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Autore: OurChildhood    23/07/2014    3 recensioni
[Storia incompleta]
Odio e Amore: due sentimenti che vanno al di là della comprensione umana.
Fino a che punto riusciranno Odio e Amore a stravolgere la vita di una persona? Quale dei due prevarrà alla fine di tutto?
Dal capitolo: "-…noi professori siamo lieti di annunciarvi che quest’anno verranno svolti “I Giochi della Memoria”-".
~
Amami, anche se io non ti amo.
Amami, anche se non merito l'amore.
Amami, anche se io non so amare
e amami anche se non esiste l'amore. (La nave dei folli)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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La Tana era stranamente silenziosa: mamma, papà, i nonni e gli zii (nessuno escluso) erano partiti per un breve viaggio ristoratore di quattro giorni per "staccare" dal caos familiare. Nonna Molly aveva lasciato una quantità di cibo in grado di sfamare la popolazione del Congo per tre giorni di fila. Quanto amavo quella donna. Per quanto riguarda noi ragazzi, ammazzavamo le ore facendo le cose più svariate: chi ultimava i compiti, chi trovava un po' di sollievo dal caldo volando su una scopa o facendo una partita di Quidditch, o chi, più semplicemente, stava chiuso in casa, come facevo io. Vagavo tra il mio letto e il salotto e suonavo.
Fin da quando avevo sei anni, mia madre mi aveva fatto prendere delle lezioni di pianoforte perché teneva molto al fatto che avessi una cultura non puramente magica, ma anche babbana.
Ero seduta sul sedile di legno nero lucido e, di fronte, avevo gli ottantotto tasti bianchi e neri del mio pianoforte a coda: su quei tasti avevo sudato, pianto e esultato.
Sul leggio laccato di nero lucido c'erano gli spartiti di un brano che, nonostante i tanti sforzi, ancora non riuscivo ad esprimere al meglio. Le note erano distese sul pentagramma in una danza ordinata. Era un brano che trasudava emozione da ogni battuta ma ancora non mi riusciva al meglio. “Non ci metti abbastanza passione" mi aveva detto il sig. Robinson all'ultima lezione di piano. E io non potevo sopportare di fallire in qualcosa.
Cominciai a suonare, concentrandomi su ogni nota. La musica mi invadeva mentre liberavo la mente e la scollegavo come facevo ogni volta. Ma ecco che subito si insinuarono in me i mille pensieri che da giorni mi tormentavano: come sarebbe andato il rientro a scuola? Sarei riuscita a seguire tutti i corsi senza che il mio cervello andasse in sovraccarico? Sarei riuscita a sopportare Scorpius fino al primo settembre? Scorpius.... Io luce, lui ombra; io quiete, lui tempesta; io fuoco, lui ghiaccio. Quei due giorni ormai trascorsi erano stati un'inferno: prese in giro, frecciatine, occhiate cariche d'odio. Tutto era troppo, avevo troppi pensieri, troppe parole, troppe lacrime che il mio orgoglio mi impediva di versare. Perché sì, litigare con lui finiva sempre per lacerarmi dentro. Ero stanca ma orgogliosa di me perché sapevo che, almeno un po', io riuscivo a sconfiggere lui. E proprio quel flusso di pensieri mi distrasse dallo spartito e finii per ripetere parecchie volte la stessa battuta, come un vecchio giradischi rotto. Riprovai a riprendere più volte, ma la mente era bloccata. Stavo per lasciarmi andare in lacrime di disperazione quando una mano si posò sulla mia spalla: Scorpius. Mi voltai di scatto, spaventata.
-Ero convinta di essere sola- dissi atona.
-Tu sbagli-
-A cosa ti riferisci?-
-Al tuo modo di suonare-
-Se sei venuto qui per prenderti gioco di me ancora una volta, quella è la porta!- dissi furiosa girandomi nuovamente verso lo spartito. Sentii le sue mani staccarsi dalle mie spalle e posarsi delicatamente sui miei fianchi, la mia schiena contro il suo petto.
Immerse il naso nei miei capelli e sussurrò con la bocca attaccata al mio orecchio: -Devi dare tutta te stessa, come se da ogni nota dipendesse la tua vita, come se andare avanti con le battute ti permettesse di respirare- poi si staccò dal mio orecchio e disse: -Tu invece ti limiti a suonare ciò che c'è scritto. Devi sentirlo dentro- aumentò di poco la stretta ai fianchi. Poi si fece posto al mio fianco e mise delicatamente le dita affusolate sopra i tasti.
-Non sapevo sapessi suonare- dissi quasi in un sussurro per non spezzare quella pace eterea che si era creata.
-Fa parte della mia istruzione Purosangue-
E senza nemmeno aspettare risposta staccò le sue dita dai tasti e prese le mie mani fra le sue, posando poi le dita di entrambi al piano. Cominciò a suonare: l'aria si riempì di note dolci che danzavano dell'aria come ballerine invisibili. La melodia colpiva l'animo che una freccia e riusciva a far aprire voragini nei cuori, dove prima c'erano solo fessure. Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare: sentivo il corpo di Scorpius vicino al mio. Trassi un profondo respiro e iniziai a suonare insieme a lui: la danza delle note si intensificò fino ad arrivare ad un uragano di emozioni che mi fecero accelerare il cuore. Serenità, tristezza, rabbia, felicità, amarezza, gioia, dolore, vita, morte. Tutto in un susseguirsi di battute perfette, intrecciate e legate tra loro. Ogni nota toccava nel profondo e dava libero sfogo alle debolezze dell'animo. I miei occhi erano ancora chiusi ma potei tranquillamente sentire le lacrime rigarmi il volto: ce l'avevo fatta. Ecco, ora sentivo il vero coinvolgimento, il vero significato di "dare tutta me stessa", perché io stavo mettendo ogni singolo pensiero che mi opprimeva, ogni parola mancata e le lacrime che avevo trattenuto in quei giorni diventarono la prova del mio successo: per convincere gli altri bisogna prima convincere sé stessi. E io ce l'avevo fatta. Mancava una sola nota per concludere il brano quando il mio mignolo si intrecciò a quello di Scorpius. Aprii gli occhi, cosciente solo in quel momento di essermi totalmente isolata dal mondo ed essere entrata in una dimensione tutta mia.
-Perché piangi?-
-È per la gioia, credo-
Continuavamo a guardarci negli occhi, i nostri volti che si avvicinavano lenti e i mignoli ancora intrecciati. La porta si spalancò di colpo facendoci allontanare immediatamente.
-Che sta succedendo qui?- chiese un Albus raggiante. La luce che ero certa di aver visto negli occhi di Scorpius scomparve all'istante, sostituita dal solito ghigno superbo e divertito.
-Sai Al, insegnavo alla cara Rosie a suonare. Pare che non sia molto portata.- disse con voce ovvia e divertita. Sempre il solito stronzo, lo stava facendo di nuovo! Le lacrime per l'umiliazione appena subita si mischiarono alle lacrime appena versate per l'onda di emozioni che mi aveva investita in pieno. Il mio viso si tinse di rosso mentre lui ghignava. Raccogliendo l'ultima briciola di orgoglio che mi era rimasta, raccolse gli sparti e chiusi il piano, scappando nella mia stanza. Non potevo farmi calpestare da uno come lui. Sentivo i sibili della serpe e le spire avvolgersi nuovamente attorno alle mie gambe. Dovevo essere forte e combattiva. Dovevo essere come mia madre. Dovevo camminare a testa alta anche se dentro di me l'unica cosa viva era il vento che sollevava la polvere del mio orgoglio e del mio animo.
E intanto sentivo montare l'odio, un odio mai visto e di cui lui avrebbe dovuto tremare.
"Per il momento siamo uno a uno" pensai, ancora in lacrime “ma aspettati la mia rivincita”.
~•~•~•
Mi ero barricata in camera, iniziando a distruggere ogni oggetto che mi capitasse a tiro, il tutto accompagnato da una buona dose di insulti verso Merlino e Morgana e verso di lui. Dopo svariati Schiantesimi la stanza era presa in condizioni talmente disastrose che sembrava quasi la Seconda Guerra magica fosse stata combattuta direttamente al suo interno. Una volta esaurite tutte le "munizioni", con un incantesimo, sistemai il tutto e ricomimciai dall'inizio. Andai avanti così per più o meno un'ora, fino a quando le corde vocali cedettero per lo sforzo dei continui urli laceranti dei quali, ero certa, nemmeno il Muffilato che avevo lanciato appena entrata era riuscito a silenziare. Scorpius era capace di far alterare il delicato equilibrio dei miei nervi: prima poteva sembrare una persona quasi civile, poi si ritrasformava e tornava il rompi Pluffe di sempre. Faceva  un passo avanti e mille indietro.
Ancora una volta accesi l'mp3: la musica che usciva dalle cuffiette a tutto volume mi lacerava i timpani, ma non mi importava. Volevo scollegare il cervello, scaricare la rabbia e se lo avessi fatto suonando (come ero solita fare) avrei di sicuro spezzato qualche corda del piano o staccato qualche tasto. Le lacrime se ne erano andate, ora la rabbia e la vendetta scorrevano nelle mie vene e mangiavano la mia anima come un virus letale, tingendola di scuro. Mentre camminavo avanti e indietro per la stanza mi guardai allo specchio: anche nei miei occhi era apparso un velo nero ad oscurare le mie iridi celesti. Tutto questo per un solo, miseri, stupido ragazzo!
Presi un bel respiro, in modo da far entrare quanta più aria possibile nei polmoni, poi urlai sgonfiando la cassa toracica e un ultimo grido liberatorio si diffuse nella stanza mentre anche l'ultima canzone finiva. Tolsi le cuffie capendo che ormai il grosso della rabbia era defluita. Scesi le scale dopo essermi sciacquata la faccia eliminando anche il più piccolo residuo di lacrime. Quando arrivai in sala da pranzo trovai i miei cugino e l'ospite indesiderato intenti a pranzare. Scorpius sedeva il più lontano possibile da me (sono sicura sotto suggerimento di Albus).
-Allora, cosa facciamo oggi pomeriggio? Non crederete che me ne resti sui libri!- esordì Hugo, rompendo il silenzio.
-Oggi dovrebbero arrivare anche Lys e Lorc con Alice e Frank- rispose Albus, un sorriso a dipingergli il volto. Lysander e Lorcan Scamandro erano figli di Luna Lovegood ed erano ormai come fratelli per gli Weasley. Avevano l'età di James e Dominique ed erano tra i ragazzi più ambiti ad Hogwarts, forse per il fascino dei gemelli o forse per l'innata indole scherzosa e socievole. Erano entrambi Corvonero. Alice e Frank, invece erano figli di Neville Paciock. Anche loro cresciuti praticamente alla Tana assieme ai cugini Weasley, erano uno dell'età mia, di Al e di Rox e l'altra dell'età di Hugo e Lily.
-Oggi dovrebbero arrivare anche Louis e Fred- ricordò Dominique guardando Rox, impazienti entrambe di rivedere i propri fratelli: i due in questione, avevano passato le vacanze estive dai nonni di Louis e Domi, in Provenza.
-Io propongo una partita di Quidditch- azzardò James ottenendo, ovviamente, tutto il consenso del clan Weasley-Potter più quello di Malfoy. In pochi minuti la tavola fu spreparata.
L'arrivo degli ospiti non si fece attendere: dopo tutti i convenevoli (e tante risate per l'improvviso attacco di dolcezza di Rox alla vista del fratello), James annunciò la decisione presa per occupare quel pomeriggio.
-Certo che ci stiamo! - sentenziarono i gemelli Scamandro con una sincronicità inquietante: - A New York non c'è spazio per giocare a Quidditch!- proseguì Lorcan ricordando l'estate passata tra i grattacieli della Grande Mela.
-Anche noi ci stiamo!- dissero concordi i due Paciock.
-Aspettatevi di perdere allora! In Francia abbiamo scoperto nuove tecniche-
-Smettetela di pavoneggiarvi voi due e andate a cambiarvi-
 
Il sole quel giorno scottava particolarmente: ogni movimento pesava sulla schiena e soffocava il respiro. I raggi bruciavano l'erba del campo da Quidditch e rendevano i tre anelli dei cerchi incandescenti. Non soffiava un alito di vento e, se non si stava abbastanza attenti, si rischiava di prendere la febbre per l'insolazione.
Eravamo schierati al centro del campo in attesa che i due capitani (che come sempre erano James e Albus, guidati dalla eterna rivalità tra fratelli) facessero le squadre.
-Muoviti a scegliere lumaca! Non vogliamo che faccia notte!- urlò James ad Albus, che doveva scegliere per primo.
-Per Merlino James! Sei un tale rompi Pluffe!- rispose a tono il fratello: -Scorp, scelgo te! Chissà che il signorino qui calmi i bollenti spiriti!-
Scorpius avanzò con una risatina e, dopo essersi beccato un'occhiataccia da James, si mise affianco all'amico.
-Vediamo un po'- disse James scorrendo lo sguardo tra tutti i presenti: -Rosie, cara, mi faresti questo onore?- proseguì facendomi un'inchino e porgendomi la mano.
-Ne sarei più che felice, sire!- risposi io, ridacchiando. Albus guardò James di sottecchi, evidentemente invidioso della scelta fatta dal fratello: tutti sapevano della mia bravura nel ruolo di Cercatrice (non per vantarmi ovviamente).
Il sorteggio si concluse in dieci minuti e vide Scorpius, Rox, Louis, Lorcan, Hugo e Alice nella squadra di Albus, mentre io, Domi, Fred, Lysander, Frank e Lily con James. Prendemmo posto in campo, i due capitani che si guardavano in cagnesco (quello che si dice "amore fraterno").
La partita procedeva vedendo come vincitrice la quadra di Albus che, dopo quasi un'ora di gioco ininterrotto, era in vantaggio di dieci punti sulla nostra. Le scope sfrecciavano veloci sotto il sole e le urla di istruzioni dei due capitani erano attutite dall'afa. Ormai tutti i ragazzi si erano levati la maglietta rimanendo in bermuda e sfoggiando il busto scultoreo, mentre noi ragazze, molto più pudiche, eravamo costrette a giocare con la canotta annodata sotto il seno per evitare di mostrare il nostro corpo così come mamma lo ha fatto trovando comunque anche il più misero sollievo al sole. Il caldo era opprimente: il sudore mi colava caldo in lievi gocce lungo la schiena e si fermava all'elastico dei pantaloncini; dai capelli, legati in una crocchia disordinata, scendevano rivoli che si disperdevano nella fronte. E il boccino non si era ancora fatto vedere.
-Ma dove miseriaccia si è cacciata quella palla?- dissi troppo ad alta voce.
-Già stanca, Rosellina?- mi provocò. La sua voce, a parer mio, era tollerabile quanto il ronzare di una zanzare in una notte di metà Agosto.
-Certo che no, Scorpy!- risposi con finto fare civettuolo -solo non vedo l'ora i dimostrati la mia superiorità- proseguii con un tono capace di far gelare quel sole cocente.
-Sempre a voler stare sopra gli altri, vero?- domandò con fare allusivo. La mia vista cominciò a variare tra le più svariate sfumature di rosso per la rabbia, ma non ebbi il tempo di ribattere che, tra i miraggi causati dall'afa e una strana tinta rosso scarlatto a colorare il tutto, individuai un familiare sfarfallio e un luccichio dorato. Sgranai gli occhi, credendo di avere le allucinazioni per il troppo sole. Mi ripresi all'istante e scattai in avanti, gli occhi fissi sulla mia "preda". Dopo quasi un'ora in cui ero rimasta ferma ad attendere, provai sollievo nel sentire quella flebile bava di vento sferzarmi il viso accaldato: fu come l'effetto di una Pozione Rinvigorente per il mio corpo. Il Boccino si muoveva velocemente, passando tra gambe e teste degli altri giocatori, tanto che rischiai più volte di disarcionare qualcuno. Sentivo Scorpius dietro di me a bordo della sua Galaxius 800 ultimo modello. Percepivo i suoi occhi bruciarmi la schiena più di quanto già il sole non lo stesse facendo. Con una rapida mossa mi affiancò, ponendosi alla mia destra. Lo vidi guardare il Boccino con occhi vacui, espressione che anticipava una sua bravata: durante la permanenza nella squadra di Quidditch della mia Casa, avevo imparato a studiare gli avversari e ad anticiparne le mosse. Capii le sue intenzioni un attimo prima che lui la mettesse in pratica: con uno scatto fulmineo si sporse contro di me con l'intenzione di disarcionarmi con una potente spallata. Mossa prevedibile! Intercettai la mossa e, prima che il suo colpo andasse a segno, scattai in avanti. Scorpius si sbilanciò e cadde dalla scopa nello stesso momento in cui chiusi le dita sulla superficie del Boccino. Presa dall'euforia non mi accorsi della fattura che Scorpius, che stava ancora precipitando, lanciò subito dopo alla mia scopa: venni disarcionata e precipitai anche io.
-ARESTO MOMENTUM!- le grida di Domi tuonarono nel giardino e la caduta mia e di Scorpius fu rallentata in modo tale da sembrare una banale caduta dal letto. Con le dita ancora serrate attorno al Boccino, atterrai in malo modo a cavalcioni del biondo, il mio fiato a scontrarsi con il suo.
-Si, direi mi piace stare sopra gli altri- gli sussurrai all'orecchio mordendogli il lobo per poi mostrargli il Boccino.
Scorpius spalancò gli occhi e mi guardò con astio.
-Ho fatto solo bene a lanciati quella fattura-
-Davvero? Io non ne sarei così sicura...- dissi con un sorrisetto e alzandomi in piedi già prevedendo la situazione in cui Scorpius si era cacciato.
-Ma cosa diamine di passa per quella testa platinata, Scorp?! Ringrazia Dominique che è una maga potente e che era in grado di salvare tutti e due altrimenti sareste stati entrambi spiaccicati nell'erba!- muggí Albus verso l'amico.
-Mi ha disarcionato dalla scopa!- protestò Scorpius, indignato.
-Se non fossi così impulsivo e orgoglioso avresti agito con maggior ragione! E oltre ad essere quasi morto ti sei fatto battere da una ragazza!!- tuonò mio cugino, le vene del collo gonfie e pulsanti. L'espressione di Scorpius variò da 'indignata' a qualcosa simile a 'cucciolo bastonato' in quelli che parvero millesimi di secondo. Tutti i presenti trattennero le risate.
-Bravissima Rosie, non mi deludi mai- mi disse James con un sorriso, per poi allontanarsi con il resto della banda. Prima di andarmene anche io mi rivolsi a Scorpius, ancora umiliato: -Avanti Scorpy, bisogna imparare anche a perdere nella vita. E anche a farsi battere da una ragazza. Dopotutto non tutti sono portati per certe attività- dissi con finto tono dispiaciuto e compassionevole. La sua occhiataccia fu tutto ciò che bastò per farmi scoppiare in una fragorosa risata.
Un altro punto per me.
 
 
ANGOLO AUTRICE
SCUSATE se ho aggiornato solo ora ma oggi è stata una giornata un pochino piena.
Volevo informarvi che, essendo stata folgorata da un’illuminazione spaventosa, ho deciso di cambiare titolo e introduzione della storia. Per ora vi anticipo il titolo che sarà “I Giochi della Memoria”.
 I capitoli postati fino ad ora rimarranno gli stessi.
Detto questo, ci vediamo venerdì con il quarto capitolo.
Baci,
OurChildhood -I

 
   
 
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