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Autore: _Atlas    21/07/2014    0 recensioni
Il sangue ricopriva ogni cosa: gocciolava dalla sua spada, dalla sua corazza, era sparso sull'erba secca e gialla, formava larghe pozze sotto i corpi dei caduti e pareva oscurare persino il sole. [...]
Abbassò lo sguardo e vide il suo riflesso scrutarlo dal basso, all'interno di una pozza rossa e viscosa.
Rimase a fissarsi con sguardo vuoto, come paralizzato: i capelli scuri scarmigliati, un po' di barba incolta, cerchi neri attorno agli occhi…
Era veramente lui? Era Tanet di Guardiana? O era semplicemente il suo riflesso buono, quello che non lo guardava dal sangue?

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Si può dire che questa sia una fanfiction basata su una storia originale, scritta (e pubblicata) con il permesso dell'autore, Raptor_Fawr.
La storia ruota attorno ad un suo personaggio, protagonista della storia "Dice", ambientata nell'universo fantasy "Seven". LINKS ALL'INTERNO
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'What if..?'
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Il caldo era soffocante e l'armatura gli pesava addosso come se centinaia di cadaveri fossero caricati sulla sua schiena. Tutti i cadaveri che erano cosparsi sul campo di battaglia.

Il sangue ricopriva ogni cosa: gocciolava dalla sua spada, dalla sua corazza, era sparso sull'erba secca e gialla, formava larghe pozze sotto i corpi dei caduti e pareva oscurare persino il sole.

Tutt'attorno un silenzio innaturale, rotto solo dal suo respiro sofferente e lo sbatacchiare dei suoi stivali mentre arrancava. Procedeva, facendosi largo tra la morte e la devastazione di quella landa, senza sapere perché lo stava facendo, dove era diretto.

In un barlume di lucidità si accorse di stare allontanandosi dall'aria pesante e ferrosa che impregnava il campo di battaglia, alla ricerca di un luogo meno opprimente.

Libertà. La desiderava in maniera così ardente.

Da dieci anni la inseguiva, da quando aveva iniziato a combattere per un motivo che ora gli pareva persino oscuro, lontano. Ma quella ogni volta gli sfuggiva, irraggiungibile.

Che cos'era la libertà, poi? Non lo sapeva, ma la voleva.

Forse l'avrebbe ottenuta solo da morto, quando anche lui sarebbe stato un cadavere disteso in un campo di battaglia, svuotato, rosso del suo stesso sangue.

O anche allora non sarebbe stata finita? I sui nemici, le persone che con la sua spada aveva mietuto, sarebbero giunti tutti a smembrarlo per l'eternità?

I pensieri deliranti non avevano fine.

Non trovava un perché.

Quando giunse al limitare del campo di battaglia, dove le pile di caduti si diradavano, le gambe non lo ressero più e cadde in ginocchio.

Abbassò lo sguardo e vide il suo riflesso scrutarlo dal basso, all'interno di una pozza rossa e viscosa.

Rimase a fissarsi con sguardo vuoto, come paralizzato: i capelli scuri scarmigliati, un po' di barba incolta, cerchi neri attorno agli occhi…

Era veramente lui? Era Tanet di Guardiana? O era semplicemente il suo riflesso buono, quello che non lo guardava dal sangue?

Si bloccò.

No, non era così. Lui era l'oscurità.

Quello che lo fissava dal basso era il vero se stesso. Era la parte di sé che era bianca, pura, ora lordata dal sangue che per una vita aveva continuato a versare, senza sapere perché.

Nulla aveva un senso, nulla aveva un significato.

Si ritrovò a chiedersi perché esisteva, perché respirava, perché uccideva.

Lui viveva solo per il capriccio di due persone che, volontariamente o non, avevano deciso di crearlo.

Un uomo che non aveva mai conosciuto, di cui nemmeno sapeva il nome, e una donna che era stata la sua prima vittima.

Cominciò a credere che esisteva solo per uccidere.

Stava impazzendo? Forse.

Si guardò ancora, incantato.

Era quello il volto dei suoi genitori? Quel volto emaciato, troppo duro per la sua età, sporco di sangue?

No, certamente no. O forse si. Ma di sua madre no di certo.

Suo padre?

Quand'era piccolo amava pensare che fosse stato un grande eroe, che combatteva per cause grandi, per il bene di tutti. Allora immaginava un cavaliere dai capelli neri e scintillanti, in armatura lucente, con una grande spada che usava per proteggere gli innocenti dalle minacce del mondo.

Poi però, crescendo, questa visione era mutata, quasi scomparsa. Il cavaliere che era stato sua padre si era mutato in un uomo, un uomo che lo aveva abbandonato per motivi a lui sconosciuti, che lo aveva lasciato indietro senza curarsi delle conseguenze. Un uomo che era scomparso senza mai essere apparso nella sua vita.

Un uomo che non sapeva quale fosse il suo destino, un uomo che non sapeva il perché.

Un uomo così simile a lui.

Un uomo come lui.

Era diventato come il padre che non aveva mai avuto.

Era come un fantasma, un'entità passata che prova a vivere in un tempo che non le appartiene.

Perché, si domandava.

Ma non riusciva a trovare una risposta.

Perché la risposta non esisteva.


 
   
 
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