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Autore: kwrites    21/07/2014    6 recensioni
Ashton aveva tutte le risposte alle domande di Bridgette, ma doveva rimanere in silenzio per il suo bene.
[ATTENZIONE: La storia non è mia, io la traduco solamente.]
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Questa storia non è stata scritta o pensata da me, io la traduco solamente. L'autrice è kwrites (su Wattpad), questo è il suo profilo:  http://www.wattpad.com/user/kwrites. Per chi invece volesse leggere la storia in lingua originale: http://www.wattpad.com/41357266-silence-%C2%BB-a-i-1-the-hemmings-house
Mi sono innamorata di questa storia sin da subito e ho pensato che dovesse essere letta da molte più persone perché è davvero originale, quindi eccomi qui a tradurre. Metterò delle note a fine o a inizio capitolo solo quando sono presenti nel testo originale o se riguarderanno qualcosa di importante nella traduzione. Cercherò di aggiornare ogni due giorni, cioè un giorno sì e uno no, in base alla lunghezza dei capitoli, per alcuni, più corti potrei anche aggiornare ogni giorno, altri più lunghi potrebbero richiedermi più giorni :)
Qui c'è lo stamp con il permesso dell'autrice:
http://i.imgur.com/6sY3jLK.jpg
 Come avete letto, c'è un seguito di questa storia, si chiama "Laconic", e ho avuto il permesso anche per quello, ma è ancora in corso su wattpad e lo tradurrò solamente quando sarà finito (per decidere il rating e roba del genere).
Detto questo, buona lettura :)

 
Silence

1 || La Casa degli Hemmings

 
Trasferirmi era una delle cose con cui avevo sempre avuto dei problemi. Non perché avrei dovuto adattarmi alle nuove persone e al nuovo ambiente, ma a causa di tutti i cliché che esistono e che vengono usati quando una ragazza della mia età si trasferisce. Una diciassettenne si trasferisce in una nuova città e trova un ragazzo carino, si innamorano e superano tutti gli alti e bassi della loro relazione e bla, bla, bla... Quello, se aggiunto al fatto che avevo appena finito di vedere la prima stagione di American Horror Story, non mi rendeva per niente eccitata all’idea di trasferirmi.
« Avete finito di controllare tutto? »
Avevo ricontrollato con i miei genitori prima del trasferimento. « Nessuno è stato mai ucciso o trovato morto in questa casa, vero? »
« Bridgette, siamo sicuri che la casa non è infestata. » sospirò mio padre, posando la tazza di caffè sul bancone per poi prendersi la testa tra le mani.
« Vai a finire di disfare le valigie, adesso. » disse mia madre, indicando le scale.
Camminavo per la mia nuova casa, controllando ogni stanza e ogni porta, anche il sottoscala. Anche se ero leggermente spaventata di andare nel seminterrato finché mio fratello non mi aveva dato una botta al braccio dicendomi, « È un normalissimo seminterrato, scema! »
Pensavo davvero che nel mio seminterrato ci sarebbe potuto essere un Infantata come in American Horror Story? No, veramente no. Ma credevo nei fantasmi, quindi c’era la possibilità che qualcun altro, oltre a noi, vivesse nella casa.
« Questa casa di renderà pazza solo perché tu credi che lo farà. » mi aveva detto mio padre.
Naturalmente, mi avrebbero solo dovuto trovare mentre scavavo vicino al ripostiglio e i miei genitori avrebbero cominciato a farsi ancora più domande sulla mia sanità mentale più di quante non se ne facessero già.  Ero solo prevenuta: non me la sentivo di cacciata dalla mia stessa casa da spiriti maligni, essere uccisa o cose del genere.
« Forse dovresti prendere un po’ d’aria, » suggerì mia madre con un sorriso dipinto sul volto. « Esplora il vicinato, fai qualche amicizia. »
« Così posso trasformarmi in un cliché di Hollywood? » domandai.
« Cosa c’è di sbagliato nell’incontrare un ragazzo carino? »  ammiccò lei.
Il fatto che mia madre stesse davvero provando a relazionarsi con me mi fece sopprimere un lamento. « Mamma, smettila per favore. Me ne andrò se ti farà smettere di comportarti come un’adolescente. »
Ora che i miei genitori erano soddisfatti e si comportavano in un modo leggermente meno imbarazzante con me, afferrai un giacchetto chiaro e aprii la porta per poi ritrovarmi in strada. L’aria era calda, ma c’era un po’ di vento. Forse perché il sole stava iniziando a tramontare.
A circa tre case di distanza dalla mia, c’era una casetta piccola, gialla, con le rifiniture e le persiane bianche. C’era un enorme albero nel cortile, appoggiato al tronco c’era un ragazzo con gli occhiali da sole e i capelli biondicci arruffati. Ero delusa perché lo trovavo attraente e avevo già deciso che non sarei diventata la protagonista una tipica storiella d’amore. Dovevo solo abbassare la testa e continuare a camminare.
« Hey! » mi richiamò la voce di un ragazzo. Alzai lo sguardo, ma vidi che non era il ragazzo appoggiato all’albero. La voce proveniva da un ragazzo che si trovava dall’altro lato della strada. Aveva i capelli biondo platino e la pelle pallida. Anche i suoi occhi erano coperti dagli occhiali da sole. Mi salutò con la mano, ma io scossi la testa. Non ero un’idiota – i miei genitori mi avevano parlato degli sconosciuti pericolosi. Lui continuò a richiamarmi dal suo cortile. « Com’è che non ti ho mai vista in giro? »
« Mi sono appena trasferita. » dissi in risposta.
« Hai un nome? » chiese lui.
Perché avrei dovuto dirgli il mio nome? « Forse. »
Ridacchiò. « Forse? Strano nome, comunque... »
Ruotai gli occhi.  Quel ragazzo stava cercando di essere carino o cosa? « E tu ce l’hai, un nome? »
« Michael » sorrise. « Michael Clifford. »
Annuii, non sapendo cos’altro dirgli. Non volevo esattamente andare a casa, ma non volevo nemmeno continuare a parlare con lui. Si comportava talmente da coglione che avrei voluto essergli lontana dei chilometri.
« Allora, Forse, » cominciò, sorridendo tra sé e sé. « È la tua famiglia che è trasferita davanti alla Casa degli Hemmings? »
« La che? »
Michael iniziò ad avanzare verso di me « Non sai niente a proposito della Casa degli Hemmings? »
« N-no... » Feci un passo indietro, Michael si fermò sul bordo del marciapiede. Un piede fermo sulla strada, si tolse gli occhiali. I suoi occhi erano di un verde chiaro, ed erano molto belli.
« Be’, la storia è che la famiglia Hemmings viveva lì, » cominciò. « Il signore e la signora Hemmings e i loro tre figli: Jack, Ben e Lucas. Un giorno, la signora Hemmings tornò a casa e trovò il marito che la tradiva con la vicina. Allora gli sparò di punto in bianco, fece lo stesso con l’altra donna. Il figlio più grande, Ben, scoprì tutto e la minacciò di spifferare ogni cosa, allora lei lo avvelenò e lui morì. Jack credeva che tutta quella situazione fosse impossibile, malata... e lo faceva stressare davvero molto. I suoi livelli d’ansia salirono vertiginosamente e lui si sparò. Allora rimasero il più piccolo, Lucas, e la sua mamma. Lucas aveva più o meno la nostra età quando successe tutto questo. Sapeva cosa aveva fatto sua madre, ma pensava che lei avesse ucciso anche Jack, il che lo portò al limite. L’addormentò e trascinò il suo corpo nel seminterrato. Le fracassò il cranio prima di impiccarsi. »
Ci misi un po’ per realizzare il tutto. Quello era proprio ciò di cui parlavo! E i miei genitori che mi credevano pazza.
« Quindi, siete voi? » chiese Michael. « Cioè, siete voi che vi siete trasferiti lì davanti? »
« Qual è l’indirizzo di quella casa? » chiesi io.
« Wesfield Drive, numero 30. » rispose.
Sbuffai. Certo che solo noi potevamo trasferirci davanti la casa infestata della città. Cosa avrei dovuto aspettarmi? Sfortunatamente, stavo diventando esattamente il cliché di una storia hollywoodiana. O forse un nuovo episodio di American Horror Story. Chi poteva saperlo?
« Wesfield Drive, numero 31, » gli dissi, cominciando a camminare all’indietro, sui miei passi. « Dovrei fare delle ricerche su, uh... la Casa degli Hemmings? Sì. »
« Cerca di non morire, » fece un cenno con la testa, rimettendosi gli occhiali. Girò i tacchi e si riavviò verso il suo cortile. Feci per girarmi, ma lui mi richiamò. « Hey, Forse! »
« Che c’è? »
« Cosa fai stasera verso... le sette e trenta? »
Avevo appena incontrato Michael e lui mi stava già chiedendo di uscire? Si stava decisamente trasformando in un cliché, no? Ma volevo sapere di più della Casa degli Hemmings, e lui sembrava sapere tutto. Ma allo stesso tempo non ero sicura di Michael. Sembrava.... strano. Non perché si comportava da coglione, ma per il modo in cui mi aveva parlato della casa. Era come se fosse stato veramente lì o qualcosa del genere. Come se ci fosse qualcosa che non avrebbe mai potuto tirar fuori dalla testa, perché era impressa nel suo cervello. Ma stava bene subito dopo averne parlato. Ero curiosa. Volevo sapere tutto quello che potevo.
« Irwin! » esclamò Michael, strappandomi dai miei pensieri. Seguii lo sguardo di Michael dietro di me e vidi il ragazzo appoggiato all’albero. « Che ci fai ancora qui? Probabilmente stai spaventato Forse a morte. »
Il ragazzo – Irwin? – scrollò semplicemente le spalle, senza dire niente. Non si mosse da dov’era. Dovevo ammetterlo, Michael ci aveva visto giusto. Quel ragazzo era veramente strano.
« Quello è Ashton, » mi disse Michael, indicandolo con un cenno della testa. « Non parla. Tipo... mai. »
Ricambiai lo sguardo di Michael. « Perché? »
Michael fece spallucce e fece uno strano verso, che stava a significare “Non lo so”. Mi girai a guardare il ragazzo, Ashton. Feci un piccolo gesto con la mano per salutarlo e lui ricambiò con un cenno del capo. Almeno, mi avrebbe riconosciuta in futuro.
« Allora? » insistette Michael. Mi voltai a guardarlo. « Sei libera stasera? »
Sospirai. « Credo di sì. »
Michael mi sorrise. « Fantastico. Ci vediamo fuori casa tua, quindi? »
« Sì, » confermai, girandomi per andarmene. « A dopo. »
« Ci vediamo, Forse. »
Mi bloccai e mi girai ancora una volta. « Bridgette. È Bridgette. »
« Bridgette...? »
« Cooper. »
« Allora ci vediamo dopo, Cooper. »

 
   
 
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