Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: nightmaresandstars    21/07/2014    1 recensioni
[SPOILER! Se non avete letto la trilogia, sbrigatevi e poi tornate qui!]
Helene Snow è la nipote dell'ormai ex Presidente di Panem. Questa è la storia degli ultimi Hunger Games.
Che i Settantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 13 – DECISIONI
 
Vedere Gale, contento per me, perché sapevo che in fondo era contento per me, mi faceva sentire, in un certo senso, strana. Non riuscivo a definire bene cosa provavo. Forse era felicità, ma non proprio. Forse era gioia, perché alla fine non mi odiava... nessuna delle cose che mi venivano in mente riuscivano a definirlo completamente.
Gli allenamenti di quel giorno sono stati senz’altro utili.
La tensione che si avvertiva era molta, Jale non faceva altro che mandare occhiatacce a Gale e lui di rimando all’inizio non faceva altro che darmi delle semplici indicazioni, quando poi ha capito che mi stavo spazientendo, ha cambiato atteggiamento, a quel punto ha iniziato a dare fastidio a Jale. Non si dava pace, passava da un eccesso all’altro,da niente a troppo, stavamo tirando con l’arco, e mi si è messo vicino, molto vicino, e mi sussurrava nell’orecchio cosa dovevo fare.
«Smettila!» gli ho detto a denti stretti.
«Perché?» ha chiesto. «Sto facendo qualcosa di male? Dopotutto sono il tuo mentore e il tuo allenatore. Accontentati.»
«Non è per quello.» ho risposto. «Ci stanno ricominciando a guardare tutti, e sai bene com’è finita l’ultima volta.»
«Beh, pensala sotto questo punto di vista: avrai qualcosa di interessante da raccontare all’intervista.»
«Puoi anche scordartelo. Non parlerò mai di te nell’intervista.»
«Allora,» ha detto con quella voce che avrebbe fatto impazzire chiunque. «dovrò procurarti qualche aneddoto divertente.»
Le sue braccia ricoprivano le mie, le sue mani, con una stretta salda, istruivano le mie sui movimenti da compiere per avere un bel tiro. Ho alzato lo sguardo, per controllare: ci stava fissando solo Jale. Era furioso.
Ho scosso in maniera quasi impercettibile la testa, lo pregavo di rimanere in silenzio, di non muoversi, di evitare il putiferio. Fortunatamente mi ha ascoltato, ha abbassato lo sguardo e ha ricominciato ad allenarsi.
Abbiamo scoccato la freccia. Bersaglio centrato in pieno.
«Okay, prova da sola adesso.»
Aveva quel sorrisetto soddisfatto e, insieme, di sfida.
Pensa che non sia capace a centrare il bersaglio da sola.
Gli ho sorriso di rimando, sfidandolo.
Mi sono posizionata e ho fatto mente locale, riportando alla mente quei movimenti che avevo fatto con lui poco prima.
Ho scoccato, pregando con tutta me stessa di arrivare almeno ad avere un risultato decente.
Centro.
Mi sono girata a guardarlo, sorridendo e incrociando le braccia.
«Complimenti,» ha risposto freddo. «continua a tirare ancora per un po’, vado in bagno.»
Ehi, va beh che non te lo aspettavi, ma almeno un po’ di gioia potresti mostrarla!
Ho scosso la testa e mi sono rimessa in posa. Ho fatto un altro paio di tiri, tutti con risultati decenti, per fortuna!
Quando è tornato aveva con se due spade.
«Devo preparati ad ogni evenienza.» ha detto avvicinandosi. «Come vedi molti si stanno allenando con la spada, è molto probabile un corpo a corpo.»
Ho annuito. Con la spada non me la cavavo benissimo, ci sono volute più di un’ora perché riuscissi a tenergli testa per più di cinque minuti, e più o meno due ore e mezza perché riuscissi a disarmarlo. Alla fine ero esausta, sudata e mi facevano male i muscoli. Ero a pezzi.
Fortunatamente dopo poco meno di venti minuti ci sarebbe stato il pranzo, quindi ci siamo fermati per riposarci e guardare gli altri allenarsi.
«Il ragazzo del Tredici, e le ragazze del Due e del Tredici sono molto bravi, dovrai stare molto attenta con loro...»
«La ragazza del Tredici è la mia migliore amica, siamo alleate.»
«Mmh...» non era molto convinto. «Mentre il ragazzo del Due e le ragazze del Tre, Sette e Otto non sono molto forti. Per quanto riguarda gli altri sono più o meno sul tuo livello, l’unica differenza è che tu hai un allenatore bravissimo e fantastico, mentre loro no.»
«Come fai a dirlo?» ho chiesto facendo finta di non aver sentito l’ultima frase.
«Che sono fantastico e bravissimo?» ha chiesto come se quella fosse la parte più importante del breve discorso che aveva concluso poco prima.
«No, idiota. Quel giudizio che hai dato sugli altri, come fai ad esserne così sicuro?»
«Quando passi vent’anni della tua vita a guardare gli Hunger Games, ti viene naturale pensare in un certo modo, cominciare a pensare a ci si salverà, o a chi sicuramente morirà nei primi momenti... e cominci a chiederti quali sarebbero le tue reali possibilità, o quelle dei tuoi amici, vicini, compagni di classe...»
«Ma anche io guardo gli Hunger Games da quando sono nata, all’inizio li consideravo una festa, perché il nonno ce la faceva vivere così, quando ho capito cos’erano in realtà, ho smesso di esserne così felice e ho cominciato ad odiarli.»
«Ma tu li guardavi così, tanto per fare, io vedevo la mia gente morire...»
«Okay, cambiamo discorso.» ha aggiunto dopo un po’ di silenzio. «Ho fame.»
«Ahahahahah! Ho fame anche io!» ho risposto sorridendo. «Mi hai sfinito oggi, mi fanno male le gambe!»
«Questa sera prima di cena fatti un bagno congelato, e spera che passi!»
«Va bene...»
Il pranzo e l’allenamento pomeridiano sono andati alla grande, molto meno faticosi di quello mattutino, anche se verso le ultime ore si avvertiva un clima crescente di agitazione: l’indomani ci sarebbero stati i test, con gli annessi risultati e l’intervista. Una giornata piena.
Tornata in camera ho fatto quel bagno che mi aveva consigliato Gale, ho mangiato un boccone al volo e sono andata a letto presto, ignorando le lamentele di Jale che voleva passare un po’ di tempo con me.


La prima volta che ho aperto gli occhi erano le sei del mattino. Non mi ero mai svegliata a quell’ora, così sono rimasta a letto per un po’, a tentare di rilassarmi, a pensare a qualche possibile argomento per l’intervista.
Alla fine ho deciso che mi sarei limitata a rispondere alle domande, senza prendere iniziative particolari, e poi mi sono alzata.
Le sei e mezza... è presto oggi...
Sono andata in cucina ancora in pigiama, e scalza. Non c’erano neanche i senza-voce, quindi ho preso una fetta di torta al cioccolato che stava sul tavolo e me ne sono andata sul balcone. C’era un tavolino con un paio di sedie, erano belle larghe, quindi sono riuscita a mettermi seduta con le gambe incrociate, a gustarmi la fetta di torta e il panorama della città che si stava svegliando. In tutto questo tempo non l’avevo mai vista così, sembrava quasi tranquilla, la poca gente che c’era per strada camminava con calma, piano e in silenzio, la maggior parte delle luci dei grattacieli erano spente e si sentivano pochi rumori. Era così rilassante, un vero peccato che fosse così per poco tempo. Ho chiuso gli occhi.
«Mattiniera?» ha chiesto una voce. Gale.
«Tu no?» ho risposto aprendo gli occhi.
«Oh, è tardi per me...» ha detto sedendosi dall’altro lato del tavolino. «Il mio turno in miniera cominciava alle cinque.»
«Non ce l’avrei mai fatta ad alzarmi così presto...»
«Come vanno le gambe?»
Grazie al Cielo! Finalmente una conversazione normale!
«Bene, grazie, il bagno ha aiutato molto!»
«Sono felice per te... hai scelto di cosa parlare nell’intervista?»
«No... in realtà ho deciso che risponderò semplicemente alle domande che mi faranno. Non mi piace né mettermi in mostra, né parlare di me.»
«Speriamo non facciano domande troppo personali, allora!» era sarcastico.
«Oh, in quel caso non risponderò!»
La città stava cominciando a riprendere il suo solito aspetto, i rumori si stavano intensificando.
«Quanto rumore! Io vado dentro,» ha detto alzandosi e allungando una mano verso di me. «vieni?»
In risposta ho semplicemente preso la sua mano. Mi ha tirato su in piedi, e insieme siamo andati in cucina.
«Senti, so che è successo di tutto tra di noi e ci conosciamo da pochissimo,» ho iniziato a dire.
«...ma non affezionarti a me, perché tanto mi uccideranno?» ha finito lui. «Beh, in realtà è tardi ormai, ma se ti fa piacere pensare che non mi sono affezionato a te, okay. Se proprio vuoi, possiamo avere un semplice rapporto mentore-tributo.»
«No, non è questo quello che voglio.» ho risposto. «Mi piace quando parliamo da amici, mi aiuta a non pensare a ciò che sta per accadere... se per te non è un problema possiamo continuare così...»
«Sì, va bene... se ti fa stare meglio, saremo amici!»
E uno è sistemato... mi dispiace dirlo, ma devo fare in modo che soffrano il meno possibile, prima e dopo.


Appena Jale si è svegliato l’ho preso da parte. Siamo entrati nella mia camera, non gli ho dato neanche modo di fare colazione.
«Ehi, non riesco più a capire questi tuoi cambi d’umore! Dammi appena il tempo di fare colazione!» ha iniziato.
«Zitto, idiota. Senti, già quello che sto per fare mi rimane difficile, quindi vedi di non interrompermi, okay?!» ha annuito. «Io... io c’ho pensato molto, e... e ho capito che... che sì, voglio stare con te... insomma, sì, se per te va bene...»
Mi ha abbracciato con talmente tanto slancio che per un attimo ho avuto paura di cadere!
«Sì, sì, sì che lo voglio!» ha iniziato a dire. «Sono così contento!» ha aggiunto poi prima di baciarmi.
Vederlo felice, anche se solo per poco, rendeva felice anche me, e questo, per il momento, bastava!
«Però, per favore, non parlarne nell’intervista... okay?» ho detto.
«Come preferisci...»
«Voglio lasciare la “sorpresa” per l’arena!»
«Perfetto!» mi ha risposto. «Quindi immagino di non dover dire niente neanche a Gale e Haymitch, vero?»
«Esatto.»
«E come la metti con Gale?»
«Siamo amici, gli ho chiesto questo favore, e mi ha assecondato...»
«Mmh... bene! Andiamo allora!!»
Quella mattina ci sarebbero state le valutazioni degli strateghi. Mi metteva molta ansia.
Ho accompagnato Jale il cucina, dove si è seduto a fare colazione.
«Non mangi?» ha chiesto Haymitch, indicando il cibo sul tavolo.
«No, grazie, ho fatto colazione prima...» ho risposto prima di alzarmi. «Vado a prepararmi.»
Sono tornata in camera per togliermi il pigiama e mettere la divisa.


Quando siamo scesi giù, al posto della classica sala, abbiamo trovato una serie di panche. Le magie di Capitol City non mi sorprendevano più di tanto, ma quel cambiamento era davvero incredibile!
«Tu sai cosa ci aspetta?» ho chiesto a Gale.
Mancavano un paio di coppie ancora, compresa quella di White.
«Veramente non ne ho la più pallida idea.» mi ha risposto. «Comunque, quasi sicuramente, andrà bene! Sei migliorata tanto, e tirare con l’arco ti viene bene, quindi abbi fiducia in te stessa, mentre sei lì dentro!»
Ho annuito, non ero molto convinta, ma se lo diceva lui, dovevo fidarmi. Ce l’avrei fatta, ad ogni costo.
Quando sono arrivati anche gli altri, hanno iniziato. Prima le ragazze, poi i ragazzi per ogni distretto. Ho provato a chiacchierare con qualcuno, ma eravamo tutti molto nervosi, quindi abbiamo passato la maggior parte del tempo in silenzio.
Le persone sparivano come mosche, anche stavano dentro una ventina di minuti, chi più chi meno, ma nessuno tornava indietro. Questo metteva ansia.
«Ho paura.» ho sussurrato a Jale. «Perché nessuno torna indietro?»
«Sta tranquilla, dobbiamo ancora entrare in Arena, non possono farti niente adesso...» mi ha risposto con una voce molto tranquillizzante. Eravamo rimasti in quattro, io, Jale, White e Noah, il ragazzo estratto per il Distretto Tredici, avevano fatto allontanare i mentori poco prima di iniziare: era la prima volta che accadeva qualcosa di importante, e noi eravamo completamente soli.
«Snow Helene.» ha annunciato una voce metallica. «Distretto Dodici.»
Ho dato un bacio veloce a Jale e mi sono voltata verso la grande porta che si era aperta.
«In bocca al lupo, Snow!» l’ho sentito gridare prima di ritrovarmi nel buio più totale.
Si è accesa una luce sopra la mia testa.
«Scegli la tua arma.» ha continuato la voce metallica.
Senza esitare ho preso l’arco. A quel punto si sono accese tutte le luci e ho potuto vedere di cosa si trattava.
Un percorso ad ostacoli?! Ma che roba è??
«Comincia il tuo percorso. Possa la fortuna essere sempre a tuo favore.»
Senza farmelo ripetere mi sono gettata verso l’entrata, la prima freccia già incoccata. Ho seguito il percorso alla bell’e meglio. Schivavo e saltavo il più agilmente possibile gli ostacoli, stavo spingendo i muscoli al massimo.
Un nemico. Due nemici. Scoccavo frecce con una precisione che non credevo di avere: più mi facevo strada, più la speranza cresceva. Vedevo l’uscita, quando, in un momento di distrazione, uno dei nemici mi ha colpito alle spalle.
 

*Angolino autrice*
Okay, so che dico sempre le stesse cose,
ma scusate per la lunga assenza.
Che dire, spero di essere un po’ più costante da adesso in poi,
perché finalmente sto in vacanza!
Datemi qualche parere, che fa sempre piacere...
Detto questo, pace e amore!
Alla prossima,
Lady_Periwinkle


PS: inizialmente l’idea era quella di creare dei personaggi ispirati a gente reale, ma è troppo complicato, e io sono pigra, ergo, ho cambiato idea!
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: nightmaresandstars