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Autore: NightFury99    22/07/2014    2 recensioni
la mia storia racconta di una ragazza che si trasferisce in Romania. È appassionata di equitazione ma per una sfortunata ragione non potrà partecipare alla gara che si terrà a Dirkensnof, paese vicino al castello in cui si è trasferita, poiché la sua puledra Mistery si è fatta male alla rotula. Non potendola cavalcare vivrà ogni giorno tristemente fino a quando non scoprirà un nuovo mondo, ispirato alle leggende di vampiri e lupi mannari.
Genere: Fantasy, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: What if? | Avvertimenti: Bondage
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~~CAPITOLO 1
Romania. Un mondo stupendo e misterioso. Patria di molte leggende che venivano raccontate di generazione in generazione. Ma non tutte sono solo storie.
Era appena spuntata l'alba ed io ero ancora stesa sotto le coperte del mio letto. Aprii a fatica le palpebre: Il trasloco è stato faticoso. Ieri con la mia famiglia sono partita da una piccola casa di campagna poco fuori Liverpool, in Inghilterra, e sono venuta qui, in Romania, dopo aver ricevuto una strana lettera che ci invitava a venire qui per prenderci cura del castello che mio nonno mi aveva lasciato in eredità. Sì avete capito bene: ho un castello, neanche a farlo apposta.
Aprendo bene gli occhi vedo tutti gli scatoloni ammucchiati uno sull'altro e pieni delle mie cianfrusaglie. I sedetti sul letto e sospirai perché sapevo che mi stava aspettando una giornata faticosa: dovevo comprare le cose per la scuola perché l’indomani avrei cominciato un nuovo corso di studi, dovevo aiutare la mia mamma a fare la spesa in paese ed infine allenarmi per la gara di equitazione che si sarebbe tenuta proprio qui, in Romania.

La mia stanza era molto più grande di quella che avevo nella mia vecchia casa: in ogni camera da letto vi era un letto matrimoniale, decorato con un baldacchino, la cui stoffa rossa, nera e dorata cadeva dolcemente lungo delle bellissime colonne in legno, lavorato con magnifici bassorilievi, che lo sorreggevano. Il letto aveva le lenzuola del medesimo colore e sullo schienale tre grandi cuscini ricamati.
Il letto era tra due bellissimi comodini, con una struttura a semicerchio, neri con striature d’oro che ne delineavano i contorni. Dalla parte opposta della stanza vi era un grande sofà, che dava del spalle a due grandi portefinestre, vecchio stile che faceva pandan con le due poltrone rivolte verso un tavolino in legno di noce, tutto posto sopra un tappeto un po’ impolverato. Al di sopra vi era appoggiato un centrino bianco finemente lavorato che faceva da appoggio ad un vaso antico, dipinto con disegni di volatili orientali. Scorrendo gli occhi lungo la parete, vedevo le tende magenta che erano ancora tirate ma che lasciavano intravedere la luce mattutina.
A destra, una grande scrivania in legno scuro, rivolta verso il muro, metteva in risalto un grande ritratto, probabilmente di qualche mio antenato. Tutte e quattro le pareti erano disseminate di quadri che ritraevano qualche attimo del giorno, la gente in paese e…animali. Solo che quelli disegnati erano unicamente lupi. Lupi che correvano su distese bianche. Lupi che ciacciano. Lupi che dormono. Insomma…leggermente inquietante.
Su quel legno scuro avevo appoggiato, la sera prima di andare a dormire, delle fotografie dei miei genitori e qualche trofeo vinto nelle gare a cui avevo partecipato quando ero più piccola.

Mi piace molto l'equitazione. Ho vinto molti trofei insieme al mio adorato cavallo, Mistery. Perché questo nome? Fin da quando l'ho avuta è sempre stata una puledra attiva ma molto riservata, che non ama stare in mezzo alla gente e che ama la tranquillità della vita di campagna. Nonostante questo è un po' competitiva ma va bene così perché, insieme alla sua determinazione, ne fanno un cavallo magnifico. Ha un grande spirito di squadra e non mi ha mai delusa: sono fiera di lei.

Mi vestii in fretta, prendendo dal mio nuovo ed enorme armadio, a destra della scrivania, dei pantaloni bianchi che mi arrivavano sotto il ginocchio e una maglietta a maniche corte, lasciando la mia vestaglia da notte sul letto ed il mio pigiama tutto arrotolato. Dopo essere uscita dalla mia stanza, percorsi il lungo corridoio che raccoglieva tutte le camere da letto ed i vari bagni. Le pareti, esattamente come quelle della mia stanza, erano totalmente ricoperte da ritratti: cominciavano a diventare un po’ asfissianti perché la bellezza di un quadro si nota solo quando è messo a confronto con altri, ma non in modo esagerato.
Scesi di corsa dallo scalone, anch’esso in legno, le cui scale coperte in parte da un tappeto marrone e rosso che le percorreva interamente, fino ad arrivare al portone principale. Il corrimano era freddo e, quando ci misi una mano sopra, un brivido mi percorse lungo tutto il braccio. Era un legno così consistente, ma anche morbido e piacevole al tatto. Stavo per afferrare il pomello della porta ma qualcosa mi afferrò da dietro: era mia madre.

"Miriam? Dove credi di andare? Lo sai che devi mettere in ordine la tua stanza perché scommetto che ieri, dopo il viaggio in aereo e la tratta per arrivare qui, hai tolto dagli scatoloni le fotografie e poi ti sei stesa sul letto. Ho indovinato?” mi disse in modo sarcastico
Mia madre era una donna alta e slanciata con un fisico da far invidia ad una modella. I suoi corti capelli castano chiari, come i miei, le cadevano sulle spalle e le davano un aspetto da vera signora. Però alcune vote penso che non sia umana perché indovina ogni cosa che faccio. Va bene che sono prevedibile(abbastanza) e che mi conosce da quando sono nata però è inquietante.
“Vai di sopra e svuota gli scatoloni e poi portali davanti casa. Intesi, signorina?"
"Dai cara lasciala in pace, ha 14 anni. Deve imparare a gestire le sue cose. Se vuole prima stare con Mistery lasciala fare" cominciò mio padre, sbucando dietro la porta della sala da pranzo. Anche mio padre era alto, poco più di mia madre. Aveva capelli neri che, vicino alle orecchie, creavano dei ricciolini. 
"Basta solo che si ricordi dopo la passeggiata. Vero, Miriam?" concluse voltandosi verso di me e guardandomi serio con i suoi occhi grigio scuro. Era sempre stato, anche dai racconti dei miei nonni, uno di poche parole, ma incisive. Mi era sempre stato detto che basta una parola per indicare una sola frase: impossibile ma vero. La gente odierna crea frasi molto lunghe, pieni di giri di parole, che non arrivano mai al punto. Lui no, non era così.
"Sì papà. Voglio solo andare da Mistery per lavarla, darle da mangiare e prepararla. Poi torno per fare colazione con voi" dissi mentre afferravo frettolosamente la mia felpa che avevo lasciato su uno dei due appendiabiti vicino al portone.

NB. Questa storia la dedico a Marina Swift, che mi ha ispirato a scrivere una storia su una grande amicizia.  Grazie Marina e spero che tutti voi che leggerete avrete voglia di dirmi cosa ne pensate (buono o cattivo che sia). Un bacio a tutti ^.^

   
 
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