- Good
girl.
- Capitolo
1
- Diverse
scie di colori sfumati si mescolavano nel
cielo chiaro conferendo al tramonto visibile dalle tende di raso
pesante
completamente spalancate l’usuale irresistibile fascino e la
radio accesa sul
davanzale di fronte non faceva che riprodurre ininterrottamente e in
tono soffuso
musica classica.
- Due
colpi gentili alla porta fecero sbuffare
pesantemente Ellie che riemergendo dal fagotto di coperte spesse
annunciò il
permesso di entrare con voce annoiata.
- -Signorina
Rogers sua zia la sta attendendo in
salotto per cominciare a cenare- annunciò la cameriera
sorridendo alla ragazza
che si alzò svogliatamente dal letto ormai disfatto.
- -Grazie
Marì scendo subito- le rispose
aggiustandosi la camicia bianca e legando i capelli sciolti in uno
chignon
frettoloso.
- Ellie
si avviò con passo trascinato per il
corridoio deserto e in totale silenzio scese le scalinate di marmo
immacolate.
- Sapeva
che quella sarebbe stata una cena pessima,
lo percepiva nell’aria.
- Non
che le cene con sua zia fossero mai
divertenti o piacevoli certo, ma il fatto che quel pomeriggio sua zia
Caroline
fosse stata ad una delle riunioni mensili dell’associazione ‘Dame di
Cambridge’ meglio conosciuta con il
nome di DDC, poteva significare una sola cosa: altre scocciature in
vista.
- Un
gruppetto di una ventina di donne viziate e
ricche che si riunivano a bere the ai mirtilli e a spettegolare o
vantarsi dei
successi dei propri figli e mariti, o delle proprietà sparse
per tutta
l’Inghilterra che possedevano o peggio ancora degli
stupidissimi ricevimenti
che davano in onore di eventi totalmente inutili.
- Un’
associazione che a suo
parere era di un inutilità superiore perfino a quella che
ricordava essere nata
qualche anno fa, che raggruppava tutte le donne della città
delle famiglie più
benestanti con un gatto.
- Si,
un gatto.
- E
ovviamente la zia Caroline
non poteva non essere vicepresidentessa di quel gruppo di pensionate
depresse
che vedevano in un gatto l’unico essere vivente che potesse
sopportarle più di
dieci minuti.
- La
zia amava i gioielli, il
lusso e fare una buona impressione,
ma
soprattutto amava alla follia Apollo, un gatto mezzo spelacchiato forse
più
vecchio di lei.
- Ellie
sospirò; doveva
calmarsi.
- Insomma
Apollo era ok,
infondo non faceva altro che mangiare e dormire tutto il giorno ed era
inutile
prendersela anche con lui che aveva come unica colpa quella di essere
stato
viziato sin da cucciolo.
- Osservò
la soglia della sala
da pranzo con lo stesso sguardo di un condannato a morte che si
avvicina al
patibolo e prendendo un grosso respiro la oltrepassò,
osservando la tavola
apparecchiata e le fiamme delle candele che si muovevano ad ogni minimo
spiffero.
- -Buonasera
zia Caroline-
salutò educatamente avvicinandosi al suo posto.
- Il
cameriere la aiutò a
sedersi, e ad un cenno di assenso di sua zia sparì in cucina
a prendere i
piatti.
- -Buonasera
a te Eloise cara-
salutò entusiasta sua zia, aggiustandosi il tovagliolo sul
tallieur grigio –Hai
passato una bella giornata?- domandò versandosi un bicchiere
di vino rosso.
- Ellie
arricciò il naso,
ficcandosi un pezzo di pane in bocca.
- Sapeva
che non le importava
davvero, ma voleva soltanto arrivare al punto in cui lei le avesse
chiesto lo
stesso per incominciare il suo noioso e infinito racconto.
- -Normale,
scuola e casa-
rispose sforzandosi di sorriderle gentilmente.
- Voleva
bene a sua zia
davvero, ma c’erano in lei alcuni aspetti che odiava
vivamente.
- Come
ad esempio la
presunzione, l’altezzosità, talvolta
l’arroganza, il suo lato snob e il voler
fare sempre una buona impressione agli occhi di tutti.
- Aveva
sempre pensato infatti
che fosse proprio per quest’ ultimo motivo che qualche anno
fa l’aveva voluta a
vivere con lei.
- Sua
madre era un tipo un pò
strano.
- Fissata
con lo yoga, coi
vestiti ippie, vegana e con la testa tra le nuvole.
- Era
sempre distratta da
qualcos’altro per occuparsi di lei.
- Come
ad esempio il suo
compagno Victor, un omone di colore con la testa pelata, anche lui
rigorosamente ippie e vegetariano.
- Ellie
ormai in undici anni di
vita ci aveva fatto l’abitudine e le bastava quel poco di
tempo che passava con
lei.
- E
poi Victor le piaceva un
casino: sapeva
cucinare benissimo piatti
messicani ed era uno spasso.
- La
sua vita non le dispiaceva
insomma.
- E
invece era spuntata sua zia
con la scusa che ormai era grande e aveva bisogno di un educazione e
una figura
da seguire che non fosse ‘‘Quella irresponsabile di
mia sorella, che è rimasta
incinta a ventidue anni da un tizio che è sparito il giorno
dopo ’’.
- Sua
madre aveva riflettuto
molto su quella proposta, e anche se a malincuore si era costretta ad
accettare
per il suo bene.
- Così
da un giorno all’altro
all’età di undici anni si era ritrovata a doversi
trasferire dal suo
appartamento a tre camere in periferia ad una villa a tre piani in uno
dei
quartieri più ricchi di Cambridge.
- E
sua zia era passata agli
occhi di tutti i ricconi della città come l’umile
donna che si era dedicata
all’impresa del padre senza costruirsi una famiglia e che a
quarant’anni
suonati si assumeva una bambina scapestrata frutto di una notte di
passione
della sorella minore.
- Non
che dubitasse che sua zia
le volesse bene, ma riteneva le motivazioni che l’avevano
portata a prenderla
con lei alquanto meschine.
- -Bene
cara..era proprio di
questo che volevo parlarti, sai?- sorrise soddisfatta sua zia facendo
spazio al
cameriere che stava servendo il primo piatto.
- Ellie
si finse sorpresa ed
interessata, ringraziando Gordon per il piatto di minestra che le aveva
appena
messo d’avanti.
- -Sai
non so se te ne ricordi
ma oggi c’era la riunione di questo mese del DDC e si
è parlato di tante cose,
sapevi che a pochi isolati da qua è stato aperto un nuovo
centro d’accoglienza
per ragazzi difficili? E’ stato finanziato da una mia
carissima amica- spiegò
con un velo di fastidio che Ellie percepì come invidia.
- -Davvero?
Sembra una cosa
interessante- annuì temendo già il peggio.
- Sua
zia si pulì le labbra,
nascondendo dietro al tovagliolo una smorfia infastidita
–Già, lo è. Ed è stato
affrontato anche un altro argomento. Molti dei figli dei membri
dell’associazione fanno volontariato. Chi alla mensa dei
poveri, chi presta
servizio ai barboni, chi aiuta in ospedale- elencò contando
sulle dita smaltate
di rosso.
- Ellie
assottigliò gli occhi
comprendendo quello a cui sua zia voleva arrivare.
- Non
poteva rifiutarsi, anzi
non ci riusciva.
- Non
era mai stata una di
quelle ragazze decise ed irremovibili, era piuttosto una ragazzina che
si lasciava
trasportare dai sensi di colpa e che ubbidiva ad ogni singola richiesta.
- Ottimi
voti a scuola, poche
amiche esclusivamente ragazze, nessuna parolaccia.
- Una
brava ragazza insomma,
anche troppo a volte.
- Infondo
era per il suo bene,
le ripeteva ogni volta sua zia.
- -E
stavo pensando, cara, che
tu hai molto tempo libero dopo la scuola. Voglio dire i tuoi voti sono
eccellenti e quindi non hai bisogno di stare ore intere sui libri.
Credevo
quindi che fosse un bene se tu spendessi questo tempo in qualche cosa
di utile-
spiegò sua zia sorridendole in modo garbato.
- Ellie
sospirò
silenziosamente, osservando le rughette che si formavano ai lati degli
occhi
chiari di sua zia. Conosceva bene quell’espressione di
convinzione, e sapeva
che non avrebbe accettato un rifiuto.
- -E
mi sembrerebbe stupido non
cogliere la palla al balzo. Insomma l’apertura di quel nuovo
centro cade a
pennello..- continuò imperterrita zia Caroline immaginando
già i complimenti
che le sarebbero stati rivolti dalle altre dame in proposito della sua
umile
nipotina.
- Ellie
si schiarì la voce –Non
lo so zia..può essere pericoloso frequentare ambienti del
genere- provò
speranzosa.
- Sua
zia scosse la testa,
ridendo sommessamente –Non devi preoccuparti di
questo cara, quei ragazzi sono sotto stretta
sorveglianza e tu dovrai
occuparti soltanto di servire il pranzo o cose del genere, senza
nemmeno
rivolgergli la parola se non ti va. E poi si tratterebbe di un paio
d’ore a settimana
tutto qui- spiegò entusiasta, consapevole di avere una
risposta a tutte le
possibili lamentele della ragazza.
- -Devo
proprio, zia? Potrei
trovare qualcos’altro- chiese esasperata Ellie allontanando
il suo piatto.
- Le
era passata la fame e
l’unica cosa che desiderava era andarsene in camera sua e
sprofondare tra le
lenzuola.
- -Non
essere sciocca cara, la
fondatrice di questo progetto è una delle donne
più importanti della città, e
fare volontariato lì sarà una garanzia per far
conoscere a tutte le famiglie
migliori quanto tu sia buona d’animo- la riprese sua zia
–Non puoi proprio rifiutarti,
è un sacrificio che renderà impeccabile la nostra
reputazione. Pensa a tutto
quello che faccio per te ogni giorno, pensa a quanto io lavori per
darti tutto
ciò che desideri, a come io ti voglia bene come ad una
figlia mia. Non puoi
dirmi di no, cara. E’ soltanto una piccola richiesta da una
povera donna sola
che desidera soltanto il meglio per te-.
- Ellie
sentì una fitta allo
stomaco.
- Non
poteva sfoderare la carta
della pietà e dei sensi di colpa, non avrebbe retto anche
quello.
- Rimase
in silenzio, continuando
ad ascoltare contro voglia le suppliche di sua zia.
- -Allora
Eloise, cosa ne
pensi? Mi farebbe davvero piacere, ma non sei costretta sai..- concluse
la
donna rivolgendole l’ennesimo sorriso fintamente gentile.
- Ellie
trattenne una risata
amara, stringendo tra i pugni la tovaglia di lino bianco.
- Non
era costretta, certo.
- -Beh..zia
Caroline…se
que..questa cosa ti rende davvero felice lo..lo farò-
balbettò a fatica con lo
sguardo basso.
- Sua
zia dall’altro capo del
tavolo le prese la mano, stringendola tra le sue –Sei un
tesoro, Eloise cara.
Un vero tesoro. E presto lo saprà tutta la città-
cinguettò entusiasta.
- Ellie
sospirò –Posso alzarmi
da tavola? Sono stanca e vorrei andare a dormire- domandò
con voce tremante.
- Sua
zia le lasciò la mano,
continuando a sorridere in modo trionfante –Certamente cara,
vai pure, vai.
Buonanotte- la congedò versandosi dell’altro vino.
- -Notte-
sussurrò la ragazza,
alzandosi.
- Si
avviò di nuovo verso la
sua camera in silenzio e rassegnata, si sentiva un pò come
uno stupido burattino
nelle mani di sua zia.
- Lo
era, era sempre stato
così.
- Indossò
velocemente la sua
vestaglia e spense tutte le luci, lasciando soltanto che il pallore
della luna
le illuminasse i lunghi capelli scuri sparsi sul cuscino fresco.
- Buonasera
a tuuuutte.
- Lo
so, nessuno si ricorda di me e come biasimarvi!
- Ho
eliminato le mie due ultime ff che non aggiornavo da un
secolo ed ho deciso di scriverne un'altra spuntata dal nulla.
- Questa
mi prende troppo davvero, e sono già al quinto
capitolo..per non
- parlare
dell’esplosione di idee che ho in testa.
- Insomma
il succo del discorso è che non ho intenzione di
eliminare anche questa anche perché so già come
si svolgerà dall’inizio alla
fine, devo solo scriverla.
- Non
sarà una storia né troppo tragica, né
troppo allegra e
divertente.
- Spero
non risulterà noiosa e che almeno un pochino pochino
possa piacere a qualcuno.
- Vabbeh
spero che qualche anima buona si interessi a questo obrobbrio
- altrimenti fa nulla
- mi
esalterò e sclererò da sola hahaha
- Se
miracolosamente a qualcuna andrebbe voglia di leggerla
- non
mi dispiacerebbe anche un parere esterno.
- Sotto
vi lascio il presta volto della protagonista, io la
trovo adorabile, e con questo è tutto, quindi al prossimo
aggiornamento e nulla,
stay happy.
- See
you son, babeees!