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Autore: clepp    22/07/2014    6 recensioni
Quel ragazzo era così... fisico. Preferiva esprimere a gesti ciò che voleva dire con le parole e quello era un aspetto di lui che a Gwen faceva impazzire. Lei era abituata a parlare, a confrontarsi con le persone, a litigare, urlare, sussurrare e discutere. Lui era il suo esatto opposto, così calmo e pacifico, così gentile, silenzioso delle volte e riservato, ma mai scontroso o schivo: era il perfetto equilibrio tra l’essere troppo e l'essere troppo poco.
SOSPESA
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Josef



 
 
I suoi passi decisi erano gli unici rumori che riecheggiavano nei corridoi silenziosi della Barkley Elementary School. Anche se indossava un semplice paio di all star bordeaux, l’impeto con cui stava camminando faceva sbatacchiare la suola in gomma sul pavimento, producendo un ticchettio costante.
La camicia a righe rosse e verdi saltava di un bottone: Gwen l’aveva abbottonata frettolosamente nella foga di uscire di casa dopo aver ricevuto la preoccupante telefonata di Gretel. Non era nemmeno riuscita a chiederle cosa diamine fosse successo e per quale motivo stesse balbettando in quel modo – cosa che le succedeva quando era molto in ansia -, ma aveva soltanto capito in quel minestrone di parole confuse che tanta agitazione era dovuta a Josef e che la supplicava di andare da lui immediatamente perché lei non poteva muoversi, altrimenti avrebbe perso anche quell’impiego.
Così Gwen aveva chiuso i suoi libri di Letteratura spagnola, aveva afferrato le prime cose che le erano capitate sotto tiro ed era uscita di casa diretta verso la scuola elementare del piccolo Josef.
Le chiavi della macchina che teneva salde in mano accompagnavano il ritmo della sua falcata rumorosa. Non osava nemmeno immaginare come fossero ridotti i suoi capelli, o la sua faccia dopo una mattinata di intenso studio.
Svoltò l’angolo – quanto diamine era grande quella scuola? – e in fondo al corridoio scorse un gruppetto di ragazzini posizionati attorno ad una porta chiusa. Quella che doveva essere l’insegnante, una donna di mezza età con lunghi capelli castani, era al centro del semicerchio: l’orecchio appoggiato alla superficie della porta e la mano chiusa intorno al pomello.
Gwen sospirò e spinta dalla preoccupazione accelerò il passo, scansando bruscamente qualche ragazzino per riuscire ad aprirsi un varco in mezzo a quella ressa.
«Oh grazie al cielo,» esclamò la donna, sporgendosi verso di lei con un’espressione sollevata. «Lei è la signora Hoffmann?» le chiese, osservandola bene in viso. Gwen le diede qualche secondo per rispondere da sola a quella domanda dato che l’unica caratteristica fisica che poteva accomunarla al piccolo Josef era il colore chiaro degli occhi. La donna, dopo aver alzato le sopracciglia, appurò che quella non poteva decisamente essere la madre biologica di Josef.
«Sono un’amica di famiglia.» le rispose invece, «la signora Hoffmann mi ha chiesto di venire al suo posto.»
Gwen vide chiaramente il naso della donna storcersi a quelle parole e un'espressione contrariata comparire sul suo bel viso. Non si preoccupò affatto di nascondere il suo dissenso nel constatare che la madre di un suo alunno si era fatta sostituire da qualcun altro. 
«E la signora Hoffmann ha preferito mandare un’amica invece di presentarsi personalmente? Si tratta di suo figlio, la questione è abbastanza seria.» disse con quell’intonazione saccente e quella voce che Gwen proprio non riusciva a sopportare. Avrebbe voluto colpirla in faccia, su quel bel nasino all’insu, e magari romperle gli occhiali quadrati perché era in fase esami universitari e perché si, i capelli di quella vecchia erano troppo più belli dei suoi. Non lo fece, ovviamente, dopo un profondo respiro si era ripetuta che era lì solo ed esclusivamente per Josef e non per fare a botte con quella donna. 
«La signora Hoffmann,» replicò, il più tranquillamente possibile ma con quella sua solita nota stonata che rovinava le sue buone intenzioni. «E’ al lavoro, dove, oh ehy!, porterà a casa i soldi per crescere suo figlio. Lei non ha la minima idea di quanto la signora Hoffmann si senta in colpa di non essere qui, per risolvere la questione abbastanza seria di suo figlio, di cui si preoccupa giorno e notte, senza un minuto di pausa. Quindi se abbiamo finito di fare le grandi donne e credere di avere il diritto di criticare le vite altrui, la prego, le chiedo cortesemente di dirmi dov’è Josef. Che è il motivo per cui siamo qui, sbaglio?» non era riuscita a contenere il cinismo e il suo saccente sarcasmo ma non gliene importava affatto, perché quella donna aveva indirettamente insultato le capacità di Gretel come madre senza sapere nulla e se non poteva colpirla fisicamente in qualche modo doveva pur sfogarsi. Finì di parlare con un sorriso ironico stampato in faccia, aspettando che quella incassasse il colpo e rispondesse alla sua domanda. Lo fece, aggiungendo quell’occhiata acida di chi cerca di mantenere il proprio ego intatto, nonostante le circostanze.
«E’ dietro quella porta.» replicò, stizzita, incrociando le braccia al petto in un gesto seccato. «Non credo riuscirà a farlo uscire, comunque. Ho provato di tutto.»
Gwen lasciò scivolare la borsa dalla spalla fino a terra e si inginocchiò davanti alla porta con calma, sistemandosi i capelli dietro le spalle. Sapeva in che cosa consisteva quel "tutto" di cui stava parlando, e se Gwen l'aveva inquadrata sotto la luce giusta allora era sicura di poter affermare che quella donna non aveva fatto assolutamente niente per Josef, se non recitare la parte dell'insegnante preoccupata e sottolineare la gravità della situazione a Gretel, facendola preoccupare ancora di più.
«Oh, grazie.» rispose allora lei, «da qui in poi faccio io.» le sorrise di nuovo perché si divertiva un mondo a vedere il suo bel faccino contrarsi in una smorfia seccata e impotente.
«Jo,» l’intonazione della sua voce si trasformò drasticamente: il sarcasmo che l’aveva impregnata fino a quel momento scomparve del tutto, lasciando spazio ad un tono più dolce e gentile. «Sono io, Gwen. Sai, piccolino, non che io non approvi la tua scelta di scioperare contro il sistema scolastico, ma hai scelto davvero una brutta giornata.» fece una pausa di qualche secondo. «Mamma è molto preoccupata, e tu sai che quando mamma è molto preoccupata poi comincia a straparlare di cose senza senso e noi non vogliamo che la mamma straparli, non è così?»
Gwen aspettò che Josef le rispondesse al di là della parete. Era sicura che fosse appoggiato alla superficie della porta, con le braccia legate attorno alle gambe e la testa racchiusa tra le ginocchia. La sola immagine di un Josef così indifeso e impaurito le strinse il cuore, perché tutto potevano farle tranne toccarle il suo piccolo Jo.
Nel silenzio che accompagnò le sue parole Gwen udì chiaramente i mormorii inappropriati dei ragazzini che circondavano ancora la porta, come se avessero tutto il diritto di assistere a quella scena, come se ci fosse effettivamente una scena a cui assistere. C’era solo un bambino, un piccolo bambino biondo che crollava di tanto in tanto perché non era abbastanza forte per affrontare ciò che quel mondo gli riservava. Nessuno era perfetto, e Gwen avrebbe voluto urlarlo al gruppetto di stupide ragazzine che avevano cominciato a ridacchiare a pochi passi di distanza. Se le avesse avute sotto tiro, le avrebbe colpite con la borsa. C’era solo un bambino che Gwen riusciva a sopportare, ed era dietro quella porta. Tutti gli altri, erano solo una banda di mocciosi viziati e capricciosi che lei avrebbe evitato volentieri.
«Non credo che Josef voglia uscire in questo momento,» disse Gwen, rivolgendosi all’insegnante. «Forse è il caso che i ragazzi ritornino in classe.»
Anche se sulla faccia della donna Gwen poteva leggere un profondo senso di soddisfazione per quell’ammissione di incapacità, quella comprese le circostanze e obbligò i bambini a ritornare in classe e a non muoversi dai loro banchi.
Gwen incrociò le gambe e si sedette meglio sul pavimento sporco del corridoio della Berkley Elementary School. Non era la prima volta che si ritrovava a dover gestire gli attacchi di panico di Jo, ma in quelle occasioni aveva sempre avuto il supporto di sua madre: il solo pensiero di doversene occupare da sola, la innervosiva. Non era mai stata brava con i bambini, e ancora non capiva come Josef l’avesse presa in simpatia, ma con lui tutto era più facile perchè non era come i ragazzini a cui era abituata.
«Ti ricordi Jo, l’ultimo discorso strampalato della mamma?» cominciò, cercando di calmare lui e se stessa allo stesso tempo. «Su cos’era? I cereali integrali, forse? Ah si. Diceva che i cereali integrali sono più salutari di quelli al cioccolato, e ha cominciato a elencare i vari ingredienti dei cereali, come se a noi importasse. Ti ricordi anche come ha finito il discorso? Sono sicura che lo ricordi.» Gwen fece un’altra pausa, in attesa che Josef rispondesse alla domanda. Si rese conto che lui non era ancora pronto, perciò prese un profondo respiro cercando di accantonare da una parte buia della sua mente l’immagine di Jo rannicchiato su se stesso e continuò a parlare con una voce squillante.
«Appurato che i cereali integrali fanno bene, versami un'altra ciotola di quelli al cioccolato, Jo.» borbottò imitando la voce civettuola e l’accento marcato dell’amica.
«Non vorrei che circoli troppa salute in questo mio bel corpo.»
Gwen sorrise.
La voce di Josef era arrivata attutita, ma essendo entrambi appoggiati alla porta, si era sentita chiaramente. O forse erano le orecchie di Gwen che, speranzose nell’udire un qualche cenno di risposta, avevano moltiplicato il suono.
«Non credo che tu voglia riascoltare un discorso del genere. Io no di sicuro.» rise. «Quindi che ne dici di uscire da lì e di andare a rassicurare la mamma?»
L’ennesima pausa. Gwen aspettò pazientemente che Josef accettasse quelle parole, le comprendesse e facesse ciò che lei gli aveva proposto. Poteva anche rifiutarsi e rimanere rinchiuso lì dentro per il resto della vita, ma Gwen sapeva che era un combattente e che non si sarebbe nascosto.
Dopo una manciata di secondi, infatti, il pomello della porta si mosse e il viso tutto impettito di Josef comparve dall’uscio buio.
«Sono fiera di te, lo sai?» Gwen si alzò da terra e gli porse una mano con un grande sorriso di incoraggiamento. Nel corridoio c’erano solo loro e l’insegnante affacciata dalla porta della classe, in attesa.
«Non volevo farlo,» mormorò Josef a voce così bassa che Gwen faticò a distinguere le parole. «Ma loro sono... sono...» non riuscì a finire la frase. Sospirando, abbassò la testa e i capelli lunghi e biondi gli ricaddero davanti al viso.
L’immagine delle ragazzine starnazzanti le ripiombò davanti agli occhi e dovette fare uno sforzo sovraumano per rimanere ferma immobile. Josef aveva i capelli biondi scompigliati sulla fronte e gli occhi azzurri erano lucidi, acquosi. Le guance rosse erano il rimasuglio del suo precedente attacco di panico e le labbra gonfie indicavano che aveva cercato di limitare i danni mordendole.
«Dammi la mano,» gli allungò di nuovo la mano. «Zia Gwen ti darà qualche consiglio su come non farti più infastidire.»
Gwen riuscì a convincere l’insegnante a fare uscire Josef un’ora prima del suono della campanella, tirando fuori le sue straordinarie doti di persuasione. 
Dopo una chiamata a Gretel e la firma di Gwen sul permesso di uscita, Josef si allontanò da quell’incubo che era la sua scuola. Mentre lo osservava camminare tranquillamente nel parcheggio della Berkley Elementary School Gwen sospirò pesantemente: doveva cercare di indurirgli le ossa, pensò, perché se trovava la scuola un incubo, cosa avrebbe fatto nella vita reale?





Non posso davvero credere di aver postato questa storia. E dopo quanto tempo! Mesi e mesi di silenzio, per poi uscirmene con questa... cosa? 
In un certo senso, sono felice di tornare ad intasare questo fandom con le mie stronzate che spero continuerete ad apprezzare. Spendo giusto due o tre parole riguardo la nuova storia, che ha come protagonista (stranamente) il nostro Zayn. Allora, quello che ho appena postato è soltanto il prologo, quindi vi prego di non fermarvi solo qui e - sempre se vi va - di andare avanti nella lettura perchè, come ho appena detto, questo è solo il prologo che serve a spiegare un po' in generale chi è la protagonista, com'è - in linea di massima - il suo carattere e chi sono i suoi familiari/amici.
Abbiamo Gretel, che viene soltanto nominata un paio di volte ma che avrà un'importanza fondamentale all'interno della storia, così come suo figlio, Josef che avete già conosciuto. Diciamo che Josef è il motivo di questa storia, è la colla che unisce Gwen e Zayn. 
Più avanti arriveranno anche tutti - o quasi - gli altri membri della band, che naturalmente non sono famosi. Inoltre ci saranno anche altri personaggi di mia pura invenzione che spero apprezzerete :)
Se avete trovato noioso questo inizio, non preoccupatevi, perchè dal prossimo capitolo si smuoverà già tutto. Nel prossimo, appunto, ci sarà l'incontro tra Zayn e la ragazza, favorito dal nostro piccolo Josef. 
Detto questo, spero davvero di trovare un riscontro positivo in voi perchè ci tengo a questa storia e mi impegnerò a fare un bel lavoro! 
Grazie se siete arrivati fin qui, e grazie se andrete oltre! Un bacio, 

clepp

 
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