- Good
girl.
- Capitolo
2
- I
raggi
del sole penetravano violentemente dai vetri della finestra, facendole
pizzicare gli occhi ancora chiusi.
- -E’
ora di alzarsi
signorina-.
- Ellie
si stiracchiò alla
meglio, aprendo le palpebre umide –Buongiorno
Marì- salutò la cameriera
mettendosi a sedere nell’enorme letto a una piazza e mezza.
- -Buongiorno
a lei signorina
Rogers. Sua zia tra poco scenderà giù per la
colazione e poi dovrà recarsi a
lavoro, ma non prima di averla salutata- la avvisò la donna
sorridendole
gentilmente.
- Marì
era una donna davvero
adorabile.
- Le
guance paffute sempre
arrossate ed i capelli scuri legati sulla testa tonda. Sempre
sorridente e
cortese.
- -Mi
preparo subito- annuì la
ragazza alzandosi –Ti dispiacerebbe prendermi una divisa
scolastica?- le
domandò dirigendosi nella
cabina armadio
assieme a lei che l’avrebbe aiutarla a vestirsi.
- Ellie
si abbottonò la camicia
immacolata e indossò giacca e gonna a quadri blu,
Marì la aiutò a legare i
capelli in una coda alta e le porse le sue converse scure.
- Osservò
la sveglia sul
comodino e con estrema calma mise i suoi libri nello zaino.
- Non
era mai in ritardo, anzi,
la maggior parte delle mattine era perfino in anticipo per la scuola.
- Si
recò in sala da pranzo e
sorrise a sua zia –Buongiorno- la salutò prendendo
posto di fronte a lei.
- -Buongiorno
Eloise- le
sorrise sua zia bevendo il suo caffè scuro –Ho qui
i programmi della giornata-
le annunciò indicandole la sua agendina di cuoio marrone.
- Ellie
annuì, trattenendo una
smorfia.
- Insomma
si era appena svegliata
aveva bisogno di un attimo di tranquillità.
- -Allora-
cominciò sua zia
sfogliando le pagine –Io ritornerò tardi questa
sera ma riuscirò ad esserci per
la cena, tu dopo scuola hai un oretta per pranzare, dopo di che
inizierai ciò
di cui abbiamo parlato l’altra sera-.
- Ellie
boccheggiò confusa,
bevendo la sua spremuta d’arancia.
- Da
quando sua zia si occupava
perfino di progettare la sua giornata?
- Annuì,
alzandosi da tavola
–Io vado zia, vorrei arrivare un pò prima o si
formerà troppo casino
all’entrata della scuola- la salutò indossando il
suo cappotto.
- -Aspetta
cara, ti accompagna
Gordon con la mia auto prima di portarmi a lavoro- le propose sua zia
indicando
il cameriere che era già pronto sulla soglia della porta.
- -Non
preoccuparti, ho voglia
di camminare un pò- insistette sperando che la lasciasse
andare.
- Non
voleva rivolgere la
parola a nessuno fino a quella sera.
- Sua
zia annuì, pensando che
in fondo almeno quello avrebbe potuto concederglielo
-D’accordo, Eloise, buona
giornata- la salutò.
- Ellie
si richiuse l’enorme
porta di legno pesante alle spalle ed inspirò un bel
pò d’aria profumata
d’autunno.
- Si
incamminò per il vialetto
umido perdendosi nei suoi pensieri.
- In
dieci minuti arrivò
all’ingresso della scuola ancora non troppo affollata,
salutò quelle poche
ragazze con cui scambiava qualche parolina ogni tanto e se ne
andò dritta
filata nella sua classe ancora vuota.
- Occupò
il banco in prima fila
di fianco alla finestra ed appoggiò la testa sulle braccia.
- Non
le dispiaceva affatto la
solitudine, anzi la
preferiva.
- Passava
il suo tempo da sola
per la maggior parte del giorno standosene a casa, passeggiando per il
parco e
perfino tra i banchi di scuola.
- Ellie
infatti non aveva una
migliore amica, ma soltanto qualche conoscenza con cui si limitava a
chiacchierare nelle ore buche.
- Non
era asociale, depressa o
cose del genere…Era normale, forse solo un pò
più timida e riservata degli
altri, ma normale.
- Il
suono della campanella la
fece stiracchiare, sorrise ai suoi compagni di classe e prese i libri
dallo
zaino, pronta per la sua giornata di scuola.
- Quando
anche l’ultima
campanella della giornata rimbombò nei corridoi Ellie
sorrise serenamente.
- Aveva
avuto un bell’otto in
filosofia ed aveva trovato interessantissima la lezione di geografia.
- Con
estrema calma si
incorporò alla marmaglia di corpi scalpitanti e quando
finalmente raggiunse
l’uscita si avviò verso casa.
- Le
vie della città erano
affollate di donne ed uomini eleganti ed indaffarati mentre sempre
più studenti
chiassosi e allegri si mescolavano con loro.
- Suonò
il citofono e l’enorme
cancello di ferro si spalancò per lasciarla entrare,
calciò qualche ciottolo
lungo il viale del giardino ed entrò in casa.
- Trovò
l’ingresso
completamente deserto e silenzioso così come il salotto, la
sala da pranzo e
tutto il resto della casa.
- La
cameriera spuntò dalla
porta della cucina, sorridendole cordiale.
- -Buon
pomeriggio Marì- la
salutò appendendo il suo cappotto all’attaccapanni.
- -Salve
signorina, il pranzo è
pronto se desidera mangiare- la accolse indicandole la porta della
cucina da
cui proveniva un delizioso odore.
- -Certamente,
sono affamata-
annuì la ragazza –Mi cambio ed arrivo-
avvisò salendo le scale.
- Indossò
qualcosa di più
comodo e si mise a tavola.
- Marì
le servì il pranzo e
scomparve di nuovo nei meandri della cucina.
- Ellie
sospirò, ritrovandosi
ancora una volta da sola, e finì di mangiare in silenzio il
suo arrosto.
- Salì
in camera sua e si mise
a studiare e quando dopo un oretta finì sprofondò
sul suo letto.
- Quella
era la sua tipica
giornata: scuola, casa, studio.
- Una
noia totale avrebbe
pensato qualunque altra diciottenne, ma non lei.
- Lei
era così, proprio una
noia totale.
- Non
le interessavano le
discoteche, le uscite coi ragazzi, tornare tardi la sera.
- Doveva
solo studiare,
ubbidire a sua zia e comportarsi bene. Questo era quello che le era
stato
insegnato fin da bambina.
- Ad
un tratto si alzò di
scatto dal letto, facendo volare d’ovunque i suoi capelli
sciolti.
- Li
aggiustò con le mani ed
afferrò una felpa dalla sedia precipitandosi giù
per le scale.
- Balzò
fuori casa e si
incamminò a passo svelto.
- Si
era completamente
dimenticata di aver promesso a sua zia che oggi sarebbe andata a fare
volontariato.
- Sbuffò
nell’aria fresca del
tardo pomeriggio e mise le mani in tasca, maledicendo tutto
ciò che attirava il
suo sguardo.
- Chiese
informazioni su dove
recarsi precisamente ad una vecchietta dall’aria snob che
passeggiava stretta
nella sua pelliccia portando al guinzaglio un cane spelacchiato, una
volta
capito dove dovesse andare la ringraziò, imprecando nella
sua testa contro
l’animale che le abbaiava contro.
- Arrivò
di fronte ad un grande
edificio dalle pareti arancioni, le sbarre alle finestre gli
conferivano un
aria inquietante, così come l’enorme mucchio di
foglie secche raggruppate agli
angoli della porta in vetro.
- Prese
un respiro profondo ed
entrò, ritrovandosi in una sorta di sala d’attesa
in cui l’aria odorava di
disinfettante, le
pareti erano dipinte
di uno scialbo grigio cenere e qualche sedia di plastica era affiancata
ai muri
assieme a una pianta quasi secca.
- -Mi
scusi..- domandò
avvicinandosi ad un uomo che lavava il pavimento di piastrelle a
scacchi –Dove
potrei trovare…il dirigente?-
gli chiese
non sapendo bene
che dire.
- L’uomo
la osservò in silenzio
–Dirigente?
Non è un ufficio questo-
ridacchiò ritornando al suo lavoro.
- Ellie
sbuffò silenziosamente,
cercando di non risultare maleducata –Chi si occupa di questo
posto, insomma?
Sono qui per fare volontariato- spiegò imperterrita
all’ uomo che continuava a
lavare le piastrelle.
- -Oh,
volontariato- si
illuminò rivolgendole lo sguardo azzurro –Io sono
Bobby, Bobby Horan- si
presentò allungandole una mano bagnata dall’acqua
del secchio.
- Ellie
la osservò perplessa e
l’uomo rise sommessamente, asciugandosela sul camice blu per
permetterle di
stringerla.
- -Scusami
ma pensavo fossi
un’altra di quelle scapestrate degli amici dei ragazzi che
alloggiano qua. Spesso
si presentano qui e cominciano a urlare e minacciarci di morte nel caso
in cui
non firmiamo i permessi- si scusò sorridendole garbatamente.
- L’uomo
squadrò la sua
espressione confusa e rise di nuovo –Vuoi che ti spieghi
brevemente come
funziona qui?- le domandò comprensivo.
- Ellie
gli rivolse un sorriso
di cortesia, annuendo grata.
- -Allora:
abbiamo delle
camere, una mensa, una palestra e delle aule di vario tipo. Alloggiano
ragazzi
dai 16 ai 20 anni che hanno commesso piccoli crimini come furti, risse,
vandalismo
e che non possono permettersi di pagare le multe.. nulla di troppo
grave
insomma. Li teniamo qui in cui svolgono vari lavoretti come aggiustare
panchine
o altri oggetti pubblici, o pulire i parchi e cose del genere e tre
volte a
settimana seguono dei corsi per imparare qualcosa visto che la maggior
parte di
loro non ha mai finito la scuola: c’è il corso di
falegnameria, quello di pittura,
di musica e di cucina. E a seconda di ciò che hanno fatto
dopo un certo numero
di mesi viene rilasciato loro un permesso che attesta la loro buona
condotta e
li rende disobbligati nei confronti della legge- concluse l’
uomo.
- Ellie
annuì, credeva di
essere finita in una sorta di carcere minorile pieno di drogati e pazzi
omicidi
ma fortunatamente si sbagliava.
- -Lei
di cosa si occupa?-
domandò curiosa.
- -Io
sono una sorta di tutto
fare, la fondatrice è sempre troppo impegnata per gestire
questo posto e mi
paga per occuparmi di un pò di tutto. Diciamo che sono una
sorta di vice
gestore insomma. Fortuna che c’è mio figlio minore
che mi da una mano e qualche
altra buon anima che ci aiuta sennò
non
riuscirei mai a gestire questo posto da solo- le rispose continuando a
sorriderle.
- L’entusiasmo
di quell’uomo
era fortemente contagiosa pensò la ragazza.
- -A
proposito, te lo chiamo
subito così ti mostrerà cosa puoi fare per oggi.
Niall! Niall vieni qui!- urlò
verso un corridoio con numerose porte.
- Una
di queste si spalancò e
ne uscì un ragazzo alto e biondo con un grembiule bianco
sporco di sugo.
- -Dimmi
papà- esclamò con lo
stesso entusiasmo di Bobby correndogli in contro.
- -Abbiamo
un nuovo membro..lei
è…- osservò confuso la ragazza che
rise divertita.
- Aveva
parlato così tanto non
prendendo fiato neppure un secondo che non le aveva permesso neppure di
aprire
bocca.
- -Ellie,
sono Ellie- rispose
rivolgendo lo sguardo al ragazzo che le sorrideva entusiasta.
- -Ellie-
ripetè
Bobby annuendo
–Servirà la cena al banco, mostrale
come fare- disse al figlio prima di sorriderle un’ ultima
volta e ritornare a
lavare il pavimento.
- Seguì
Niall fino ad una sorta
di cucina
- -Allora
Ellie, parlami di te-
le sorrise porgendole un grembiule uguale al suo.
- La
ragazza lo osservò
rassegnata e lo indossò con un nodo alla gola, era
già tutto abbastanza
ridicolo senza bisogno di alcun grembiule imbarazzante.
- -Io
studio, sono al quinto
anno e…basta- rispose alzando le spalle.
- Insomma,
non era mica una
tipa interessante lei.
- Non
viaggiava, non faceva
paracadutismo, non andava in barca, né in skateboard,
né in moto.
- Non
imbrattava i muri, non
sapeva ballare né cantare, non le piaceva nessuna rock band
e non sapeva fare
dolci.
- Niall
ridacchiò divertito e
annuì.
- Lo
conosceva da cinque minuti
e non le aveva smesso di sorridere neppure per un secondo scarso.
- -Beh
ci sarà occasione per
conoscerci meglio, ora ti spiego cosa fare. Sai quei tipi sono un
tantino
suscettibili, ancor più
a stomaco vuoto-
la avvertì il ragazzo.
- Ellie
accompagnò la sua
immancabile risata e lo seguì in una sorta di mensa dalle
pareti azzurre e un
paio di tavoli lunghi.
- -Devi
soltanto servirli con
quello che ti chiedono, e prendergli una bibita dal frigo- le
spiegò il
indicandole come fare.
- Annuì,
non sembrava difficile
fino a lì.
- -Se
dovessero dire qualcosa
di…ecco..imbarazzante, ignorali..sai non sono molte le belle
ragazze come te
che si offrono come volontarie in questo posto-.
- La
ragazza abbassò il viso,
sicura che le sue guance fossero diventate più colorite.
- -Grazie-
gli sorrise
timidamente.
- Ovviamente
Niall rise,
alzando le spalle –Allora io vado di là ad aiutare
a cucinare.. i ragazzi dovrebbero
arrivare fra un quarto d’ora- la salutò
sorridendole un ultima volta.
- Ellie
legò i capelli
disordinatamente, consapevole che con quel coso addosso nulla
l’avrebbe resa
quantomeno presentabile.
- Si
appoggiò al bancone col
mento sopra al palmo della mano e attese osservando in modo maniacale
la
lancetta dell’orologio appeso alla parete.
- Il
tempo sembrava essersi
congelato, e la sua voglia di ritornarsene in camera sua a leggere un
buon
libro invece triplicava ogni secondo.
- Una
porta cigolante si aprì di
scatto e una mandria di ragazzi la oltrepassò più
velocemente di un fulmine.
- Ellie
si raddrizzò,
schiarendosi la voce.
- Le
ventine di paia d’occhi di
ogni colore fissi su di lei la mettevano al quanto in imbarazzo.
- Aprì
la bocca per dire
qualcosa, quando venne salvata da Niall che entrò con una
pentola fumante tra
le mani.
- -La
cena è pronta- trillò con
un entusiasmo pari a quello di una nonnina che ha appena terminato di
cucinare
per i suoi amati nipotini.
- Fischi
e schiamazzi si
alzarono dal gruppo che si mise in fila d’avanti al banco.
- Niall
le passò un mestolo e
dei guanti e le fece l’occhiolino, prima di ritornarsene in
cucina.
- Sospirò
pesantemente e li
indossò, rivolgendo lo sguardo al primo ragazzo.
- Era
alto e magro con una
cresta di capelli biondi, le pupille di un delizioso azzurro e un
pearcing
rotondo al labbro inferiore rendeva il suo sorriso ancora
più sexy.
- -Un
insalata e una coca,
grazie- le sorrise.
- Ellie
annuì automaticamente e
gli porse ciò che le aveva chiesto.
- Il
ragazzo le fece
l’occhiolino –Io sono Luke comunque- le sorrise
prima di farle un cenno con la
testa.
- La
ragazza sospirò, in quel
posto maledetto erano tutti così carini…e poi
c’era lei con grembiule
e guanti a mo di infermiera pazza.
- La
fila diminuiva
gradualmente seppur molto
lunga.
- Fece
come le aveva
consigliato Niall, sforzandosi di ignorare i commenti poco gradevoli e
le
proposte per nulla allettanti che le venivano rivolte.
- Si
lasciò andare ad un
sospiro di sollievo quando finalmente si accorse che rimaneva soltanto
un'altra
persona da servire.
- -Cosa
posso darti?- domandò
garbata mentre puliva una macchia di sugo.
- Alzò
lo sguardo e sentì la
bocca prosciugarsi quando vide il ragazzo che le stava di fronte.
- Anche
lui era molto alto, con
gli occhi scurissimi e i tratti orientali. I capelli neri come la pece
erano
perfettamente alzati in una cresta e un orecchino nero a forma di
teschio era
attaccato al suo orecchio destro.
- Un
filo di barba gli
incorniciava il mento e tanti tatuaggi gli ricoprivano quasi
completamente le
braccia muscolose.
- -Quando
hai finito di
fissarmi vorrei una fetta di pizza- le disse scontroso sventolandole
una mano
d’avanti agli occhi.
- Ellie
deglutì, sentendo la
gola secca.
- Non
si spiegava perché le
stesse facendo quello strano effetto, ma quel ragazzo era
davvero…wow.
- Lei
non era per nulla una di
quelle tipette con gli ormoni costantemente in subbuglio, ma
c’erano così tanti
bei faccini lì che perfino lei, che non aveva mai neppure
considerato nessun
ragazzo, si era ritrovata a fare qualche pensierino lodevole.
- Annuì,
afferrando le pinze.
- Il
tipo sbuffò spazientito
-Senti ragazzina lascia stare, faccio da solo sennò finiamo
a pasqua per quanto
sei lenta- imprecò strappandole le pinze da mano bruscamente.
- Si
servì con una fetta di
pizza e allungò la mano sopra la sua spalla per prendere una
bottiglietta di
acqua minerale dallo scaffale alle sue spalle.
- Ellie
sentì distintamente il
suo profumo di tabacco, borotalco, dopobarba maschile e colse anche
qualche
nota di bucato appena lavato; sentì per un attimo le
ginocchia tremarle.
- Il
ragazzo le rivolse un
ultimo sguardo sprezzante e le voltò le spalle, lasciandola
a fissare la sua
schiena avvolta in giubbotto di pelle nera.
- Strinse
i pugni, che
maleducato!
- Lanciò
i guanti ed il
grembiule ad un angolo del banco e se ne tornò in cucina
sbattendo la porta.
- Lei
si sforzava di essere
gentile, e soprattutto cercava di non farsi pesare troppo tutta quella
pagliacciata che serviva soltanto ad accontentare sua zia.
- E
poi arrivava l’imbecille di
turno che se la prendeva con lei pure non avendole mai rivolto prima la
parola.
- -Ti
hanno fatta arrabbiare?-
Niall le spuntò alle spalle porgendole un caffè
fumante.
- Gli
sorrise scuotendo la
testa –Grazie, non bevo caffè -
rifiutò
con sguardo dispiaciuto.
- Il
biondo alzò le spalle e ne
bevve un sorso, sedendosi su un tavolo vuoto con le gambe penzolanti.
- Le
fece segno di sedersi
accanto a lei che lo assecondò arrossendo leggermente.
- Era
strano per lei stare così
tanto a contatto con dei ragazzi quando sua zia e la sua cameriera
erano le uniche
persone con cui parlava una volta ogni tanto.
- Niall
rimase in silenzio e
lei capì che aspettava che le dicesse quello che
l’aveva innervosita.
- -Alcuni
sono così...- Ellie
si bloccò, cercando una parola appropriata.
- -Stronzi-
le suggerì il
biondo.
- Rise
nervosamente, non era
abituata a quel tipo di linguaggio –Esattamente- gli
confessò però.
- Infondo
quel termine
esprimeva alla perfezione il concetto.
- -Sai,
non devi prendertela
troppo. Prova a metterti nei loro panni. La maggior parte è
cresciuta in una famiglia
difficile in cui l’educazione non esisteva affatto. Sono
ragazzi di strada
costretti a starsene in un posto che odiano. Non li voglio giustificare
ma…beh,
non si può biasimarli-.
- Ellie
si meravigliò, allora
quel ragazzo non sapeva solo ridere.
- Annuì,
sorridendole grata.
- -Adesso
tornatene a casa, per
oggi può bastare- le sorrise affettuosamente.
- Balzò
giù dal tavolo e
abbottonò la felpa fin sotto al naso –Buona
serata, Niall- lo salutò
educatamente.
- Il
biondo ridacchiò –A domani
Ellie-.
- Hoooola
bellezze
- Ecco
il primo capitolo in cui compare il tenebroso Malik
asdfghgj lo adoro così scorbutico.
- Non
voglio dire molto, soltanto se a qualcuno va di lasciarmi
una recensione piccola piccola che mi renderebbe davvero felice.
- A
presto xxx