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Autore: MayaSorako    21/07/2014    2 recensioni
Fairy Tail non è una Gilda come le altre.
Fairy Tail con la sua spontaneità, la sua estrosità e la forza dei suoi sentimenti è riuscita, spesso senza nemmeno esserne consapevole, nell'influenzare innumerevoli vite; vite che ha cambiato per sempre. Vite che, grazie a Fairy Tail, hanno trovato uno scopo e, a volte, un sogno.
Mao DuCerisier e Yua Skyline sono solo due esempi di questa realtà; ma il loro sogno, purtroppo, non si è realizzato.
Perché a volte, quando ti trovi ad un passo dal tuo sogno, tutto inizia ad andare per il verso sbagliato e ti trascina in luoghi dentro di te che non avresti mai voluto vedere.
Ma se non ti arrendi, se ti prepari a metterti in gioco e a rischiare, insieme ai tuoi compagni vedrai che quella non è la fine.
Soltanto un nuovo, meraviglioso ed imprevedibile inizio.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Generi: Avventura, Azione, Comico(o almeno prova ad esserlo), Fantasy, Sentimentale. E' la prima Fanfiction che scrivo su Fairy Tail; consigli e critiche costruttive sono profondamente apprezzati!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La tua destinazione non è tanto importante quanto lo è il tuo viaggio. Però, se non sai dove andare, rischi di continuare a girare in tondo per il resto della vita.
Anni fa, quando ero ancora un ragazzino, un pensiero del genere non mi avrebbe minimamente sfiorato. 
Sarà che quando sei occupato a sopravvivere non hai molto tempo per pensare; sarà che a quel tempo un posto all'ombra e un po' d'acqua limpida erano tutto ciò di cui avevo bisogno per sentirmi appagato. 
Vagabondare senza una meta non era affatto un peso, piuttosto una liberazione. E paradossalmente, per questo motivo, quegli anni di miseria credo siano stati i più sereni della mia esistenza.
Passo dopo passo, ho superato quasi senza rendermene conto quella linea di confine dopo cui ciò che conta davvero, ciò che ti rende ciò che sei, è come sopravvivi.
Ma questa non è affatto una cosa negativa.
Quella linea è stata un traguardo; un traguardo che ha drasticamente alzato la posta.
Ed io non sono il tipo che si accontenta.
 
Mentre il vagone del nostro traballante treno cigola e stride sui binari, Mao sbuffa ad intervalli regolari già da un'ora e mezza e il nostro primo nuovo membro sghignazza in risposta ad ogni suo infantile sospiro. Tengo gli occhi chiusi, seduto per terra con la schiena appoggiata alla parete interna del mezzo, concentrato sul mio respiro nel tentativo di ignorarle - soprattutto per evitare i piangistei della prima -; ma so che prima o poi dovrò stare a sentire le sue imbronciate proteste.
"Yua!" chiama a voce acuta, indirizzandomi contro un dito tremante. 
Giustappunto. Io la guardo, in attesa, pensando a come tenerla buona fino all'arrivo. Lei ricambia lo sguardo, seria, mentre si accarezza nervosamente i corti capelli rosa ciliegio.
"Yua... Perché non hai detto niente?" chiede, meno ostile di quanto avrei immaginato. Tutt'ora, nonostante la conosca da un bel pezzo, non capisco il motivo della sua fissazione con domande la cui risposta sia tanto ovvia.
Sarà un suo modo di fare conversazione?
"Non ha senso discutere con chi non vuole ascoltare, Mao; sarebbe stata soltanto una perdita di tempo. Prima facciamo come ci ha chiesto, prima ci libereremo di lui e di quella Gilda di terza categoria." 
Lei sbuffa un'altra volta, fissando il pianale in legno del vano.
"Però... - continua a brontolare, mormorando mesta - Però non è giusto..."
Questa volta sono io a sospirare. Non ho assolutamente voglia di continuare questa inutile discussione: una al giorno è più che sufficiente. 

Il Master di Twilight Ogre ha dato i numeri non appena gli abbiamo fatto presente la nostra intenzione di levare le tende. E' andato avanti all'infinito insistendo sul fatto che, secondo lui, avremmo dovuto svolgere un'ultima missione di rango elevato come compenso rispetto al dispiacere e ai problemi causati. E' un'assoluta idiozia, certo; ma io non mi aspettavo nulla di più da quel vecchio pazzo. 
Con la coda dell'occhio vedo Haiena che non riesce a trattenere le risate, chiaramente più fragorose del solito sottofondo a cui ormai mi sono abituato. Dal cambiamento dell'espressione di Mao, capisco che se n'è accorta anche lei.
"C-che cosa c'è di tanto d-divertente?" le chiede. Poco a poco sembra stia iniziando a balbettare meno quando si rivolge a lei, per fortuna. 
Perché mai le farà così paura, poi? Abbiamo affrontato sia mostri che persone ben più minacciose. Certo: non posso negare che sia un tipo piuttosto... particolare, diciamo; anzi: eccentrico. Ma di sicuro non abbastanza da terrorizzare qualcuno fino a questo punto.
"Hi hi hi hi!!!" scoppia a quel punto la brunetta in questione, senza degnar l'altra di una risposta.
"A-allora?!" insiste Mao turbata abbracciando a sé le ginocchia, a mo' di protezione.
"No, niente hi hi hi... Notavo solo quanto tu sia carina e tanto, tanto simpatica... Hi hi hi!"
Inaspettatamente Mao arrossisce, e le rivolge un impacciato sorriso.
"Ehm... G-grazie!"
"Ma figurati, hi hi hi! Saresti perfetta per un demone alla ricerca di un umano da possedere..." afferma, puntandole addosso i maliziosi occhi cremisi dopo aver arrestato all'improvviso le proprie risa.
Paralizzata dalla paura, la sua interlocutrice smette di respirare, e il colorito di quest'ultima si fa ancora più bianco di quanto non sia di solito; a quel punto Haiena torna al suo solito sghignazzare. "Hi hi hi!!! Non fare quella faccia! Non esistono certo demoni di quel tipo... da queste parti!"
Era un tentativo di rassicurarla o che cosa? Mao la pensa così a quanto pare, e si rilassa giusto un po' mentre il suo cuore ricomincia a battere.
"Accidenti, potresti anche evitare di-"
"Oh! - la interrompe, dandosi un colpetto con l'indice su una tempia - Però in effetti, ora che ci penso, ricordo di aver sentito, in qualche leggenda, di come lamenti di giovani fanciulle riescano ad attirarne in enormi quantità... Hi hi hi hi hi! Tu ci credi alle leggende? Eh, Mao-chan?" domanda inclinando leggermente la testa di lato, il volto disteso in un ghigno malefico.
L'interrogata deglutisce, irrigidendosi più di prima. Sono sbalordito: riesce a zittirla con una facilità disarmante!
Sapevo che sarebbe stata utile. La mia irritante spalla mi guarda atterrita con aria di rimprovero, ma io non le do troppo peso; Mao è il tipo di persona che presto o tardi finisce con l'andare d'accordo con tutti, e Haiena non farà eccezione.

Arrivati alla stazione sono costretto a tirare su di forza la tremante ragazza dai capelli rosa e a darle una mano per farla scendere dal vagone, mentre l'altro membro del nostro gruppo la guarda di sottecchi, divertita, giocherellando con le catene avvolte tutt'intorno ai propri vestiti rosso scuro pieni di strappi.
"Forza: muoviamoci."
Camminiamo - io ed Haiena, Mao invece si trascina di malavoglia sui sandali - lungo il sentiero che porta verso la città in cui siamo diretti, visto che la stazione si trova circa ad un kilometro di distanza da essa. Non ho idea di cosa avessero in testa quelli che l'hanno piazzata lì, ma in ogni caso una passeggiata non ha mai ucciso nessuno. Tengo alta la guardia - non si sa mai - e controllo con attenzione i dintorni, ma in giro non si vedono né banditi né bestie magiche. Raggiungiamo le porte della città abbastanza in fretta, ed una volta giunti lì di fronte io mi fermo un attimo ad osservare l'insegna.

 
Benvenuti ad Azalea,
ridente cittadina di fortuna e speranza!
 
"Speranza... e fortuna..."
"Qualcosa non va, Yua?" domanda Mao, aprendo bocca per la prima volta dal viaggio in treno: un vero e proprio record. Ho farfugliato qualcosa senza accorgermene, aggrappato com'ero a quel fugace pensiero; mi lascio sfuggire un sorriso.
"Tutto ok, ho solo trovato il nome per la nostra Gilda."
Lei sobbalza per la sorpresa dopo le mie parole, e mi guarda con occhi che brillano di curiosità; anche Haiena ha drizzato le orecchie e sembra in qualche modo emozionata... anche se non sono sicuro da dove nasca questa mia intuizione: lei non è altrettanto facile da interpretare.
"Che vuol dire solo?! E' importantissimo!!!" esclama, impaziente, la maga che indossa una sorta di yukata da combattimento lilla con una fascia di seta rosa scuro in vita. "Dai! Non tenerci sulle spine; sputa il rospo!"
"Hi hi hi! Dai, sputalo! Prima che finisca per strozzarti... Hi hi hi!"
Io e Mao ci scambiamo uno sguardo significativo, riferito all'ultima affermazione della nostra nuova amica; ma non ci ha toccati poi più di tanto - o me, almeno -: alla lunga diventa piuttosto ripetitiva... e quasi buffa. Quasi.
"Mi dispiace, ma non adesso" rispondo, e due espressioni deluse compaiono sui volti delle mie compagne; una un po' più evidente dell'altra.
"Ma perché no?" domanda Mao scontenta, mettendo il broncio. Oggi è come un disco rotto.
"Non prima che sia ufficiale."
 Lei alza un sopracciglio e mi guarda storto, confusa.
"Ma tu non sei superstizioso!" asserisce con una decisione che scema immediatamente dopo. "O lo sei...?"
"Dipende da cosa c'è in gioco" replico. Lei sbatte le palpebre due volte, poi sembra capire e sorride con espressione addolcita. Contemporaneamente ci voltiamo entrambi verso Haiena, che come al solito sta ridendo di gusto.
"Io non vedo problemi, hi hi hi! Vorrà dire che dovremo attendere un altro po' prima di scoprirlo..." E, per una volta, non c'è alcuna traccia di malizia nella sua voce. "... Sperando di non venire fatti a pezzetti nel frattempo, hi hi hi hi hi!!!"
Mao rabbrividisce leggermente e incrocia le dita per scaramanzia, io sospiro - un po' divertito, devo ammettere.

L'unica, grande via principale si apre ora d'innanzi a noi tre. I ciottoli della strada marcano il suono dei nostri passi mentre il mio sguardo scorre e scruta persone ed edifici; Azalea conterà qualche abitante in meno, ma non è poi tanto diversa da Magnolia. Tuttavia, probabilmente per colpa del mio stato d'animo, mi appare più luminosa ed allo stesso tempo più misteriosa. Più viva, forse.
La taverna che stiamo cercando dovrebbe trovarsi in una delle numerose vie secondarie più strette che si intersecano perpendicolarmente alla maggiore. Non dovrebbe essere difficile da raggiungere, ma con Mao che, magicamente revitalizzata, saltella da un ambulante all'altro mostrandoci merce dai gusti dubbi - e venendo enigmaticamente schernita diverse volte da Haiena per questa ragione - perdiamo la cognizione sia del tempo che della nostra posizione. Guidati da un curioso vecchietto vagamente interessato alla nostra malassortita coppia di fanciulle tuttavia, riusciamo a raggiungere la bramata destinazione. 

Taverna Dizzy Marigold dice con caratteri disordinati l'insegna di legno scadente; a decorare la scritta, nell'angolino in basso a destra, lo schizzo di una calendula dai colori vivaci.
"Passate pure a trovarmi se avete bisogno di qualcos'altro, ragazze!!" si congeda ellettrizzato il nostro cicerone; c'è un accentuato rossore sulle sue guance mentre si allontana gongolante senza guardare la strada davanti a lui. Ci toglie gli occhi di dosso soltanto per dare una mano ad una giovane donna dagli abiti vagamente scollati che si è chinata a raccogliere del pane cadutole dalla busta della spesa.
"La ringrazio tanto! Alle volte combino dei tali pasticci..."
"Ma si figuri!!! Aiutare una donzella in difficoltà è il dovere di ogni gentiluomo!"
... Che scenetta pietosa. Di reazione scuoto leggermente la testa con disappunto.
"Che persona carina! Vero, Yua?" esordisce Mao raggiante rivolgendosi a me, tratta in inganno dalla sua talvolta ridicola ingenuità. Mi astengo dal commentare, ma le lancio per vizio un'occhiata contrariata. Lei mi guarda storto di rimando. "Fai così solo perché ti ha preso in antipatia!" deduce dalle sue inconfutabili prove di aria fitta.
"Non credo sia quello il punto..." mormoro, senza sentire la necessità di venire ascoltato.
"Sai, secondo me è tutta colpa di quella faccia che ti metti... - commenta, ignorando la mia indifferenza - Sembra quasi che dica: una parola sbagliata con me e sei fuori, argh!" continua, gesticolando vistosamente mentre porta avanti un'imitazione terribilmente iperbolica ed approssimativa del sottoscritto. 
"Argh...?"
"Hi hi hi hi! Argh!" ripete dilettata Haiena, decisamente più convincente, accompagnando al ringhio un minaccioso gesto della mano dalle unghie affilate. La nostra maga del Kansou accenna una risatina nervosa. 
Wow: una reazione nuova! Facciamo passi avanti.

La taverna ha un'atmosfera tanto accogliente quanto poco raccomandabile. Si compone di due grandi stanze, poste su livelli differenti collegati da una scala in legno scuro; la prima è quella che dà sull'ingresso ed è composta da cinque lunghe tavolate comuni, che in questo momento sono quasi tutte libere; i clienti pochi e rumorosi: pessima combinazione. Dietro alle tavolate si trova il bancone, da cui l'oste sembra in grado di tenere d'occhio tutto il locale, il che è abbastanza comodo. La stanza al piano superiore invece, più piccola ed appartata, viene probabilmente usata per garantire una maggiore discrezione. Le pareti sono piuttosto spoglie: gli unici elementi appesi sono manifesti di ricercati - ad uso dei cacciatori di taglie non facenti parte di alcuna Gilda, suppongo - e varie mappe della regione disegnate secondo diverse prospettive e criteri. Tra un tassello e l'altro inoltre, ogni tanto spunta nuovamente quella calendula che pare fungere da logo.
Mentre analizzo come meglio posso i paraggi del locale - che, devo dire, non mi dispiace affatto se non per la molesta compagnia - noto una figura che ci osserva con aria ostile, la sua attenzione rivolta soprattutto alle mie colleghe. Di nuovo. 
Forse anche più di loro due, il personaggio in questione salta decisamente all'occhio: non si vede certo tutti i giorni una valchiria che si aggira per una taverna vestita da cameriera, con tanto di elmo alato e spalline dell'armatura di giada ancora indosso. Le sue sembianze sono umane, ma la tonalità leggermente bluastra della pelle lascia intendere che non lo sia.
"Che hai da fissare, brigante del deserto?" domanda improvvisamente con voce inflessibile e tono austero, dopo aver spostato il tagliente sguardo su di me.
"N-no no! Lui n-non stava a-affatto f-fissando, mi creda!" interviene Mao agitando le braccia nel panico, credendo di venire in mio soccorso; dopodiché mi rivolge due discrete occhiate di rimprovero e sussurra, coprendosi la bocca: "La tua faccia, Yua! La tua faccia!"
Che ha la mia faccia?
"Saiph, non spaventare i clienti per favore..." Il barista prende la parola da dietro il bancone, interrompendoci. Il suo tono è flemmatico e demotivato, e dà l'impressione che si tratti di un richiamo ricorrente che si è rassegnato a ribadire ogni volta, pur sapendo che non sortirà l'effetto desiderato. In risposta, l'ammonita valchiria fa schioccare la lingua e si volge altrove a sistemare dei tavoli.
"Accomodatevi pure" enuncia, acida ed altezzosa, senza guardarci. Mao sembra piuttosto infastidita, mentre Haiena sogghigna e la studia. Facciamo comunque come ci è stato detto, e prendiamo in prestito tre sgabelli per sederci al bancone.
"Scusatela: è un po' selettiva riguardo la clientela" si giustifica l'oste. Io mi giro un attimo verso quella sottospecie di vichinghi ubriachi seduti al tavolo in fondo, dubbioso. "Ah, beh: loro sono clienti abituali..." Sorride impacciatamente, grattandosi la barba leggermente incolta.
"Buono a sapersi..." commento sarcastico, ricevendo così una gomitata sottobanco da Mao che ne riceve una a sua volta da Haiena, che inizia a ridere a crepapelle e a battere il pugno sul bancone. I vichinghi già rumorosi le vengono dietro, causando il caos, mentre il biondo barista guarda la brunetta con aria confusa.
Si starà chiedendo se avrà bevuto anche lei, di sicuro. Ma decide di sorvolare e si sistema il papillon sul colletto della camicia. Le mie compagne lo osservano divertite, e perfino io posso capirne il perché: quel fiocchetto è davvero, davvero inguardabile. Di un rosso così acceso che fa male agli occhi, con una fantasia personalizzata che riporta dei piccoli fiori gialli uguali al simbolo della taverna e qualche brillantino qua e là.
... Inguardabile. Spero per la sua sanità mentale che sia stato costretto ad indossarlo contro la sua volontà.
"Allora? Cosa posso offrirvi?" ci chiede mentre lucida un paio di bicchieri di vetro con professionalità, ignaro dei nostri pensieri.
"Informazioni" rispondo facendo finta di niente, e faccio segno a Mao di tirar fuori la richiesta scritta affidataci dal nostro ex-Master.
Non ci sono riportati tutti i dettagli della missione, ma a grandi linee il compito da portare a termine sarebbe sbarazzarsi di una bestia magica che la nipotina del mandante - amico intimo del Master - aveva portato in casa quando era ancora un cucciolo, per tenerlo come animale domestico, e che adesso è diventato decisamente troppo grande e troppo pericoloso per assolvere a questo compito. A quanto dice la richiesta, la bestia è tanto resistente che le armi da fuoco neanche la scalfiscono ed è stato necessario confinarla in una gabbia di metallo pesante e riempirla di sedativi per tenerla buona. Inutile aggiungere che sia troppo pesante ed ingombrante per essere allontanata con facilità dall'abitazione, quindi la nascondono tutt'ora nel garage della loro villa.

"Ah" l'oste sgrana gli occhi, sorpreso, e si sistema di nuovo il papillon; come se potesse essere ancora più appariscente di così. "Quindi eravate voi" afferma, enigmaticamente, distogliendo lo sguardo e tornando a grattarsi la barba, pensieroso.
"Ohi! Victor-sama!" chiama ad un tratto la valchiria-cameriera, seccata. "Questo nerboruto commilitone dice che non ha i soldi per pagare; come la mettiamo?" domanda, palesemente retorica, con atteggiamento di sfida. Il barista sospira, amareggiato.
"Beh, Saiph, puoi dire al nostro nerboruto commilitone che se non fa comparire magicamente quei Jewels adesso domani saranno il doppio, e dopodomani il doppio ancora. Oh e, se cercherà sconsideratamente di fare il furbo, che dovrà vedersela con il più sadico tra tutti gli spiriti stellari" replica, con la stessa penosa recitazione di poco prima. Probabilmente anche questo è uno scenario ricorrente.
"Lei mi lusinga, Victor-sama." I suoi occhi si illuminano e le sue mani fremono.
Il cliente sbianca e Mao anche, forse per empatia, mentre Haiena si sbellica dalle risate e attira nuovamente l'attenzione dell'oste su di sé.
"Ma che problemi ha?" mi chiede turbato senza usare mezzi termini; io scrollo le spalle. Nel frattempo Saiph ha già sistemato la questione del pagamento.
"Hi hi hi!!!" interviene la ragazza del caso, stringendo le proprie braccia intorno alla pancia per sostenere l'ilarità che lei soltanto vede nella faccenda. "E' solo che siete così adorabili, hi hi hi!" Victor sbatte le palpebre, senza capire, mentre io sono sicuro di aver visto la valchiria arrossire e nascondere un'esultanza. "Ma mai quanto quel farfallino... Hi hi hi!"
"Hi hi hi!!!" la segue a ruota Mao, e la sua espressione esterrefatta sembra voler urlare: Oh no! E' contagioso!
"Oh, no!!! E' contagioso!!!" mormora, disperata, portandosi le mani al viso. Il barista, resosi conto della presa in giro, mette un broncio imbarazzato, e si sistema il papillon per la milionesima volta.
"Allora? Volete sapere come arrivare a quella maledetta villa oppure no?" sbotta, sgarbato; anche se è lui quello che ci sta facendo perdere tempo. Annuisco, cercando di mantenere sotto controllo il mio disprezzo. "Ve lo dirò una e una volta soltanto, quindi prestate attenzione. Usciti dalla taverna dovete proseguire per questa strada fino alla via pincipale; imboccatela e dirigetevi verso sud, superate il mercato ed anche le porte della città. Lì troverete un sentiero, che vi condurrà alla stazione dei treni; dirigetevi nuovamente a sud e troverete una grande riserva privata: la villa è laggiù, da qualche parte."

In poche parole ci ha detto che tutta la fatica che abbiamo fatto per trovare questo posto è servita soltanto per sentirci dire che dovevamo tornare indietro.
Che rottura.
Haiena non si lascia buttare giù da niente fortunatamente, ma Mao è più disamorata che mai.
"La mia psiche... La mia povera psiche..." farfuglia con la testa appoggiata al bancone, nascosta sotto le braccia.
"Ehm... Haiena?" chiamo io, colto da un improvviso lampo di genio. "Non avverti per caso delle presenze oscure?" Ammicco leggermente, nel tentativo di far passare il messaggio. Il suo viso si distende in un ghigno eccitato, le iridi rosse più infuocate che mai. La ragazza dai capelli rosa ha miracolosamente udito la mia domanda, e molto cautamente rialza il capo.
"P-presenze o-o-oscure???" balbetta, allarmata.
"Hi hi hi hi hi! Sì! Tante presenze oscure..." le sorride maliziosamente la brunetta. E' allora che Mao scompare dalla nostra vista, quasi teletrasportatasi sulla soglia dell'uscio.
"C-che ci fate ancora l-lì!" strilla, simulando entusiasmo. "Sbrigatevi: a-abbiamo una missione d-da compiere! Yu-huu...!"

Sono un genio.
Mi congedo e ringrazio per il tempo perduto, trascinandomi dietro Haiena che non riesce più a contenersi. Raggiunta la nostra compagna - raggiante come un girasole appassito - iniziamo ad incamminarci, ma improvvisamente mi sorge un dubbio.
"Mao, potresti mostrarmi la richiesta un'altra volta?"
"M-ma certo!!!" 
Non potrebbe essere più bizzarra di così. Fruga maldestra nella sua tracolla sorridendo forzatamente e ne esce un foglietto, poi lo guarda per un attimo e la sua espressione cambia. "Ops, non è questo" dice, e ricomincia a cercare. Più la sua mano rovista, più la sua espressione si fa cupa. Passano un paio di minuti, dopodiché si arrende e si rivolge a me, sul punto di piangere. "Non c'è più, Yua."
"Che vuol dire non c'è più?"
"E' scomparsa - tira su col naso per trattenere le lacrime -, ed anche il mio portamonete."
Passato il primo istante di shock, inizio a correre nella direzione opposta, senza perdere neanche un secondo. Torno al Dizzy Marigold, sbatto con forza la porta d'ingresso e mi rivolgo al barista.
"Penso proprio che tu abbia qualcosa che non ti appartenga."
Victor mi rivolge uno sguardo di sbieco, e accenna un mezzo sorriso compiaciuto. Di colpo scavalca il bancone e va a velocità verso la porta sul retro.
"Saiph, tieni d'occhio il locale!" dice un attimo prima di uscire, anche lui senza attendere risposta. Per guadagnare tempo io passo di nuovo dall'ingresso, imbattendomi nelle mie due compagne.
"Yua! Che succede???"
"Non lasciatelo scappare!" 
Rimangono entrambe un po' stupite all'inizio, ma non se lo fanno ripetere due volte. Il tipo ricompare poco dopo essere stato nominato, e con aria di sfida esclama:
"Dovete solo provarci!"
Apriti, Portale del Destriero Corazzato! 
Kitalphar!
 
Con una chiave d'argento puntata verso il cielo ed un fascio di luce, appare di fronte a noi uno spirito stellare con le sembianze di un bianco cavallo rivestito quasi interamente da una regale armatura argentea. Victor si toglie il grembiule da lavoro e gli salta agilmente in groppa. Noi, in un istante, ci ritroviamo a mangiare la loro polvere.
"C-che facciamo? Lo inseguiamo?!" domanda Mao, nel panico più totale.
"Stiamo già correndo" le faccio notare io, tacitamente furioso.
"Andiamo a farlo a pezzi, hi hi hi! E poi gli diamo fuoco insieme al suo locale, hi hi hi hi!!!"
Rido anch'io con lei stavolta: la sua idea non mi dispiace affatto. Acceleriamo il passo e seguiamo le tracce di quel farabutto, pronti a dargli quello che si merita.

Ti sei messo contro le persone sbagliate, amico!

 

Angolo di Maya:

Buongiorno, cari lettori! Sono davvero felice che abbiate trovato una ragione per continuare a leggere questa storia, e sono anche felice di essere riuscita a rispettare - grazie soprattutto agli incoraggiamenti ricevuti - la "scadenza settimanale"( è questo il termine corretto? o.O ) che mi ero prefissata. Già che ci sono, vorrei darvi alcune "delucidazioni" sui "significati nascosti"( ma non proprio ) di alcuni nomi utilizzati fino ad ora.

- Yua Skyline: "Yua" è un nome giapponese che significa "legame d'affetto", mentre "Skyline" è il termine inglese per "orizzonte". Il primo è scelto un po' più per gusto personale che per il significato, anche se quest'ultimo lo vedo piuttosto azzeccato, vista la "ricerca" che Yua ha voluto cominciare: quella dello spirito di Fairy Tail, ergo del legame tra i "nakama" che ne fanno parte! Il secondo invece è un palese riferimento al suo potere;
- Mao DuCerisier: Questa è una delle poche volte, per me, in cui è stato il nome a suggerire il personaggio e non viceversa. "Mao" è un nome giapponese( che non sono sicura sia usato col genere femminile, devo confessare )che vuol dire "vero fiore di ciliegio"; ecco spiegati i capelli rosa( ed anche gli occhi, che forse non ho accennato )e lo yukata tipicamente orientale. Il cognome non è altro che un "rafforzatore"( perché devi pensare ai Pokemon proprio in questo momento, Maya??? )di questo stesso concetto, perché "DuCerisier" dal francese si traduce "dell'albero di ciliegio". Quindi, letteralmente tradotto, Mao DuCerisier non è altro che "vero fiore di ciliegio dell'albero di ciliegio"( mi pare di avervelo già detto che sono ripetitiva, no? xD );
- Haiena: Non c'è molto da spiegare qui; è ispirato dalla iena, l'animale che ci ha traumatizzati tutti con la sua risata inquietante in "Il Re Leone"( ops, forse sono solo io..... mi avevano traumatizzata anche gli gnu lì, ora che ci penso....... ma sto divagando, lol );
- Azalea: Il nome della nuova città in cui si avventurano i nostri tre protagonisti iniziali. Ovviamente, nella regione di Fiore, non potevo non scegliere un nome di questo genere, vi pare? E nel linguaggio dei fiori l'azalea significa proprio "speranza", come citato nell'insegna( fortuna invece l'ho aggiunto io, perché mi andava <.< );
Dizzy Marigold: La taverna di Victor, ergo un posto in cui le persone bevono e diventano "dizzy", che starebbe per "vertigine" in inglese e, a grandi linee, anche per "brillo". Marigold invece, se non si fosse ancora capito, è "calendula"(sempre in inglese), un altro fiore che simboleggia gelosia e possessività, tratti che associo all'adorabile(cit.) valchiria-cameriera, che però probabilmente non ho fatto emergere granché in questo capitolo; e poi e poi mi è piaciuto subito anche perché nel nome stesso c'è "gold"("oro"), che rimanda un po' alla vicenda odierna....... e poi le calendule sono pure carine e "poco usate", voglio dire xD. Tradotto per intero insomma, il nome della taverna sarebbe "La Brilla Calendula"( non lo scrivo al contrario che poi sembra ambiguo, lol )o "La Calendula Ubriaca";
Victor Hoshiw
ächter: lo so, vi sto spoilerando il cognome, ma chissene! "Victor" può significare sia "vincitore" che "vivo", ma anche qui quello che ha prevalso è stato il mio gusto personale( oh, quasi dimenticavo: anche questo personaggio l'ha partorio la mia mente contorta, così come ha partorito anche le sue chiavi ). Il suo cognome invece si compone di "hoshi"(=stelle in giapponese) e "wachter"(con l'umlaut, che mi secca andare a copiare xD, significa "guardiano" in tedesco), e significa( in una maniera molto campata in aria dalla sottoscritta) "guardiano delle stelle".
Saiph: è il nome di una stella, e significa "elsa di spada";
Kitalphar(che non ricorderò mai bene): sempre il nome di una stella, e significa "parte di cavallo".

Credo sia tutto! O almeno, in questo momento non mi viene in mente altro, lol.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto fin qui, e vi rinnovo l'invito a suggerire qualche personaggio e a farmi qualsiasi critica possibile e immaginabile che vi passi per la testa.
Grazie ancora!

 
Alla prossima!
See you next fairy time!(?) 
Mata ne!


 
 
  
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