Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Paddy_Potter    20/07/2014    1 recensioni
Ciao a tutti! Questa storia è il proseguimento di "A Brother to Save", una mia fanfiction terminata l'estate scorsa. Qui narrerò di Orion Black, di come la sua giovinezza non fu così tranquilla come immaginiamo. Ora che entrambi i suoi figli se ne sono andati, tristi ricordi affiorano alla sua mente. Con uno slancio di fantasia ho aggiunto un nuovo personaggio, destinato a cambiare molte cose nella famiglia Black e a riportare alla luce alcune verità che sono state taciute.
Ma forse non è troppo tardi per salvare la situazione.
Perché, alla fine, anche le stelle più nere riescono a brillare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Orion Black, Regulus Black, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prisoners and Ingenuousness
 
 
 

 
 
Mi sveglio per primo e la cosa è piuttosto strana. Non sono mai stato un tipo mattiniero, basti pensare a quanto doveva impegnarsi Remus per tirarmi giù dal letto mentre eravamo ad Hogwarts.
Regulus, al contrario, si è sempre svegliato di prima mattina, fin da quando era piccolo. Alle otto scendeva dal letto e quaranta secondi dopo era in camera mia a svegliare me. Al tempo non ero affatto contento della cosa, e infatti lo rispedivo in camera sua con una cuscinata, ma questi sono dettagli.
Comunque ora sono qui, sveglio, alle sette e mezza di mattina, con Reg addormentato e accoccolato contro di me. Lui ha il sonno leggero, quindi non devo fare movimenti bruschi per alzarmi. Ma, ora che ci penso, non sarebbe male restarsene qui, sotto le coperte: è tutto così calmo, così…immobile.

Con un colpo di bacchetta sposto le tende e lancio uno sguardo al paesaggio: una stretta viuzza ghiaiosa si srotola ondeggiante da casa mia verso il parco, costeggiando qualche panchina e i tigli che riposano intirizziti sotto la sottile coltre di brina, tipica delle mattine di novembre. C’è un pettirosso appoggiato sulla finestra. Guarda dentro, incuriosito, si scrolla via un po’ di nevischio dalle piume e poi se ne va, svolazzando nell’aria gelida. Qualche tenue raggio di luce riesce ad entrare nella stanza.

“Meditazione di prima mattina?”
Sobbalzo mentre mi volto verso mio fratello che scoppia a ridere senza nemmeno tentare di nasconderlo.
“Reg! Ma stavi dormendo!”
“Credevi davvero di esserti svegliato prima di me?” sorride.
“In realtà ci speravo…” mi stiracchio debolmente e mi decido a scendere dal letto.
Arrivo strascicando i piedi fino alla porta e poi mi volto a guardare Regulus, ancora steso sul letto e senza la minima intenzione di scendere.
“Ti prego, dimmi che non ti devo portare in braccio.” lo supplico.
Lui ride di nuovo e poi mi segue in cucina.
 
***
 

Mentre porto in tavola la colazione, un gufo atterra sulla finestra e bussa piano con il becco. Reg prende il giornale, gli lascia uno zellino nella borsetta a tracolla e sbriciola un biscotto sul davanzale. Il gufo becchetta qualcosa, soddisfatto, poi si volta e vola via. Vedo mio fratello accigliarsi, mentre posa lo sguardo sulla Gazzetta.
“Incursione degli Auror in Casa Ridley: liberati prigionieri rinchiusi nelle segrete.” legge Reg in prima pagina. “Te lo saresti mai aspettato?”
“Sinceramente, dopo il viaggetto nelle prigioni di casa nostra, la cosa non mi stupisce più di tanto.” borbotto mentre addento un pezzo di bacon.

Per chi se lo fosse perso, qualche settimana fa sono stato rapito da un gruppo di Mangiamorte a Diagon Alley e sono stato rinchiuso nelle segrete di casa Black per qualche tempo. È stata un’esperienza orribile, ma almeno si è conclusa bene: non appena l’ha scoperto, Reg ha disertato, è venuto a salvarmi e ci siamo riappacificati, quindi, in un certo senso, sono grato al Mangiamorte che mi ha portato lì.

Mi rendo conto di aver detto la cosa sbagliata quando alzo gli occhi e vedo mio fratello che mi guarda avvilito.
“Non hai nulla di cui rimproverarti, Reg. Sono stati dei Mangiamorte a portarmi lì, non tu.” mi correggo subito.
“Dimentichi che anche io ero un Mangiamorte.” mi ricorda, mentre un sorriso triste si fa strada sul suo volto e mentre io imploro Godric di farmi evanescere all’istante.
“Lo sai che non intendevo quello!” tento di rimediare “Tu…tu non eri come loro…Reg quando dico Mangiamorte io penso a Bellatrix, a Malfoy, a Rosier, non a te!”
Lui abbassa gli occhi sulla colazione.
“Lo so, è che…niente.” scuote la testa e comincia a mangiare.

Bel lavoro, Sirius, un colpo da maestro, mi sussurra infida la mia vocina interiore. Non posso farci nulla, a volte (Remus direbbe “molto spesso”) parlo senza pensare a cosa dico. È vero, Reg era un Mangiamorte, ma non è mai stato come loro, e questo io lo so. Il problema è che sarebbe meglio evitare di ricordargli quello sbaglio di prima mattina, cosa che evidentemente non mi è riuscita troppo bene.
“Chi erano i prigionieri?” chiedo, giusto per non lasciar calare il silenzio.
“C’è un certo Silver, un Perrow, un Seldon, una certa Loreline e qualche Mason. Poi ce ne sono altri, ma non li ho mai sentiti nominare.” mi informa.
Subito non noto nulla di strano, poi me ne accorgo: questi nomi non li ho mai sentiti. Considerando che lavoro nell’Ufficio Auror, i quali si occupano anche di rapimenti e sparizioni, la cosa è sospetta.
“Conosci qualcuno?” chiedo a mio fratello.
“No, nessuno.” Risponde lui. Fissa corrucciato il giornale e poi sposta lo sguardo su di me. “Non li ho mai nemmeno sentiti questi nomi. Non è normale: Ridley è una persona particolare, è abbastanza potente sia dentro che fuori il Ministero e quindi lo tenevamo controllato. È strano che abbia tutta quella gente nei sotterranei. Non è uno sciocco, quindi deve avere avuto dei buoni motivi per correre il rischio. Se fosse stato Voldemort ad ordinarglielo, come minimo la voce di questa operazione avrebbe dovuto circolare tra i Mangiamorte.”
“E invece tu non ne sapevi nulla.”
“Esatto.”

Gli Auror non ne sanno nulla, i Mangiamorte nemmeno. E da quando un privato cittadino si mette a rapire gente?
 
***
 

Gli Auror ci portarono al Ministero, nei loro uffici.
È strano dopo una così lunga prigionia ritrovarsi in mezzo a tanta gente, con tutti che ti parlano e ti riempiono di attenzioni. Alla fine non sono ridotta così male: ho dei tagli piuttosto profondi sulle braccia e sulle gambe, delle escoriazioni e parecchie ammaccature. Rispetto alle altre persone imprigionate con me, scoppio di salute. C’è chi è malato, chi ha una gamba spezzata e chi sta delirando.
“Mi scusi signora, se è già stata medicata potrebbe sedersi qui?” mi chiede un ragazzo.
Mi volto per guardarlo meglio.
Deve essere una giovane recluta: ha un fisico asciutto e slanciato, gli occhi nocciola leggermente oscurati dal paio di occhiali tondi che porta e i capelli neri che, anche se tagliati abbastanza corti, sfuggono comunque ad ogni possibile controllo e rimangono arruffati e scarmigliati, l’incubo di ogni spazzola.

Dopo avergli dato un’occhiata, acconsento e mi siedo, mentre lui mi sorride e accompagna un uomo più che attempato verso una poltrona. Poi rifletto un attimo e assumo un’espressione oltraggiata: mi ha chiamato signora! Posso capire la cortesia, ma mi pare che abbia proprio esagerato, al massimo poteva osare un signorina!
Lo fisso attentamente e mi rendo conto di non averlo mai visto qui al Ministero.
“Impossibile, devo sbagliarmi.” penso tra me e me. “Io ho lavorato in un ufficio qui per circa un anno prima di venire imprigionata, eppure non mi sembra familiare…”

Poi un altro pensiero mi coglie: esattamente, quanto tempo ho passato chiusa in prigione? Mesi? Anni?
Ripenso a come il volto di Ridley mi fosse sembrato molto più invecchiato di quanto mi ricordassi e al ragazzo che non ho mai visto.
Provo a calcolare quanto tempo sono stata via, anche se so che, tra la continua oscurità, le torture e tutte le volte che sono svenuta, probabilmente mi devo essere persa parecchie settimane. Improvvisamente mi accorgo che, appeso al muro accanto all’orologio c’è un calendario. Mi avvicino e leggo la data: è il 22 novembre.
Strano, era novembre anche quado sono stata rapita, ma comunque i conti tornano: secondo le mie stime sono stata via qualche anno. Prendo tra le mani il calendario e cerco la prima pagina per capire che anno è.
Quando la trovo per poco non svengo.
Sento che le mie ginocchia iniziano a tremare e mi stringo addosso la coperta che mi hanno messo sulle spalle. I miei occhi leggono e rileggono le stesse parole, senza credere che siano vere.
“Signora? Va tutto bene?” sento la voce del ragazzo spettinato che mi chiama.
No, decisamente no. Non va affatto bene.
“Q-Questo calendario…è corretto?” chiedo, sorprendendomi che la mia voce sia diventata così fioca.
“Sì, signora. Perché?”
Io sono stata imprigionata il 17 novembre 1961. Nella prima pagina di questo calendario, in lettere rosse e decisamente inequivocabili, lampeggia il titolo “Calendario 1979”.
“N-No…nulla, va…va tutto bene.” tento di controllarmi.
Sono passati 18 anni. Sono rimasta rinchiusa là sotto per così tanto tempo…che non riconosco più nessuno. Mi guardo intorno: ora al Ministero lavora un’altra generazione di giovani, tutte facce nuove. Ecco perché non mi ricordavo del ragazzo o perché Ridley mi sembrava invecchiato: sono passati 18 anni dall’ultima volta che l’ho visto.
“Signora, la prego, se non si sente bene è meglio che si sieda.” mi ripete piano il ragazzo.
Un momento: mi ha chiamato di nuovo signora.
Sto per voltarmi, dimentica dello shock e di tutto il resto, e dirgliene quattro sulla buona educazione, quando, infine, capisco: ho 18 anni in più rispetto a quando mi hanno rapita.

Sento definitivamente le gambe cedermi e, se non ci fosse stato dietro di me quel ragazzo, molto probabilmente sarei caduta a terra.
“Signora!” esclama, mentre lo sento afferrarmi per la schiena e trascinarmi verso una sedia.
Chiunque potrebbe giudicarla una reazione esagerata: sono viva, dopo anni di prigionia, e sono al sicuro…ma ho 18 anni in più!! Sono stata rapita a 24 anni e questo vuol dire…oh, Salazar! Io ho 42 anni!
Sfido ogni donna con un minimo di senno a non sentirsi desolata di fronte ad una simile situazione.
Svenimenti a parte, questo giovane premuroso mi porta un bicchiere d’acqua e una Cioccorana e si siede accanto a me.
Mi riprendo dopo qualche minuto e, mentre mordicchio il mio dolcetto, mi rivolgo al ragazzo.
“Ehm…grazie. Credevo di riuscire e controllarmi, ma non ce l’ho fatta.”
“Non si preoccupi. Piuttosto…l’ho vista sbiancare quando ha letto l’anno sul calendario. Non la prenda per scortesia, ma…quanti anni è rimasta nei sotterranei?” mi chiede, sinceramente curioso.
“Diciotto anni.” sussurro.
Il ragazzo alza le sopracciglia e mi guarda, stupito. “Ci credo che si è sentita male!”
Lo fisso con uno sguardo di puro rimprovero: se c’è una cosa che ho imparato da ragazza era ragionare prima di aprir bocca. Lui sembra accorgersi della schiettezza che ha usato per rivolgersi a me e cerca di fare ammenda.
“Mi scusi, io…sa, io non sono decisamente famoso per il mio tatto.” Sorride “Comunque mi chiamo James, James Potter.”
Gli stringo la mano. “Piacere mio, James.”
Sento una strana felicità che mi colpisce all’improvviso: sono più grande di lui e di quasi tutti gli Auror qui attorno! Posso chiamarli per nome e non venire rimproverata! È una soddisfazione da poco, me ne rendo conto, ma in casa da piccola venivo sempre ripresa quando non mi rivolgevo agli ospiti in modo consono alla mia età: qui almeno posso prendermi la rivincita.
“E lei è?” mi domanda il ragazzo.
“Io mi chiamo…” esito.

So perfettamente il mio nome, ma non posso rischiare di rivelarlo alla persona sbagliata. Saranno anche passati 18 anni, ma non so cosa sia successo dopo il mio rapimento, non posso rischiare di rovinare tutto.

“…Cindy Westray” concludo.
“Ne è sicura?” mi chiede James, fissandomi attentamente.
“Sì, sicura. Stavo solo pensando al fatto che era da molto che qualcuno non me lo chiedeva!” sorrido.
La scusa sembra reggere, visto che Potter si tranquillizza e si offre di spiegarmi cos’è successo negli ultimi anni.

Quando finisce di raccontare, vorrei che non avesse mai iniziato.
 
***
 

È incredibile quanto le persone possano essere ingenue. O quanto lo possano diventare.
Per questa seconda parte basta pensare al vecchio Ridley.

Fin da giovane gli si prospettava un destino glorioso: John Ridley, la promessa tra gli eredi, il Purosangue perfetto, colui che avrebbe portato avanti nomi e tradizioni anche a costo della pelle. Gli erano bastate un’astuzia omerica e una serie di circostanze favorevoli ed ecco che nasceva la giovane certezza. Era conosciuto da tutte le famiglie Purosangue inglesi, presenziava ad ogni festa o banchetto, ma senza mai eccedere; si calava nella mondanità per poi emergerne praticamente intatto nelle conversazioni con i più autorevoli capifamiglia, esprimendo opinioni e argomentando su questioni importanti. Non c’era una serata in cui qualcuno non tornasse a casa pensando alle parole del giovane, così argute e complesse per la sua età.
L’unico suo rivale era Orion Black. Altrettanto brillante e perspicace, anche lui partecipava agli stessi banchetti di Ridley e anche lui dimostrava una maturità e una complessità di pensiero tali da rivaleggiare con l’altro giovane.

Entrambi si erano guadagnati stima e rispetto, utilizzando sia i nomi di famiglia che le proprie capacità. Erano così simili per ciò che riguardava il pensiero e il carattere, la determinazione e la fierezza, che era inevitabile che finissero con l’essere rivali. Come era uso tra le nobili famiglie, questa rivalità non sfociò mai apertamente in episodi di scarso controllo o in situazioni equivoche, ma fu abilmente gestita da entrambe le parti, ai ricevimenti e negli anni trascorsi ad Hogwarts, anche se lì con minor impegno visto che i ragazzi erano lontani dall’occhio vigile delle famiglie.
Tuttavia si sa che un fuoco, anche se celato negli antri più reconditi, non finisce serto per spegnersi.

E fu così che, dopo anni di risentimento, a John Ridley si presentò l’occasione di annientare il suo rivale.
E lui la colse al volo.
Ovviamente, dopo che gli fu venuta l’idea, era difficile accontentarsi. Ormai il primo passo era fatto, bastava solo proseguire. Uno dopo l’altro, i suoi rivali, nella vita e nel lavoro, sembrarono inspiegabilmente ritirarsi, lasciando appositamente spazio all’intoccabile Ridley. In realtà c’era il suo zampino ovunque, suo o dei suoi inviati.
Il suo primo colpo, però, lo diresse contro il suo più acerrimo nemico, colui che avrebbe facilmente intuito i suoi piani e gli avrebbe negato la gloria. Moderò indicibilmente la fiamma di Orion Black, sferrandogli un colpo atroce. Non gli disse mai di essere stato lui, né aveva intenzione di farlo, ma gli eventi hanno preso una piega diversa.

Complice la troppa sicurezza in se stesso, ora ha fatto il passo falso, lasciando scoperto il lato debole ha permesso a suoi protetti di rivoltarsi contro di lui e questi l’hanno rovesciato. Ora giace tra e fredde mura di Azkaban e il suo nome è rovinato per sempre.
E anche parte del mio lavoro.
Ma non ci farò troppo caso: lui non ha fatto il mio nome, io non ho fatto il suo. Anche se ciò non esclude che, se l’occasione si rivelerà propizia, io non lo faccia. Può sembrare crudele o rude, ma questo è il mercato. Se c’è un’offerta migliore, si scarta quella vecchia; se si presenta l’occasione, si dimenticano patti ed alleanze. È la vita del semplice mercenario.
Ma, vista la mia notevole specializzazione ed esperienza, io sarò più cauto, mi accerterò che ci siano una giusta offerta ed una situazione sufficientemente favorevole per cambiare bandiera.
E sono certo che questo nuovo incarico ha esattamente i requisiti che servono.

Io le so riconoscere queste cose.
Io sono Clay Tiranus e sono un serial killer.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice…

Ciao a tutti!!
Perdonate l’immane ritardo, ma volevo che questo capitolo fosse abbastanza intrigante e mi ci è voluto un po’ per perfezionarlo.
Ora…ho lasciato la parte iniziale tre Sirius e Regulus perché, ormai lo sapete, mi piacciono tanto tanto!! Poi però ho cambiato rotta e ho fatto parlare “Cindy” che vi assicuro ha un nome più carino;) La ragazza ha passato 18 anni in prigione e quando se ne accorge…beh, io avrei reagito peggio, ma lei è forte:)
E, alla fine, visto che poteva tranquillamente rientrare nei miei piani e visto che la mia Smaug li adora, ho inserito il beneamato serial killer! Sì, il cognome l’ho preso dal conte di Star Wars, ma secondo me ci sta bene…
È un capitolo piuttosto ricco – ed era il minimo dopo tutto questo tempo – quindi, se avete qualcosa da dirmi, lasciate una recensione:) Ciao!
Anna
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Paddy_Potter