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Autore: Fairy21    22/07/2014    1 recensioni
Quando la tua vita è apparentemente perfetta, hai un lavoro, un fidanzato che ti ama più di ogni altra cosa al mondo, una bella famiglia, delle fantastiche amiche, quando insomma la tua vita fila liscia come l’olio ecco che arriva lui a sconvolgere tutti i tuoi piani.
L’imprevisto.
È per me quest’imprevisto prende il nome di Justin Harris, il mio vecchio miglior amico d’infanzia.
Come può il suo arrivo mettere a soqquadro la mia vita apparentemente perfetta?
Ma se Justin non fosse Justin?
O meglio se Justin non fosse più la persona che ho conosciuto undici anni fa?
Tratto dalla storia:
< Lila… ti prego reagisci > sento urlare.
< Non lasciarmi ti prego apri gli occhi > continuo a sentire.
La sensazione della sabbia umida notturna lungo il mio corpo e due grandi occhi scuri sono la prima cosa che noto non appena apro gli occhi.
< Meno male > dice un ragazzo avvicinandosi a me per abbracciarmi.
< Ma dove sono? > chiedo spaesata.
< Adesso sei al sicuro, sta tranquilla > risponde.
< Ma tu chi sei? > chiedo fissando i suoi splendidi occhi.
< Lila non ti ricordi di me? > risponde.
< No, dovrei? > chiedo.
< Certo io sono Justin > risponde.
< Non mi ricordo nessun Justin così affascinante > dico.
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Flame

<< Il postino? >> chiede scherzoso.

<< Mi dispiace ma non mi è venuto in mente niente di meglio >> rispondo.

<< Cos’è hai cancellato dalla tua memoria il tuo vecchio migliore amico d’infanzia? >> chiede scherzoso.

Mi guarda dritto negli occhi, non distoglie i suoi occhi neri dai miei. Che sguardo profondo, quasi inquietante.

<< Justin Harris, come dimenticarti >> dico mentre in me si accende la famosa lampadina.

<< In persona >> risponde contento.

<< Non mi fai entrare? >> continua.

Ecco Derek raggiungerci.

<< Buongiorno >> dice Derek porgendogli la mano.

<< Salve >> risponde Justin.

<< Derek lui è il mio vecchio amico Justin e lui è il mio fidanzato Derek >> dico presentandoli.

Andiamo in giardino.

<< Non mi avevi mai parlato di lui >> mi sussurra Derek all’orecchio quando Justin è lontano.

<< Non lo ricordavo nemmeno >> rispondo.

<< E perché è venuto? >> chiede.

Già, perché è qui? Non me lo ero ancora chiesto, perché dopo così tanti anni si fa vivo adesso?

<< Non so, non glielo ho ancora chiesto >> rispondo.

<< Be strano, perché dopo tutto questo tempo adesso viene a cercarti e poi lui… >> dice Der.

<< Ehi Lila >> ci interrompe Justin avvicinandosi.

<< Justin >> rispondo zittendo Der pestandogli il piede.

<< Allora che fai qui a New York, non mi dire che sei tornata a vivere qui? >> chiede Justin come se conoscesse già la risposta.

<< Sì, ci siamo trasferiti da poco, siamo tornati a essere newyorkesi! >> rispondo sarcastica.

<< Non sai che piacere mi fa sapere che sei di nuovo qui, come ai vecchi tempi >> dice contento.

<< E tu vivi qui a New York? >> gli chiede Der.

<< Sì, abito qui, di fronte casa di Lila >> risponde Justin.

<< Ah, quindi vi conoscete da molto tempo? >> dice Der.

<< Sì, in pratica siamo cresciuti insieme, eravamo nella stessa classe alle elementari, ti ricordi Lila? >> risponde Justin.

<< Ehm… sì, quanto sei cambiato, non ti avrei mai riconosciuto >> dico.

Lo ricordavo più… più in carne ecco.

<< Tu invece no, sei sempre la stessa >> risponde sarcastico.

Non so se mi faccia piacere sapere che non sono cambiata. Il cambiamento fa parte della vita, io credo di essere cambiata molto invece, soprattutto nell’anno appena trascorso. È stato un anno pieno di emozioni, ricco di sorprese e imprevisti, ma non c’è da sorprendersi con me! Ero la balenotta dai capelli rossi, quella che tutti prendevano in giro, di cui tutti ridevano, soprattutto per le mie forme un po’ più accentuate. Ma sono riuscita a combatterle, grazie all’aiuto delle mia fantastiche amiche Alice e Cathy. Come farei senza di loro! E in fin dei conti anche grazie all’aiuto di Luck. Lui mi ha dato la forza di cambiare e migliorarmi, nonostante tutto il male che mi abbia fatto non posso cancellarlo dalla mia vita, resterà sempre il suo ricordo con me. E poi c’è lui, la ragione della mia vita, Derek. La persona migliore al mondo che non credo di meritare, cosa avrò mai fatto per meritare una persona così dolce e speciale al mio fianco? Nonostante tutto il dolore che ha potuto provare nella sua infanzia poco felice, lui è riuscito ad accendere in me il sentimento per cui tutti gli uomini sulla Terra lottano ogni giorno: l’amore. Perché sì, cosa sarebbe la vita senza l’amore? E cosa sarebbe la mia vita senza Derek? Non riesco più ad immaginarlo. Ultima ma non meno importante è la mia famiglia. Quante ne abbiamo passate nell’ultimo anno, il cambiamento di Sam, la disintossicazione dall’alcool della mamma, il mio rapporto con papà e poi loro, i nonni. Non li conoscevo affatto, li ho sempre considerati freddi e distaccati, ma si sono rivelati tutto il contrario grazie alla mia esperienza newyorkese. New York, come farei senza di te? Grazie a te oggi sono quella che sono e ho vicino le persone che più amo al mondo. New York e le sue sorprese, New York e i suoi profumi, le sue luci, i suoi suoni. New York.

 

 

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<< Ti dico di no >> dico.

<< E invece sì, perché mai questo Justin dovrebbe essersi fatto vivo proprio adesso dopo tutti questi anni? >> chiede Alice.

<< Non so, magari ha visto qualcuno entrare e uscire da casa, visto che abita difronte casa dei miei genitori? >> rispondo ironica.

<< E perché non l’ha fatto prima? È da un mese che vivi qui ormai… >> risponde Alice.

<< Beh, magari si vergognava… non so, non posso mica entrare nella sua testa! >> dico ironica.

<< Un ragazzo si avvicina a te dopo undici anni e ti dice ti ricordi di me? A cosa vuoi che aspiri? >> dice Alice come se conoscesse già la risposta.

<< A niente, è solo un vecchio amico d’infanzia che dopo tanto tempo vuole rivedere una sua cara amica; lui sa che sono fidanzata con Derek, l’ho detto non appena li ho presentati >> rispondo.

<< Sì, ma fino a che tu non li presentassi non lo sapeva >> dice Alice maliziosa.

<< Sì ma questo non cambia niente, Justin è solo un amico niente di più e adesso continuiamo a studiare che è meglio >> rispondo.

<< Non so, c’è qualcosa in questo ragazzo di… strano, non riesco a decifrarlo >> dice Alice.

<< Alice, vuoi smetterla di giocare all’investigatrice? >> rispondo ironica.

<< Forse è un serial killer… >> dice sarcastica.

<< Va bene continua pure a fantasticare, io torno allo studio >> dico sarcastica mettendo le cuffie dell’ipod.

<< O forse… >> dice ma non sento altro, ho già fatto partire la musica.

Vedo che torna a sfogliare il libro, ha finito di indagare su Justin!

È stato strano rivederlo, ci siamo lasciati che eravamo poco più alti di un metro e adesso siamo cresciuti. È cambiato molto, è diventato un uomo, alto e muscoloso, con quei capelli scuri come la pece e gli occhi se si può ancora più scuri dei capelli. Il suo sguardo profondo mi ha permesso di riconoscerlo, quegli occhi così particolari mi hanno permesso di ricordare quanto fossero belli i pomeriggi a giocare a nascondino o ai soldatini, perché si ero un po’ maschiaccio da piccola. Justin, come ho fatto a non ricordarmi di lui quando sono arrivata a New York? Perché credevo di conoscere solo Cloe? È come se una parte di me lo avesse involontariamente rimosso, cancellato, come una spugna cancella la lavagna, il mio cervello aveva cancellato lui.

Trema il letto che succede? Il terremoto?

Ah no è il telefono che vibra sotto il libro.

<< Pronto? >> dico.

<< Ehi sei libera stasera? >> risponde Der.

<< Anche se non lo fossi, troverei il tempo per te >> dico.

<< Perfetto perché devo portarti in un posto >> risponde.

<< Posto? Che genere di posto? >> chiedo curiosa.

<< Passo a prenderti alle otto >> risponde.

<< Der? Non hai risposto alla mia domanda? >> dico sarcastica.

<< A dopo piccola >> termina riattaccando.

Riesce sempre a stupirmi, cosa avrà in mente?

 

 

<< Conosco bene questo posto >> dico entrando.

<< Anch’io e forse più di te >> risponde Der.

<< Sì ma non capisco perché siamo qui, ho finito di lavorare meno di due ore fa e sono di nuovo qua, a teatro, perché hai voluto portarmi qui? >> chiedo.

<< Credi di conoscere a fondo il teatro? >> chiede.

<< Sì certo ci sono cresciuta perché? >> rispondo.

<< Penso che il posto dove ti sto per portare non l’hai mai visto >> dice contento.

<< Tu credi? Lavoro qui cinque ore al giorno, conosco ogni singolo angolo >> rispondo sarcastica.

<< Allora te ne sarà sfuggito uno >> risponde scherzoso.

Mi prende per mano e mi conduce dietro il palco, nel backstage. Scosta una tenda rossa e dietro c’è una porta blindata. Cosa? Possibile che non me ne sia mai accorta?

<< Ma cosa… >> dico sorpresa.

<< Shh… o vuoi che ci scoprano >> risponde sottovoce.

Prende la chiave da sopra la porta e la apre lentamente cercando di non fare rumore.

Entriamo e la richiude alle nostre spalle. Cominciamo a salire una rampa di scale dopo l’altra, saranno almeno un centinaio. Un ascensore no?

Arriviamo sul pianerottolo dell’ultima rampa di scale e c’è un’altra porta a vetri da cui filtrano delle luci. La apre e difronte a me si presenta più bella che mai New York. I grattacieli. Una splendida terrazza illuminata da delle candele profumate che creano un sentiero che conduce a un tavolo pieno di prelibatezze. Una cenetta romantica.

<< Wow… >> dico senza parole.

<< Non te lo saresti mai aspettato eh? >> risponde come se conoscesse già la risposta.

<< Ma come sapevi di questo posto? >> chiedo sbalordita.

<< Quando ero piccolo giocavo sempre dietro le quinte del teatro, mi travestivo, giocavo ad impersonare ogni cosa, dai draghi ai principi… poi un giorno sono scivolato e per evitare di cadere mi sono aggrappato alla tenda rossa e… >> risponde.

<< Hai scoperto questa porta >> lo interrompo.

<< Proprio così, quindi curioso più che mai l’ho aperta e sono arrivato qui, in questa splendida terrazza con una vista mozzafiato su New York >> risponde.

<< E perché non me l’hai mai mostrata prima? >> chiedo un po’ dispiaciuta.

<< Mi sono ripromesso che questo posto sarebbe stato solo mio, il mio angolo di mondo segreto, a cui nessuno poteva accedere, dove avrei potuto rilassarmi, piangere e fare tutto ciò che volevo. Ho giurato che qui non ci avrei mai portato nessuno perché le altre persone ne sarebbero rimaste colpite e mi avrebbero “rubato” il mio angolo segreto >> risponde.

<< Ma tu avevi già un posto speciale dove mi hai sempre portata >> dico.

<< Quel posto l’ho scoperto più avanti, anche quello per caso, ne sono rimasto affascinato e ho cominciato ad andarci spesso, ma non è del tutto mio, in fin dei conti è una zona verde di un piccolo parco coperta dagli alberi, ma aperta a tutti, quindi non è proprio segreto >> risponde ironico.

<< Ma allora perché oggi mi hai voluto mostrare questo splendido posto se avevi giurato che qui non ci avresti mai portato nessuno? >> chiedo.

<< Perché tu sei tu, con te non ho segreti e anche questo posto che fino ad oggi è stato solo mio voglio condividerlo con te >> risponde.

<< Grazie, è un gesto bellissimo, so quanto sia importante per te il tuo spazio e sapere che vuoi condividerlo con me mi riempie di gioia >> dico contenta.

Mi avvicino a lui e mi stringo tra le sue braccia. Il suo calore, il suo respiro su di me è tutto come la prima volta all’Empire State Building. Anche lì avevamo praticamente New York ai nostri piedi, ma qui è diverso, siamo soli, in un angolo di mondo sconosciuto da tutti e da tutto, che da adesso è anche mio. Grazie Der.

<< Dobbiamo dargli un nome >> dico d’un tratto.

<< A cosa? >> chiede.

<< A questo posto >> rispondo.

<< E che nome vorresti dargli? >> chiede sarcastico.

<< Non so… così su due piedi… >> rispondo.

<< Cosa ti ha colpito di questo posto appena siamo arrivati? >> chiede.

<< La fiamma di queste candele >> rispondo prontamente.

<< Flame >> dice.

<< Flame… fiamma, sì è questo il nome giusto >> rispondo esultando.

<< Abbiamo appena battezzato il nostro posto segreto >> dice sarcastico.

<< Allora dobbiamo brindare >> rispondo.

Mi prende per mano e mi conduce verso il tavolo ricco di deliziosi piatti. Ha fatto tutto questo per me.

<< A Flame >> dice alzando il calice.

<< All’inizio di una nuova avventura >> rispondo.

Tin.

 

 

Buongiorno a tutti! Eccomi di ritorno con il sequel di Sheila! È una storia nuova e indipendente dalla precedente, ci sono degli agganci ovviamente ma per chi non volesse leggere la prima storia può benissimo comprendere questa, magari io ogni tanto vi darò qualche spunto. Per i curiosi, invece, che volessero sapere le vicende dei nostri protagonisti potete andare su “Sheila” e dare un’occhiata!

 

  
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