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Autore: NiNieL82    22/07/2014    3 recensioni
Edith ha lasciato Kendal per tornare a Londra. Lo ha fatto per Ella e Dave, suoi figli; lo ha fatto perché ha capito di non poter scappare per sempre dalla decisione più importante della sua vita: decidere se stare con Orlando Bloom, padre dei suoi figli e fresco di divorzio da Miranda Kerr, oppure tornare ad essere la moglie di Jude Law, che ha sposato un anno prima.
In un susseguirsi di vicende e di emozioni, la vita e la via che Edith deve seguire si spiana lentamente davanti ai suoi piedi, mettendola come sempre alla prova, alle volte confondendola.
Chi sceglierà Edith? A chi darà il suo cuore?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Capitolo 3: Problemi .


Edith guardò il mare che si estendeva immenso davanti ai suoi piedi. Sapeva in quel momento che se anche, per sbaglio o per voglia stessa di Nessie, questa si fosse presentata davanti a lei, beh!, di sicuro non sarebbe rimasta poi così colpita come lo era in quel momento, mentre ascoltava il padre parlare dall'altro capo della cornetta.

"Edith! Ti dico che non sto impazzendo. È così. Tua madre non solo è cambiata, ma penso che mi stia tradendo con qualche altro uomo!" ricalò Patrick per l'ennesima volta, stanco di ripetere alla figlia la stessa cosa per quella che sembrava essere la milionesima volta.

Ok! questa era una notizia impossibile da gestire perfino per lei che aveva tenuto le redini di due redazioni importanti.

Camminando avanti e indietro sulla riva ghiaiosa del fiume Edith si chiedeva come era possibile che avesse semplicemente deciso di chiamare a casa per sapere come stavano i bambini e i genitori e, inaspettatamente, dall'alto era piovuta quella che Ella avrebbe chiamato una mera di pupù. E non solo! Stava anche facendo da terapista di coppia a suo padre, cercando di tranquillizzarlo proprio come faceva con i suoi due figli. Senza successo però.

Ma che voleva il creatore da lei? Possibile che si divertisse a farle vedere i sorci verdi ogni istante della sua esistenza?

Sospirò e cercò di rimanere calma. Si fermò, portò una mano alla fronte e replicò:

Papà! Stiamo parlando della mamma. La stessa donna che non vuole pulire un pollo perché ha paura di fargli del male...”

Tua madre è cambiata” la interruppe Patrick. “Me ne accorgo dai suoi atteggiamenti. Sono diversi. E te lo posso giurare. Siamo sposati da più di trent'anni, Edith!”

Papà! È naturale che sia cambiata. Anche lei ha subito un fortissimo stress l'anno scorso, dopo il tuo infarto. Ha persino cominciato a tenersi sotto controllo! Proprio lei che odia gli aghi. E poi ti è stata vicino ogni giorno. E sai che caratteraccio hai, alle volte. Come puoi pensare che ti possa tradire dopo tutto questo?”

Effettivamente come poteva, Patrick Norton, anche solo pensare che sua moglie Eloise lo tradisse? Edith conosceva sua madre e sapeva che tipo di donna era: una donna buona, mite, del tutto incapace di fare una cosa simile. Lei che non aveva mai lasciato suo marito nonostante tutti gli errori più o meno mastodontici che aveva commesso -e ne aveva fatti talmente tanti che Edith aveva anche perso il conto-; aveva sempre cercato di rimettere insieme i cocci della sua famiglia, senza scappare mai anzi, con la tenacia di una moderna Penelope, aveva tessuto una fitta trama di rapporti, cercando di mettere una pezza anche quando lo strappo era troppo grande. Ecco perché Edith non poteva immaginare che sua madre, proprio nel momento in cui tutto andava bene, volesse distruggere tutto, spontaneamente, proprio come una bambina capricciosa che distrugge un giocattolo solo perché i genitori non le vogliono comprare quello più bello che fanno vedere alla tv.

Era assurdo. Anche solo pensarlo.

Edith... Diciamocela tutta. Se tua madre mi vuole lasciare ha tutte le ragioni. Che razza di marito sono stato, eh? Per tutta la nostra vita insieme non ho fatto altro che causarle guai, vi ho allontanati, te specialmente. Lei ha retto... Ma ora...”

Patrick parlava con voce rotta e questo strinse il cuore ad Edith che cercando di sdrammatizzare, disse:

Ma che dici papà? Lo sai che non è vero!”

Edith!” replicò stanco Patrick. “Guardiamo in faccia la realtà. Sono un rottame. Tua madre è ancora una donna bella che deve vivere. Solo ora che ci penso non l'ho mai portata a ballare in tutti questi anni, nemmeno ad una cena fuori. Non sono solo un pessimo marito, sono anche una palla al piede...”

Edith sospirò e sorrise bonaria e usando lo stesso tono di voce dolce che usava con i figli quando facevano un brutto sogno, tranquillizzò il padre, dicendo:

Papà! Tra due settimane devo tornare a casa per sistemare delle cose in redazione. Passo quattro giorni a Londra. Ti prometto che appena sarò lì farò di tutto per capire cosa sta succedendo, ok?”

Il padre rimase per qualche secondo in silenzio. Edith quasi poteva immaginarlo seduto nella sua grande poltrona, al centro del salotto, con la fronte corrugata e l'espressione preoccupata, magari che si grattava il mento. Quasi poteva sentire il cervello del padre ponderare, macchinare, lavorare velocemente. Sorrise dolcemente immaginando suo padre e in silenzio attese la risposta. Che non tardò ad arrivare.

Ok! Ma voglio che tu mi prometta che qualunque cosa tu dovessi venire a scoprire, me la dirai subito, ok? Anche se ho avuto un infarto questo non significa che non preferisca un bel pugno in faccia che continuare ad essere preso in giro”

Edith annuì e sollevò la testa. Fu allora che vide davanti a sé Gerard che la guardava con un sopracciglio sollevato.

Repentinamente l'espressione dolce lasciò spazio ad una capace di gelare l'equatore e sciogliere i ghiacciai molto più in fretta di quanto ci stava riuscendo l'effetto serra. In quella settimana che aveva passato a Wick era riuscita a stringere amicizia con tutti. Tutti tranne lui.

C'era in quell'uomo qualche cosa che la faceva imbestialire a tal punto che Edith, nel profondo, ogni volta che se lo trovava di fronte, aveva la straordinaria voglia di piantarle le unghie dentro le orbite e fargli male. Tralasciando il fatto che solo la vista del sangue l'avrebbe fatta stare male e che aveva due figli da crescere, la giovane giornalista sapeva che ogni volta che pensava a questa opportunità l'odio viscerale che sentiva per quell'energumeno andava via scemando e la faceva calmare, anche se sapeva fin troppo bene che non sarebbe mai riuscita a mettere in atto il suo piano omicida.

Eppure c'era qualche cosa in quell'uomo che la faceva montare su tutte le furie. A parte che era un attore -e lei, con la categoria, aveva dei precedenti piuttosto clamorosi-, ma Edith sapeva che non era per quello. Forse era perché si era presentato a lei in quel modo volgare, forse perché l'aveva presa platealmente in giro davanti a tutti il suo primo giorno nel bed and breakfast...

Quello che Edith sapeva era che, in quel momento, guardandolo sorridere beffardo le faceva ribollire il sangue, soprattutto perché la giornalista non poteva sapere quanto quell'essere becero aveva sentito di lei, dei problemi dei suoi e della sua vita privata.

Sospirò e cercando di sembrare il più tranquilla possibile per non mettere in ansia il padre, disse:

"Papà, ora ti devo lasciare. Prometto che ci sentiamo appena mi libero!"

Patrick ebbe appena il tempo di salutarla che Edith chiuse la chiamata e mise il suo Iphone in tasca e si guardò intorno, cercando un modo elegante per andarsene senza attaccare ingiustamente -ingiustamente?- Gerard per essere rimasto a pochi metri da dove lei stava telefonando. Cercando quindi di essere una donna matura e non una zitella isterica, Edith si mise a camminare con passo spedito, quando lo stesso Gerard disse, guardando verso il mare:

Non volevo sentire e tanto meno spiarti. Me ne stavo qui tranquillo a riflettere quando tu hai cominciato a parlare talmente a voce alta che, anche se non volevo, non ho potuto fare a meno di sentire tutto quello che dicevi!”

Bastarono quelle parole affinché ogni singola parte del suo corpo si irrigidisse talmente tanto da farla sembrare una statua di cera.

Aveva sentito tutto. L'aveva deliberatamente spiata. Che le importava se lui era da lì prima di lei. Doveva alzarsi e andarsene da qualche altra parte a fare l'uomo di mare e non stare ad ascoltare quello che aveva da dire lei a suo padre.

Sospirò facendo training autogeno.

Breathe in. Breathe out.

Semplice no?

In un attimo le si palesò la faccia dell'attore davanti.

Si voltò e lo guardò con un sorriso tiratissimo.

Le sue unghie che affondavano dentro gli occhi azzurri dell'uomo.

Stava cercando la frase giusta da dire senza sembrare maleducata, ma rimase immobile a guardarlo.

Schizzi di sangue ovunque. Ma da quando aveva cominciato ad avere delle allucinazioni degne di Freddy Krueger?

Se pensi anche solo per un minuto che ti possa prendere per il culo su di una cosa simile, ti sbagli di grosso!” intervenne Gerard in quei turpi pensieri.

Edith lo guardò stupita, sentendo i muscoli sciogliersi lentamente. Non sembrava prenderla in giro. Anzi, era molto serio. Lo guardò prendere un sasso, sollevarsi dal posto in cui era seduto e lanciarlo verso il mare. Non riusciva a dire una sola parola. Fu di nuovo l'attore a parlare e disse:

Può sembrarti strano, ma ti capisco!”

Edith sollevò un sopracciglio e incrociando le braccia al petto, domandò:

Anche i tuoi si sono separati, per caso?”

Gerard annuì' e rispose:

Quando avevo due anni, circa. Non ricordo molto di quando si sono lasciati, so solo che dopo è stato molto difficile per me!”

Edith lo ascoltava, ma era come se la sua mente non riuscisse altro che a pensare che quell'uomo aveva sentito tutto e nonostante la rassicurazione che gli aveva fatto, sentiva che si stava prendendo ancora gioco di lei e che doveva in qualche modo difendersi. Magari cercando per la prima volta da quando era arrivata una lite con quell'uomo insopportabile. E senza ragionare disse:

Immagino quanto sia stato difficile. Doppio regalo a Natale, compagni della mamma e del papà che fanno a gara per conquistarti. E lasciami indovinare? Sei figlio unico, vero? Straviziato e stracoccolato per...” ma non finì la frase.

Edith si bloccò a guardare Gerard che teneva i pugni talmente stretti che le nocche erano bianche come i ciottoli che stavano per terra. Se fosse stata un uomo si sarebbe aspettata un bel gancio. A dire il vero se lo aspettava comunque.

Chiuse gli occhi aspettando il colpo, quando invece sentì la voce di Gerard, pregna di veleno, ben lontana dal tono gioviale che gli aveva sempre sentito quando parlava con la crew.

Con un sibilo che sole Edith poté udire disse:

Tu non sai un cazzo di me, Norton. Pensi che tutti abbiano avuto la tua fottutissima vita pian di Natali stupefacenti, con alberi di Natale comprati tutti insieme al mercato e l'amore di una mamma e di un papà? Ti sbagli. Non tutti hanno avuto la tua stessa fortuna, Norton!”

Se pensi che la mia vita sia stata perfetta, beh!, allora ti sbagli di grosso, Butler!” replicò Edith sentendosi punta sul vivo.

Che ne sapeva quello della sua vita? Che ne sapeva di tutte le sue vigilie di Natale da sola o a feste noiose organizzate da Brian, quando l'unica cosa che voleva era stara e a casa dei suoi ad aprire regali? Cosa ne sapeva del suo litigio con Patrick quello stronzetto pieno di sé?

Gli occhi azzurri dell'attore indugiarono per un attimo sul viso di Edith. Poi, ridendo, quasi fosse divertito da quella situazione che si era andata a creare, replicò:

Tu pensi davvero che a me interessi qualche cosa della tua dannatissima vita? Basta quello che fai per renderla pubblica e far capire a tutti che razza di persona sei. Non sono io che finisco sui giornali anche se il mio cane starnutisce!”

La mano di Edith si sollevò, pronta a schiaffeggiare Gerard. Le avrebbe insegnato lei a stare al suo posto a quello lì.

Ma l'attore fu più veloce e bloccandole la mano aggiunse:

Non giudicare se non ti piace essere giudicata” e lasciando andare la mano di Edith, lasciò la giornalista da sola, sulla spiaggia, davanti al mare.

Era confusa e spaventata. Nessuno prima di allora si era comportato così nei suoi confronti. Nessuno era arrivato a tanto.

Mai.


Orlando scese dal taxi e guardò la casa della madre. Canterbury era l'unico posto in quel momento che poteva dargli la forza per andare avanti, per scacciare tutti gli spettri del suo passato.

Che poi doveva ancora capire se quegli spettri voleva scacciarli oppure pranzarci assieme, dal momento che Edith era uno di quelli più grandi.

Il taxi ripartì subito dopo che ebbe scaricato i bagagli e aver ricevuto una lauta ricompensa. Orlando ebbe il tempo di guardare ancora una volta la facciata che la porta di casa si aprì e sull'uscio apparve Sonia, la madre di Orlando che aprendo le braccia corse incontro al figlio. Di una cosa Orlando era più che certo: l'unica ad essere felice per quella separazione era sua madre. Certo! Pe ogni mamma è sempre difficile vedere il proprio figlio spiccare il volo, prendere moglie e amare una donna differente da lei ma, e il giovane attore lo sapeva bene, Miranda a Sonia non era mai andata giù. Come non aveva mai visto di buon occhio la relazione del ragazzo con Edith, nonostante amasse i suoi due nipotini come se stessa.

Ad onor del vero Orlando era certo che Sonia avesse accettato solo ed esclusivamente la sua relazione con Kate, ma non perché le andasse a genio come ragazza -al contrario dal momento che la chiamava stupida yankee appena poteva- ma nutriva per la giovane uno strano rispetto che, Orlando sospettava, era dovuto all'ingombrante blasone della giovane. Sonia sognava già una vita da aristocratica, ma dovette lasciare i suoi sogni quando Orlando lasciò l'attrice -o meglio venne lasciato- dopo una relazione fatta di silenzi e di cose dette a mezza voce.

Sorridendo, una volta che Sonia lo ebbe raggiunto, Orlando lasciò che la madre lo abbracciasse e indicando la casa con un piccolo cenno della testa, le chiese:

I bambini sono da te?”

Sonia annuì. Era radiosa mentre guardava il figlio. Non aveva mai nascosto tutta la sua stima e il suo orgoglio per il figlio. Aveva sempre incoraggiato sia Samantha che Orlando a coltivare le loro doti artistiche, ma quello che davvero aveva sfondato e che aveva addirittura una pagina su Wikipedia era Orlando, non la figlia maggiore. E per quanto sia lui che Sam si volessero bene, Orlando doveva ammettere a malincuore che alle volte, per la sua sorellina maggiore, il suo successo diventava un'ingombrante spina nel fianco.

In silenzio, si incamminarono verso la casa e subito apparve una bambina coi capelli ricci e dello stesso identico colore di Orlando: Ella.

Orlando si stava rendendo dolorosamente conto di quanto la sua prima figlia stesse crescendo in fretta e di quanto la trovasse ogni volta diversa quando tornava a casa dopo un lungo periodo lontano. Lasciò il trolley e il borsone e accucciandosi accolse l'abbraccio della figlia che gli cinse il collo con le piccole braccia magre.

In un attimo il dolore di quei giorni, la notizia della fine del suo matrimonio ricevuta da un comunicato stampa e non da Miranda, il lavoro che non stava andando bene perché non riusciva a concentrarsi nemmeno sul pranzo, tutti i sentimenti repressi verso Edith riaffiorarono velocemente ed esplosero in una ridda di emozioni indistinte che Orlando riuscì a malapena a mantenere nascoste e strinse forte la figlia che disse:

Papà mi stai stritolando!”

Fu la vocina della figlia a farlo tornare in sé, a lasciare dietro le spalle dei problemi che sapeva dover affrontare ma non in quel momento. Sospirò, sistemò i capelli della bambina e sorridendo, guardandola negli occhi, disse:

Scusa! È che sono così felice di rivederti. Non hai idea di quanto mi sia mancata!”

Proprio in quel momento uscì Samantha con in braccio il piccolo David che sorrise e si nascose dietro la spalla della zia vedendo il padre davanti a lui.

Orlando quasi non ci credeva, ogni volta che guardava David. Se pensava che aveva davvero sperato che Edith lo perdesse quando aveva saputo che era rimasta incinta, quasi provava vergogna. Certo! Aveva la scusante, dalla sua, di non sapere che il bambino che la sua ex aspettava era il suo, ma nonostante questo quella vergogna bruciava ancora. Baciò quindi la guancia di Ella e prese in braccio il piccolo David che lo abbracciò e lo baciò a sua volta. Per quanto Ella era uguale a lui, David era identico ad Edith. Lo stesso colore degli occhi, gli stessi capelli lisci ma scuri. Orlando abbracciò anche l'altro figlio e guardò la sorella che incrociando le braccia gli chiese:

E allora? Che sta succedendo?”

Orlando sospirò e posò un baciò tra i capelli del figlio e poi, mettendolo giù, prendendo il trolley e il borsone che aveva con sé, serio disse:

Penso che sia meglio andare dentro. È una storia troppo lunga da raccontare”



Edith stava facendo la fila alla mensa. Amava quando venivano girati dei film. Le piaceva stare in mezzo alla crew e parlare con loro, mangiare con loro. La faceva ritornare con i piedi per terra. Non che lei si fosse mai montata la testa, ma quella tranquillità che poteva vivere solo nel set, quasi la faceva tornare ai tempi della scuola, quando era solo una ragazza con tanti sogni e niente più.

Stava cercando di scegliere cosa fosse meglio tra un invitante piatto di costine di maiale e un salmone affumicato quando sentì qualcuno dire:

Un penny per i tuoi pensieri!”

Si voltò e vide Ronda, la sua assistente. A differenza di Laura, Ronda aveva saputo tener testa ad Edith sin dal primo momento e si era messa allo stesso livello della sua superiore, creando in quei pochi giorni un buon legame di tipo lavorativo. Per quello personale, Edith lo sapeva, forse non ci sarebbe stato il tempo.

La giornalista sorrise e scegliendo le costine fumanti rispose:

Niente...”

Ronda schioccò la lingua contro il palato e replicò:

Non ci credo nemmeno se lo vedo, Norton! È da questa mattina che sei strana!”

Edith sospirò e pensò che in effetti era vero. Non mancavano solo i problemi con Orlando e Jude, ci si stava mettendo pure suo padre che sospettava di essere tradito e poi quel buzzurro di Gerard.

Scegliendo tra i problemi quello meno personale, Edith guardò Ronda e rispose:

Ho litigato con Butler!”

Ronda si fece servire il salmone e aggrottando le sopracciglia, rispose:

Effettivamente era un po' nervoso anche lui...” e guardando la giornalista le chiese: “Posso essere maleducata e chiederti cosa sia successo?”

Edith si morse la lingua. In un modo o nell'altro Ronda sarebbe venuta a sapere il motivo per cui aveva litigato con Gerard. Poteva essere una grande collega ma era davvero una pettegola. Prese un po' di verdura cotta per temporeggiare e poi, prendendo il vassoio rispose:

Gerard ha sentito una mia chiamata personale riguardo a dei problemi tra i miei genitori...”

Ah! Capisco!” la interruppe saccente Ronda.

Edith la guardò sollevando un sopracciglio e Ronda continuò:

I genitori di Gerard si sono separati quando lui era molto piccolo. Per quello che ha detto so che non ha saputo niente del padre sino a che non ha compiuto sedici anni. Poi è andato a cercarlo e per un po' è stato con lui...” e indicando un tavolo si misero a sedere e Ronda aggiunse: “Non sono rimasti molto assieme perché il padre di Gerard è morto quasi subito e per questo lui ne ha sofferto molto...”

A sentire le parole di Ronda lo stomaco di Edith si chiuse. Si sentiva una perfetta idiota. Aveva dato a Gerard del ragazzino viziato senza davvero conoscere la sua storia. Si sentiva un verme. Ronda cambiò presto discorso e la giornalista fece finta di ascoltarla. Ma di tanto in tanto si voltava verso l'attore e lo guardava. Anche lui era cupo e non era l'animo della mensa come suo solito. E questo fece sentire Edith, se possibile, ancora più in colpa. Lasciò parlare un'entusiasta Ronda pensa che, una volta finita la giornata lavorativa, avrebbe preso il coraggio a quattro mani e avrebbe chiesto scusa a Gerard. In un modo o in un altro.


E non dire che non te l'avevo detto. Quella è un'australiana. Ha sangue di galeotto nelle vene!” disse Sonia alzando il tono della voce.

Mamma!” intervenne scandalizzata Samantha.

Sonia rizzò la schiena e replicò:

Lo sai che non mi è mai piaciuta. Una del genere voleva i soldi di mio figlio e basta...”

Mamma... Lo dicevi anche di Edith!” replicò Orlando scuotendo la testa stanco.

Sonia lo guardò con rimprovero e rispose:

Non puoi negare che quando hai portato Edith a casa era appena rimasta incinta di Ella e avevo tutti i diritti di pensare male...”

Mamma! Tu pensi male di ogni donna che entra nel mio letto!” intervenne Orlando ormai stanco di quella discussione. Voleva parlare con Edith e continuare una lunga e inconcludente discussione con sua madre riguardo Miranda e il loro matrimonio segreto o delle mire della modella sul patrimonio di Orlando non era quello di cui aveva bisogno.

Io non penso male di tutte le donne...” stava per dire Sonia, ma venne bloccata da Orlando che disse a Samantha:

Devo parlare con Edith!”

Gli occhi della sorella dell'attore si illuminarono e un sorriso sincero si aprì lentamente sul viso della giovane donna. Sonia, invece, boccheggiò. Voleva dire qualche cosa ma fu Samantha a parlare per prima e a dire speranzosa:

Allora vuoi provare a stare di nuovo con lei?”

Orlando si grattò la testa e sorridendo imbarazzato ammise:

Non penso di aver mai smesso di volerlo...”

Si sentiva male solo ad ammetterlo. Aveva capito in un solo secondo che, sì, poteva voler bene a Miranda, ma non provava per lei lo stesso amore, lo stesso trasporto che provava invece per Edith.

Per lui la storia con Edith non era mai finita, semmai era rimasta in stasi, in sospeso ed entrambi aveva ancora troppe cose da dirsi.

Era tornato in Inghilterra per lei e per nessun altro. Esclusi suoi figli. Voleva riprendere da dove avevano lasciato, da quel matrimonio a Canterbury che entrambi volevano fosse maestoso, da fare invidia ai reali. Voleva un altro figlio da Edith e voleva esserci in sala parto con lei, al momento della nascita, visto che sia per Ella che per David non aveva avuto questa fortuna.

Voleva mettere fine al suo matrimonio con Miranda il prima possibile e tornare dalla donna che amava da ormai quasi dieci anni. Dalla sua migliore amica. Dalla sua peggior antagonista.

Non ti permetto di riallacciare alcunché con quella sgualdrinella, sai?”

Le parole di Sonia ruppero quel momento magico. Se non fosse stata sua madre, Orlando era certo, l'avrebbe pesantemente insultata. Trattenne quindi tutta la rabbia che aveva dentro -e per come stava in quel periodo era davvero un grandissimo sforzo- e guardando Samantha, le chiese:

Cosa ti ha detto quando ti ha portato i bambini?”

Samantha si guardò un attimo intorno, spaurita da quella domanda tanto inattesa eppure così normale. Orlando si rese conto che qualche cosa non andava e domandò ancora:

Devi dirmi qualcosa?”

Samantha non rispose, ma fu Sonia a farlo, dura e fredda come una pietra:

Edith non ci ha portato i bambini. Li ha portati il fratello perché lei è in Scozia per lavoro!”

Orlando portò una mano davanti agli occhi. Problemi solo problemi. Ecco cosa era costretto ad affrontare.

Si guardò intorno e serio disse:

Quanto ci metto se parto adesso?”

Ma sei appena arrivato!” si lamentò Sonia.

Orlando sorrise e toccando la mano della madre la tranquillizzò dicendole:

Mamma... Devo parlare con Edith. Mai come in questo momento ho capito cosa voglio veramente. Tornerò appena possibile. Anche io ho bisogno di stare con voi e con miei figli, più di quanto tu possa immaginare!”

Sonia sospirò e Samantha, mettendosi in piedi si avvicinò all'ingresso. Orlando la seguì e guardò con attenzione cosa stesse facendo la sorella. Quando finalmente si voltò verso di lui la vide che stringeva tra le dita un foglietto con qualche cosa scarabocchiato sopra. Riconobbe subito quella calligrafia: era quella di Edith. Ebbe un piccolo tuffo al cuore. Era la cosa più vicino a lei che avesse visto negli ultimi mesi, se escludeva i bambini.

Prima di partire mi ha lasciato questo foglietto con sopra il nome del suo bed&breakfast dove sta per tutto il periodo delle riprese...” disse lei con un sorriso.

Orlando notò che la sorella quasi si sentiva in colpa. Edith aveva creato da subito un bellissimo rapporto con Samantha e nonostante la fine della loro storia tra le due aveva continuato a scorrere buon sangue; Orlando immaginava quindi che la sorella si sentisse in qualche modo colpevole e dentro di sé si stesse scatenando una piccola guerra tra quello che era giusto fare e quello che non avrebbe fatto arrabbiare Edith.

Orlando prese quindi il biglietto e lesse il numero e il nome della pensione dove stava Edith e senza sollevare lo sguardo chiese:

Dove si trova?”

Wick. Caithness. Scozia. Altro non so dirti!” rispose Samantha pronta.

Orlando mise il bigliettino nella tasca e baciando la sorella su di una guancia disse:

Non smetterò mai di ringraziarti!” e correndo verso la porta prese delle chiavi e aggiunse: “Prendo la tua macchina!” e si richiuse l'uscio alle spalle senza che Samantha avesse la possibilità di obiettare.


La sera stava cominciando a calare. I profumi dell'estate invadevano la costa e nonostante il clima tutt'altro che mite della Scozia, qualche coraggioso grillo friniva allegro tra le fronde.

Edith, con una mug di tè fumante in mano, guardava incantata l'orizzonte.

La sua testa era in fermento. Negli ultimi giorni aveva ricominciato ad affrontare problemi su problemi e questo la spaventava dal momento che l'ultima volta che era successo si era volontariamente esiliata a Kendal. Sapeva che quella che stava vivendo era solo la quiete prima della tempesta e quello che Jude le aveva detto la sera prima che lei partisse ne era la prova.

Non poteva più tirare avanti quella situazione: o si sarebbe decisa e scegliere uno dei due, o avrebbe dovuto lasciarli andare via, entrambi, e ricostruirsi una nuova vita.

Poi c'erano anche i suoi genitori da mettere in conto. Edith non si era resa conto di nulla, troppo impegnata nella stesura del suo nuovo romanzo, ma Emma e Paul sì e le avevano detto che la mamma, effettivamente, in quell'ultimo periodo era cambiata. Sembrava quasi più fredda, più distaccata non solo nei confronti del padre, ma anche in quelle dei figli e dei nipoti.

Sospirando Edith socchiuse gli occhi e cercò di liberare il cervello, rimandando i pensieri alla settimana in cui sarebbe scesa a Londra, ma proprio in quel momento sentì il cancello dell'ostello aprirsi.

Si rizzò e guardò la figura che si stava allontanando. Era Gerard.

Rimase qualche secondo indecisa sul da farsi, poi prese il coraggio a quattro mani e lasciando la mug quasi piena sul tavolino, seguì l'attore.

Attese qualche secondo prima di chiamarlo, quel tanto che bastava per metterla a riparo da orecchie indiscrete. Poi, alzando la voce, disse:

Butler!”

Gerard continuò a camminare, in silenzio.

Edith sollevò un sopracciglio, indignata: non era abituata a chiamare qualcuno o dare ordini e non essere ascoltata.

A passo più veloce seguì l'uomo e di nuovo disse:

Ehi! Butler? Guarda che ti sto chiamando!”

Ancora niente. Edith provò di nuovo, alcune volte, senza ottenere mai il successo sperato. Stanca non solo di stare dietro a qualcuno che non l'ascoltava ma che aveva una falcata molto più lunga della sua, si bloccò e mettendo due dita in bocca fischiò con forza.

Gerard, forse non aspettandosi una reazione simile da Edith, si voltò sorpreso e guardandola perplesso disse:

Che diavolo vuoi, Norton?”

Edith si bloccò, con il fiatone, ma nonostante tutto non perse la calma e l'eleganza e incrociò le braccia al petto, sorridendo. Poi, come se non avesse corso per qualche miglio, si avvicinò con nonchalance a Gerard e guardando il cielo commentò:

Bella serata, non è vero? Si vede che sta per arrivare l'estate!”

Gerard la guardò in silenzio, in un misto tra il divertito e l'interdetto. Poi facendo un gesto come per mandarla via, disse:

Norton, ho bisogno di stare da solo!” e stava per riprendere a camminare quando Edith disse:

Ti seguirò comunque, Butler!”

Gerard sollevò la testa al cielo e sbuffò infastidito; poi, voltandosi verso Edith domandò:

Ma a te hanno mai insegnato che importunare la gente non solo è maleducazione ma è anche un reato?”

Edith sorrise e avvicinandosi di nuovo porse la mano all'attore.

Sorrideva serena e il gesto lasciò per un attimo interdetto Gerard che guardò prima la mano e poi Edith nel seguente ordine, per qualche secondo. Poi, per niente convinto, chiese:

Che significa?”

Edith quasi sorrise del tono diffidente dell'attore e rispose, cercando di sembrare il più seria possibile:

Sono venuta qua per un'offerta di pace”

Gerard la guardò ancora negli occhi, incrociando anche lui le braccia e sorridendo quasi divertito. Bastò quella mossa per far mandare alle ortiche tutti i buoni propositi di Edith, ma cercò in qualche modo di trattenersi e disse:

Non esiste persona che non abbia ricevuto le mie personali scuse ogni volta che mi sono resa conto di aver sbagliato. E so che con te, stamattina, l'ho fatto...”

Gerard rimase in silenzio ed Edith pensò che quello fosse un incentivo per continuare. E lo fece:

Sono stata una persona molto maleducata e indisponente nei tuoi confronti. E ora me ne pento. Però penso che chiederti scusa sia il modo migliore per ricominciare da zero e cercare di conoscerci meglio, magari senza litigare come abbiamo fatto dall'inizio...”

Gerard sollevò il mento e stavolta lasciò spiazzata Edith che si aspettava una qualsiasi reazione dall'uomo. Ma non ottenne altro che quel silenzio prolungato. Sospirò e lasciando cadere la mano, disse:

Se sei arrabbiato con me lo capisco, ma cerca di capirmi. Quella che hai sentito stamattina era una telefonata privata e quando ho scoperto che avevi sentito tutto, sono andata su tutte le furie. E se ti ho risposto male è perché tra di noi, sin dall'inizio, ci sono state delle incomprensioni che ci hanno un po' allontanati...”

Proprio non ci riesci, vero?” domandò Gerard divertito.

Edith sollevò la testa e replicò:

A cosa?”

Gerard lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e rispose:

A dire mi dispiace. È possibile che per te sia una parola così ostica?”

Edith drizzò la schiena, quasi cercando di torreggiare sull'uomo, senza riuscirci dal momento che era di qualche spanna più alto di lei. E seria disse:

Ti ho detto scusa. All'inizio!”

Gerard scosse la testa e avvicinandosi pericolosamente, ribatté:

No. Mi hai teso una mano e mi hai detto che venivi qua con un'offerta di pace, ma non mi hai detto scusa...”

Edith lo guardò socchiudendo gli occhi. Si stava cominciando a innervosire e la rabbia che aveva provato quella mattina stava montando di nuovo tutta, amplificata dal fatto che si era resa ridicola davanti a quell'idiota.

Io sono venuta qua per scusarmi. Se sei così ottuso da non capire, allora vai al diavolo” e lasciando la diplomazia alle spalle, girò i tacchi e si incamminò verso il bed&breakfast. O almeno ci provò. Infatti quasi subito, un fischio più forte del suo riecheggiò nei seni e nelle valli di quel posto di pace e sembrò zittire i grilli che fino a quel momento avevano quasi gridato.

Si voltò e guardò Gerard aggrottando la fronte e disse:

Ma sei pazzo?”

Gerard si avvicinò e tendendole la mano ribatté:

Offerta di scusa accettata!”

Edith spalancò gli occhi, incredula. Quell'uomo la faceva diventare scema se continuava a stargli dietro. Però, qualcosa dentro di lei, fece sollevare la mano di Edith e sorridendo sigillarono una silenziosa tregua tra i due.

Fu Gerard a dire:

Lo so che ti ho chiesto di lasciarmi da solo, ma mi farebbe davvero piacere se tu venissi con me!”

Edith annuì e senza dire altro si incamminò con Gerard verso la spiaggia.


Orlando parcheggiò la macchina e prese i fiori dal sedile posteriore. Entrò dentro l'ostello e si diresse alla reception dove una donna, prima sorridente, poi stupita lo guardò da capo a piedi.

Abituato a quelle scene, Orlando sorrise e disse:

Scusi se la disturbo, ma volevo parlare con Edith Norton. So che sta qua da voi!”

La donna annuì e si mise al telefono, senza dire una parola.

Orlando pensò che la stesse chiamando in camera. Una fitta allo stomaco dovuta all'emozione, lo fece tremare da capo a piedi. Si guardò intorno e sospirò, aspettando di vedere Edith spuntare da un momento all'altro, ma la ragazza della reception stroncò i suoi sogni quando gli comunicò:

La signora Norton non è in stanza. Se si vuole accomodare le faccio portare qualcosa!”

Orlando annuì e guardò una cameriera che sistemava un tavolino prendendo una mug e pulendolo con un panno umido.

Cosa le porto?”

Un caffè nero, bollente” e indicando fuori aggiunse: “Posso sedermi fuori ad aspettare?”

La receptionist sorrise e lasciò Orlando al suo destino.

L'attore di Canterbury si mise seduto nella poltrona del tavolino appena pulito. Strisciate umide luccicavano al riverbero del sole al tramonto, mentre Orlando guardava l'orizzonte.

Arrivò il caffè, ne trangugiò lentamente quasi il contenuto e poi vide due persone risalire la collina, a piedi. Vicine.

Si abbracciarono, sorrisero e ripresero a camminare.

Orlando deglutì a vuoto. La tensione divenne un doloroso senso di vuoto. Guardò la coppia avvicinarsi e solo quando la vide, bella e serena come sempre la ricordava, ebbe il tempo di dire:

Ciao Edith!” prima che lei entrasse dentro il bed&breakfast senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.



Chiedo immensamente scusa per il mio ritardo.

È stato un momento molto difficile e non riuscivo

nemmeno a scrivere la lista della

spesa.

Spero quindi che qualcuno di voi sia ancora qua

a leggere la mia storia.

Spero che via sia piaciuto questo capitolo che, devo

essere onesta

sembra di passaggio, ma non lo è.

Chiunque vuole mettersi in contatto con me

può farlo ora anche su FB. Esiste la

mia pagina, Niniel82. Penso di

esserci sempre e solo io con quel nickname.

Grazie ancora se siete arrivati/e fino a qui.

Grazie a

chiaretta78, LaNonnina, jodie_always e _Nina_

che mi hanno sempre chiesto e incoraggiato

per scrivere ancora.

Un bacio ai lettori silenti.

Alla prossima.

Niniel.









   
 
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