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Autore: Pro and Pad_production    22/07/2014    8 recensioni
Dopo aver frequentato il suo primo anno alla scuola di Magia e Fattucchieria di Yogurts, il giovane mago Harry Botter è pronto ad affrontare il secondo anno insieme ai suoi amici Rum Whiskys ed Hermanda Risponde-a-ogni-domanda. Cosa li attenderà quest’anno? Quali stramberie avrà in serbo per loro il preside di Yogurts, il professor Alba Solente? Scopritelo insieme a noi con il Cesso dei Misteri!
Dopo il successo (?) de La Lapislazzula Ancestrale, la seconda parodia firmata Pro and Pad_ production.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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« Che orrore Rum! Fai schifo ai Vaccauri! » esclamò Harry « Ma come ti sei ridotto? ».
Un essere che sembrava uscito dal water stava giochicchiando con i fazzoletti smocciolati che Harry aveva usato la sera prima e che aveva lasciato in bella vista sul comodino. La creatura si girò sentendo la voce del ragazzo.
« Harry Botter! » strillò contento quello schifo lanciando pezzetti di fazzoletto come se fossero dei coriandoli.
« Rum, ma sei ubriaco? E perché ti sei vestito in quel modo? Già di solito non sei un bel vedere, ma adesso… » concluse l’amico con una smorfia disgustata.
« No, io non sono Rum » lo corresse quello scherzo della natura « Io sono Sgorby, lo Gnefro domestico! » e porse al ragazzo un sudicio bigliettino da visita.
« Ah, dunque non è una maschera, eh? Sei proprio orrendo di tuo! Ma cosa hai fatto di male per ridurti in questo stato? ».
In effetti il giovane mago non aveva tutti i torti. Sgorby era proprio ributtevole: la bruttezza era tutta concentrata in nemmeno un metro di altezza, quindi tutti i suoi difetti non potevano distribuirsi equamente, ma erano invece tutti condensati formando nel complesso un vero e proprio sgorbio. Il suo naso era umidiccio, le orecchie talmente lunghe che toccavano terra, era talmente sporco che non si poteva nemmeno definire il colore della sua pelle, i suoi piedi erano sproporzionati quasi quanto le orecchie. Era completamente nudo, eccetto per un pannolone di foglie di ortica che sembrava procurargli un tremendo prurito, dato che era più di una volta che Harry lo vedeva grattarsi le flaccide chiappette.
« Si può sapere perché diamine indossi quel coso di ortiche? » chiese Harry tutt’altro che cortese.
« Questo? » domandò Sgorby afferrando per un lembo il suo indumento « Questo è il simbolo della nostra schiavitù. A noi Gnefri, quando veniamo affidati ad una famiglia, viene dato questo pannolone. A me è andata anche bene, per esempio ad un mio amico Gnefro… »
« Ma chi te l’ha chiesto? »
« Veramente… me l’avete chiesto voi » rispose Sgorby mortificato.
Più la conversazione andava avanti e più l’aria nella stanza diventava irrespirabile: lo Gnefro aveva un alito che avrebbe steso anche uno della portata di zio Bacon ed Harry se ne era accorto, infatti cercava di non far parlare troppo Sgorby. Era una questione di sopravvivenza.
« Senti, perché non ti vai a sedere laggiù in fondo, su quella sedia vicino alla finestra? Così non ti vedo… »
Sgorby era commosso, i suoi occhi si riempirono di lacrime.
« Mai Sgorby è stato invitato a sedersi con cotanta gentilezza. A Sgorby fanno fare solo tutti umili lavori umilianti che umiliano tanto, mai nessuno si domanda se il povero Sgorby è stanco e ha bisogno di un momento per riposarsi… »
« Sì, sì. Basta che chiudi quella fognetta » e così dicendo spingeva lo Gnefro con il manico di una scopa dall’altra parte della stanza.
Harry si allontanò in fretta, mettendosi al riparo vicino alla porta. Pur di non vedere quella creatura si tolse gli occhiali. Sgorby nel frattempo se ne stava allegramente seduto sulla sedia, facendo dondolare i suoi enormi piedi.
Harry avrebbe voluto tanto chiedergli perché fosse venuto proprio nella sua stanza, ma aveva troppa paura di morire prima di ascoltare la risposta. Ormai l’aria era diventata davvero irrespirabile.
« Sgorby le voleva dire… »
« Shhh, riposati Sgorby, sarai stanco, immagino. Non ti affaticare. »
« Sgorby non crede alle sue orecchie! Sgorby aveva sentito parlare della grandezza del magnifico Harry Botter, ma.. »
« Sgorby, mostro o come cavolo ti chiami… non un’altra parola »
« Com’è modesto il signore, com’è umile, com’è… »
« Davvero, non c’è bisogno che tu mi dica queste cose, la leggo nei tuoi occhi la tua ammirazione, ti prego, non voglio che tu sprechi altro fetido fiato per dirmi cose che già so! Hai fatto appannare i vetri della stanza.. »
« Veramente Sgorby la voleva solo avvertire di… » proseguì la creatura avvicinandosi al ragazzo.
« Cos’è, non hai sentito quello che ti ho appena detto? Il tuo alito ti ha per caso annebbiato il cervello? Qui dentro l’aria è così pesante che si potrebbe benissimo spalmare! Hai fatto fracicare i muri! Guarda le foto del mio album… i miei genitori sono morti un’altra volta. Sono doppiamente orfano per colpa tua. E se continui a parlare presto li raggiungerò! »
« Nooooh » alitò la creatura sbatacchiando le orecchie facendo spandere meglio quella ventata di putridume che gli usciva ogni volta dalla bocca. « Il signore non ha capito! Sgorby è venuto qui per salvarla! Per avvertirla che a Yogurts… »
« Basta! Smettila di parlarmi! Il tuo alito mi schiaffeggia! In confronto con l’essenza di Hagrid ci si potrebbe fare un eau de toilette! ».
Harry ormai aveva raggiunto il limite, la puzza lo aveva stordito talmente tanto che non riusciva più a ragionare e non poteva fare a meno di dire tutto quello che pensava.
« PUZZI TALMENTE TANTO TUA MADRE QUANDO TI HA PARTORITO L’HANNO PULITA CON LA CARTIGIENICA! DALL’ALITO SEMBRA CHE TI SI SIA ARENATO IL CADAVERE DI UN’ORCA IN GOLA! PROVA A TRATTENERE IL RESPIRO PER CINQUE MINUTI COSÌ TUTTI SI ACCORGERANNO CHE L’ARIA CHE RESPIRIAMO È MIGLIORATA! » sbottò istericamente.
Sgorby guardò Harry con quei suoi occhi acquosi, il suo labbro tremolava.
Harry capì quello che stava per accadere.
« No Sgorby… ti prego, non… »
« Waaaaaaaaaaaaaaah! » lo Gnefro era scoppiato in un pianto irrefrenabile, senza ritegno. Il suo vergognoso corpicino deforme era scosso dagli spasmi, enormi lacrime scendevano dai suoi occhi, andando a formare una pozza che si allargava sempre di più sul pavimento della stanza di Harry. Il ragazzo non sapeva che fare, se continuava di questo passo ben presto la sua camera sarebbe diventata una piscina.
« Dai Sgorby, non te la prendere » cercò di consolarlo Harry « Ti ho detto solo le cose come stanno, non la sai accettare una critica costruttiva? » concluse sorridendo allo Gnefro in lacrime.
Sgorby fermò il suo pianto per un secondo e Harry credette di averlo calmato.
« WAAAAAAAAAAAAAAH! » frignò ancora più forte Sgorby, soffiandosi il naso sull’orlo dei pantaloni di Harry.
« Sgorby… sigh… era v-venuto per avvertirla, sob! » disse tra i singhiozzi, tanto che Harry faticò a capirlo. Inoltre l’acqua ormai gli arrivava alla cintola.
« Era solo per il suo bene, snif » proseguì la creatura, mentre il livello dell’acqua saliva sempre di più.
« Sgorby, smettila di frignare! Stai allagando la stanza ».
Ma Sgorby sembrava non averlo sentito, forse perché ormai le sue orecchie erano completamente sommerse dall’acqua.
« Blblblblblbl » disse lo Gnefro
« COSA?! Non riesco a capirti! » urlò Harry con l’acqua alla gola. In tutta risposta, lo Gnefro afferrò il ragazzo per la maglietta e lo tirò sott’acqua.
« BLBLBLBLBL! » ripeté Sgorby con enfasi
« Bblblblblb! BL! » affermò Harry
« Blblblblblbbl, blbl, blblbl! » continuò il piccolo essere.
La conversazione andò avanti per molto, finché l’acqua, ormai imputridita, raggiunse il soffitto. Sarebbero di sicuro annegati, o peggio, sarebbero morti per qualche malattia infettiva causata da quell’acqua melmosa, viscida e contaminata prodotta dallo Gnefro, che era tutto, fuorché igienico. E Harry parve essersi accorto della situazione, perché tentò di nuotare verso la porta nel tentativo di aprirla. Peccato che lo zio Bacon l’avesse chiusa per bene, barricandolo dentro. Doveva trovare un modo per buttare giù quella porta. Prese la prima cosa che gli capitò a tiro e iniziò ad usarla come ariete, mettendoci tutta la forza possibile.
« BBLBLBLBLBLBLBL! » si lamentò l’ariete, che altri non era che il povero Sgorby.
« Fla bl qulalclosla blblbl » riuscì a scandire Harry continuando a sbattere la testa di Sgorby.
Allo Gnefro bastò schioccare le dita per far saltare in aria la porta.
 
***

« Signori Manzon, iniziamo ad affettare il prosciutto? » esordì zio Bacon afferrando con grazia un intero prosciutto e posandolo sul tavolo. Dal piano di sopra si sentì un’esplosione seguita dallo scrosciante rumore di acqua.
Tutti si voltarono verso le scale.
« Ma che diavolo… » esclamò zio Bacon con in mano il coltello che teneva con un mignolo alzato.
SCROSH!
Uno tsunami invase casa Trippley. Zio Bacon si affrettò a mettere in salvo il prosciutto, sollevandolo più in alto che poteva, mentre gli altri si fecero prendere dal panico generale e vennero colpiti dalla valanga di acqua.
Harry rotolò proprio davanti a loro, bagnato fradicio dalla testa ai piedi, con qualche alga tra i capelli.
« Ta-daaan! Ecco il festeggiato » disse gioiosamente allargando le braccia di fronte agli ospiti e a quel disastro.
Erano tutti allibiti. I signori Manzon sputacchiavano ancora acqua, il banchetto era rovinato.
« Allora » fece Harry sfregandosi le mani « dov’è la torta? »
E in tutta risposta, il cugino prese il tortone che era riuscito a salvare e glielo lanciò in faccia.
Zia Petonia, intanto, cercava di rimediare a quella tragica situazione porgendo dei fazzolettini agli ospiti, ma i signori Manzon avevano preso già i loro cappotti inzuppati e, sdegnati, si avviarono verso la porta.
« A mai più rivederci, signor Trippley! » salutò con rabbia il signor Manzon spingendo la moglie verso l’uscita e, proprio in quel momento, aprendo la porta di casa, un enorme e dinoccolato struzzo li travolse facendoli cadere per terra, dando il colpo di grazia a quella che sarebbe dovuta essere una fruttuosa serata di affari.
Lo struzzo si diresse incespicando sul pavimento bagnato in sala da pranzo, dove Harry si stava gustando allegramente la torta che gli era arrivata in faccia.
« Bene, c’è anche il circo! » esultò il ragazzo alla vista dell’ingombrante volatile.
L’animale, che aveva capito l’andazzo, si sbrigò a lasciare qualcosa ai piedi di Harry e poi scappò via prima che zio Bacon prendesse coltello e forchetta. Travolse una seconda volta i signori Manzon, che si erano appena risistemati, e spiccò il volo sui tetti di Little Piggy.
Harry afferrò la busta che lo struzzo aveva lasciato, scartandola avidamente, credendo fosse una sorpresa di compleanno.
« Grazie, non dovevate! » fece Harry quasi commosso rivolto ai suoi zii e al cugino.
Spiegò la lettera e lesse.
 
Caro signor Botter,
siamo a conoscenza che questa sera, al numero quattro di Porcel Drive, nel quartiere di Little Piggy, a Londra, in Inghilterra, in Europa, nel mondo e nel sistema solare e un braccio della via lattea, alle ore nove e dodici minuti, ventisette secondi e tre centesimi di secondo (senza divagare ulteriormente su informazioni spazio-temporali), è stato praticato un Incantesimo Sfondi e Sfrangi, per abbattere l’uscio della porta di ciliegio smaltata della stanza in cui è alloggiato presso la residenza al numero quattro di Porcel Drive, nel quartiere di Little Piggy…
 
« Ma chi cavolo l’ha scritta questa lettera? » si domandò Harry
« Salta quel pezzo e arriva al dunque » ringhiò zio Bacon che sperava la lettera contenesse una qualche brutta notizia per il nipote.
Harry scese qualche riga più sotto.

Come lei sa, ma forse non lo sa,  oppure non ricorda, dato che ha utilizzato il suddetto incantesimo Sfondi e Sfrangi per abbattere una porta, non è consentito ai maghi minorenni, ossia di età inferiore ai diciassette anni, di usare qualsiasi tipo di magia, tra cui l’incantesimo Sfondi e Sfrangi da lei utilizzato questa sera, per abbattere una porta al numero quattro di Porcel Drive, nel quartiere di…
 
« ARRIVA AL DUNQUEEEE! » tuonarono tutti e tre i Trippley, ormai spazientiti.
 
… se lo rifarà verrà espulso.
Si goda la vita!
Calorosamente
Dilungalda Hip-hip
Ufficio per chi se ne Fotte di Usare Impropriamente le Fattucchierie
Il Magico Ministero Magico della Magia
 
Harry era sbigottito.
« Sgorbyyyy! Mi hai messo nei guai! Vieni qui, se ti prendo… » cominciò a frugare tra i mobili infradiciati della casa, alla ricerca di quello sventurato Gnefro. E, solo allora, si accorse che se ne era andato via, lasciandolo completamente nei guai e in balia dei Trippley che, ovviamente, se la sarebbero presa con lui per l'accaduto.
« E quindi… » disse zio Bacon con il tic all’occhio « tu non puoi usare la magia fuori da quel manicomio? Non è così? »
« Ehm… » cercò di giustificarsi Harry « è probabile che… io abbia tralasciato questo… piccolo dettaglio? »
« VAI IN CAMERA TUA!!! »
« Ma c’è il muschio! » piagnucolò il ragazzo.
« Per tua fortuna! Perché quella sarà l’unica cosa che mangerai! » fece spietato zio Bacon
« Ma non voglio, non è colpa mia! È stato Sgorby, lo Gnefro domestico, con il suo pannolino d’ortica. Ecco, guarda… » disse Harry, tirando fuori dalla tasca dei suoi jeans il bigliettino da visita che prima gli aveva dato Sgorby.
Zio Bacon prese in mano il fogliettino di carta che gli porgeva il nipote e che con l’acqua si era completamente scolorito guardandolo  con aria di sfida.
« Potresti anche credermi sulla fiducia » lo incoraggiò il ragazzo.
A quel punto, zio Bacon afferrò di peso il ragazzo. Ne aveva abbastanza: la sua casa era distrutta, il suo contratto di lavoro era andato in fumo e per di più il banchetto era rovinato. Questa volta lo avrebbe davvero murato dentro la sua camera, lasciandolo marcire fra quelle quattro mura, già infracichite, tra l’altro.
Si mise al lavoro quella sera stessa. Aveva buttato Harry sul letto, legato in una camicia di forza, mentre lui, fischiettando allegro come non mai, si dava da fare con la calce e i mattoni.
 
***
 
La prima giornata di prigionia era trascorsa lenta e noiosa. Per evitare qualsiasi tentativo di fuga, zio Bacon aveva messo anche le sbarre alla finestra, ora la stanza aveva proprio l'aria di una prigione.
Per passare il tempo Harry aveva parlato con Vercinge, cercando di intavolare una conversazione, ma più che altro aveva intontito il povero tacchino albino con una serie di domande alla quale non avrebbe potuto mai rispondere. In realtà, se il tacchino avesse avuto la facoltà di parlare, avrebbe intimato al suo padrone di chiudere quella bocca, ma poteva solo mettere la testa sotto un cospicuo strato di muschio nel tentativo di non sentire la petulante voce del ragazzino.
Come unica fonte di sostentamento in quella triste prigionia, Harry brucava licheni, muschi ed alghe che erano cresciuti nell’umida stanza. Doveva trovare assolutamente un modo di fuggire, non poteva sopravvivere un altro giorno in quello stato. La cosa che più lo faceva impazzire era l'impossibilità di sparare domande a raffica e parlare con qualcuno, al muschio ci si stava già abituando.
Quando calò la notte, decise di preparare un piano di evasione. E non era stata un'idea brillante, perché la stanza era completamente immersa nel buio e non vedeva bene quello che stava scrivendo sul muro, con una matita, tenendola con un piede, dato che le braccia erano saldamente legate con la camicia di forza.
Come a realizzare questo suo desiderio, ecco che ad un tratto una luce fortissima invase la sua stanza, forse anche troppa, perché faticava a tenere gli occhi aperti. Mollò la matita sul letto e si avvicinò alla finestra, da dove proveniva la luce. Attraverso le sbarre di ferro vide il volto concentrato di Rum Whiskys, con un caschetto da minatore in testa e un piede di porco in mano.
 
Note delle autrici.

*si sente il suono malinconico di un'armonica*

Pad, potresti smetterla per favore?
Che c'è Prongs, suonare l'armonica è l'unico divertimento che ho...

Non fare la melodrammatica, si sta così bene qui!
Mi prendi in giro Prongs? ._.
Certo che sì, ti pare che sia bello stare dietro le sbarre?
Oh, ma guarda Prongs, abbiamo visite!


*Prongs e Pad si avvicinano alle sbarre della loro cella, facendo tintinnare le catene*

Salve visitatori!
Chiunque voi siate, vecchi o nuovi lettori!
Lo sappiamo, lo sappiamo... siamo sparite, non ci siamo fatte più sentire,
non abbiamo scuse, né meritiamo il vostro perdono,
ma ehi! Siamo state rinchiuse ad Azkaban,
non è che siamo state in vacanza a divertirtci, eh!

*mostrano le loro divise da detenute*

Già, proprio così. Ci hanno ingiustamente imprigionate,
i Dissennatori ci hanno tormentate e così
non abbiamo potuto continuare la parodia, fino ad oggi!
Proprio così, quindi siate clementi!

*scuotono le sbarre della cella che crolla, rivelandosi una scenografia teatrale*

Ehm... Pad, mi sa tanto che la copertura è saltata...
Già. Ok, niente scuse, saremo sincere:
chiamatela Azkaban o Università, fa la stessa cosa,
fatto sta che non abbiamo avuto davvero il tempo di metterci a scrivere,
davvero tanti impegni, tanti esami e tante rotture di scatole ci hanno tenute divise
e ci hanno impedito di scrivere questo capitolo
che avevamo iniziato da tempo, oltretutto.
Ed ora eccolo qui! :)
Speriamo solo che ci sarà qualcuno a leggerlo,
anche se probabilmente tutti i vecchi fan ci avranno dimenticate ç___ç
Non sappiamo quando potremo scrivere e pubblicare il terzo,
ma intanto ci tenevamo a pubblicare almeno questo!
Niente, è tutto, ci sarebbero molte più cose da dire, dopo quasi un anno di assenza,
ma non ci dilungheremo oltre.
Buona lettura a chiunque sia di passaggio! :D

Fatto il misfatto ;)




p.s. Ci tenevamo a dire che il personaggio di Sgorby lo Gnefro domestico
è ispirato all'elfo dome...ehm, cane della famiglia di Pad.
Già, spesso lo prendevamo in giro apostrofandolo proprio come Sgorby xD
Avevamo deciso che quando avremo pubblicato questo capitolo
avremo messo una sua foto che ci faceva davvero molto ridere,
per mostrarvi la nostra fonte di ispirazione per il personaggio della parodia,
ora però lui non c'è più, quindi pubblichiamo la foto
e dedichiamo a lui il capitolo ;)

 


A Poldo, il nostro Gnefro Domestico.
   
 
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