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Autore: Kaimy_11    20/07/2014    1 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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2. Dritto al segno

 

 

Un colpo di pistola...

 

Due nemici.

Una stretta ferrea, due persone che si osservano.

L’atmosfera tesa, i presenti attoniti.

Anche lei stava trattenendo il fiato, poteva tuttavia sentire quello del suo avversario, poteva percepire lo scricchiolio delle ossa delle proprie dita mentre si serravano sulle sue spalle.

Non le era parso tanto forte quel ragazzo insolente quando, qualche istante prima, le era bastato un calcio ben assestato per farlo finire a terra. Eppure adesso, in un tempo decisamente troppo breve, la situazione sembrava essersi ribaltata.

Non era iniziato nel migliore dei modi quello scontro, detestava il suo avversario e, ancora di più, detestava il fato che fosse stato proprio lui a richiederla come sfidante.

Giunto il momento degli incontri tra gli iniziati, ad aprire le danze erano state due ragazze, identificate come la prima e l’ultima a saltare.

Subito dopo un ragazzino era stato picchiato selvaggiamente da un giovane trasfazione dei Candidi e, quando quest’ultimo era rimasto privo di avversario, per vivacizzare la situazione, gli era stato concesso l’onore di scegliersi da solo il suo prossimo rivale.

E lui aveva scelto proprio lei.

 

Un colpo di pistola che manca il bersaglio…

 

Forse il capofazione, arrivato apposta per vedere qualche goccia di sangue zampillare fuori da qualche naso rotto, aveva trovato intrigante il modo di combattere del ragazzo, e lo aveva voluto sul ring per più di uno scontro a differenza di quanto aveva fatto con i precedenti mal capitati.

Forse voleva vedere un’altra vittima.

Un ricordo le si era ripresentato per sbaglio alla mante, ricordando un pugno sul viso di un ragazzo, appena un mese prima.

Sangue su una giacca bianca, non più immacolata.

Una offesa, una risposta violenta. Un rimprovero e una fitta al cuore le conseguenze.

Mentre saliva sul ring, tra gli sguardi incuriositi e un po’ spaventati dei suoi compagni, Aria aveva scosso la testa per allontanare quel pensiero, ma non era riuscita a respingere la rabbia che ne era conseguita.

Come il cacciatore fa con la sua preda, il suo momentaneo sfidante aveva iniziato a girarle intorno con fare minaccioso. Aria era rimasta al suo posto e, a sua volta, si era concesse un’attenta analisi del nemico.

-Prima le signore.- L’ aveva provocata sfacciatamente il ragazzo. -Ti concerò la prima mossa, ma ti ricordo che sta volta non riuscirai a colpirmi!-

Un’alzata di spalle era stata la risposta. -Come preferisci, ma tu ricordati che questa volta non verrà nessuno a difenderti, Peter!-

Con una sicurezza ammirabile, Aria era avanzata verso il ragazzo che l’attendeva in posizione di difesa, gli fu di fronte e, senza troppi ripensamenti, fece scattare il braccio destro in avanti per colpirlo con un pugno al viso.

Ma quella era stata solo una finta e, quando come era prevedibile, Peter aveva usato entrambe le braccia per farsi scudo, la ragazza gli aveva rifilato un potente calcio al fianco rimasto scoperto. Di conseguenza, Peter si era ritrovato a barcollare all’indietro ma, grazie alla prontezza dei suoi riflessi, aveva recuperato la posizione eretta spingendo con le mani sul pavimento.

E poi tutto era successo troppo in fretta.

Peter, furioso, si era scagliato verso l’avversaria con una seria di pugni violenti, di cui uno era riuscito a superare la barriera che aveva creato con le braccia e a colpirla dritto al mento.

Il pugno era stato tanto forte da farla girare su sé stessa e cadere rovinosamente a terra. Si era ritrovata con le mani arpionate al bordo del ring mentre la testa le vorticava e la sua vista le forniva versioni distorte e offuscate della stanza.

Era rimasta a terra, con la testa affacciata oltre il limite del ring, quando aveva sentito Peter caricare ancora verso di lei.

Aveva deciso di voltarsi, aveva steso la gamba all’ultimo momento e il suo piede era andato a segno nell’addome di Peter, costringendolo a tornare, dolorante, sui suoi passi.

Aria si era rimessa in piedi, giusto in tempo per far in modo che il successivo pugno del ragazzo la colpisse con forza alla spalla, invece che alla guancia.

E poi la situazione era cambiata e, quando Peter era tornato verso di lei, le aveva afferrato entrambe le spalle con le mani.

Ma lei non era disposta a concedergli altro. lo aveva bloccato a sua volta, aggrappandosi anche lei alle sue spalle con le unghie in una stretta ferrea.

 

Un colpo di pistola che certa il bersaglio…

 

E adesso erano lì, due nemici faccia a faccia, bloccati in una morsa che li rendeva prigionieri l’uno dell’altra.

-Incontro terminato!- tuonò la voce di Eric.

Né Aria né Peter mollarono la presa, né smisero di guardarsi negli occhi.

-Noto una certa ostilità, mi piace!- Se la rise il capofazione, godendosi un’insana idea formatasi nella sua testa. -Rimanderemo il vostro scontro al momento in cui sarete realmente pronti.-

Con sguardo tagliente e carico di tensione, Aria e Peter si lasciarono andare, senza tuttavia perdersi di vista fino a quando non furono giù dal ring.

-Per tutti gli altri…- continuò Eric. -Questo è ciò che voglio vedere, la determinazione ed il coraggio! Voglio scontri tra veri Intrepidi, non tra femminucce!-

Mentre Aria si avvicinava a raccogliere la sua giacca lasciata a terra, Sasha, una trasfazione dei Pacifici che le era diventata amica, le passò davanti bisbigliandole qualcosa.

Dal labiale capì che diceva: -Che furia!- Con un’alzata di sopracciglia.

Fece un mezzo sorriso e scosse il capo, l’unica folle Pacifica che diventava Intrepida aveva scelto proprio lei come compagna di scorribande.

Mentre si abbassava sulle ginocchia per raccogliere la giacca della sua divisa da terra, con la coda dell’occhio, vide Eric che parlava animatamente con Peter. Sembrava lo stesse rimproverando di qualcosa.

Aria allungò la mano ma, ad una seconda occhiata, vide Eric fare gesti decisi e Peter che lo ascoltava con concentrazione, chinando più volte la testa.

Con un gesto stizzito diede una scrollata alla sua giacca per liberarla dalla polvere, quello che aveva intravisto non era un rimprovero, ma una serie di consigli.

Lo stava istruendo.

Rindossò il giubbetto di pelle, gli diede una spolverata con le mani lungo i fianchi e successivamente passò a riordinarsi il colletto. Si sentiva leggermente infastidita mentre cercava di disfare la coda di cavallo in cui aveva avvolto i suoi capelli corvini, al pensiero che, a quanto pareva, l’imparzialità non era tra le doti del capofazione tatuato.

Proprio mentre stava per fare un passo avanti, vide sul pavimento davanti a lei l’ombra di qualcuno alla sue spalle.

-Ero già pronto a scommettere sulla tua dipartita, ed io raramente mi sbaglio. Ma, considerando che sei riuscita a rimanere tutta intera contro ogni mia più rosea previsione, avrai qualche punto in più in classifica.-

Quando Aria si voltò, stupita di ritrovarsi davanti l’espressione autorevole di Eric, non riuscì a capire se le parole appena udite fossero da ritenersi come un complimento o come una minaccia. La sua voce era quella dura e spietata che aveva sempre usato in tutte le occasioni in cui lo aveva sentito parlare, lo sguardo era letale come al solito, eppure le sue parole non sembravano del tutto negative.

Senza prendersi il disturbo di chiarire i dubbi apparsi sul volto della ragazza, Eric si voltò e fece per andarsene, senza tuttavia lasciarsi scappare l’occasione di mandarla ancora di più in confusione.

-Peccato che se sarà ancora questo il tuo modo di combattere, uno dei posti in rosso della classifica sarà tutto tuo!-

-Dove ho sbagliato?-

Non sapeva se il fatto che quella ragazzina avesse parlato, senza cogliere al volo che quell’informazione che le aveva concesso non era il via ad un dibattito, ma una frase conclusiva, lo infastidiva oppure lo incuriosiva.

Quando Eric si paralizzò nel punto in cui era, lasciando passare interminabili secondi prima di voltarsi nuovamente, nella sua mente balenò per un attimo l’idea di metterla a tacere per sempre per l’insolenza dimostrata. E, questo suo pensiero spietato, fu chiaramente percepito da Aria.

Alla ragazza, infatti, bastò un’ occhiata ai suoi muscoli pressanti sotto il gilet nero che avvolgeva il suo corpo, per avvertire un brivido di terrore sulla propria schiena.  

Aria vide finalmente il suo capofazione voltarsi e, in quello che come mai prima d’ora appariva uno sguardo realmente in grado di uccidere, le si posizionò ad un palmo dal viso. E se, nei pochi passi che li separavano, si era rifiutato di guardarla anche solo per sbaglio, mentre parlava aveva fissato i suoi occhi in quelli di lei.

Con stupore, Aria notò che erano verdi ma che la luce offuscata li rendeva scuri.

-Pensi che non abbia notato il tuo modo di combattere?- Le sibilò ad un soffio dal viso, senza batter ciglio. -Sei una calcolatrice, e questo ti rende lenta. Le volte in cui è riuscito a colpirti è stato perché eri troppo impegnata a studiare le sue mosse per difenderti.-

Aria restò senza parole ed abbassò  lo sguardo, davvero era come un libro aperto agli occhi esperti di Eric?

-La prossima volta vedi di usare meno la testa e di essere più impulsiva, qui non siamo fra gli Eruditi e non abbiamo tempo da perdere. Agisci e basta!-

Quando Eric si voltò, per la seconda volta, sentì qualcosa che gli impedì di procedere. Per la seconda volta rimase paralizzato a causa di quella ragazza ma, sta volta, sentì distintamente la rabbia accecarlo.

Perché ciò che aveva sentito era una piccola risata.

Quando si voltò, lo fece con un tale impeto che non dovette fare altro per mettere fine a quel ridacchiare e per attirare l’attenzione della ragazza che si era paralizzata dal terrore.

Al sentire quella frase, un brivido le aveva attraversato tutto il corpo in una scossa frizzante che le aveva dato gioia, portandola istintivamente a ridere. Ma, una volta accortasi della sciocchezza commessa, tremava di paura.

Eric era eretto davanti a lei in tutta la sua potenza, ed era pronta a scommettere che non le avrebbe lasciato passare quell’insolenza.

Scosse la testa ed abbassò gli occhi, parlando in maniera confusa -Mi dispiace. Io non volevo. È solo che…-

-È solo che?- La incalzò con un ringhio.

Aria prese un profondo respiro, mortificata. -È solo che quando ero dagli Eruditi, mi sentivo dire continuamente di non essere troppo impulsiva e che dovevo riflettere prima di agire. Mi dicevano di ragionare sempre su ogni cosa che facevo, e di non seguire mai il mio istinto…-

Eric rimase privo di espressione per qualche secondo, concedendosi il tempo per studiare l’espressione sottomessa della ragazzina che, adesso, non aveva più nemmeno il coraggio di tenere alto il mento. Si fissava la scarpe, inseguendo forse qualche ricordo lontano e non del tutto piacevole.

-In tal caso permettimi di darti due consigli che ti permetteranno di rimanere in vita tra gli Intrepidi.- Disse Eric. -Il primo è che adesso non fai più parte degli Eruditi, e qualsiasi cosa tu abbia imparato è il caso di dimenticarla e di ripartire da zero con gli insegnamenti della tua nuova fazione.-

Aria sollevò lentamente la testa e rimase in silenzio. Erano anni che desiderava lasciarsi alla spalle la sua vecchia vita.

-Sì, signore.- disse umilmente.

-Mi chiamo Eric, rivolgiti a me con il mio nome e risparmia le formalità per gli Eruditi.-

Aria fece un cenno e trattenne un sorriso di intendimento. Era ancora pronta a ricevere la furia di Eric da un momento all’altro, eppure non poteva essere più felice di sentirsi dire tutte quelle cose.

-E secondo.- Riprese lui. -La prossima volta che mi ridi alle spalle, ti staccherò la testa e la metterò a penzolare sullo strapiombo!-

 

Un colpo di pistola che sfiora il bersaglio…

 

Con sua grande disapprovazione, Aria si accorse che il caricatore della pistola era scarico. Abbassò l’arma puntata contro il bersaglio e si concesse un sospiro di sollievo nel costatare che, alla fine, la maggioranza di colpi era andata a segno.

Con minore gioia, dovette accettare il fatto che, con la mente, avesse scelto di ripercorrere i momenti del suo primo incontro con Peter e della successiva chiacchierata con Eric.

Quanto c’era di più sbagliato era difficile da calcolare ma, di certo, il ricordo dei fatti avvenuti tre giorni prima le aveva dato la carica giusta per svuotare il caricatore della sua arma contro il fantoccio di carta. Peccato che, forse, se avesse pensato ad altro, avrebbe avuto una mira certamente più decente.

Niente da fare, la sua infallibile memoria tornava a riproporle continuamente avvenimenti del passato da quando aveva cambiato fazione. Il contrasto tra i momenti che ricordava di aver vissuto tra gli Eruditi, e quelli tra gli Intrepidi, era così devastante che la sua mente si prendeva gioca di lei, portandole continui paragoni.

Paragoni a favore degli Intrepidi e che non le toglievano dalla testa avvenimenti come l’ultimo a cui continuava a pensare.

Decise di fare una pausa, perciò tornò alla postazione di tiro alle sue spalle e vi appoggiò sopra la pistola. Dopo averla privata del caricatore, si concesse un attimo per disfare la coda di cavallo che le teneva lontano dagli occhi i capelli scuri mentre sparava.

Proprio in quel momento, Aria vide l’uomo appoggiato all’ingresso della grotta. Ci furono dei dettagli che le risaltarono all’occhio, come le fasce muscolari delle sue braccia e il petto possente imprigionato nel giubbotto nero, che delinearono subito una figura a lei conosciuta.

Eric.

Senza nessuna spiegazione logica, Aria sentì un nodo in gola e un brivido freddo lungo la schiena.

Incatenati in uno sguardo scrutatore, il capofazione e l’iniziata, rimasero in silenzio.

Forse non avrebbe dovuto stupirsi più di tanto di quella visita inaspettata, ma la ragazza rimase comunque sconvolta al pensiero che Eric potesse essere stato lì ad osservarla per chissà quanto tempo, senza che lei se ne fosse accorta.

Ancora sotto lo sguardo del ragazzo, Aria tentò di ignorare il misto di imbarazzo e orgoglio che provava, e si accinse a caricare nuovamente la sua pistola. Ma, mentre si sforzava di ignorare la sua presenza, il fastidioso brivido lungo la sua schiena si trasformò in una scarica elettrica che aumentava ad ogni secondo che Eric continuava a rimanere in silenzio ad osservarla.

I suoi occhi seguivano ogni movimento del suo corpo come un cacciatore famelico seguirebbe i movimenti della sua preda nella foresta, deciso a non perderla di vista, perché da quella cattura deriva la sua vita.

-Da quanto sei qui?- Gli chiese, stanca di quel prolungato silenzio, senza tuttavia degnarsi di guardarlo.

-Abbastanza per vedere quanto sia peggiorata la tua mira.- Le rispose con strafottenza.

Con uno scatto, Aria tolse la sicura alla pistola e la prese con entrambe le mani, puntandola contro i bersagli alle sue spalle.

-Piano con i complimenti…- affermò, - Sono armata!-

-Anch’io…- Le rispose lui con un’ alzata di sopracciglia.

Mentre parlava, scostò un lato del suo gilet imbottito per mostrarle la pistola e il coltello nascosti nelle tasche interne.

Tuttavia, Aria non seppe mai se a lasciarla davvero impressionata furono le armi che portava con lui, o la linea di addominali scolpiti che aveva reso visibili mostrando la canottiera nera che indossava sotto la giacca. 

D'altronde, non avrebbe avuto bisogno di armi per batterla, dato che avrebbe potuto sottometterla con il solo utilizzo della sua forza fisica. Quando aveva scostato metà del gilet per mostrarle coltello e pistola, forse non pensava alla terza arma costituita dai suoi muscoli che, forse in un’altra situazione, una ragazza avrebbe potuto ritenere attraenti.

Qualcosa l’ aveva indubbiamente infastidita, forse la propria ed evidente inferiorità, forse la sua presenza.

Fatto stava che Eric poteva benissimo leggere il suo cambio emotivo. La vide ricambiare ostinatamente il suo sguardo per poi abbassare la testa, concentrandosi sulla pistola che aveva in mano.

La luce al neon della grotta rendeva diafana la pelle della ragazza, il cui profilo delicato stonava con il luogo. Eric, infatti, si chiese cosa ci facesse una persona così apparentemente fragile nella sala del poligono.

Aveva grandi occhi del colore del cielo notturno, naso all’insù e rosse labbra carnose che la rendevano più simile ad una fatina dei ghiacci che ad una letale tiratrice scelta. L’unica cosa che tradiva la sua reale forza era il suo corpo, le cui curve erano trattenute a stento dalla divisa nera degli Intrepidi. Come negare che quelle erano sinuosità tipiche più di una giovane donne che di una ragazzina e, nel vederle contrarre la sottile muscolatura delle braccia, Eric si ritrovò a pensare che sarebbe stato un vero peccato se fosse finita tra i feriti.

Una come lei avrebbe dovuto stare in una tega ed essere esibita come un trofeo al momento più opportuno, non di certo con un’arma in mano, pronta a colpire senza pietà.

Ma era più appropriato pensare al suo di posto, perché davvero non si spiegava cosa ci facesse lui lì, ad assistere allenamento di una, non poi tanto comune, trasfazione.

Il motivo del suo interesse per quella particolare iniziata alle prese con un bersaglio e un’ arma carica, derivava del fatto che aveva innescato lui stesso la valanga degli eventi che avevano portato la ragazza in questione sotto esame.

Non senza ripensamenti, Eric si ritrovò a ripercorrere le circostanze che lo avevano condotto a quel momento…

 

Era la prima prova che metteva nelle mani degli iniziati delle armi da fuoco e, per tenere la situazione sotto controllo, era stato chiesto al capofazione Eric di essere presente nel ruolo di supervisore.

Cooperava spesso con Quattro nell’addestramento dei sedicenni, ma gli venivano risparmiate parecchie parti noiose per permettergli di dedicarsi agli altri impegni consoni al suo ruolo. Essere un capofazione degli Intrepidi richiedeva molto impegno, ma mai come quell’anno, in cui si pianificava una guerra e ogni tassello doveva muoversi secondo uno schema preciso.

In pochi conoscevano le direttive che giravano fra gli alti ranghi della fazione, e predisporre tutto senza farsi scoprire richiedeva impegno e costanza.

Quell’anno non si stavano solo preoccupando di addestrare soldati ordinari che, al momento del bisogno, forse, sarebbero dovuti scendere in campo a difendere i cittadini. Le mura ormai erano sicure da anni e i problemi causati dagli Esclusi si risolvevano spesso in mezza giornata.

Quell’anno stavano preparando schiere di soldati per un esercito. E lui lo sapeva benissimo.

Gli Eruditi erano pronti a muovere guerra contro gli Abneganti per togliere loro il potere, e gli Intrepidi avrebbero fatto la loro parte mettendo a disposizione una vera e propria armata.

Una volta arrivato al poligono, sapeva di dover tenere d’ occhio i ragazzini, affinché qualche stolto non si facesse male sul serio.

Ma doveva anche prendere nota dei risultati ottenuti da ogni singolo iniziato per assegnargli il giusto punteggio in classica a fine giornata.

Eppure era lì anche per un altro motivo. Doveva infatti capire se, tra tutti, c’era qualcuno che valesse la pena di prendere in considerazione.

Per un esercito servivano soldati forti e pieni di talento ma, se qualcuno si fosse realmente distinto, magari proprio con le armi, sarebbe stato più comodo tenerlo alla base. Magari avrebbero potuto metterlo in difesa o, più semplicemente, tenerlo come informatore, invece che mandarlo allo sbaraglio sul campo di battaglia e rischiare di perdere un valoroso compagno.

E, proprio mentre cercava la persona giusta ai loro scopi, scorse fra tutti i bersagli appesi alla roccia uno in particolare. I fantocci di carta avevano una sagoma umana e un bollino rosso disegnato al centro del petto.

Si dia il caso, che nel bersaglio da lui individuato, il bollino rosso in questione fosse completamente sparito a causa dei colpi che lo avevano centrato.

Fermatosi con stupore ad osservare meglio il povero bersaglio, Eric incrociò le braccia al petto ed attese che il meccanismo automatico tirasse su il vecchio fantoccio e ne facesse scendere al suo posto uno nuovo. Quando questo accadde, si ritrovò ad osservare con sorpresa che il centro del bersaglio veniva nuovamente trivellato di colpi, solo due mancarono il centro, andando però a segno in quelli che sarebbero dovuti essere gli occhi del personaggio di carta.

-Come diamine ci riesci?!-

L’attenzione del capofazione si spostò sulla ragazza che aveva parlato, una trasfazione con una lunga treccia di capelli biondi, che continuò a rivolgersi alla sua vicina di postazione.

-Non può essere solo fortuna!-

-Ti svelo un segreto…- iniziò l’altra ragazza. -Non è la prima volta che sparo.-

A conferma delle sue parole, Eric la vide sostituire il caricatore dell’arma con mano ferma ed esperta, cosa che per gli altri iniziati era pura utopia.

-Due anni fa una squadra di Intrepidi era passata dagli Eruditi e, mentre correvano via per prendere il treno, una pistola deve essere scivolata a qualcuno per sbaglio. L’ho vista cadere dalle rotaie, l’ho raccolta e riparata come potevo e…-

-Non mi dirai che ti sei messa ad usarla?- La bionda era indignata.

La ragazza dalla mira infallibile fece un sorriso furbo e quasi minaccioso, poi scrollò le spalle. -Al confine deserto delle campagne dei Pacifici, vicino alla recinsione. Lì potevo sparare quanto volevo, non mi vedeva nessuno.-

-Per oggi avete finito, fuori dai piedi!- Disse Eric, risoluto.

Tra gli iniziati si levò un coro di stupore, ma ovviamente nessuno si lamentò e, pigramente, iniziarono ad abbandonare la sala.

Lui però non aveva mandato via tutti per caso, si avvicinò alla ragazza che aveva individuato, per parlarle.

-Tu aspetta qui.- Le disse senza tanti giri di parole.

La vide impallidire, forse perché le si era avvicinato troppo, o forse per pura che avesse sentito quello che aveva detto. A conferma di ciò, la vide scambiarsi un’occhiata poco convinta con l’amica bionda.

A quel punto Eric uscì dal poligono insieme agli altri, lasciando lì da sola la ragazza, senza ulteriori spiegazioni.

Di sicuro usare un’ arma senza autorizzazione era totalmente fuori dalle regole, e se il capofazione aveva ascoltato la sua conversazione, cosa altamente probabile dato che se lo era ritrovato proprio alle spalle, sarebbe finita nei guai.

Poco dopo la ragazza vide Eric ritornare nella sala del poligono, seguito da un altro uomo.

-Saresti tu quella con la mira fenomenale con la quale Eric pensa che dovrei sprecare il mio tempo?-

Alle parole dello sconosciuto la ragazza restò in silenzio, facendo scorrere il suo sguardo su entrambi i suoi superiori senza capire la situazione.

Quello che aveva parlato era un uomo molto alto e magro, con un orecchio totalmente ricoperto di piercing e i capelli biondi. Sembrava in là con gli anni, e sembrava anche che se li portasse tutti sulle spalle dato che se ne stava tutto ricurvo. Eppure emanava una forza ed una determinazione che solo un Intrepido poteva avere.

-Se sono stato sottratto al mio sonno pomeridiano e trascinato qui per niente, ti conviene scappare, ragazzina…-

La ragazza in causa dovette imporsi la calma per non apparire seriamente preoccupata.

-Forza, vediamo che sa fare!-

Alle parole dell’uomo, canzonate in modo ironico, Eric fece scattare un interruttore e tutti i bersagli colpiti vennero sostituiti.

La giovane non perse tempo, avanzò verso la postazione e ricaricò la propria pistola. Dovette fare un profondo respiro ma, quando iniziò a sparare, il centro rosso del bersaglio fu inondato di colpi. L’ultimo lo centrò nella fronte del manichino.

Quando si voltò per osservare le reazione dei suoi spettatori, vide Eric che esaminava l’altro uomo con un sorrisino nascosto e, l’altro, che scrutava il bersaglio con la fronte contratta.

Senza perdere altro tempo, l’uomo fece scattare un altro interruttore vicino al muro e tutti i bersagli iniziarono a muoversi da destra a sinistra con velocità diverse e imprevedibili, alcuni scomparivano dalla parete per poi rispuntare dall’altra parte.

Eric vide la ragazza ricaricare la pistola e sparare ancora. Il primo colpo riuscì per miracolo a colpire la sagoma del bersaglio, tutti gli altri finirono contro la roccia.

Quando la giovane si voltò, Eric vide nei suoi occhi un misto di rabbia e risentimento.

-Sarò breve…- Disse l’uomo, rivolgendosi al capofazione. -Da fermo potrebbe essere una tiratrice niente male, ma se complichiamo un po’ le cose è un disastro. La sua postura è completamente da rivedere e la sua tecnica… bè, diciamo chiaramente che non ha una tecnica!-

Nei secondi che trascorsero, Eric rimase ad osservare la ragazzina e si accorse dei pugni che teneva serrati lungo i fianchi. Sembrava quasi che non provasse emozioni ma, nei suoi occhi di un blu molto scuro, scintillava la determinazione che ogni iniziato avrebbe dovuto mostrare.

-Non hai mai sparato prima d’ora?-

Al sentirsi porre quella domanda, la ragazza guardò Eric in silenzio. Lui, dal suo canto, la ricambiò con un sorriso ambiguo e un po’ crudele.

-Certo che no.- disse proprio Eric. -È solo un’iniziata!-

L’uomo parve riflettere. -Qual è il tuo nome?-

-Aria.-

-Stammi a sentire, Aria, Eric ritiene che dovresti seguire un corso di addestramento specifico per le armi da fuoco. Io sono Frederic, e sono il capo istruttore qui al poligono. Se accetterai, devi sapere che si tratta di un corso di livello avanzato, qui si fa sul serio. Non perdiamo tempo, o migliori in fretta e ti adegui alle mie regole oppure sei fuori. Hai capito?-

-Sì!- Rispose Aria, con convinzione.

-Naturalmente devi seguire anche il resto dell’addestramento con gli altri iniziati,- intervenne Eric, serio e letale nella sua postura rigida, con tanto di braccia incrociate al petto. -Ti ricordo che non hai molto tempo libero al momento, e non avrai dei favoritismi per esercitarti al poligono. Perciò dovrai sfruttare i tuoi momenti di riposo e, magari, anche qualche ora di sonno. Non sarà facile, e nessuno ti obbliga a farlo, perciò puoi sempre rinunciare.-

Aria inchiodò Eric con uno sguardo, senza paura.

Sapeva benissimo che quella era una provocazione. Non faceva altro che ripetere che non era da veri Intrepidi arrendersi, e lei non era tanto stupida da lasciarsi scappare un’ occasione d’oro come quella. Lui continuava a sostenere il suo sguardo, con un’ espressione quasi famelica, forse si pregustava il momento in cui avrebbe detto che non era in grado di sostenere quell’addestramento speciale.

-Voglio farlo!- Rispose invece a testa alta, rivolta a Frederic.

L’uomo fece più cenni con il capo. -Non amo mischiarmi con gli altri duranti i pasti. Domani a pranzo sarò qui a sparare per conto mio. Se non hai troppo bisogno di mettere qualcosa nello stomaco per reggerti in piedi, potresti raggiungermi per la tua prima lezione ufficiale…-

Eric ascoltò le parole di Frederic e poi tornò ad osservare la ragazza. Alcuni ciuffi di capelli corvini erano sfuggiti alla sua coda di cavallo, ricadendole disordinati attorno al viso. Si accorse di quanto fosse pallida la sua pelle, di come la sua muscolatura fosse appena accennata, e si chiese se non si fosse sbagliato su di lei.

Forse non era niente di eccezionale ma, ad una seconda occhiata, non si lasciò sfuggire la scintilla che ancora una volta scorgeva nei suoi occhi e ne rimase incuriosito. Il giorno prima l’aveva vista combattere contro Peter e le era parso di scorgere qualcosa in lei, anche quando le aveva parlato.

Ricordò poi che, in tutte le prove a cui gli iniziati erano stati sottoposti fino a quel momento, lei si era sempre distinta. Quella ragazza, Aria, era sempre riuscita ad andare dritto al segno e a farsi sempre notare.

Eric sapeva ancora poco su quella ragazzina e, molto probabilmente, la prima impressione che aveva avuto poteva essere errata e magari sarebbe rimasto deluso da lei. Tuttavia, si segnò mentalmente di continuare a tenerla d’occhio.

Quando la sentì parlare, però, seppe di non essersi sbagliato.

-Ci sarò!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

   
 
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