Rose guardava le stelle quella sera.
Faceva freddo, ma il
fuoco del camino della Sala Comune di Grifondoro riscaldava
l’atmosfera. Nelle
notti di dicembre faceva sempre molto freddo. Guardava i fiocchi di
neve cadere
fuori la finestra. Rose Weasley quella notte non riusciva a dormire e
sapeva
anche il perché.
“Ti amo Rose” le
aveva sussurrato quel giorno, “Anche io”
aveva risposto lei. Quella mattina di agosto Rose piangeva pronunciando
quelle
parole, così sbagliate ma al contempo così
giuste, perché come i fiocchi di
neve fuori dalla finestra, quelle parole sarebbero dovute cadere.
Piangeva anche quella notte Rose, ripensando alle parole del cugino.
Persino
lei si chiedeva se fossero lacrime di gioia per aver esternato i propri
sentimenti o di dolore; un dolore che nemmeno lei credeva potesse
essere
controllato, né quella sera né mai tutta la vita.
E lo sapeva bene che tutto
ciò era sbagliato, che era sbagliato
il modo in cui pensava ad Albus, che era sbagliato che il suo cuore
mancasse di
un battito quando lo vedeva. Era proprio vero: ‘Al cuor non
si comanda’. Chi
mai avrebbe potuto pensare ad un amore così…impensabile.
Rose piangeva ancora. Faceva freddo e le sue lacrime ricadevano calde
sulle
gote ricoperte di lentiggini.
“Rosie, perché
non sei a letto?” una voce così familiare,
così calda, così…dolce. Era la voce di
Albus, inconfondibile fra mille perché
era la voce che preferiva.
“Potrei farti la stessa domanda, Al. Io…non ho
tanto sonno…” Rose aveva ancora
gli occhi lucidi.
“Rosie…stai piangendo?” disse Albus
avvicinandosi “Io anche, non ho molto
sonno…”
Albus era sempre pronto a fare di tutto per la sua Rose…la
sua dolce Rosie…
Rose si aciugò in fretta le lacrime e fece per salire sul
nel dormitorio, ma
Albus la bloccò per un braccio e
l’avvicinò a sé.
“Al, tutto questo
è sbagliato…” Rose piangeva di nuovo,
la
sua testa appoggiata al petto del cugino.
“Lo so, Rosie, lo so…” strinse ancora
più a sé la ragazza “…ma
come l’inverno è
inverno solo con i suoi fiocchi di neve, io sono io e vivo solo con
te.” Piangeva
anche lui, Albus, che abbracciò quella ragazza come se non
ci fosse tesoro più
prezioso, come si stringe una cosa fragile, come si tiene sulla mano un
fiocco
di neve.