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Autore: Beatrix Bonnie    21/07/2014    1 recensioni
-Seguito de L'orologio d'oro-
I tempi spensierati sono finiti: con il ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato, Mairead, Edmund e Laughlin, insieme ai loro amici del FIE, dovranno affrontare il crescente clima di razzismo dell'Irlanda magica, tra ansie per gli esami finali, nuovi caos a scuola e un Presidente della Magia che conquista sempre più potere. Per Edmund non sarà un'impresa facile, soprattutto visto che il ragazzo sarà anche impegnato nella ricerca di un leggendario manufatto magico di grande potenza, che potrà salvarlo dalla maledizione impostagli da Sigmund McFarren. Ma dove lo porterà la sua ricerca? E questo oggetto esiste davvero o sono solo farneticazioni di un vecchio?
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 5
L'ultimo viaggio






Edmund ripose l'ultimo abito e chiuse il baule. Aveva finito. L'ultima volta in cui avrebbe preparato quel baule per andare al Trinity. Faceva uno strano effetto.
Alzò gli occhi sullo stanzone grigio e spoglio dell'orfanotrofio, quel posto che per tanti anni aveva rappresentato la sua unica casa. Poi c'era stato il Trinity, e villa McPride. Ma ogni cosa era cominciata da lì, quel giorno di fine agosto in cui il preside Captatio era venuto a dirgli che era un mago, che aveva un posto riservato nella sua scuola.
«Quando tornerai dal college sarai maggiorenne.» La voce della signorina Quin lo fece trasalire. La sua assistente sociale era quel tipo di donna acida che ti immagini lavorare in posta o in biblioteca, amante delle regole e dell'ordine. Eppure c'era una sfumatura strana nella sua voce. Sembrava quasi... dispiaciuta. Possibile?
Edmund si alzò da terra e si voltò verso di lei. «Già, maggiorenne.» Per il mondo magico lo era già, ma a gennaio del prossimo anno avrebbe compiuto i diciotto, per cui lo sarebbe diventato anche per i Babbani.
«Non potrai tornare qui, ovviamente.» La signorina Quin aveva sempre la sua stessa faccia da carlino, con il naso arricciato e le rughe intorno agli occhi, eppure c'era davvero qualcosa di diverso nella sua voce.
«Ovviamente» asserì Edmund. Strano, ma quasi gli dispiaceva. In fondo, s'era affezionato a quel luogo.
La signorina Quin estrasse dal suo faldone una serie di carte che gli mise sotto il naso. «Ho compilato tutti i documenti affinché tu possa venir accolto in una casa-famiglia, dove ti troveranno un lavoro e potrai restare finché non sarai indipendente dal punto di vista economico.»
Edmund prese in mano i fogli e fece finta di dargli un'occhiata, solo per compiacerla un po'. Tanto, non ci avrebbe mai messo piede in quelle case-famiglia. Non era ancora sicuro di cosa avrebbe fatto dopo la D.I.M.I.S.S.I.O., ma trovarsi uno stupido lavoro Babbano non rientrava nei suoi piani. «Non si preoccupi, me la caverò» le garantì, restituendole i documenti. Si avviò verso la porta trascinando il suo baule, quando la signorina Quin lo richiamò.
«Edmund.» Aveva una faccia mortalmente seria. «Ho fallito con te.»
Il mezzo sorriso che comparve sul labbro sottile del ragazzo fu spontaneo. «Non è colpa sua» tentò di rincuorarla. Non aveva mai provato sentimenti di affetto nei confronti della sua rigida assistente sociale, ma solo ora si rendeva conto di quanto l'avesse messa a dura prova, con le sue continue opposizioni a qualsiasi affidamento anche temporaneo. «Sono stato un ragazzino difficile.»
«Di tutti gli orfani che ho seguito, tu sei l'unico che non ha trovato una famiglia.» La signorina Quin aveva la mascella irrigidita: non era una donna abituata al fallimento. Non si poteva dire che facesse il suo lavoro con passione, ma era certo che avesse sempre fatto tutto ciò che era possibile per i suoi ragazzi.
Edmund guardò dritto negli occhi piccoli e acquosi della signorina Quin. Ripensò alle innumerevoli volte in cui era stato dato in affido a famiglie Babbane, che l'avevano riscaricato in orfanotrofio, manco fosse un pacchetto postale, dopo meno di una settimana, per via dei suoi trucchetti magici demoniaci. Ripensò anche a quella farsa che era stata l'adozione di McPride, che l'aveva preso in casa con sé solo per portarlo dalla sua parte. Il cognome del Presidente della Repubblica Magica d'Irlanda gli pesava ancora addosso, ma presto si sarebbe rivolto a qualche ufficio del Ministero per farselo cambiare. Era vero, non aveva trovato una vera famiglia, in quasi diciotto anni di orfanotrofio. Ma al Trinity aveva trovato una casa, degli amici e qualcosa per cui valesse la pena di combattere. E con Melita aveva scoperto di aver quasi una sorella.
«Non si preoccupi» la rincuorò infine, sfoderando il suo miglior sorriso affascinante. Dovette funzionare, perché la signorina Quin parve rilassarsi.
Edmund riprese a trascinare il baule in direzione della porta. Si voltò appena prima di scomparire oltre l'uscio. «Sto tornando a casa.»

Il viaggio verso la stazione di Dublino fu strano. Continuava a ripetersi che sarebbe stato l'ultimo, ma non sapeva dire se questo fatto gli mettesse più angoscia o eccitazione. Mentre attraversava la banchina per raggiungere il treno che li avrebbe portati al Trinity, guardava i ragazzini più piccoli e sorrideva a quelli del primo anno, riconoscibili dalla divisa ancora grigia. Si ricordò di quando c'era stato lui nei loro panni, serio ma agitato per la nuova avventura. Ora, invece, era il grande della situazione. Alcune ragazzine del secondo anno lo scrutarono con i loro occhietti a spillo, per poi arrossire e voltarsi a vociferare con le amiche quando lui passò loro davanti. Non ci avrebbe mai fatto l'abitudine ad essere il centro dell'attenzione.
Salì sul treno trascinandosi dietro il baule e poté constatare con una certa perplessità che gli altri studenti si appiattivano contro gli sportelli per farlo passare nel corridoio. Dopodiché si ricordò una svariata serie di svariati motivi cui si poteva imputare quello stano comportamento: era all'ultimo anno, era famoso come figlio rinnegato del Presidente, era un attivista sovversivo del FIE, era stato il più giovane campione del Trinity... aveva giurato a Melita di aver tenuto un profilo basso in quegli anni, ma se Voldemort avesse voluto cercarlo, gli sarebbe bastato chiedere ad un qualsiasi studente irlandese. Mugugnò. Bella mossa, campione!
Fu quasi con sollievo che riconobbe una ragazza seduta sola in uno degli scompartimenti. Indossava già la sua divisa verde smeraldo e guardava distrattamente gli adulti fermi sulla banchina a salutare i figli.
«Mairead! Sei già qui» esclamò Edmund, sollevato di ritrovare l'amica.
«Sì, stamattina ho buttato papà giù dal letto due ore prima.»
Mairead aveva lo sguardo perso, i capelli spettinati e le occhiaie per la levataccia mattutina, ma a Edmund non era mai parsa così bella. Era fresca come una primula selvatica spuntata nei prati di marzo. Era viva e vera.
Mairead sbadigliò. «Non volevo arrivare in ritardo al mio ultimo viaggio in treno per il Trinity» spiegò a giustificazione dell'anticipo.
Edmund caricò il baule e si lasciò cadere sul sedile. «Già.»
Proprio in quel momento, Laughlin spalancò la porta dello scompartimento e, con il suo solito fare, si preparò ad un'entrata spettacolare. Aprì la bocca, fece per dire qualcosa, ma poi si interruppe. «Non ce l'ho una battuta d'effetto, quest'anno» confessò affranto. «Sono depresso perché è il nostro ultimo anno.» Entrò e si lasciò cadere al fianco di Mairead.
«La vogliamo piantare con questa storia?» borbottò Edmund. «Mi mettete angoscia.»
«Hai ragione.» Mairead si alzò per mettersi a frugare nella borsa che aveva lasciato nella rete portabagagli. «Ho una notizia allegra, invece» esclamò appuntandosi al petto una spilla verde con una grossa “C” gialla. «Sono diventata Capitano della squadra di Quidditch!»
«Complimenti!» si congratulò Edmund. Immaginava che per l'amica fosse una bella soddisfazione, visto che era Punta fin dal primo anno, ma la squadra era sempre stata capitanata dai fratelli Connery.
Mairead si osservò la spilla per un attimo. «È una bella responsabilità» commentò poi, rivolta agli amici, anche se sapeva che di Quidditch capivano ben poco. «È da due anni che vinciamo la coppa e non voglio essere io a perderla... però devo trovare due validi sostituti per Gordon e Beatrix» spiegò loro le sue ansie.
«Bearach vuole proporsi come Cercatore quest'anno» commentò Laughlin, felice di poter dire la sua.
«Bearach è dei Nagard» puntualizzò Mairead, con aria scocciata.
Laughlin si strinse nelle spalle. «Volevo solo informarti delle mosse del nemico» borbottò con nonchalance.
«Moira invece mi ha scritto che è diventata dictator» intervenne Edmund. Era contento che la sua amica avesse raggiunto quella carica, perché di solito non aveva molte occasioni per primeggiare ma si meritava un riconoscimento per la sua buona volontà.
«Sì, l'ha detto anche a me» commentò Mairead. «Ma è disperata per tutti i nuovi incarichi e i turni di guardia che deve fare... poi con la D.I.M.I.S.S.I.O. e la Disputazio finale è un po' in panico.»
Ai ragazzi dell'ultimo anno, oltre agli esami scritti e pratici in tutte le materie avanzate di cui avrebbero seguito le lezioni, era richiesta anche una ricerca in un argomento a loro scelta, sotto la guida di un professore, di cui avrebbero poi dovuto esporre una relazione davanti alla commissione esaminatrice, chiamata appunto Disputazio.
«Voi avete già scelto con chi farla?» chiese Laughlin.
Mairead si strinse nelle spalle. «Boh... pensavo di chiedere al professor Codail e farla sulla lotta per l'indipendenza e la Costituzione.»
Laughlin sbuffò. «Che cosa noiosa e patriottica» fu il suo commento. «Potresti quasi spacciarti per una filo-EIF!»
«Perché, tu su cosa pensavi di farla?» lo rimbeccò Mairead.
Il ragazzo scrollò le spalle. «Credo che chiederò al professor Lynch, di Cura delle Creature Magiche, e gli proporrò qualche studio sulle leggi a proposito dei draghi.»
«Vuoi andare ad allevare draghi?» scherzò Mairead.
«No.» Laughlin mise le mani avanti. «Voglio un comodo lavoro alla scrivania nell'Ufficio Controllo e Regolazione delle Creature Magiche, con ottime possibilità di far carriera. Per la Disputazio ho scelto i draghi solo perché sono il simbolo dei Nagard.»
«Dopo sono io quella patriottica» commentò Mairead.
Laughlin la ignorò. «E tu, Ed, con chi la fai?»
Edmund si strinse nelle spalle. Osservò per un attimo la periferia di Dublino che sfrecciava via fuori dal finestrino, poi sospiro. «Non ho ancora deciso» confessò agli amici. «Ma sarà qualcosa di grandioso.»

Mairead era più che mai decisa a non perdersi nemmeno una virgola dello smistamento e non solo perché era l'ultima volta in cui avrebbe potuto ammirare il cerchio magico e le fiamme azzurre che da secoli coloravano le divise degli studenti, ma anche perché era intenzionata a scorgervi qualche promessa per la squadra di Quidditch. La spilla che portava appuntata sul petto le ricordava costantemente il suo ruolo: aveva intenzione di fare del suo meglio per vincere di nuovo la coppa del Quidditch.
«Sono mostriciattoli insignificanti!» borbottò rivolta a Era McKonnit, Battitrice di punta della squadra. Mairead aveva gli occhi puntati su un ragazzino mingherlino, con un paio di enormi occhiali tondi, che sembrava sul punto di svenire per l'emozione.
«Se diventa Raloi, con questo ci fai un ottimo giocatore» sussurrò di rimando Era, vedendo dove puntava lo sguardo della sua Capitana. Il suo sogghigno era terribile.
«Noi non eravamo così pulci al primo anno» concordò Mairead, rassegnata. Addio speranze di trovare un fuoriclasse tra quei marmocchi.
Proprio in quel momento Edmund richiamò la sua attenzione con una gomitata. «Guarda, tocca ad Eileen.»
Infatti, la professoressa O'Connel chiamò a voce alta: «MacLuan Eileen.»
La ragazzina si fece avanti saltellando come suo solito. La lunga treccia bionda che le ondeggiava sulla schiena la faceva assomigliare ad un folletto dei boschi. Se ne restò ferma in mezzo al cerchio magico per una manciata di secondi, finché...
«RALOI» gridò la Voce a tutta la sala, mentre le fiamme azzurrine le coloravano la divisa di verde.
Edmund lanciò un'occhiata sorpresa a Mairead. «Raloi?» fece eco, incredulo. «La cugina dei Maleficium una Raloi?»
Eileen saltellò allegra verso il tavolo sulla destra, sfoggiando la sua nuova divisa verde fiammante.
Mairead accennò con il capo all'amico seduto dall'altra parte della sala: aveva una faccia sconvolta. «Laughlin mi pare molto contento» commentò divertita, proprio mentre Eileen prendeva posto davanti a lei.
«Benvenuta nella casa migliore del Trinity» la accolse Edmund, con un sorriso. Poi, si piegò verso Mairead e aggiunse: «Anche tuo cugino mi pare molto contento.»
Faonteroy, seduto al fianco di Dominique, era sul punto di strapparsi per la disperazione il caschetto biondo dalla testa. Capello per capello.
«Mia mamma era certa che sarei finita nei Raloi» trillò invece Eileen, mentre lo smistamento procedeva.
«Perché?» si informò Mairead, senza togliere gli occhi dalla faccia straziata del cugino. Chissà se sarebbe mai riuscito ad accettare un matrimonio tra due case rivali.
Eileen, individuando l'oggetto dello sguardo dell'altra, si voltò a fare un salutino vezzoso verso Faonteroy. Ridacchiò deliziata quando lui si pietrificò. «Perché non ho nessun filtro tra quello che penso e quello che dico o faccio» rispose poi alla domanda di Mairead.
«Capisco.» Edmund annuì con saggezza. «Stupidamente impulsiva. Lo siamo tutti, qua.»
«Ehi, sono i fratellini di Dominique!» li richiamò invece Mairead, indicando due ragazzini mori incredibilmente bassi per la loro età.
«Gli assomigliano un sacco» commentò Edmund, mentre il primo dei due, Ismael MacPassel, veniva chiamato dalla professoressa O'Connel.
«NAGARD!» gridò la Voce e Ismael si affrettò a raggiungere il fratello Dominique con un gran sorriso sulle labbra.
«Te pareva?» ghignò Mairead. «Mi sa che i fratelli MacPassel sono fatti tutti con lo stampino.»
In realtà, quando il gemello di Ismael, Samuel, si ritrovò al centro del cerchio, dopo pochi secondi la Voce gridò: «RALOI!»
«Ehi, grande!» lo accolse Era, quando Samuel si unì al loro tavolo con la divisa verde. Forse la vendicativa Battitrice era contenta che il fratellino del suo ex fidanzato fosse finito nella casa rivale. Altrimenti Mairead non avrebbe saputo spiegare tanta calorosa accoglienza. Scosse la testa: Era McKonnit non era il tipo di ragazza che avrebbe voluto ritrovarsi contro.
Mentre lo smistamento procedeva, Mairead osservò il ragazzetto con gli occhialoni venir chiamato dalla O'Connel («Fletcher Moon!») e finire nella casa dei Raloi.
Era lo squadrò mentre si sedeva al loro tavolo e si spingeva gli occhiali sul naso con fare nervoso. «Ecco il tuo nuovo fuoriclasse!» sussurrò a Mairead, divertita.
La ragazza alzò gli occhi verso il soffitto a cassettoni della Sala Mor. Stiamo freschi, pensò. E poi: No, Era non vorrei mai ritrovarmela contro.









Carissimi, ben ritrovati.
No, non ero scomparsa, rapita dagli alieni, partita a caccia di Uruk-hai in giro per Mordor... purtroppo è stato un periodaccio, in cui me ne sono successe di ogni; oltretutto, sono stata parecchio occupata con l'università e quel fantasma mostruoso che si chiama TESI. So di non avere scuse per aver abbandonato la storia del Trinity per mesi, ma purtroppo la mia ispirazione si era spenta e ogni volta che avevo un po' di tempo libero, fuggivo dal computer e da qualsiasi cosa avesse a che fare con lo scrivere. Abbiate pazienza con me e rincuoratevi per il fatto che, nonostante le mie assenze ingiustificate qua e là, non ho intenzione di abbandonare Edmund e compagnia senza averli condotti al loro destino finale. =)
Tolta questa premessa, eccovi (finalmente) l'inizio dell'ultimo anno di Trinity per i nostri protagonisti! Il capitolo è un po' di passaggio, lo ammetto, ma avevo bisogno di inserire un po' di informazioni a proposito della DIMISSIO e delle nuove reclute. Eileen è finita tra i Raloi perché... be', insomma, dobbiamo complicare un po' la vita al caro cugino Faonteroy! ;)
Intanto, godetevi l'immagine per il capitolo: QUI Laugh, Ed e Mairead al loro ultimo anno!

Grazie a tutti per la vostra pazienza. Spero che possiate perdonarmi e che non vi siate scoraggiati troppo!
Ci vediamo al prossimo capitolo. Presto, questa volta (in linea di massima, entro il 18 agosto).
Un abbraccio,
Beatrix B.

   
 
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