a rispondere con un semplicissimo «Tenterò…».
Si, potevano essere tutte queste cose insieme oppure era il fatto che, quella donna, era riuscita a conquistare il cuore di un Holmes, se così si può dire.
Vi prego, voglio le vostre critiche!!! ;)
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note autore: Ultimo capitolo, miei cari lettori! ^^ Faccio una premessa prima di lasciarvi (per chi non voglia legger tutte le mie degenerazioni mentali è importante solo il penultimo capoverso).
Il personaggio di Sherlock Holmes, sia l’originale cartaceo che quello della BBC, è destinato a rimanere “solo” è questa la forza/debolezza che ha…è al di sopra di tutti gli altri proprio perché non ha a che fare completamente con loro ed è questo che piace a tutti noi. L’unico personaggio con cui crea un surrogato di rapporto, John Watson, in realtà è solo un intermediario che gli è necessario per comunicare con gli altri. Lo stesso rapporto “malato” Sherlock Holmes lo ha con l’universo femminile, dove l’unica eccezione è Irene Adler, di cui avrà solo e soltanto una stima mentale…Tuttavia lo Sherlock della BBC è differente dall’originale, usa John come intermediario ma viene anche inconsciamente modificato da lui e dal suo modo di rapportarsi con il mondo; inoltre, affronta anche il pericolosissimo universo femminile.
Se dovessi scegliere razionalmente chi mettere affianco a Sherlock, dovrei dire Irene. Per quanto l’abbia sminuita, nel mio racconto, è lei che stimola maggiormente (in tutti i sensi!) l’interesse di Mr Holmes….ma dovendo scegliere di cuore, sceglierei sempre e comunque Molly! Questo perché con questo Sherlock, non con quello cartaceo, c’è un mutamento, una “umanizzazione” del genio che per completarsi ha bisogno di Molly Hooper: della sua umanità, della sua banalità e della sua comprensione della parte, per Sherlock incomprensibile, dell’essere umano. Ciononostante, una “reale storia” fra loro non accadrà mai, non sarebbe funzionale alla storia e uscirebbe troppo dalle linee guida del personaggio (per quanto tutti noi lo vorremmo!!).
Per tutte queste ragioni, questo capitolo, a mio parere, è decisamente poco fedele ai personaggi della BBC, per quanto abbia cercato di collegarlo ad essi con tutti i capitoli precedenti…soprattutto l’ultima parte, che ho separato con una riga dal resto del testo, la reputo assolutamente irreale ma…l’undicenne che è in me non ha saputo resistere! ^^ Per cui: per chi volesse mantenere il mio racconto un minimo collegato ai personaggi della BBC si fermi alla riga, per chi vuole ascoltare l’undicenne dentro di sé vada oltre e si butti nello sdolcinato più becero!
Un grazie enorme ancora a tutti voi: a chi ha recensito, a chi ha seguito e chi ha letto il mio racconto. Mi raccomando, criticate!!
Alla prossima storia!!
 
 
 
Sherlock Holmes fece la sua ricomparsa al Bart’s tre giorni dopo, con uno stanco e stravolto Watson al suo fianco.
Molly chiuse la zip di un sacco nero e si tolse i guanti.
«Buonasera!»
Sguardo affabile, sorriso gentile, un pacchetto di patatine che usciva per metà dalla tasca del suo cappotto.
«No Sherlock!...Quel corpo non è più qui e no non lo farò tornare indietro!»
Lui la fissò con aria di sfida.
Lei fece lo stesso.
Lui le sorrise per una frazione di secondo.
Lei cercò di non arrossire…
John Watson si incamminò verso l’uscita.
«Sherlock, ha detto di no!»
Il detective si riscosse e si girò verso il collega.
«Va bene…» poi si rivolse di nuovo verso di lei «però mi serve il laboratorio per analizzare i vestiti…»
John tornò indietro con le braccia spalancate in segno di resa.
«Ti prego, Sherlock!...Io voglio tornare a casa, e scommetto anche Molly!…il tuo turno finisce fra?»
«…Quarantacinque minuti!...E non intendo restare un minuto di più!». Le mani raccoglievano le varie cartelle.
Sherlock si voltò per guardarla…”da quando mi dici di no, Molly?”
Sbuffò.
«Va bene, quarantacinque minuti…» disse annoiato.
John abbassò le braccia rassegnato.
 
Nel laboratorio Molly aveva appena finito di sistemare le cartelle. Si voltò verso i due che erano con lei.
Sherlock immerso nel suo microscopio.
John…praticamente dormiva fra le provette!
«Sherlock!» un sussurro con tono di rimprovero.
Lui si girò verso una severa Molly Hooper che gli indicava con lo sguardo il suo collega.
«Ma…mi serve!» si ritrovò a sussurrare anche lui.
Lei gli si avvicinò.
Il suo sguardo non ammetteva repliche…educarlo! Educarlo!
Sherlock si raddrizzò, schiarì la gola e scandì a voce alta il nome dell’amico, sempre guardando nel microscopio.
«Si…che c’è?...Hai trovato qualcosa?» la voce impastata dal sonno.
«Non ancora, John…ma tu puoi andare…mi sembri stanco!»
Il Dottor Watson guardò Molly che gli sorrise.
«Beh, ecco si…ma…»
«Vai, John!». La voce perentoria di Sherlock.
John tossì leggermente.
«Ok, bene, si…ma se vengo a sapere che hai tenuto qui Molly anche solo un minuto più del suo turno…»
«Si, John…ho capito, ho capito!»
John Watson prese il cappotto e salutò la patologa.
Lei gli sorrise, ricambiò e gli disse di salutarle Mary.
 
Per i successivi trentacinque minuti nessuno dei due disse nulla.
Il detective continuò ad analizzare i suoi campioni.
Molly a completare il suo lavoro arretrato.
Alla fine, guardò l’orologio appeso al murò.
«Tempo scaduto!»
Sherlock si riscosse, guardò il suo orologio da polso.
«Altri cinque…»
Lei lo fissò.
«No!»
Lui alzò le mani ed iniziò a mettere a posto il tutto. Prese il cellulare, chiamata rapida, «Lestrade…come ti avevo detto io…è lui!». Attaccò.
Molly lo guardò di sbieco.
«Quindi…non ti servivano altri cinque minuti…»
Lui sorrise infilandosi il cappotto.
Lei andò a togliersi il camice scandendo un «sei veramente senza ritegno, Sherlock Holmes!»
Spense le luci e prese le chiavi del laboratorio.
Sherlock l’attendeva fuori.
Chiuse la porta.
«Posso accompagnarti?»
Molly sospirò e sorrise.
 
Si incamminarono in silenzio verso il gabbiotto.
«Richard!...Le chiavi…Buona serata!»
L’uomo alzò lo sguardo dal suo libro.
«Grazie Dottoressa Hopper, buona serata anche a lei…Oh, salve Mr Holmes!»
Tese la mano fuori dalla guardiola. Sherlock la strinse mentre un’allibita Molly osservava la scena.
«Buona sera Mr Taylor…come sta?»
«Ah, benissimo e il libro che mi ha consigliato…meraviglioso!...Dottoressa Hooper, lo sa che ci sono formule matematiche per il rapporto fra lo sciatore e la pendenza?!...»
Molly non riuscì a chiudere la bocca.
Gettò uno sguardo verso il libro che l’uomo aveva appoggiato sulla scrivania… “La matematica e lo sport”?...
Lì sentì parlare, salutarsi e la voce di Mr Taylor urlargli dietro “Vi apro il portone! Ancora, buona sera!»
Si girò verso Sherlock.
Lui la guardò come se tutto quello che era successo fosse assolutamente normale…
«Non avrebbe mai fatto seriamente il suo lavoro…almeno così avrà qualche nozione scientifica in più…».
Lei riportò lo sguardo davanti a sé…da quando in qua Sherlock Holmes si interessava dei progressi intellettuali di chiunque?...Ok, forse con John e con lei cercava di fare un “lavoro di miglioramento dei processi mentali”…”tu guardi ma non osservi, John!...tu guardi ma non osservi, Molly”…ma, modestia a parte, la base di partenza era un po’ più elevata di quella di Mr Taylor…con le persone del livello di Mr Taylor, con le persone in generale, Sherlock non perdeva il suo tempo…erano tutti degli idioti!...anzi, probabilmente anche lei e John, a pensarci bene…insomma...che stava succedendo?
Uscirono dal portone.
Nevicava.
Molly guardò istintivamente verso il marciapiede.
«Mi dispiace…»
Sobbalzò leggermente alla voce di Sherlock.
«Non c’è motivo per cui tu ti debba dispiacere…ne abbiamo già parlato…» arrossì al ricordo…”la persona di cui mi importava di più”…
Rotonda, Long Street, semaforo verde…questa volta fu lui a rallentare il passo…rosso.
«Mi dispiace aver accusato Jane di essere una persona crudele, calcolatrice, approfittatrice, manipolatrice, meschin…»
«Sherlock!» usò il tono che di solito apparteneva a John.
L’uomo annuì, tolse le mani guantate dalle tasche e le incrociò dietro la schiena. Respirò
«Mi dispiace aver accusato Jane di essere una persona crudele…solo per la mia incapacità di capire la natura umana…»
Semaforo verde. Molly attraversò, Sherlock qualche passo dietro di lei. Poi la patologa si fermò.
Lui la raggiunse.
Gli sorrise.
«Perdonato…»
Ripresero a camminare. Svolta, svolta, cancello, gradini, portone.
Sotto il porticato, Sherlock si sfilò i guanti e con le mani cercò di togliere i fiocchi di neve tra i ricci.
Molly prese le chiavi e lo fissò con aria interrogativa.
Lui si guardò in giro.
«Cosa?...»
Lei sbuffò come a sottolineare un qualcosa di assolutamente logico.
«…poi?...»
Lui alzò un sopracciglio.
«…Poi, cosa?...»
Molly strinse le labbra.
«Ti dispiace per Jane, poi…sto aspettando le altre scuse, scegli tu in che ordine…» Molly cerava di trattenere il sorriso che le stava increspando le labbra. Era difficile come lezione ma doveva, DOVEVA farla…in quel preciso momento!
Sherlock strinse i denti, guardò le proprie mani che stringevano i guanti e poi le sorrise.
«Non esagerare, Molly Hooper!».
Il portone si spalancò.
L’ombrello di Mrs Dewar si aprì.
«Buona sera, Miss Hooper!»
«Buona sera a lei, Mrs Dewar»
Sherlock mise le mani dietro la schiena e tossì leggermente.
«Che giornata meravigliosa, non trova Mrs Dewar?»
Molly stava per incenerirlo con lo sguardo quando si accorse che non c’era sarcasmo negli occhi e nella voce dell’uomo.
L’anziana signora alzò la testa per poter incontrare lo sguardo del suo interlocutore
«Assolutamente…è da rimanerne estasiati, Mr?...»
«Holmes, madame…Sherlock Holmes». Un inchino appena accennato.
Molly sorrise scuotendo la testa.
«Le dispiacerebbe aiutarmi Mr Holmes…i gradini, sa…»
Sherlock sorrise e le porse il braccio. L’altra mano ancora dietro la schiena, a reggere i guanti.
Mrs Dewar si appoggiò al detective e si avvicinò, per quanto la sua altezza glielo permettesse, al suo orecchio.
«Ancora non l’ha fatta entrare in casa, Mr Holmes?»
Molly avvampò.
Il detective non cambiò espressione.
«Temo proprio di no, Mrs Dewar!»
Molly si irrigidì.
«Mrs Dewar!....Vi sento!...». La voce era quasi stridula.
La signora fece l’ultimo gradino e si giro leggermente verso di lei.
«Lo so, cara!»
Molly sgranò gli occhi. Mrs Dewar si rivolse di nuovo a Sherlock.
«Non capisco come mai, mio caro…eppure ha fatto entrate quel tizio qualche tempo fa…una persona così anonima!!»
Molly reagì istintivamente.
«Tom era…voglio dire…è…è un ragazzo affidabile, sicuro, stabile…»
Sherlock fece un passo in avanti per aprire il cancello.
Mrs Dewar si girò lentamente verso la patologa.
«Cara, devi sceglierti un uomo non una automobile nuova…».
Molly arrossì nuovamente mentre Sherlock cercava di controllarsi.
«…comunque…forza e coraggio giovanotto…ci vuole pazienza!!»
Sherlock le sorrise tenendole il cancello aperto mentre Mrs Dewar passava.
«La ringrazio del supporto, madame!»
«A presto, caro!»
«A presto, Mrs Dewar!»
Sherlock attese che Mrs Dewar girasse l’anglo, rispose al saluto di lei con la mano e poi si voltò con aria tronfia verso una ancor sconvolta ed offesa Molly Hooper.
Fece qualche passo verso di lei.
La patologa si riscosse…“non cedere ora, Molly!...cosa farebbe Jane?”.
Incrociò le braccia e si appoggiò al muro.
«A quanto pare hai una presa incredibile sulle ottantenni…»
Lui, le mani dietro la schiena a giocherellare con i guanti. Alzò leggermente le spalle.
«Ho un fascino d’altri tempi!...»
Fece un altro passo.
«…e tanta pazienza!...»
Piede destro, primo gradino.
Molly lo fissò…lui aveva lo stesso sguardo che aveva durante la cena con Jane…”non ancora, Molly…non ancora!”
«…beh, siamo in due…»
Piede sinistro, secondo gradino.
Gli sguardi si studiavano a vicenda.
Sospirò leggermente.
«D’accordo Molly…hai vinto tu…»
Entrambi i piedi sul secondo gradino. Ne mancava solo uno.
Lo sguardo serio puntato in quello incerto di lei.
«Mi dispiace per Jane. Mi dispiace per averti deluso. Mi dispiace per il regalo di natale. Mi dispiace per il mio comportamento verso il resto del mondo. Mi dispiace per…»
 
Va bene, si!...Aveva sbagliato, d’accordo?!...Le dispiaceva ma…ormai lo aveva fatto! Jane al posto suo non l’avrebbe mai fatto ma…lei era solo Molly…e poi stava ancora imparando…Insomma, il passato è passato… non poteva più modificarlo, no?!
Ok,si…lo doveva ammettere: aveva interrotto la prima ed unica volta in cui Sherlock Holmes si stava pentendo e scusando veramente e quasi volontariamente!!
Lo aveva interrotto per baciarlo…che cosa poteva farci ormai!
Gli aveva preso il viso fra le mani, l’aveva tirato a sé e lo aveva baciato, va bene?!...
La cosa più importante, tuttavia, è che lui l’aveva ricambiato, quel bacio…
 
Sherlock salì l’ultimo gradino per raggiungerla. Una mano ancora dietro la schiena a tenere i guanti, l’altra intorno alla vita di Molly, per stringerla a sé.
Poi distanziarono di pochi millimetri i loro volti.
Molly corrugò la fronte e portò le dita di una mano all’angolo della bocca.
«…ho le labbra troppo piccole, vero?!...»
Lo vide sorridere. Sentì il suo respiro sul volto.
«No…» un sussurro «…non troppo!»
Una pacca leggera sulla spalla.
«Idiota!»
Toccò a Sherlock baciarla, questa volta. Anche l’altro braccio a stringerla.

 

 
Una porta bianca. Il pomello si gira. Un uomo si piega verso lo zerbino. Raccoglie il giornale.
«Buongiorno, Mr Holmes!»
Lui si volta verso le scale con sguardo allarmato.
Sospira, sorride.
«Buongiorno a lei, Mrs Dewar!»
La donna gli sorride complice.
«Che giornata meravigliosa!...»
Sherlock guarda verso l’ampia finestra che affaccia sulla tromba delle scale. Nevica più del giorno precedente.
Una voce impastata dal sonno lo chiama da dentro l’appartamento.
Sorride. Di nuovo.
«…da rimanerne estasiati, Mrs Dewar!...»
L’anziana appoggia una mano sul corrimano prima di scendere la rampa successiva.
«Non ho mai sopportato le persone che classificano la bellezza delle giornate in base ad una cosa effimera come le condizioni meteorologiche…»
Lui si raddrizza. Il giornale ancora in mano.
«Assolutamente!»
La donna inizia a scendere le scale.
«A presto, Mr Holmes!»
«A presto, Mrs Dewar!»
Sherlock si chiude la porta alle spalle.
 
 
La porta si riapre. Sherlock butta il giornale sullo zerbino. Poi lo fissa.
«Ti risolvo fra un’or…facciamo du…».
Guarda il giornale intensamente.
Il tabloid non reagisce.
«Ti risolvo dopo!»
La porta si chiude rapidamente.
Il tabloid aspetta, aspetta e…aspetta.
Quando viene raggiunto dal “collega” del giorno dopo, è felice…almeno non è più solo!

 
  
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