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Autore: Ella_x    21/07/2014    1 recensioni
Ellie annuì –E allora…che cosa vuoi?- la voce le si incrinò e neppure lei sapeva il perché.
Zayn alzò le spalle possenti –Niente- rispose girandosi verso di lei.
I loro sguardi si incollarono l’uno all’altro come un magnete all’acciaio.
-Il problema è che non voglio proprio niente. Ed è questo niente che mi spinge da te capisci? Questo niente che mi dice ‘tu vuoi stare con lei, quindi vai’. Non lo posso spiegare cosa voglio ma questo qualcosa non riesco ad ignorarlo- concluse.
La ragazza rimase in silenzio, veramente non sapeva cosa dire.
Le opzioni erano due: scappare da quel tipo strano e maleducato, o fidarsi.
E per lei che non aveva nemmeno mai creduto per un secondo al topolino dei denti da piccola la cosa fu alquanto sorprendente.
Perché rimanendo seduta lì in silenzio aveva appena capito di aver deciso di fidarsi.
Zayn la osservò di nuovo, sta volta ancora più intensamente se possibile –Allora, vuoi andare via?- domandò timoroso.
Ellie sospirò, stringendo le ginocchia al petto –No, credo di volerti dare il niente che ti spetta- rispose ricambiando lo sguardo.
*SOSPESA PER MOTIVI PERSONALI FINO A DATA DA DESTINARSI*
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Good girl.
 
Capitolo 2
 
I raggi del sole penetravano violentemente dai vetri della finestra, facendole pizzicare gli occhi ancora chiusi.
-E’ ora di alzarsi signorina-.
Ellie si stiracchiò alla meglio, aprendo le palpebre umide –Buongiorno Marì- salutò la cameriera mettendosi a sedere nell’enorme letto a una piazza e mezza.
-Buongiorno a lei signorina Rogers. Sua zia tra poco scenderà giù per la colazione e poi dovrà recarsi a lavoro, ma non prima di averla salutata- la avvisò la donna sorridendole gentilmente.
Marì era una donna davvero adorabile.
Le guance paffute sempre arrossate ed i capelli scuri legati sulla testa tonda. Sempre sorridente e cortese.
-Mi preparo subito- annuì la ragazza alzandosi –Ti dispiacerebbe prendermi una divisa scolastica?- le domandò dirigendosi  nella cabina armadio assieme a lei che l’avrebbe aiutarla a vestirsi.
Ellie si abbottonò la camicia immacolata e indossò giacca e gonna a quadri blu, Marì la aiutò a legare i capelli in una coda alta e le porse le sue converse scure.
Osservò la sveglia sul comodino e con estrema calma mise i suoi libri nello zaino.
Non era mai in ritardo, anzi, la maggior parte delle mattine era perfino in anticipo per la scuola.
Si recò in sala da pranzo e sorrise a sua zia –Buongiorno- la salutò prendendo posto di fronte a lei.
-Buongiorno Eloise- le sorrise sua zia bevendo il suo caffè scuro –Ho qui i programmi della giornata- le annunciò indicandole la sua agendina di cuoio marrone.
Ellie annuì, trattenendo una smorfia.
Insomma si era appena svegliata aveva bisogno di un attimo di tranquillità.
-Allora- cominciò sua zia sfogliando le pagine –Io ritornerò tardi questa sera ma riuscirò ad esserci per la cena, tu dopo scuola hai un oretta per pranzare, dopo di che inizierai ciò di cui abbiamo parlato l’altra sera-.
Ellie boccheggiò confusa, bevendo la sua spremuta d’arancia.
Da quando sua zia si occupava perfino di progettare la sua giornata?
Annuì, alzandosi da tavola –Io vado zia, vorrei arrivare un pò prima o si formerà troppo casino all’entrata della scuola- la salutò indossando il suo cappotto.
-Aspetta cara, ti accompagna Gordon con la mia auto prima di portarmi a lavoro- le propose sua zia indicando il cameriere che era già pronto sulla soglia della porta.
-Non preoccuparti, ho voglia di camminare un pò- insistette sperando che la lasciasse andare.
Non voleva rivolgere la parola a nessuno fino a quella sera.
Sua zia annuì, pensando che in fondo almeno quello avrebbe potuto concederglielo -D’accordo, Eloise, buona giornata- la salutò.
Ellie si richiuse l’enorme porta di legno pesante alle spalle ed inspirò un bel pò d’aria profumata d’autunno.
Si incamminò per il vialetto umido perdendosi nei suoi pensieri.
In dieci minuti arrivò all’ingresso della scuola ancora non troppo affollata, salutò quelle poche ragazze con cui scambiava qualche parolina ogni tanto e se ne andò dritta filata nella sua classe ancora vuota.
Occupò il banco in prima fila di fianco alla finestra ed appoggiò la testa sulle braccia.
Non le dispiaceva affatto la solitudine, anzi  la preferiva.
Passava il suo tempo da sola per la maggior parte del giorno standosene a casa, passeggiando per il parco e perfino tra i banchi di scuola.
Ellie infatti non aveva una migliore amica, ma soltanto qualche conoscenza con cui si limitava a chiacchierare nelle ore buche.
Non era asociale, depressa o cose del genere…Era normale, forse solo un pò più timida e riservata degli altri, ma normale.
Il suono della campanella la fece stiracchiare, sorrise ai suoi compagni di classe e prese i libri dallo zaino, pronta per la sua giornata di scuola.
 
Quando anche l’ultima campanella della giornata rimbombò nei corridoi Ellie sorrise serenamente.
Aveva avuto un bell’otto in filosofia ed aveva trovato interessantissima la lezione di geografia.
Con estrema calma si incorporò alla marmaglia di corpi scalpitanti e quando finalmente raggiunse l’uscita si avviò verso casa.
Le vie della città erano affollate di donne ed uomini eleganti ed indaffarati mentre sempre più studenti chiassosi e allegri si mescolavano con loro.
Suonò il citofono e l’enorme cancello di ferro si spalancò per lasciarla entrare, calciò qualche ciottolo lungo il viale del giardino ed entrò in casa.
Trovò l’ingresso completamente deserto e silenzioso così come il salotto, la sala da pranzo e tutto il resto della casa.
La cameriera spuntò dalla porta della cucina, sorridendole cordiale.
-Buon pomeriggio Marì- la salutò appendendo il suo cappotto all’attaccapanni.
-Salve signorina, il pranzo è pronto se desidera mangiare- la accolse indicandole la porta della cucina da cui proveniva un delizioso odore.
-Certamente, sono affamata- annuì la ragazza –Mi cambio ed arrivo- avvisò salendo le scale.
Indossò qualcosa di più comodo e si mise a tavola.
Marì le servì il pranzo e scomparve di nuovo nei meandri della cucina.
Ellie sospirò, ritrovandosi ancora una volta da sola, e finì di mangiare in silenzio il suo arrosto.
Salì in camera sua e si mise a studiare e quando dopo un oretta finì sprofondò sul suo letto.
Quella era la sua tipica giornata: scuola, casa, studio.
Una noia totale avrebbe pensato qualunque altra diciottenne, ma non lei.
Lei era così, proprio una noia totale.
Non le interessavano le discoteche, le uscite coi ragazzi, tornare tardi la sera.
Doveva solo studiare, ubbidire a sua zia e comportarsi bene. Questo era quello che le era stato insegnato fin da bambina.
Ad un tratto si alzò di scatto dal letto, facendo volare d’ovunque i suoi capelli sciolti.
Li aggiustò con le mani ed afferrò una felpa dalla sedia precipitandosi giù per le scale.
Balzò fuori casa e si incamminò a passo svelto.
Si era completamente dimenticata di aver promesso a sua zia che oggi sarebbe andata a fare volontariato.
Sbuffò nell’aria fresca del tardo pomeriggio e mise le mani in tasca, maledicendo tutto ciò che attirava il suo sguardo.
Chiese informazioni su dove recarsi precisamente ad una vecchietta dall’aria snob che passeggiava stretta nella sua pelliccia portando al guinzaglio un cane spelacchiato, una volta capito dove dovesse andare la ringraziò, imprecando nella sua testa contro l’animale che le abbaiava contro.
Arrivò di fronte ad un grande edificio dalle pareti arancioni, le sbarre alle finestre gli conferivano un aria inquietante, così come l’enorme mucchio di foglie secche raggruppate agli angoli della porta in vetro.
Prese un respiro profondo ed entrò, ritrovandosi in una sorta di sala d’attesa in cui l’aria odorava di disinfettante,  le pareti erano dipinte di uno scialbo grigio cenere e qualche sedia di plastica era affiancata ai muri assieme a una pianta quasi secca.
-Mi scusi..- domandò avvicinandosi ad un uomo che lavava il pavimento di piastrelle a scacchi –Dove potrei trovare…il dirigente?-  gli chiese non sapendo  bene che dire.
L’uomo la osservò in silenzio  –Dirigente? Non è un ufficio questo- ridacchiò ritornando al suo lavoro.
Ellie sbuffò silenziosamente, cercando di non risultare maleducata –Chi si occupa di questo posto, insomma? Sono qui per fare volontariato- spiegò imperterrita all’ uomo che continuava a lavare le piastrelle.
-Oh, volontariato- si illuminò rivolgendole lo sguardo azzurro –Io sono Bobby, Bobby Horan- si presentò allungandole una mano bagnata dall’acqua del secchio.
Ellie la osservò perplessa e l’uomo rise sommessamente, asciugandosela sul camice blu per permetterle di stringerla.
-Scusami ma pensavo fossi un’altra di quelle scapestrate degli amici dei ragazzi che alloggiano qua. Spesso si presentano qui e cominciano a urlare e minacciarci di morte nel caso in cui non firmiamo i permessi- si scusò sorridendole garbatamente.
L’uomo squadrò la sua espressione confusa e rise di nuovo –Vuoi che ti spieghi brevemente come funziona qui?- le domandò comprensivo.
Ellie gli rivolse un sorriso di cortesia, annuendo grata.
-Allora: abbiamo delle camere, una mensa, una palestra e delle aule di vario tipo. Alloggiano ragazzi dai 16 ai 20 anni che hanno commesso piccoli crimini come furti, risse, vandalismo e che non possono permettersi di pagare le multe.. nulla di troppo grave insomma. Li teniamo qui in cui svolgono vari lavoretti come aggiustare panchine o altri oggetti pubblici, o pulire i parchi e cose del genere e tre volte a settimana seguono dei corsi per imparare qualcosa visto che la maggior parte di loro non ha mai finito la scuola: c’è il corso di falegnameria, quello di pittura, di musica e di cucina. E a seconda di ciò che hanno fatto dopo un certo numero di mesi viene rilasciato loro un permesso che attesta la loro buona condotta e li rende disobbligati nei confronti della legge- concluse l’ uomo.
Ellie annuì, credeva di essere finita in una sorta di carcere minorile pieno di drogati e pazzi omicidi ma fortunatamente si sbagliava.
-Lei di cosa si occupa?- domandò curiosa.
-Io sono una sorta di tutto fare, la fondatrice è sempre troppo impegnata per gestire questo posto e mi paga per occuparmi di un pò di tutto. Diciamo che sono una sorta di vice gestore insomma. Fortuna che c’è mio figlio minore che mi da una mano e qualche altra buon anima che ci aiuta  sennò non riuscirei mai a gestire questo posto da solo- le rispose continuando a sorriderle.
L’entusiasmo di quell’uomo era fortemente contagiosa pensò la ragazza.
-A proposito, te lo chiamo subito così ti mostrerà cosa puoi fare per oggi. Niall! Niall vieni qui!- urlò verso un corridoio con numerose porte.
Una di queste si spalancò e ne uscì un ragazzo alto e biondo con un grembiule bianco sporco di sugo.
-Dimmi papà- esclamò con lo stesso entusiasmo di Bobby correndogli in contro.
-Abbiamo un nuovo membro..lei è…- osservò confuso la ragazza che rise divertita.
Aveva parlato così tanto non prendendo fiato neppure un secondo che non le aveva permesso neppure di aprire bocca.
-Ellie, sono Ellie- rispose rivolgendo lo sguardo al ragazzo che le sorrideva entusiasta.
-Ellie-  ripetè Bobby  annuendo –Servirà la cena al banco, mostrale come fare- disse al figlio prima di sorriderle un’ ultima volta e ritornare a lavare il pavimento.
Seguì Niall fino ad una sorta di cucina
-Allora Ellie, parlami di te- le sorrise porgendole un grembiule uguale al suo.
La ragazza lo osservò rassegnata e lo indossò con un nodo alla gola, era già tutto abbastanza ridicolo senza bisogno di alcun grembiule imbarazzante.
-Io studio, sono al quinto anno e…basta- rispose alzando le spalle.
Insomma, non era mica una tipa interessante lei.
Non viaggiava, non faceva paracadutismo, non andava in barca, né in skateboard, né in moto.
Non imbrattava i muri, non sapeva ballare né cantare, non le piaceva nessuna rock band e non sapeva fare dolci.
Niall ridacchiò divertito e annuì.
Lo conosceva da cinque minuti e non le aveva smesso di sorridere neppure per un secondo scarso.
-Beh ci sarà occasione per conoscerci meglio, ora ti spiego cosa fare. Sai quei tipi sono un tantino suscettibili, ancor più  a stomaco vuoto- la avvertì il ragazzo.
Ellie accompagnò la sua immancabile risata e lo seguì in una sorta di mensa dalle pareti azzurre e un paio di tavoli lunghi.
-Devi soltanto servirli con quello che ti chiedono, e prendergli una bibita dal frigo- le spiegò il indicandole come fare.
Annuì, non sembrava difficile fino a lì.
-Se dovessero dire qualcosa di…ecco..imbarazzante, ignorali..sai non sono molte le belle ragazze come te che si offrono come volontarie in questo posto-.
La ragazza abbassò il viso, sicura che le sue guance fossero diventate più colorite.
-Grazie- gli sorrise timidamente.
Ovviamente Niall rise, alzando le spalle –Allora io vado di là ad aiutare a cucinare.. i ragazzi dovrebbero arrivare fra un quarto d’ora- la salutò sorridendole un ultima volta.
Ellie legò i capelli disordinatamente, consapevole che con quel coso addosso nulla l’avrebbe resa quantomeno presentabile.
Si appoggiò al bancone col mento sopra al palmo della mano e attese osservando in modo maniacale la lancetta dell’orologio appeso alla parete.
Il tempo sembrava essersi congelato, e la sua voglia di ritornarsene in camera sua a leggere un buon libro invece triplicava ogni secondo.
Una porta cigolante si aprì di scatto e una mandria di ragazzi la oltrepassò più velocemente di un fulmine.
Ellie si raddrizzò, schiarendosi la voce.
Le ventine di paia d’occhi di ogni colore fissi su di lei la mettevano al quanto in imbarazzo.
Aprì la bocca per dire qualcosa, quando venne salvata da Niall che entrò con una pentola fumante tra le mani.
-La cena è pronta- trillò con un entusiasmo pari a quello di una nonnina che ha appena terminato di cucinare per i suoi amati nipotini.
Fischi e schiamazzi si alzarono dal gruppo che si mise in fila d’avanti al banco.
Niall le passò un mestolo e dei guanti e le fece l’occhiolino, prima di ritornarsene in cucina.
Sospirò pesantemente e li indossò, rivolgendo lo sguardo al primo ragazzo.
Era alto e magro con una cresta di capelli biondi, le pupille di un delizioso azzurro e un pearcing rotondo al labbro inferiore rendeva il suo sorriso ancora più sexy.
-Un insalata e una coca, grazie- le sorrise.
Ellie annuì automaticamente e gli porse ciò che le aveva chiesto.
Il ragazzo le fece l’occhiolino –Io sono Luke comunque- le sorrise prima di farle un cenno con la testa.
La ragazza sospirò, in quel posto maledetto erano tutti così carini…e poi c’era lei con  grembiule e guanti a mo di infermiera pazza.
La fila diminuiva gradualmente seppur  molto lunga.
Fece come le aveva consigliato Niall, sforzandosi di ignorare i commenti poco gradevoli e le proposte per nulla allettanti che le venivano rivolte.
Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo quando finalmente si accorse che rimaneva soltanto un'altra persona da servire.
-Cosa posso darti?- domandò garbata mentre puliva una macchia di sugo.
Alzò lo sguardo e sentì la bocca prosciugarsi quando vide il ragazzo che le stava di fronte.
Anche lui era molto alto, con gli occhi scurissimi e i tratti orientali. I capelli neri come la pece erano perfettamente alzati in una cresta e un orecchino nero a forma di teschio era attaccato al suo orecchio destro.
Un filo di barba gli incorniciava il mento e tanti tatuaggi gli ricoprivano quasi completamente le braccia muscolose.
-Quando hai finito di fissarmi vorrei una fetta di pizza- le disse scontroso sventolandole una mano d’avanti agli occhi.
Ellie deglutì, sentendo la gola secca.
Non si spiegava perché le stesse facendo quello strano effetto, ma quel ragazzo era davvero…wow.
Lei non era per nulla una di quelle tipette con gli ormoni costantemente in subbuglio, ma c’erano così tanti bei faccini lì che perfino lei, che non aveva mai neppure considerato nessun ragazzo, si era ritrovata a fare qualche pensierino lodevole.
Annuì, afferrando le pinze.
Il tipo sbuffò spazientito -Senti ragazzina lascia stare, faccio da solo sennò finiamo a pasqua per quanto sei lenta- imprecò strappandole le pinze da mano bruscamente.
Si servì con una fetta di pizza e allungò la mano sopra la sua spalla per prendere una bottiglietta di acqua minerale dallo scaffale alle sue spalle.
Ellie sentì distintamente il suo profumo di tabacco, borotalco, dopobarba maschile e colse anche qualche nota di bucato appena lavato; sentì per un attimo le ginocchia tremarle.
Il ragazzo le rivolse un ultimo sguardo sprezzante e le voltò le spalle, lasciandola a fissare la sua schiena avvolta in giubbotto di pelle nera.
Strinse i pugni, che maleducato!
Lanciò i guanti ed il grembiule ad un angolo del banco e se ne tornò in cucina sbattendo la porta.
Lei si sforzava di essere gentile, e soprattutto cercava di non farsi pesare troppo tutta quella pagliacciata che serviva soltanto ad accontentare sua zia.
E poi arrivava l’imbecille di turno che se la prendeva con lei pure non avendole mai rivolto prima la parola.
-Ti hanno fatta arrabbiare?- Niall le spuntò alle spalle porgendole un caffè fumante.
Gli sorrise scuotendo la testa –Grazie, non bevo caffè -  rifiutò con sguardo dispiaciuto.
Il biondo alzò le spalle e ne bevve un sorso, sedendosi su un tavolo vuoto con le gambe penzolanti.
Le fece segno di sedersi accanto a lei che lo assecondò arrossendo leggermente.
Era strano per lei stare così tanto a contatto con dei ragazzi quando sua zia e la sua cameriera erano le uniche persone con cui parlava una volta ogni tanto.
Niall rimase in silenzio e lei capì che aspettava che le dicesse quello che l’aveva innervosita.
-Alcuni sono così...- Ellie si bloccò, cercando una parola appropriata.
-Stronzi- le suggerì il biondo.
Rise nervosamente, non era abituata a quel tipo di linguaggio –Esattamente- gli confessò però.
Infondo quel termine esprimeva alla perfezione il concetto.
-Sai, non devi prendertela troppo. Prova a metterti nei loro panni. La maggior parte è cresciuta in una famiglia difficile in cui l’educazione non esisteva affatto. Sono ragazzi di strada costretti a starsene in un posto che odiano. Non li voglio giustificare ma…beh, non si può biasimarli-.
Ellie si meravigliò, allora quel ragazzo non sapeva solo ridere.
Annuì, sorridendole grata.
-Adesso tornatene a casa, per oggi può bastare- le sorrise affettuosamente.
Balzò giù dal tavolo e abbottonò la felpa fin sotto al naso –Buona serata, Niall- lo salutò educatamente.
Il biondo ridacchiò –A domani Ellie-.
 
 
Hoooola bellezze
Ecco il primo capitolo in cui compare il tenebroso Malik asdfghgj lo adoro così scorbutico.
Non voglio dire molto, soltanto se a qualcuno va di lasciarmi una recensione piccola piccola che mi renderebbe davvero felice.
A presto xxx
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